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Autore: _Rockstar_    18/01/2013    0 recensioni
Missing Moments. Se avete letto la mia prima fanfiction “ You and I'll be Safe and Sound ” non perdetevi i momenti inediti non raccontati nella storia. Si potrebbero scoprire retroscena davvero interessanti.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Presidente Coin, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A thousand years 
Missing moments

I have died everyday.
 

I lunghi corridoi erano illuminati dal caldo sole estivo che scaturiva dalle immense finestre di vetro pregiato che rispecchiavo ad ogni passo, come fossero, un’oscura ombra, le espressioni, i movimenti e persino le rughe che solcavano il volto dell’uomo. Il rumore del pavimento di marmo riecheggiava per la sala come il rumore del vento che costringe le onde del mare a sbattere contro gli scogli. Un passo e poi l’altro fino alla maestosa porta d’ingresso decorata finemente con pietre preziose e perfino oro. Prese un lungo e doloroso respiro. L’uomo non si sentiva bene, un tenebroso sentimento che potrebbe essere definito come ansia non gli permetteva di essere tranquillo, ma infondo come poteva esserlo. Immaginava il perché si trovasse lì e aveva il presentimento che non fosse una visita di piacere. Con le mani tremolanti aprì di forza il portone. La luce forte lo accecò per qualche istante fino a quando i suoi stanchi occhi scuri non tornarono alla normale attività. Le tende color rosso sangue erano perfettamente intonate con il resto dell’arredamento della stanza e proprio dietro alla scrivania sedeva una donna, di certo non giovane ma sveglia abbastanza da poter condurre le briglie di quello stato ormai andato in frantumi. Appoggiò la costosa penna rifinita in oro che aveva in mano proprio accanto alle altre in un rigoroso e quasi malato ordine. Sfiorò con le sottili e fragili dita il documento che aveva sotto gli occhi e cautamente lo poggiò all’interno del cassetto alla sua destra, quasi come fosse un bambino che andasse accudito con tanta cura, dedizione e amore.
– Si accomodi pure, signor Snow – lo accolse con la sua voce fredda e distaccata.
L’uomo chiuse la porta e cercando di fare meno rumore possibile si avvicinò a lei senza chiaramente la minima voglia di farlo. Quella donna gli incuteva terrore e sconforto, proprio come sapeva fare soltanto il padre. Si sedette sull’elegante sedia a due bracci davanti alla scrivania e aspettò. Alma Coin lo osservò alla perfezione, in ogni minimo particolare. Voleva catturare quella piccola espressione, quell’insignificante gesto che avrebbe tradito l’uomo rivelandole la sua paura. Perché la donna amava incutere terrore, la faceva sentire viva, in qualche modo.
– Lei sicuramente è informato del motivo per cui l’ho voluta ricevere qui – incominciò lei.
L’uomo deglutì, certo che lo sapeva. Conosceva il motivo per cui era stato prelevato dalla cella di prigione in cui aveva alloggiato dalla vittoria dei ribelli fino a quel momento.
– Ma in caso si fosse dimenticato, ho voluto che lei fosse qui per chiarire vari diritti e doveri che noi abbiamo nei confronti l’uno dell’altra – continuò.
Ma dove voleva arrivare quella donna? Che cosa voleva da lui o dalla sua famiglia? Non le bastava la vittoria e il comando su tutta la nazione di Panem? No, Alma Coin voleva di più. Annuì ancora. Le parole erano scomparse, invisibili come i granelli di polvere in un giorno senza i raggi del sole ad illuminarli.
– Vorrei quindi, come erede del presidente deceduto, farle firmare il contratto di resa, niente di speciale – quella donna aveva il dono di trasformare le parole peggiori in espressioni leggere e dolci e questo lo terrorizzava.
Tirò fuori dal cassetto sinistro della scrivania un altro documento, in tutto e per tutto simile a quello che aveva visto nascondere in precedenza. Gli allungò una delle sue penne ad inchiostro migliore e gentilmente gli indicò dove firmare. L’uomo percorse con gli occhi inattentamente tutte le righe di quell’atto ma soltanto due parole destarono la sua attenzione.
– Hunger Games? – pronunciò con un filo di voce.
Alma Coin sorrise.
– Sì, io e i miei collaboratori abbiamo tenuto un concilio durante il quale è stato deciso all’unanime di tenere l’ultima edizione di questi giochi, vede… come riscatto. – terminò.
Ma cosa poteva fare l’uomo se non accettare? Sarebbe stato sicuramente ucciso da un paio di pacificatori che assediavano ogni porta di quel palazzo. Non avrebbe avuto senso rinunciare. Con tutte le forze che gli rimanevano in corpo alzò la penna e firmò. Da quel momento l’ultima edizione sarebbe stata giocata e lui aveva appena dato il suo consenso.
– Grazie mille, signor Snow – concluse la donna.
– I suoi servigi non sono più richiesti - Li fece cenno di alzarsi.
– E vuole forse dare un’occhiata là, su quel tavolo… - gli suggerì infine.
L’uomo la accontentò e si diresse verso lo scrittoio di mogano che si trovava proprio in fondo a quella stanza, sul quale era appoggiato un contenitore di vetro. Al suo interno soltanto un foglietto di carta ed un nome: Roseleen Snow.
 

Alma Coin non sapeva che quel momento avrebbe cambiato per sempre il destino di tutta la nazione. 

  
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