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Autore: TonyCocchi    18/01/2013    12 recensioni
Conoscete la Macchina del “Se fossi” di Futurama? America, da bravo appassionato di cartoni animati, la conosce e ne ha tratto ispirazione per un’invenzione che adesso vuol condividere con tutti gli altri: una macchina capace di mostrare mondi alternativi, come sarebbe andata la storia, e che fine avrebbero fatto le nostre amate nazioni, se non fosse andata così com’è andata!
E se Italia avesse deciso di sposare Sacro Romano Impero?
E se la Guerra dei Cent'anni non fosse mai avvenuta?
E se Italia non si fosse mai alleato con Germania?
E se Giovanna d'Arco non fosse stata catturata?
E se Svizzera fosse un pò meno neutrale...?
E se Austria non avesse sposato solo Ungheria?
E se Turchia avesse conquistato Vienna?
E se Russia avesse prevalso nella guerra fredda... e sposato Bielorussia?
E se i nordici avessero colonizzato l'America per primi?
E se America avesse vinto la guerra in Vietnam?
E se Giappone non fosse uscito dal suo isolamento?
E se Russia non fosse mai diventato così grande?
Epilogo: l'ultima ucronia!
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Germania/Ludwig, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Già con quel poco di malinconia che si ha quando la festa si avvia alla conclusione, America recuperò il telo. Il telo bianco sotto cui aveva tenuto nascosta fino all’ultimo la sua invenzione, fino a raggiungere il giusto livello di suspance in modo svelarla in grande stile.

Decise naturalmente di tributargli un’uscita altrettanto scenica; con un ampio gesto distese quel candido pezzo di stoffa, e calò così lentamente il sipario sulla mirabolante Macchina dell’Ucronia; un riposo meritato al termine di una bella prova, niente affatto priva di sobbalzi e forti emozioni, e, grazie al cielo, terminata con un lieto fine per un istante non sperato, proprio come piaceva a lui.

“Ed eccoci qua, lo show purtroppo è terminato, ragazzi. Non me ce lo meritiamo un applauso?”

Gliene accordarono uno, ma piccolino, ben sapendo con che facilità si montasse la testa, ed America rispose con un paio di educati inchini (e fece inchinare anche la sua macchina piegandola un po’ in avanti sul tavolo).

Germania sospirò, contento che fosse finita: avevano perso un’intera mattinata di lavoro davanti quell’affare, e per un tedesco rigoroso e zelante ciò non era affatto tollerabile, senza contare che non era neppure stato un passatempo sempre piacevole… Ma lui, che un po’ di fama di guastafeste l’aveva già, decise che non avrebbe detto nulla: Italia e gli altri invece si erano divertiti molto, e poi sarebbe stato ipocrita da parte sua visto quanto aveva trovato a tratti davvero interessanti gli sviluppi alternativi della storia… o quanto aveva riso nel vedere Austria vestito da concubino!

“Ve! È stato bellissimo! Mi sarebbe piaciuto vederne ancora altre di ucronie!” –esternò invece Italia, che da bravo scansafatiche alzava sempre il pollice quando si trattava di bigiare gli impegni dell’assemblea!- “Anche se l’ucronia di Svizzera era tanto paurosa…”

“Tsk, e tu allora vestito da principessina?” –lo rimbeccò Vash.

“Eh, Italia, lo so che tutti qui avrebbero voluto continuare, ma a volte bisogna anche dire di no alle preghiere dei fans.” –gongolò America tirandosela.

“Ma per favore…” –gli mollò un buffetto in testa Inghilterra.

“Si potrebbe organizzare qualche altro show più avanti, per quelli che non hanno avuto occasione di chiedere, che ne dite?”
“Ecco…” –fece per l’appunto Arthur- “Sarebbe il caso di fare molto più avanti, Spagna: ne abbiamo viste parecchie oggi, non vorremo mica fare indigestione, giusto?” –tirò poi una piccola gomitata all’inventore.

Questi, strano a dirsi, si trovava d’accordo: almeno per un po’ voleva evitare di dover correre al salvataggio di qualcuno lasciatosi “mangiare” dalla sua ucronia.

Giappone si alzò dalla sedia, imitando molti lì intorno: “Direi che oggi ci siamo piacevolmente distratti.” –fece con voce serena- “Ed abbiamo anche imparato molte importanti lezioni.”

“Come che bisogna stare attenti a ciò che si chiede.” –annuì Inghilterra.

“Che a volte ti è andata male perché ti andasse bene dopo.” –ridacchiò Romano carezzando la testa al fratellino.

“Che anche se non ce ne accorgiamo siamo felici con ciò che abbiamo.” –fece quest’ultimo arrossendo.

“E che a volte non è il successo ciò di cui abbiamo realmente bisogno.” –aggiunse Turchia strizzando l’occhio ad Austria.

“E che non bisogna sposare più di una donna alla volta.” –scherzò questi facendo ridere tutti, meno che Ungheria e Ceca, le quali si scagliarono un’ennesima occhiata al vetriolo.

E molto altro ancora, ma stava al cuore e alla mente di ciascuno ripensare a tutto quello che avevano visto in quella giornata e decidere cosa valesse la pena di portare ben impresso nel cuore e nella mente, e cosa invece ricordare nei momenti di leggerezza per una risatina che fa sempre bene.

America però voleva dire anche lui la sua ed alzò il dito come un saggio maestrino: “E che non possiamo essere altro che noi stessi, e quindi dobbiamo accettare come siamo fatti.”

Arthur indicò Russia e Lettonia: “Beh, entro certi limiti…”

Il primo era intento a controllare un metro da sarto: “Guarda Lettonia! Ha funzionato! Hai guadagnato alcuni millimetri! Non sei contento?”

“………” –gli atroci dolori articolari gli avevano momentaneamente tolto la parola.

“Da! Sei davvero molto contento!”

America rise nervosamente, massaggiandosi il collo.

Poi Russia si rivolse proprio a lui: “Grazie America: quell’ucronia mi è servita molto.”

Alfred arrossì: “Sciocchezze… vecchio amicone!”

Russia sorrise senza correggerlo.

Sentendosi ora in imbarazzo, America diede un colpo di tosse e alzò il pugno al cielo: “Bene! Ed ora che ne dite di andarcene tutti insieme a mangiare?”

Pronta gli arrivò sulla spalla la pacca di Inghilterra: “Ed offri tu, ovviamente!”

“CHE COSA?!”
“VEEEE! SI MANGIA!”

“Oh, molto gentile da parte tua America!” –ringraziò Russia, avviandosi per primo, seguito da tutti gli altri.

“Viva America! Ah ah ah!” –lo prese in giro Vietnam, sognando un ragnetto salutarlo dal suo portafoglio.

“Ehi, no, fermi! Non ho detto che…”

“Ve, dai Germania, andiamo!”
“Italia, non mi tirare la giacca!”

“Feli!” –sbraitò Romano- “Non tirargli la giacca a quel crucco del cavolo!”

“Ai-ya! E se andassimo a un ristorante cinese?”

America si girò verso Inghilterra, il quale però trovò il suo sguardo indemoniato francamente molto divertente!

“Tu…”
“Umpf, piccola punizioncina. Per il casino di Russia e per la giornata persa.”

“Hai idea di quante siamo noi nazioni al mondo?”

“Mhmm… Sulle duecento se non sbaglio…”

“ESATTO! SIGH!” –grazie al cielo c’era qualche assente, ma era comunque un numero bello consistente, anche per un eroe così bello, buono, bravo, coraggioso e generoso qual’era!

Lo cinse con un braccio intorno le spalle: “Ah ah ah, su America, facciamo che paghi solo metà conto, va bene?”

“Sigh!” –pianse Alfred, avviandosi insieme a lui- “Se so che ogni volta finisce così ci penserò due volte prima di mostrare le mie meraviglie a riunione!”

<< Obiettivo centrato! Muahahahaha! >>

“L’ultimo chiuda la porta, eh?” –si raccomandò Francia uscendo.

 

Qualcuno, per l’appunto, aveva reso i suoi passi cortissimi proprio per essere l’ultimo ad uscire dalla stanza: voleva averla un attimo solo per sé. La macchina ovviamente!

“Eh eh eh, tipo!”

Polonia controllò che tutti fossero usciti (guardò anche sotto il tavolo nel caso Sealand stesse giocando lì sotto come era solito fare), serbò un’occhiata furtiva al corridoio fuori la porta e poi la socchiuse.

A passetti lunghi e saltellanti rimosse il telo, e la macchina, per un riflesso della luce sullo schermo, sembrò fargli un occhiolino, contenta di avere un’occasione per un ultimo acuto!

“Finalmente, tipo! Quel barbaro di America ha osato negarmi l’ucronia, per giunta dicendo che non era importante, ma dico! Ma adesso, tipo, gliela faccio vedere io… Anzi, che sto dicendo? Me la vedo solo io! Eh eh eh!”

La riaccese, afferrò il tubo e si schiarì la voce come stesse per declamare davanti a un pubblico: aveva capito che l’apparecchio aveva lo stesso carattere vanitoso del suo inventore, ed essendo vanitoso a sua volta, sapeva come trattare con lei!

“Oh, bella macchinina dell’ucronia, risolvi questo mio dubbio atroce e restituiscimi sonni sereni!”

Elettrizzato, si fermò un attimo per godersi il momento: “Voglio sapere, tipo, cosa sarebbe successo se il mese scorso avessi deciso di tinteggiare i muri di casa mia color malva anziché rosa!”

Lo schermo gli offrì subito il suo vortice, in cui Polonia si tuffò curiosissimo.

La stanza rimase nel silenzio per due o tre minuti, dopodiché saltò di nuovo fuori.

Polonia era madido di sudore: “Orribile! Terribile! Assolutamente spaventoso, tipo! Sapevo che sarebbe stata una decisione di gran peso per la storia!”

Si appoggiò a una sedia ad aspettare che il cuore gli rallentasse.

 

Guardando verso l’alto esclamò: “Solo il cielo sa che cosa noi, tutti noi, abbiamo miracolosamente scampato!”

La sala intorno tacque, sconvolta da quella scoperta.

 

Feliks allora si lasciò andare a un sorriso: “Umpf! Però non è successo! Ancora una volta il sottoscritto ha fatto la scelta giusta, tipo! Ah, Polonia, sei sempre il migliore, si si!”

Rimise il telo a posto e si incamminò, contento che il mondo lì fuori fosse quello giusto: coi muri di casa del colore perfetto.

“E ora andiamo a mangiare!”

Chiuse la porta, salutando la mirabolante macchina col suo cigolio.

 

 

 

Cosa avrà mai visto nella sua ucronia, Polonia? Mistero!

A voi dico solo di scegliere con molta attenzione quando decidete di ritinteggiare casa; davvero molta attenzione! XD

 

Scherzi a parte, forse il destino del mondo non dipenderà da noi, ma il nostro destino si: una volta scelto, non si torna indietro, una volta andata è andata, e il massimo che si potrà fare sarà guardare ipotesi in una pur straordinaria macchina. Ecco perché dobbiamo prestare sempre attenzione alla nostra vita, e viverla in modo da diventare ciò che vogliamo realmente essere, ed avere ciò che realmente vogliamo avere.

Questo è uno dei tanti messaggi e spunti di riflessione che ho voluto spargere qui e là per tutta la fanfic; come autore, credo che il nostro compito, qualunque sia il genere di storia che si scrive, debba sempre essere quello di insegnare qualcosa, come un regalo da lasciare al lettore, affinché poi sia lui a decidere cosa farne, e come interpretarlo.

Mi auguro che per voi sia stato così ^___^

 

Salutiamo quindi questa bellissima storia di alternative, e diamo il via ai saluti di rito!

Questa è stata in assoluto la mia fic con più commenti qui su EFP, e inizio col ringraziare proprio lei, perché mi ha dato l’occasione, vista la sua struttura a insieme di singole storie, di tirar fuori dalla mia testa parecchie idee e spunti su Hetalia che avrei voluto scrivere o di cui già in passato ho scritto (il triangolo Austria-Ungheria-Ceca, l’approfondimento del carattere di Russia ecc…), quindi è stata come un’unica fava con la quale ho potuto sfogare numerose ispirazioni ^__^
Ed ora, i ringraziamenti a voi, mie care lettrici e miei cari lettori!

Siete davvero parecchi stavolta: un grazie a Cosmopolita (che stimo molto sia come recensore che come autrice ^__^), a Historygirl93 (mia fedelissima nel fandom hetaliano), e a Rico da fe, Sweet Witch, Italian Empire, jei90, Lyu chan, martichan97, adrienne riordan, shaya21, Sery_Vargas, darkshin, Selena Fernandez_Carriedo.

Un grazie poi a tutti quelli che hanno lasciato una o più recensioni e che non ho incluso nella lista, né dimentico tutti voialtri che leggete senza commentare: so che ci siete e voglio bene anche a voi! ^__^


Contentissimo di avervi fatto divertire ed emozionare anche stavolta, grazie di cuore.

 

Alla prossima storia! ^__^

 

PS: GERMANIA X ITALIA ORA E SEMPRE!

 


FINE!

  
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