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Autore: darkemo    18/01/2013    6 recensioni
Cosa fareste voi se uno dei vostri peggiori incubi diventasse realtà?
(è la mia prima storia, abbiate pietà :) )
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era notte fonda, la porta si aprì. Percepii distintamente la presenza che si avvicinava e si chinava sul mio letto. Silenzio, non c'era alcun rumore, né in casa e né per strada. Tutto fermo.
-Unisciti a noi, entra nel mondo dei morti!- sussurrò il tizio a pochi centimetri dal mio orecchio, per fortuna mi ero avvolto nel lenzuolo. Pensavo ancora che uno stupido pezzo di cotone mi potesse salvare da quello che mi stava per accadere?
-Non mi avrai mai!- urlai, rannicchiandomi ancora di più.
-E' inutile che scappi o che ti nascondi, il tuo destino è segnato- afferrò il lenzuolo e tirò.
Cercai di reggerlo più forte che potei.
-Non opporre resistenza, tanto è inutile- continuò lui, strattonando con più energia.
Alla fine cedetti, il lenzuolo ora non poteva più aiutarmi. Dovevo scappare e nascondermi da un'altra parte. Ma dove? Intanto l'uomo mi stava addosso con un coltello imbrattato del sangue di mia sorella, il liquido scuro colava e mi macchiava la spalla e il petto.
Il tizio alzò il braccio per caricare il colpo, un ghigno comparve in mezzo all'oscurità dove doveva esserci la sua faccia, impugnò meglio il coltello per infliggermi un danno maggiore, abbassò il braccio con violenza e....


Mi svegliai di colpo, tutto sudato e con il fiatone. La sveglia segnava le 3:30 di mattina.
Le lenzuola erano finite in fondo al letto, indecise se cadere o no. Senza volerlo nel sonno mi ero pure tolto la maglietta, ma era estate quindi non mi preoccupai molto. Avevo sete, decisi di alzarmi per andare in cucina e dissetarmi.
Mentre riempivo il bicchiere quasi fino all'orlo, uno spiffero mi avvolse, facendomi venire la pelle d'oca. Poi udii una voce, così flebile che mi convinsi di essermelo solamente immaginato. Accostai il bicchiere alla bocca, ma mi accorsi che era quasi ghiacciato: okay che l'acqua era fredda, ma non così tanto!
-Daniel..- sussurrò una voce -...unisciti a noi-
Mi vennero i brividi. La mia fantasia cominciava a giocarmi brutti scherzi.
Quando ebbi finito di bere, andai in bagno per rinfrescarmi il viso.
Aprii piano la porta, quasi come se mi aspettassi di veder sbucare fuori un killer sanguinario. Accesi la luce e mi guardai allo specchio: no, niente di particolare, niente di strano, se non si contano le occhiaie. Mi gettai contro il viso una buona quantità di acqua gelata, ma quando rialzai la testa e mi specchiai, colsi di sfuggita un movimento, come se qualcuno si fosse nascosto dietro le tende della doccia.
La mia testa mi ripeteva di non andare a controllare, perché tanto non avrei trovato niente, ma le mie gambe si mossero da sole, raggiunsi la tendina, la tirai.
Vidi che non c'era niente di insolito. Pensavo davvero che ci fosse qualcuno? Mentre me ne tornavo in camera, sentii un urlo.

Mia sorella.

Corsi verso camera sua, ma quando stavo per aprire la porta, quella si spalancò, offrendomi uno scenario a dir poco agghiacciante: un uomo in mezzo alla stanza, con il volto coperto e in mano un coltello sporco di sangue, così come i suoi vestiti, le lenzuola del letto e il pavimento. Quando seguii la scia di sangue che portava ad una pozza che si allargava come macchia d'olio, quello che vidi mi scioccò a tal punto che rimasi completamente immobile.

Il corpo di Emily giaceva inerme, in una posizione che lasciava presumere un tentativo di fuga, ricoperto di quel liquido denso rosso scuro, con una grossa ferita sulla schiena che era molto probabilmente la causa della morte.
-Vedi cosa succede se non ci ascolti, Daniel?- disse l'uomo con un ghigno.
Sì avvicinò lentamente, con il coltello ben saldo nella mano.
Non aspettai un secondo di più. Cercai di andare giù in cucina e armarmi di un coltello ma come arrivai alle scale, lui comparve per sbarrarmi la strada.
-Non puoi sfuggire al tuo destino- rise l'uomo.
Mi voltai in fretta per raggiungere camera mia e prendere il coltellino svizzero che nascondevo nel cassetto, spalancai la porta, frugai in mezzo alle mille cianfrusaglie freneticamente. Ma dov'è quel maledetto coltellino?
Il tizio si affacciò alla porta, avvicinandosi con aria minacciosa.
-È finita Daniel- sghignazzò.
Quando fu abbastanza vicino, scattai verso la porta rimasta spalancata, ma prima che riuscissi a varcare la soglia, quella si richiuse con un botto, provai a strattonare la maniglia ma niente, non si apriva.
Ero in trappola. Il tizio mi era dietro.
-Ormai non hai più scampo- sussurrò, alzando il coltello.
Un sorriso diabolico gli si stampò sul viso.

Gridai.

Poi più niente.

Buio.

La porta imbrattata di sangue.

  
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