Già
con quel poco di malinconia che si ha quando la festa si avvia alla
conclusione, America recuperò il telo. Il telo bianco sotto cui aveva tenuto
nascosta fino all’ultimo la sua invenzione, fino a raggiungere il giusto
livello di suspance in modo svelarla in grande stile.
Decise
naturalmente di tributargli un’uscita altrettanto scenica; con un ampio gesto distese
quel candido pezzo di stoffa, e calò così lentamente il sipario sulla
mirabolante Macchina dell’Ucronia; un riposo meritato al termine di una bella
prova, niente affatto priva di sobbalzi e forti emozioni, e, grazie al cielo, terminata
con un lieto fine per un istante non sperato, proprio come piaceva a lui.
“Ed
eccoci qua, lo show purtroppo è terminato, ragazzi. Non me ce lo meritiamo un
applauso?”
Gliene
accordarono uno, ma piccolino, ben sapendo con che facilità si montasse la
testa, ed America rispose con un paio di educati inchini (e fece inchinare
anche la sua macchina piegandola un po’ in avanti sul tavolo).
Germania
sospirò, contento che fosse finita: avevano perso un’intera mattinata di lavoro
davanti quell’affare, e per un tedesco rigoroso e zelante ciò non era affatto
tollerabile, senza contare che non era neppure stato un passatempo sempre
piacevole… Ma lui, che un po’ di fama di guastafeste l’aveva già, decise che
non avrebbe detto nulla: Italia e gli altri invece si erano divertiti molto, e
poi sarebbe stato ipocrita da parte sua visto quanto aveva trovato a tratti
davvero interessanti gli sviluppi alternativi della storia… o quanto aveva riso
nel vedere Austria vestito da concubino!
“Ve!
È stato bellissimo! Mi sarebbe piaciuto vederne ancora altre di ucronie!”
–esternò invece Italia, che da bravo scansafatiche alzava sempre il pollice
quando si trattava di bigiare gli impegni dell’assemblea!- “Anche se l’ucronia
di Svizzera era tanto paurosa…”
“Tsk,
e tu allora vestito da principessina?” –lo rimbeccò Vash.
“Eh,
Italia, lo so che tutti qui avrebbero voluto continuare, ma a volte bisogna
anche dire di no alle preghiere dei fans.” –gongolò America tirandosela.
“Ma
per favore…” –gli mollò un buffetto in testa Inghilterra.
“Si
potrebbe organizzare qualche altro show più avanti, per quelli che non hanno
avuto occasione di chiedere, che ne dite?”
“Ecco…” –fece per l’appunto Arthur- “Sarebbe il caso di fare molto più avanti,
Spagna: ne abbiamo viste parecchie oggi, non vorremo mica fare indigestione,
giusto?” –tirò poi una piccola gomitata all’inventore.
Questi,
strano a dirsi, si trovava d’accordo: almeno per un po’ voleva evitare di dover
correre al salvataggio di qualcuno lasciatosi “mangiare” dalla sua ucronia.
Giappone
si alzò dalla sedia, imitando molti lì intorno: “Direi che oggi ci siamo
piacevolmente distratti.” –fece con voce serena- “Ed abbiamo anche imparato
molte importanti lezioni.”
“Come
che bisogna stare attenti a ciò che si chiede.” –annuì Inghilterra.
“Che
a volte ti è andata male perché ti andasse bene dopo.” –ridacchiò Romano
carezzando la testa al fratellino.
“Che
anche se non ce ne accorgiamo siamo felici con ciò che abbiamo.” –fece quest’ultimo
arrossendo.
“E
che a volte non è il successo ciò di cui abbiamo realmente bisogno.” –aggiunse Turchia
strizzando l’occhio ad Austria.
“E
che non bisogna sposare più di una donna alla volta.” –scherzò questi facendo
ridere tutti, meno che Ungheria e Ceca, le quali si scagliarono un’ennesima
occhiata al vetriolo.
E
molto altro ancora, ma stava al cuore e alla mente di ciascuno ripensare a
tutto quello che avevano visto in quella giornata e decidere cosa valesse la
pena di portare ben impresso nel cuore e nella mente, e cosa invece ricordare nei
momenti di leggerezza per una risatina che fa sempre bene.
America
però voleva dire anche lui la sua ed alzò il dito come un saggio maestrino: “E
che non possiamo essere altro che noi stessi, e quindi dobbiamo accettare come
siamo fatti.”
Arthur
indicò Russia e Lettonia: “Beh, entro certi limiti…”
Il
primo era intento a controllare un metro da sarto: “Guarda Lettonia! Ha
funzionato! Hai guadagnato alcuni millimetri! Non sei contento?”
“………”
–gli atroci dolori articolari gli avevano momentaneamente tolto la parola.
“Da!
Sei davvero molto contento!”
America
rise nervosamente, massaggiandosi il collo.
Poi
Russia si rivolse proprio a lui: “Grazie America: quell’ucronia mi è servita
molto.”
Alfred
arrossì: “Sciocchezze… vecchio amicone!”
Russia
sorrise senza correggerlo.
Sentendosi
ora in imbarazzo, America diede un colpo di tosse e alzò il pugno al cielo:
“Bene! Ed ora che ne dite di andarcene tutti insieme a mangiare?”
Pronta
gli arrivò sulla spalla la pacca di Inghilterra: “Ed offri tu, ovviamente!”
“CHE
COSA?!”
“VEEEE! SI MANGIA!”
“Oh,
molto gentile da parte tua America!” –ringraziò Russia, avviandosi per primo,
seguito da tutti gli altri.
“Viva
America! Ah ah ah!” –lo prese in giro Vietnam, sognando un ragnetto salutarlo
dal suo portafoglio.
“Ehi,
no, fermi! Non ho detto che…”
“Ve,
dai Germania, andiamo!”
“Italia, non mi tirare la giacca!”
“Feli!”
–sbraitò Romano- “Non tirargli la giacca a quel crucco del cavolo!”
“Ai-ya!
E se andassimo a un ristorante cinese?”
America
si girò verso Inghilterra, il quale però trovò il suo sguardo indemoniato
francamente molto divertente!
“Tu…”
“Umpf, piccola punizioncina. Per il casino di Russia e per la giornata persa.”
“Hai
idea di quante siamo noi nazioni al mondo?”
“Mhmm…
Sulle duecento se non sbaglio…”
“ESATTO!
SIGH!” –grazie al cielo c’era qualche assente, ma era comunque un numero bello
consistente, anche per un eroe così bello, buono, bravo, coraggioso e generoso
qual’era!
Lo
cinse con un braccio intorno le spalle: “Ah ah ah, su America, facciamo che
paghi solo metà conto, va bene?”
“Sigh!”
–pianse Alfred, avviandosi insieme a lui- “Se so che ogni volta finisce così ci
penserò due volte prima di mostrare le mie meraviglie a riunione!”
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Obiettivo centrato! Muahahahaha!
>>
“L’ultimo
chiuda la porta, eh?” –si raccomandò Francia uscendo.
Qualcuno,
per l’appunto, aveva reso i suoi passi cortissimi proprio per essere l’ultimo
ad uscire dalla stanza: voleva averla un attimo solo per sé. La macchina
ovviamente!
“Eh
eh eh, tipo!”
Polonia
controllò che tutti fossero usciti (guardò anche sotto il tavolo nel caso
Sealand stesse giocando lì sotto come era solito fare), serbò un’occhiata
furtiva al corridoio fuori la porta e poi la socchiuse.
A
passetti lunghi e saltellanti rimosse il telo, e la macchina, per un riflesso
della luce sullo schermo, sembrò fargli un occhiolino, contenta di avere un’occasione
per un ultimo acuto!
“Finalmente,
tipo! Quel barbaro di America ha osato negarmi l’ucronia, per giunta dicendo
che non era importante, ma dico! Ma adesso, tipo, gliela faccio vedere io… Anzi,
che sto dicendo? Me la vedo solo io! Eh eh eh!”
La
riaccese, afferrò il tubo e si schiarì la voce come stesse per declamare
davanti a un pubblico: aveva capito che l’apparecchio aveva lo stesso carattere
vanitoso del suo inventore, ed essendo vanitoso a sua volta, sapeva come
trattare con lei!
“Oh,
bella macchinina dell’ucronia, risolvi questo mio dubbio atroce e restituiscimi
sonni sereni!”
Elettrizzato,
si fermò un attimo per godersi il momento: “Voglio sapere, tipo, cosa sarebbe
successo se il mese scorso avessi deciso di tinteggiare i muri di casa mia
color malva anziché rosa!”
Lo
schermo gli offrì subito il suo vortice, in cui Polonia si tuffò curiosissimo.
La
stanza rimase nel silenzio per due o tre minuti, dopodiché saltò di nuovo
fuori.
Polonia
era madido di sudore: “Orribile! Terribile! Assolutamente spaventoso, tipo!
Sapevo che sarebbe stata una decisione di gran peso per la storia!”
Si
appoggiò a una sedia ad aspettare che il cuore gli rallentasse.
Guardando
verso l’alto esclamò: “Solo il cielo sa che cosa noi, tutti noi, abbiamo miracolosamente
scampato!”
La
sala intorno tacque, sconvolta da quella scoperta.
Feliks
allora si lasciò andare a un sorriso: “Umpf! Però non è successo! Ancora una
volta il sottoscritto ha fatto la scelta giusta, tipo! Ah, Polonia, sei sempre
il migliore, si si!”
Rimise
il telo a posto e si incamminò, contento che il mondo lì fuori fosse quello
giusto: coi muri di casa del colore perfetto.
“E
ora andiamo a mangiare!”
Chiuse
la porta, salutando la mirabolante macchina col suo cigolio.
Cosa
avrà mai visto nella sua ucronia, Polonia? Mistero!
A
voi dico solo di scegliere con molta attenzione quando decidete di
ritinteggiare casa; davvero molta attenzione! XD
Scherzi
a parte, forse il destino del mondo non dipenderà da noi, ma il nostro destino
si: una volta scelto, non si torna indietro, una volta andata è andata, e il
massimo che si potrà fare sarà guardare ipotesi in una pur straordinaria
macchina. Ecco perché dobbiamo prestare sempre attenzione alla nostra vita, e
viverla in modo da diventare ciò che vogliamo realmente essere, ed avere ciò
che realmente vogliamo avere.
Questo
è uno dei tanti messaggi e spunti di riflessione che ho voluto spargere qui e
là per tutta la fanfic; come autore, credo che il nostro compito, qualunque sia
il genere di storia che si scrive, debba sempre essere quello di insegnare
qualcosa, come un regalo da lasciare al lettore, affinché poi sia lui a
decidere cosa farne, e come interpretarlo.
Mi
auguro che per voi sia stato così ^___^
Salutiamo
quindi questa bellissima storia di alternative, e diamo il via ai saluti di
rito!
Questa
è stata in assoluto la mia fic con più commenti qui su EFP, e inizio col
ringraziare proprio lei, perché mi ha dato l’occasione, vista la sua struttura a
insieme di singole storie, di tirar fuori dalla mia testa parecchie idee e
spunti su Hetalia che avrei voluto scrivere o di cui già in passato ho scritto (il
triangolo Austria-Ungheria-Ceca, l’approfondimento del carattere di Russia
ecc…), quindi è stata come un’unica fava con la quale ho potuto sfogare
numerose ispirazioni ^__^
Ed ora, i ringraziamenti a voi, mie care lettrici e miei cari lettori!
Siete
davvero parecchi stavolta: un grazie a Cosmopolita (che stimo molto sia come
recensore che come autrice ^__^), a Historygirl93 (mia fedelissima nel fandom
hetaliano), e a Rico da fe, Sweet Witch, Italian Empire, jei90, Lyu chan,
martichan97, adrienne riordan, shaya21, Sery_Vargas, darkshin, Selena
Fernandez_Carriedo.
Un
grazie poi a tutti quelli che hanno lasciato una o più recensioni e che non ho
incluso nella lista, né dimentico tutti voialtri che leggete senza commentare:
so che ci siete e voglio bene anche a voi! ^__^
Contentissimo di avervi fatto divertire ed emozionare anche stavolta, grazie di
cuore.
Alla
prossima storia! ^__^
PS:
GERMANIA X ITALIA ORA E SEMPRE!
FINE!