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Autore: Blue Drake    18/01/2013    0 recensioni
Un sogno che è più reale della realtà stessa. O forse è la stessa realtà ad essere illusione. Se la strada per arrivare svanisse, sotto i vostri occhi. Se ciò che è vero si rivelasse solo come una vivida fantasia. Se il sogno svanisse, portando via, con sé, parte della vita stessa. Che cosa resterebbe, infine?
[Seguito diretto di “Sogni”]
Genere: Erotico, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Sogni ed Illusioni'
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Cap.17

 

 

Ormai ne era sicuro. Non poteva sbagliarsi. Non c'era assolutamente nient'altro che ci somigliasse, anche lontanamente. Doveva essere così. Dal momento in cui lui stesso lo voleva, significava automaticamente che così era – per lo meno secondo la sua logica un po' contorta -

La sua mente era poi tornata al problema principale: andare da lei. Aveva dunque preso l'automobile e si era messo in strada per raggiungerla, infine.

 

 

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Probabilmente era stata la decisione migliore, forse perfino l'unica possibile. Tuttavia, ora si sentiva stremata e senza più nemmeno le energie necessarie per reggersi in piedi. Così si era lasciata scivolare contro il muro screpolato di una casa, accasciandosi per riprendere fiato.

Sperava con tutta sé stessa che lui arrivasse, soprattutto che lo facesse presto. Si sentiva strana, irreale, quasi evanescente. Voleva, desiderava ardentemente potersi lasciare andare, per una volta, fra le sue braccia, ed addormentandosi sentendosi al sicuro e protetta, senza la costante paura di perderlo da un momento all'altro. Prima di completare il ragionamento, aveva però chiuso gli occhi, solo per un attimo, e si era addormentata.

 

 

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Eccolo! Era arrivato, alla fine. Il paese era quello, non v'erano dubbi. Ora, non gli restava che cercarla.

Si era risolto a parcheggiare l'auto appena dentro il centro abitato, incamminandosi poi a piedi, temendo altrimenti che potesse sfuggirgli la sua figura ormai famigliare.

Non l'aveva più sentita da quando aveva scoperto dove si trovava. Pregava, in cuor suo, che stesse bene e che lo stesse aspettando, proprio come lui le aveva chiesto.

 

 

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E poi, finalmente, l'aveva vista. Rannicchiata all'ombra di un muro, con la testa fra le gambe. Aveva cacciato uno strillo di felicità e si era messo a correre nella sua direzione ma, prima di raggiungerla, aveva gridato di nuovo, troppo impaziente per attendere oltre.

"Sono qui!" -

Al suono della sua voce, lei si era riscossa da quello strano torpore e, nonostante il velo di stanchezza che le appannava gli occhi, lo aveva scorto poco lontano.

Si era messa a ridere. Le lacrime si erano mischiate alle risate. Poi si era alzata, con un po' di fatica, ed aveva teso le braccia, come una bambina, fino a quando le sue dita si erano strette alle sua giacca morbida. Lui le accarezzava i capelli, cercando di fermare le sue lacrime con il dolce mormorio della sua voce.

"Va tutto bene. E' tutto a posto. Non piangere più".

 

 

 

"Ti amo" -

Quel suono soffice, il suono della sua voce, le era giunto alle orecchie, nonostante i singhiozzi. Un suono basso e roco, ma assolutamente inconfondibile. Allora si era fermata, per pochi istanti, respirando nel tentativo di riprendere fiato.

Lui le si era avvicinato ancora di più, sfiorando piano, con le labbra, il suo orecchio.

"Ti amo" -

Così lei aveva spalancato gli occhi, si era scostata appena e l'aveva fissato, in quel suo sguardo azzurro e luminoso.

Le aveva sorriso. Ora nient'altro aveva importanza, voleva solo che le sue lacrime si fermassero, voleva solo tenerla fra le braccia, lasciarla riposare tranquilla. Si sarebbe accontentato di rimanere con lei ad osservarla dormire. Gli bastava averla al proprio fianco, avere la possibilità di accarezzare la sua pelle e sfiorare le sue labbra, proprio come stava facendo in quello stesso momento.

Ma, a volte, i sogni sono crudeli. A volte, ciò che vedi, non è più reale di un'illusione, e quel sogno finisce prima ancora che tu abbia il tempo di realizzare di cosa si tratti.

Ora, quel sogno, era giunto alla sua conclusione, senza alcun preavviso, e lei era svanita, come la bruma alle prime luci dell'alba, lasciando le sue braccia nuovamente vuote.

 

 

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Il paese era scomparso, cancellato dal buio della notte. Ora si trovava nel proprio letto, con i chiari occhi spalancati ed increduli, fissi in quelli della compagna, la quale cercava di fargli un discorso serio senza che lui, evidentemente, la stesse ad ascoltare.

"Sei sordo, ora? Che diavolo ti prende? Ti decidi a rispondere, quando ti faccio una domanda?" -

L'aveva guardata, con un mesto sorriso triste, ed una piccola lacrima era rotolata lungo la sua guancia.

 

 

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Distesa sul tappeto, il fuoco spento nel camino ormai freddo, aveva iniziato a tremare, con lo sguardo perso nel buio della stanza.

Quanto tempo era trascorso? Non ne aveva idea. Ma aveva fame, perché quella sera non aveva toccato quasi nulla.

E poi, nella sua mente, l'effimero ricordo di un uomo dagli occhi celesti si era fatto largo, nell'ingombro dei suoi pensieri. La sua voce, le era strisciata nella testa, ripetendo le ultime parole che aveva udito pronunciargli.

Allora aveva pianto, in silenzio.

 

 

 

FINE

 

   
 
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