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Autore: Mary West    19/01/2013    9 recensioni
[Clint/Coulson ~ Bruce/Natasha ~ Tony/Pepper ~ Steve/Maria (soft one-sided) ~ featuring the extraordinary participation of Nick Fury & Thor, Odino’s son and Thunder’s God]
Non c’è descrizione per questo: è solo pura, totale, assoluta ed incondizionata follia.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Agente Phil Coulson, Clint Barton/Occhio di Falco, Pepper Potts, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Eternal sunshine of spotless minds'
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Capitolo III – Un’esplosione avrà luogo
 

New York, 23 Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Dieci – Sala Riunioni con il Consiglio & Altri Disastri Vari

 
Proverbio di scena: Prima o poi tutti i nodi vengono al pettine.
Secondo proverbio di scena: Quando si è in ballo, bisogna ballare.
Terzo proverbio di scena: E adesso son davvero augelli senza zucchero.
 

I quattro Consiglieri prendono posto attorno al tavolo e Phil tira un profondo respiro prima di estrarre un plico di documenti dalla valigetta e porgerla al primo di loro. Vede gli occhi piccoli e severi del Consigliere iniziare ad analizzare scrupolosamente ogni parola della relazione e stringe la mani in grembo, travolto dall’ansia. Un sospiro di agitazione gli schiude appena le labbra rosee e sottili e cerca rassicurazione nello sguardo di Clint.
Ma Clint non lo sta guardando e Phil non riesce a capacitarsi dell’espressione sinceramente arrabbiata che si palesa sul suo volto mentre fissa scontroso e duro il vuoto dinanzi a sé. Accanto a lui, Natasha ha le braccia incrociate e un’ombra torva le oscura il viso pallido mentre osserva di nascosto Banner e la Hill seduti vicini. Al suo fianco, Stark freme; le sue dita tamburellano nervosamente sul ginocchio che tamburella a sua volta sul pavimento e Phil potrebbe giurare che è sul punto di uccidere qualcuno – e il suo sesto senso da fanboy vintage gli suggerisce distrattamente chi possa essere.
“Dunque” esordisce il primo Consigliere e Phil si ritrova a pregare che questa serata passi nel modo più veloce e indolore possibile. E naturalmente non è così; forse veloce, ma affatto indolore.
“Signor Stark” continua l’uomo scuro e Tony gli rivolge un’occhiata superficiale – ti prego, Stark, non fare così. “Lei è il principale motore del Progetto. Oltre ad essere il massimo finanziatore della società e il maggiore fornitore di armi, rappresenta anche il punto chiave di questa nuova proposta.”
Phil stringe le mani e prega perché Stark non si sta autocelebrando.
“Cosa pensa di tutto ciò?”
Tony si riprende dal suo tamburellare nervoso e fissa il Consigliere con un sopracciglio alzato e uno sguardo di sufficienza, ma deve cogliere quel sottile lamento di disperazione di Coulson perché tenta di rispondere.
“Ecco, io...” esordisce, ma poi il suo sguardo cade su Rogers, che è seduto vicino a Pepper e le dice qualcosa nell’orecchio che nessuno riesce a cogliere ed entrambi sorridono. E allora Tony esplode.
“Io odio questo Progetto!” urla in preda alla rabbia e si alza con tanta foga che il tavolo gli casca davanti con un tonfo pesante ed inquietante e i fogli volano dappertutto su tutti. Sotto il pesante strato di documenti svolazzanti, Fury lo fissa senza fiato, gonfio di rabbia come un pallone. “Odio questo Progetto, odio tutti i Progetti e soprattutto odio gli attempati presuntuosi palloni gonfiati privi di cervello intrappolati in epoche altrui che cercando di rubare le ragazze degli altri!”
Phil è sconvolto. Non parla, non ci riesce, e non respira neanche.
Tony si avvicina alla porta e ne varca la soglia. Tutti lo fissano increduli e Pepper è immobilizzata. Solo una persona sembra essere comprensiva nei confronti del povero folle non tanto folle.
“Capisco perfettamente come si sente il signor Stark” interviene infatti Natasha, alzandosi a sua volta e stringendo le mani a pugni in un evidente tentativo di non cominciare a picchiare qualcuno. “Certe volte è davvero difficile collaborare con gente poco professionale il cui unico scopo è divertirsi alle spalle degli onesti e competenti lavoratori.”
“Be’” la interrompe Barton fissandosi le unghie, “almeno tu non devi preoccuparti di finte principessine che vogliono calcare stalloni non propri mentre quegli stalloni se ne fregano altamente dei tuoi sentimenti!”
Phil ha giusto un istante per potersi stupire di quell’ingiusta accusa, prima di avvampare e contorcere le mani in una stretta convulsa, mentre prega di essere inghiottito dal pavimento. Ora. Per favore.
Al contrario, i Consiglieri fissano curiosi il tragico e affatto elegante spettacolo che si consuma davanti a loro, con sorrisi rassegnati e comprensivi, quasi si aspettassero una situazione simile, quasi la desiderassero come prova per la loro teoria – certo, i Vendicatori sono emarginati, pericolosi e squilibrati.
Dall’altro capo del tavolo rovesciato, Steve, che si è minacciosamente sentito chiamare in causa dall’invettiva di Stark, è tanto rosso che Phil teme possa avere un attacco cardiaco a breve e Banner  la Hill sono paralizzati; Pepper è stupefatta. Thor, invece, si gratta il mento con la punta del Mjolnir con espressione confusa.
“Ah, e un’altra cosa!” esclama Stark, tornando in sala e puntando un dito contro la faccia ormai quasi marrone del Capitano. “Ho trascorso tre mesi della mia esistenza rapito in Afghanistan e quindi so perfettamente come ci si sente da soli in un luogo che non conosciamo e quando ho costruito quell’armatura per fuggire non l’ho fatto per vedere il mio nome in prima pagina sui giornali! Ma questo tu non lo puoi capire, maledetta Padella Surgelata! Sei solo un falso belloccio imbottito di siero e potrei spontaneamente prenderti a pugni la prossima volta che mi capiti a tiro!”
Pepper si alza e fa per seguirlo, ma la mano di Steve scatta in avanti e la blocca. Clint strabuzza gli occhi, sospettoso e vagamente disgustato.
Se il Consiglio è incredulo, non lo dà a vedere, ma Fury non è il Consiglio e, sul suo viso, la rabbia è così evidente che sembra sul punto di scoppiare. Phil ha ufficialmente smesso di respirare.
Sconvolto dalla tragica sequenza degli eventi e, forse, giunto a qualche conclusione, Thor decide di intervenire: batte un pugno sulla gamba del tavolo – dato che la superficie è stata rovesciata e al momento questo passa il convento – naturalmente, staccandola dal tavolo, e si alza anche lui.
“No!” esclama deciso. “Tutto ciò non è altro che una concatenazione di faldoni di fandonie. Asgard non lo permetterà!”
Pepper sbarra gli occhi e cerca disperata lo sguardo di Phil. Le sue labbra mimano un “Mi dispiace.” Phil si arrende e decide che, dopo questo, chiederà di esser riassegnato in Tibet o a Timbuctu. In ogni caso, il più lontano possibile da quest’orda di primedonne impazzite e insensibili al suo animo martoriato.
“Thor...” interviene Bruce cercando di calmare almeno parzialmente le acque. “Forse è il caso che se la vedano loro.”
“Ah, loro?!” urla Natasha e ormai è così fuori di sé che tutti tremano terrorizzati, fin troppo consci delle capacità della Vedova Nera. “E tu, invece?! Che ti sbaciucchi la Hill quando nessuno ti guarda?!”
Bruce avvampa e Maria a sua volta.
“Non ci siamo baciati” si giustifica Bruce agitato. “Stava solo piangendo per Steve e allora...”
“Ma almeno” lo interrompe Clint anche lui con un tono di voce decisamente alto e il volto arrossato dalla foga e la rabbia, anche se una vaga sfumatura verdognola gli colora le guance e, suo malgrado, Natasha sorride, “nessuno ti racconta bugie su finte riunioni o falsi rapporti con le matricole!”
Steve si frappone appena in tempo tra Bruce e la Vedova Nera, la cui mano è brutalmente scattata sulla guancia del dottore. Tony, ancora sulla soglia, lo spinge alle spalle e lo schiaffo lo prende lui.
Phil riflette che sverrà da un momento all’altro.
“Tony!” esclama Pepper incredula. “Sei impazzito?”
“No, lui è impazzito!” replica Stark disgustato. “E solo perché voglio pensarla nel modo migliore, perché, Rogers, se volessi vedere la cosa come una tua volontà e non una svista momentanea, ti assicuro che verrei a cercarti fino in capo al mondo per distruggerti nel modo più doloroso possibile.”
“Ma di che parli?” gli chiede Pepper senza capire. Tony serra la mascella e reprime a stento un urlo.
“Quel grandissimo...”
Stark!”
“... Capitano dei miei stivali ti ha messo le mani addosso mentre dormivi!!”
“Non ho messo le mani addosso a nessuno” replica Steve, rosso di rabbia e vergogna. “Era un piccolo bacio e neanche sulla bocca!”
Pepper avvampa furiosamente e si passa due dita sulle labbra, abbassando il volto sulle scarpe. Phil è ufficialmente in coma.
“Asgard...”
Taci, Thor!” ringhia Barton e l’arco scatta sonoramente impugnato nelle sue mani serrate e pallide.
“E comunque non mi risulta la cosa si sia ripetuta” riprende Steve cercando di riacquistare una minima parvenza di contegno.
“Ci mancherebbe altro!” ruggisce Tony incredulo. “Tu non la devi neanche guardare!”
“Non sono un oggetto” sibila Pepper con le sopracciglia levate e Phil si riprende per un istante dal suo coma per rimanere stupito da quell’altra tragedia che incombe. Tony la fissa stupefatto.
“Oh, scusa se mi sono irritato” replica Tony punto nel vivo, anche lui ormai verde quanto Clint. “Non avrei dovuto.”
“Non c’è bisogno di reagire in questo modo” ribadisce lei ed è più fiera di tutti i Vendicatori insieme. Stark serra lo sguardo senza parole.
“Allora sai che ti dico?” le urla in volto.
“No!” grida lei.
“Che se ti è piaciuto tanto, te lo puoi anche tenere!”
Esce definitivamente e la Hill scappa a sua volta, con le mani a coprire il viso lacrimante. Bruce le corre dietro e Natasha lo fissa incredula per un altro istante prima di varcare la soglia anche lei. Pepper la segue e Thor è il successivo.
Clint alza lo sguardo e ricambia l’occhiata di Phil, deluso, poi scuote la testa e nella sala rimangono solo i Consiglieri, Fury e il povero Coulson.
E non c’è descrizione per questo: è solo pura, totale, assoluta ed incondizionata follia.
 

New York, 23 Giugno 2013
Christopher Street
Quindicesimo piano – Appartamento di Clint Barton

 
Proverbio di scena: La notte porta consiglio.
 
La riunione è finita nel peggiore dei modi e Clint non se ne potrebbe interessare di meno. Tutto ciò che voleva era sentire la voce di Phil che negava indignato la sua accusa di aver flirtato apertamente con la Walkie e lui si è lasciato insultare davanti a tutti senza neanche provare a giustificare il proprio comportamento, rimanendo impalato dinanzi a simili ingiurie con quell’aria da pesce in brodo. A questo punto, Barton non ha più voglia di sentire niente e sta bene così, nel suo personale giardino zoologico, a tirare frecce contro la foto di Coulson appesa dall’altra parte della stanza, contro la parete bucherellata per le troppe volte che le punte dei suoi dardi hanno forato il cemento.
Stende il braccio per la dodicesima volta e allenta già la presa sull’impugnatura quando qualcuno bussa alla porta e lui trasalisce con tanta violenza che la freccia parte da sola, centrando l’esatto punto che Clint aveva mirato. Osservando soddisfatto il suo superiore con un dardo impiantato sotto il ventre – ora vuole proprio vedere se Debbie lo vuole ancora – si allontana dal centro della stanza ed apre la porta.
“Ciao Clint.”
“Ciao Virginia” la saluta lui stancamente. “Ti ha mandato Coulson?”
Lei scuote la testa. Ha un’aria provata anche lei e Clint si dispiace di esser stato tanto brusco perché sa che la riunione è stata per lei una catastrofe quanto per lui e Pepper in più non ha nessuna colpa, ma ci è finita in mezzo lo stesso e il suo sguardo malinconico la dice lunga a questo proposito.
“Scusami” le dice un istante dopo e si fa da parte per farla entrare. “Accomodati pure.”
Lei gli rivolge un piccolo sorriso di gratitudine e varca la soglia, gettandosi esausta sul divano logoro.
“Mi dispiace disturbarti” esordisce con un sospiro stanco, “ma volevo parlarti.”
Clint annuisce comprensivo e si siede di fianco a lei. Pepper si guarda intorno e un altro sorriso timido le incurva le labbra.
“Non ti facevo così possessivo” lo blandisce in tono affettuoso e Barton vede i suoi occhi lampeggiare sul bersaglio centrato dall’ultima freccia. Sorride a sua volta e scuote la testa.
“Sono un po’ arrabbiato” dice in sua difesa. Sobbalza quando lei gli prende una mano tra le sue; non hai mai avuto qualcuno che si occupasse sinceramente di lui. Certo, ci sono Coulson e Natasha ma con Phil i contatti sono di tutt’altro genere e Natasha non è affatto il tipo da abbracci e carezze. Ma Virginia è sempre gentile e disponibile con tutti e a Clint piace molto lo sguardo materno con cui gli parla. Lo fa sentire importante, lo fa sentire apprezzato.
“Sai” riprende con voce paziente, “io so che può dare fastidio quando una persona a cui teniamo non ci dà l’attenzione che vorremmo. Insomma, noi siamo lì, sempre a sorreggerli e dargli una mano e loro magari sono troppo impegnati per rendersi conto che non vogliamo molto, solo un po’ di affetto in più o qualche dimostrazione di affetto in più. Quando io ero la segretaria di Tony e lui era il playboy più ambito degli Stati Uniti era molto seccante, te lo assicuro... però poi è cambiato. E quando ha capito il suo errore, io non ho esitato a perdonarlo... perché lo amavo davvero. Io so che Phil tiene a te più di qualsiasi altra persona, Clint... non lasciare che una... meretrice qualunque distrugga il vostro legame. Dagli almeno l’opportunità di spiegarsi... potresti pentirtene.”
Barton tira un lungo sospiro e annuisce. Riflette per un istante e poi inforca l’arco.
“Va bene” dice alzandosi dal divano. “Gli parlerò.”
Virginia sorride premurosa e torna sulla soglia dello zoo.
“Pepper?” la richiama lui impacciato. “Grazie.”
“Di niente” replica lei con un sorriso dolce.
“E comunque” continua lui, ancora imbarazzato, “Stark tiene a te almeno allo stesso modo.”
Lei annuisce con un sospiro e varca la soglia.
 

New York, 23 Giugno 2013
Central Park West
In mezzo la strada

 
Proverbio di scena: Ognuno ha la sua croce.
 
L’aria è più fresca del solito stasera e Pepper sente davvero freddo alle braccia, ma non ha nessun giubbino con sé. L’unica possibile protezione è la camicia a quadrettoni di Tony e, quando la indossa, lo fa con uno sbuffo seccato.
Esce dall’androne del palazzo di Clint e si incammina lungo il marciapiede deserto quando intravede una sagoma familiare sul ciglio della strada e strabuzza gli occhi stupita.
“Thor!” esclama agitando una mano per farsi notare. “Cosa ci fai qui?”
Il dio del tuono la fissa confuso, preso alla sprovvista, poi solleva le spalle e prende a camminare con lei.
“Sono uscito dalla Base e non sapevo come tornarci” si giustifica imbarazzato. “Ti ho vista entrare in quel palazzo e ho pensato che potevi aiutarmi a ritrovare il giusto sentiero.”
Pepper sorride dolcemente e gli accarezza delicata una spalla scoperta.
“Ma certo” risponde serafica. “Non hai freddo?”
“Oh, no” replica lui allegramente. “Qui non fa mai freddo. Non come tra i Giganti di Ghiaccio.”
“Capisco” afferma lei divertita. Camminano in silenzio per qualche minuto, poi imboccano la strada verso il parco e Thor riprende a parlare.
“Hai visto l’uomo di metallo?” sussurra con gli occhi rivolti verso il basso. Pepper sospira.
“No” risponde dopo qualche istante di esitazione. “Perché me lo chiedi?”
“Perché io credo che, anche se è di metallo, il suo cuore non lo sia e che batta per te.”
Pepper sorride debolmente della tenera ingenuità del suo interlocutore e scuote il capo, ignorando con decisione quel rossore traditore che le ha imporporato le guance.
“Sai” dice desolata, “io so che tra lui e il Capitano non ci siano questi grandi rapporti di amicizia e comprensione reciproca, ma mi sono dispiaciuta della sua reazione. Lui non solo mi ha tenuto nascosta questa cosa per tanto tempo ma ha deciso anche di farla uscire nel momento meno opportuno, additandomi come se fossi un oggetto di sua proprietà.”
Thor annuisce comprensivo.
“Si è fatto prendere dall’ira, talvolta può avere conseguenze funeste” lo giustifica Thor dispiaciuto. “Ma io non l’ho mai visto sorridere tanto come quando vi guardate.”
Pepper arrossisce e abbassa lo sguardo imbarazzata.
“Sarà meglio darci una mossa o non arriveremo mai.”
 

New York, 23 Giugno 2013
Central Park West

Dietro un cespuglio

 
Proverbio di scena: Mentre i medici si consultano, il paziente muore.
 
Pepper e Thor continuano la loro passeggiata nel parco e, a meno di trenta metri di distanza, Tony cammina tra gli alberi e i cespugli, ma non si sta nascondendo e non li sta spiando – certo che no, sta solo osservando ed è capitato per caso nello stesso luogo in cui si trova Pepper.
Si ferma per un istante e non perché si sono fermati anche loro – certo che no, sarebbe come dire che li sta pedinando e lui non li sta pedinando affatto.
Un solo istante di pausa e qualcuno gli spunta alle spalle.
“Dannazione!” esclama a voce bassa. “Rogers! Che diavolo ci fai qui?”
Quel maledetto infido bugiardo è davvero fortunato che lui sia in incognito – non sta braccando nessuno, ma se viene scoperto qualcuno lo potrebbe pensare e giungerebbe a conclusioni sbagliate e Pepper diventerebbe ancora più arrabbiata di quanto già non sia, quindi è meglio evitare. Ma se non sembrasse che stia diventando uno stalker, allora sì che gliene canterebbe quattro.
“Ti stavo cercando” si giustifica impacciato, con le mani affossate nelle tasche. “Per scusarmi.”
Tony vorrebbe sputargli in faccia che è solo un vigliacco mentecatto e malato, ma Steve contorce la bocca in una smorfia di sincero pentimento e si deve considerare che lui non ha più né guardato o toccato Pepper da quella sera e che se Tony non si era accorto di niente è anche perché, dopotutto, niente è più successo. Si solleva appena e lo squadra con un sorriso amichevole; poi alza il braccio e lo colpisce al volto e subito allo stomaco. Steve si china su se stesso, stringendo le mani sul ventre e gemendo dal dolore, e Tony gli dà un’ultima pacca ben assestata alla spalla e comincia a battergli gentilmente sulla schiena mentre il Capitano ancora si contorce dalla sofferenza.
“Ora sei perdonato” asserisce soddisfatto. Steve non sembra condividere quell’opinione.
“Stark” sussurra incredulo, “perché?”
“Preferisci che ti risponda in ordine cronologico o alfabetico?”
“Era un innocuo bacetto” ribadisce Steve seccato, riprendendosi parzialmente dalle percosse e risollevandosi con una mano ancora sullo stomaco e l’altra sulla schiena. “Non mi sono spinto più in là.”
Tony gli lancia un’occhiata micidiale e ringhia.
“Ci mancherebbe.”
Steve scuote la testa, arricciando le labbra in un’espressione, suo malgrado, tranquilla.
“Ho sbagliato e non volevo... sono stato preso da un impulso momentaneo e folle, ma non accadrà mai più...”
“Lo voglio sperare bene.”
“... anche perché è stata... come dire, una cotta passeggera e infantile... lei è un’amica, insomma.”
“Mhm” muggisce Tony e si sente parzialmente soddisfatto. “Buon per te.”
“E per te?”
“In che senso?” gli chiede Stark perplesso.
“Be’, non per offenderti, ma sembri un maniaco, a spiarla dietro i cespugli per non farti vedere mentre la cerchi.”
“Io non sto spiando nessuno!” sbotta Tony sottovoce. “Sapevo che saresti saltato a questa ignobile conclusione... sto solo passeggiando e, causalmente, mi sono imbattuto in loro, ma non volevo disturbarli...”
“Dovresti parlarle” suggerisce gentilmente Steve. “E dirle che ti dispiace di averle urlato in faccia. E di averla trattata come un oggetto. E di averle fatto una scenata davanti a tutti.”
“Ma di che diavolo parli?” replica Tony cremisi. “Non se ne parla.”
“Andiamo, Stark!” lo esorta strattonandogli un braccio. “So che lo vuoi anche tu e lo vuole anche lei. Magari in un mese non si impara a conoscere la gente in modo approfondito, ma ho visto abbastanza in questo mese per capire che lei è pazza di te – e quindi completamente pazza – e che tu lo sai di lei. Vuoi davvero rischiare di compromettere tutto per colpa mia?”
Tony sorride aggradato.
“Mi piace come tu ti sia indirettamente insultato in questo soliloquio, Rogers” commento compiaciuto. “Dovresti farlo più spesso.”
“Stark” lo ammonisce l’altro. “Perché non le parli?”
“Che dovrei dirle?” replica Tony scarlatto. “Ho sbagliato, va bene? Hai ragione. Le ho fatto la scenata, sono stato assurdo, mi sono comportato come l’uomo delle caverne.”
“Sì” conferma Steve pacato. “Sei terribilmente geloso.”
Tony sbuffa.
“È normale, essere gelosi, quando hai una fidanzata così.”
Steve strabuzza gli occhi, perplesso.
“Intendo” aggiunge l’altro, ancora più rosso, “che quando hai una ragazza... perfetta e sai che praticamente mezzo mondo la vorrebbe per sé e l’altra metà la vorrebbe morta per causa tua, non è del tutto assurdo diventare un po’ possessivi e protettivi.”
Steve annuisce comprensivo.
“Mi dispiace” ripete con un debole sorriso. “Davvero. Ma adesso dovresti parlarle, sul serio.”
Tony sospira e Thor e Pepper riprendono il cammino, quindi lo riprende anche lui. Ma non perché li sta spiando; è solo una pura e legittima coincidenza.
 

New York, 23 Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Sette – Ufficio del Vicedirettore

 
Proverbio di scena: Arco-baleno, domani è sereno.
 
La Base è praticamente deserta, eppure tra le mura si sentono ancora le grida di Fury che sono risuonato al Livello Dieci fino a meno di due ore fa. Solo un agente è rimasto e naturalmente è Phil.
Coulson se ne sta nel suo ufficio, mollemente seduto sulla sua sedia, ad osservare affranto il plico di documenti su quel Progetto a cui teneva tanto. Sospiro pesantemente e lascia scivolare la cartellina nel cestino della carta straccia. Tira un altro lungo sospiro e chiude le palpebre appesantite sugli occhi stanchi e desolati, cercando di prendere sonno. Non gli importa di dormire su una sedia, rivolto con il viso sulla vetrata e la luce opaca della luna dritta sul naso, senza un pigiama o un cuscino.
L’unica cosa che gli importa davvero è probabilmente al quindicesimo piano di Christopher Street a scoccare frecce in quel giardino zoologico che lui osa perfino definire appartamento. Ma a Phil non è mai interessato del suo disordine, della sua testa calda o del fatto che gli ruba i vestiti – non le maglie, però, perché quelle di Phil hanno tutte le maniche. Ecco, lui vorrebbe andare in quel campo profughi – e non gli importerebbe del cattivo odore o del fatto che per fare due metri è necessario fare un salto di cinque – e parlare con Barton, spiegargli che lui era veramente in riunione con Fury e che anche Stark può confermarlo. Vorrebbe dirgli che avrebbe voluto un pizzico di fiducia in più e che non è arrabbiato, ma dispiaciuto e vorrebbe dirgli anche che non deve essere geloso di nessuno perché se è capace di violare tremila regole – lui – pur di farlo felice, vuol dire che un motivo ci deve pur essere. Magari un sentimento, quello che per Shakespeare non si altera mai, neanche di fronte agli ostacoli. E lui non l’ha capito.
Phil scuote il capo e poi lo abbandona contro la spalliera, ma è proprio nel momento in cui sta per prendere sonno che qualcosa lo fa trasalire e quando apre gli occhi, il Falco è lì.
“Clint” esclama stupito, “cosa fai qui?”
Barton sorride impacciato ed entra nell’ufficio.
“Mi poni questa domanda ogni volta che ci vengo, nel tuo ufficio.”
Phil sorride debolmente e annuisce.
“Hai ragione.”
“No” replica pronto Clint, “avevo torto. Ti ho accusato di una cosa di cui non avevi colpa, cioè” si corregge con una smorfia di disappunto, “avresti dovuto accorgerti di come quella cavalla rompeva le palle, ma io comunque non avrei dovuto crederle. Avrei dovuto avere più fiducia in te.”
Phil sospira e continua ad ascoltare, con le braccia incrociate sulla scrivania e il busto teso.
“Insomma, avrei dovuto capirlo che quella si era inventata tutto e che tu era veramente in riunione con Fury e... e insomma,” Clint appare veramente imbarazzato, così con le mani nelle tasche, l’arco al busto e le guance in fiamme. Sincero, come lo è sempre stato, con lui. “Scusami” conclude infine e i loro occhi si incontrano di nuovo davvero. “Mi dispiace, mi dispiace davvero.”
Phil decide che è troppo stanco e felice per dire qualcosa, così annuisce.
“Anche io ho sbagliato” dice dopo qualche istante, la voce rauca e lo sguardo schiuso in un sorriso debole. “Avrei dovuto porre più attenzione alle cose veramente importanti... mi sono immerso tanto nel Progetto che non ho visto più niente e ho sbagliato. Mi sarei dovuto accorgere del fatto che tu stessi male e mi sarei dovuto occupare di questo.”
“Ci tenevi tanto” lo giustifica Clint sollevando le spalle. “Era una tua idea: ci hai pensato, ci hai lavorato, ci hai speso tempo e sudore... volevi che andasse bene e ti sei impegnato perché accadesse. È normale.”
“Non tanto” scuote la testa Phil. “Bisogna occuparsi delle cose a cui teniamo.”
“Ma tu tenevi a questo Progetto.”
“Tengo più ad altro.”
Clint capisce il significato di quelle parole e di quello sguardo e sorride.
“Anche io.”
Phil sorride. Clint sorride. Si avvicinano e fanno la pace.
 

New York, 23 Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Uno – Atrio

 
Proverbio di scena: Chi trova un amico, trova un tesoro.
 
Pepper e Thor arrivano finalmente alla Base e si stupiscono entrambi perché anche Steve è lì, davanti all’entrata, e gli sorride quando li vede giungere.
“Ciao Capitano” lo saluta allegramente Thor. “Tutto bene?”
“Sì, grazie Thor. Spero anche a te” ricambia gentile Steve. Lancia uno sguardo fugace a Pepper e le sorride; lei arrossisce e ricambia il sorriso.
“Sì, grazie Capitano” replica vivace Steve. “Ti spiacerebbe cominciare ad entrare? Vorrei parlare con Virginia cinque minuti.”
Thor annuisce di buon grado e prende la mano di Pepper per baciarle il dorso, cosa che orma è diventata sport nazionale.
“A presto, Milady” mormora elegante e varca la soglia a passo elegante. Pepper sorride e lo guarda sparire dietro le scale, poi si rivolge impacciata a Steve.
“Be’” esordisce infilandosi le mani nelle tasche. “Come va?”
Steve le sorride dolcemente.
“Bene... tu un po’ meno.”
Pepper scuote le spalle e la testa.
“È tutto okay.”
Steve si chiede chi, tra lui e lei, Virginia stia cercando di convincere.
“Mi dispiace per quello che è successo” dice tutto d’un fiato. “Non avrei dovuto... ehm, fare quello che ho fatto. Io non so che mi è preso... non mi era mai capitata una cosa simile” continua, avvampando furiosamente. “Ma voglio che tu sappia che, insomma, ti considero solo un’amica. Come Tony. E a proposito di Tony...”
“No” lo interrompe Pepper, che fino a questo momento l’ha guardato con affetto. “Non fare il poliziotto buono, per favore. Si è comportato male e non lo puoi giustificare.”
“Non è affatto nelle mie abitudini, te lo assicuro” le dice Steve con una risata che contagia anche lei, “ma io credo che tu sia l’unica persona al mondo per cui Tony farebbe a pezzi perfino il suo amato se stesso.”
Pepper scoppia a ridere e scuote ancora la testa, poi si sporge e scocca un bacio sulla guancia di Steve.
“Grazie” sussurra dolcemente e anche lei entra nell’edificio.
 

New York, 23 Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Sette – Reparto di Cose Nascoste, Relazioni Segrete e Consumazioni Corporee

 
Proverbio di scena: Tre S attraggono le persone: Sesso, Sangue e Soldi. E Natasha Romanoff le ha tutte e tre.
 
Tony è già dentro da un po’ e ormai ha finito il terzo pacchetto di sigarette. È affacciato alla finestra e ha visto Steve parlare con Pepper e ora aspetta che lei salga perché vuole parlarle.
Un sospiro malinconico gli sale dal petto. Non che loro non litighino mai, anzi; ma non si urlano in faccia tutti i giorni e lui odia litigare in quel modo con lei.
Così, appena la vede varcare la soglia dell’ascensore, le va incontro e la afferra per la vita e la trascina in una sala vuota, la prima che capita.
“Ti devo parlare” le dice subito. “Ti prego, ascoltami.”
Lei sospira e lo segue nella stanza, senza allontanare la mano dalla sua.
“Ascolta” esordisce. Tira un lungo sospiro e fa per continuare, ma la porta si apre di nuovo e Tony trascina Pepper sotto un tavolo con sé, circondandole la vita con un braccio. Lei arrossisce e lo colpisce con la mano.
“Ahia!”
Shh!”
Sono Natasha e Bruce. Tony tende l’orecchio, curioso di sentire le spiegazioni del dottore, perché devono davvero essere convincenti, ma quello che sente non sono parole – no nel vero senso della parola. Bruce deve essersi già scusato e, considerando la situazione, deve esser stato piuttosto persuasivo. I due, infatti, si gettano a capofitto su una scrivania e Tony spalanca la bocca mentre vede Bruce afferrare con forza Natasha e spingerla sul primo tavolo, baciandola con foga e strappandole di dosso la camicia.
“Hai capito il dottore.”
Pepper lo colpisce di nuovo e lui emette un verso di dolore.
I due sembrano davvero tenersi dentro tutto quello da un po’ perché davvero s'impegnano un sacco e Tony si accende la sessantaquattresima sigaretta.
Natasha si è stesa definitivamente sulla scrivania – una caterva di documenti cadono sul pavimento, povero Coulson, anche questa adesso – e Bruce le sale in grembo, senza interrompere il contatto delle loro labbra rapite. Le loro dita si intrecciano e sembra che al mondo non ci sia nulla al di fuori di loro.
“Fantastico” borbotta Pepper rossa come un peperone.
“Rilassati” le sussurra Tony tranquillo e pensa che invidia davvero tanto il dottor Banner per la sua attività del momento, “potrebbe andar peggio.”
“Ah, sì?” chiede lei scettica. “Non vedo come.”
“E invece sì” replica Tony e un ghigno malizioso gli illumina il volto. “Potrebbero chiederci di partecipare.”
Tony!” esclama lei arrossendo ancor di più “Sei pazzo.”
Tony sorride e si fa un altro tiro. Spera solo che Banner non ci metta troppo.
 

New York, 23 Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Sette – Ufficio di Carte e Confidenze tra Ingenui

 
Proverbio di scena: Rosso di sera, bel tempo si spera.
 
“E quindi lui è innamorato della ragazza di Stark?”
“No” risponde Thor convinto, cercando di non distrarsi dalla partita e osservando concentrato le carte che ha in mano. “Dice che sono solo amici.”
Jacob emette un verso scettico e tira il quattro di bastoni.
“Scopa!” esclama Thor. Harris sospira incredulo.
“E Banner invece?” chiede bevendo un altro sorso di caffè. “Sta davvero con la Romanoff o è solo una cosa di passaggio?”
“Il dottor Banner è un uomo onesto e onestamente innamorato” replica Thor con voce profonda. “Scopa!”
Harris rotea gli occhi al cielo.
“E Barton?” chiede più curioso che mai. “Di chi parlava? Dicono che fosse fuori di sé dalla gelosia.”
“Oh, non saprei” commenta perplesso il dio del tuono. “Questo non l’ho capito. Milady non me l’ha spiegato, ma sicuramente ha risolto la faccenda. Lei è così meravigliosa.”
“Mhm” muggisce Jacob perplesso. “Dovrò indagare. Cinque di spade.”
Thor riflette e poi s’illumina.
Scopa!”
 

New York, 23 Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Sette – Reparto Recupero e Ripresa di Cuori Infranti

 
Proverbio di scena: A tutto c’è rimedio fuorché alla morte.
 
Bruce e Natasha sono appena agli inizi meno di tre stanze a destra e Maria ha chiuso l’ufficio proprio adesso. Spegne le ultime luci e si allontana dalla scrivania facendo per uscire quando intravede una figura alla fine del corridoio e sobbalza.
“St-... Capitano!” esclama portandosi una mano al petto agitata e subito una sfumatura purpurea le colora le guance di solito pallide. “Cosa ci fa qui?”
Steve le sorride debolmente, andandole incontro nel suo giubbino di pelle bruna sopra quella camicia a quadrettoni che tanti cuori ha infranto allo S.H.I.E.L.D. e uno è proprio lì davanti a lui.
“Passavo da queste parti” risponde con la voce appena roca e anche lui arrossisce furiosamente. “Stava andando via?”
“Mhm” si schiarisce la voce Maria. Comincia a sentirsi veramente in imbarazzo. “Sì.”
“Mi dispiace disturbarla” riprende Steve e il suo volto s’infiamma più che mai, “volevo solo scusarmi con lei.”
Maria, che stava per chiudere anche quell’ultima porta, si blocca, indecisa se serrare quell’uscio o meno.
“E di cosa?” chiede stupita.
“Non mi sono comportato bene con lei in questi giorni” aggiunge, sempre osservandola di sottecchi con espressione dolce. Maria pensa che sembra una marmotta. “E volevo farmi perdonare.”
“E in che modo?” domanda. Vorrebbe impedirsi quello sguardo speranzoso e si morde un labbro.
“Be’, mi rendo conto che non si porta più” dice lui, sorridente e rosso, “ma Thor mi ha detto che qui c’è un locale in cui si balla un ritmo che... renderà fieri i nostri avi.”
Maria scoppia a ridere e si copre la bocca con una mano.
“Sei impegnata domani sera?”
“No” risponde lei e ora sorride al massimo. “Domani sera è perfetto.”
 

New York, 24 Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Zero – Cortile

 
Proverbio di scena: L’amore troverà sempre una strada.
 
La cosa tra Bruce e Natasha è durata fin troppo e Tony la farà pagare cara al dottore per quest’amaro scherzetto.
Lui si distrae, ma un istante solo, per controllare che siano ancora lì – insomma, è incredibile – e Pepper si alza ed esce dalla porta. La sessantanovesima sigaretta finisce per terra – diamine, chi lo sente domani, Fury – e Tony le corre dietro. Lei ha preso l’ascensore e lui percorre le scale tanto velocemente che quasi non cade per terra, eppure quando arriva al Livello Uno, lei è già fuori dalla porta.
“Pepper!”
Pepper non si gira; continua a camminare fiera e impeccabile lungo la strada che conduce all’uscita e Tony le sta dietro perché, in fondo, è abituato e sa che, alla fine della corsa, qualcosa di buono la fa anche lui, se una come lei continua ad amarlo, nonostante tutto.
“Aspetta! Pepper!”
Alza la voce e, se sapesse, non lo farebbe. Quattro finestre si spalancano quasi simultaneamente sul cortile e le persone cominciano a commentare.
“Non ce la farà mai.”
Phil, che della testa di Pepper ne capisce almeno quanto Tony e qualche volta anche di più, scuote la testa e colpisce la nuca di Barton.
“Ahia!” esclama l’agente offeso, massaggiandosi con forza il punto dolorante. “Ma è vero!”
“No che non lo è” gli replica la voce solenne di Thor dalla finestra vicina. “L’uomo di ferro ce la fa sempre.”
Uno sbuffo risuona e naturalmente è Steve.
“Io dico che vince lei” sibila Natasha compiaciuta. Bruce la spintona appena ed entrambi sorridono. La voce di Clint che impreca contro il buon umore da dopo-sesso viene stroncata misteriosamente e, per qualche minuto, nessuno sente né il suo tono lamentoso né quello pacato di Phil.
“Il signor Stark può tutto.”
Il Capitano si affaccia leggermente, rivolgendo al giovane Harris un’espressione dubbiosa.
“Di che parla?”
“Non ha tutti i torti” lo rimbecca Maria ed è quasi una soddisfazione la faccia incredula di Steve. “Stark riuscirebbe a convincere un bimbo a vendere sua madre.”
“Io non mi sono mai lasciato convincere da Stark” asserisce Barton, che sembra esser rinsavito da qualche strana occupazione che gli ha lasciato un po’ di affanno. A quanto pare, non sono solo quelle del Poligono di Tiro le telecamere che il Falco ha spento stanotte.
“Certo che no” ribatte Natasha, storcendo il naso in una smorfia di superiorità. “La pensate sempre allo stesso modo” inveisce e sembra quasi un’offesa. È una fortuna che l’indole del permaloso Barton sia momentaneamente sintonizzata su sole splendente a causa di Coulson o nemmeno l’incredibile Hulk avrebbe fermato un dardo potente sulla sua fronte maliziosa.
“Non esagerare” le sussurra Bruce, circondandole la vita con le braccia. Lei gli sorride con fare fintamente innocente e si poggia al suo petto scoperto.
“Dicevo così per dire” si giustifica deliziosa.
“Forse dovremmo rientrare” propone, come al solito saggiamente, Phil. “Lasciar loro un po’ di... come dire?, privacy.”
Clint gli rivolge un’occhiata scettica e per fortuna nessuno può coglierlo a parte lui o la freccia ipotetica verrebbe gentilmente ricambiata con un sonoro K.O. sul ring del Reparto di Esercizio Fisico & Percosse. Altro che compromessa.
Nel frattempo, Tony l’ha raggiunta e Pepper si è fermata. Si rigira sui tacchi con tanta eleganza che Maria e Natasha spalancano la bocca, ammirate e colpite, e lo fissa a braccia incrociate e con un’espressione pacata e superiore sul viso angelico per la quale Steve non può fare a meno di provare un po’ di invidia, per il modo in cui riesce a fronteggiare quell’uomo insopportabile e molesto. Lui non vince mai.
“Cosa c’è?” gli chiede levando le sopracciglia. Fa schioccare la lingua e rimane in attesa. Tony arrossisce appena e lo farebbe ancora di più se sapesse che la sua vita sentimentale – nascosta e gelosissima – è appena diventata il centro cult della telenovela del momento. Clint riflette che la cosa è davvero singolare e potrebbe senza dubbio fare da sceneggiatore a qualcosa del tipo La valle dei Pentapalmi,  Avventure e amori alla Base dello S.H.I.E.L.D. o Quando si ama un Vendicatore. Nemmeno Sentieri o Destini potrebbero far di meglio; non di lui.
“Volevo parlarti.”
“Parla.”
Steve se la gode. Sa che non dovrebbe – insomma, non è carino – e dopotutto è stato lui il primo ad incoraggiare Stark, ma non l’ha mai visto così imbarazzato e vulnerabile. Lui sa che certe cose accadono solo quando a qualcuno ci tieni davvero.
E Tony sospira, tira il fiato, affonda le mani nelle tasche e abbassa il volto. Pepper aspetta; e lui respira di nuovo e la guarda negli occhi, sincero e totale come non è mai con nessuno al di fuori di lei.
“Mi dispiace” mormora e tutti lo sentono, ma sono troppo sconvolti per commentare ancora. “Ho sbagliato. Me la sono presa con te per qualcosa di cui non avevi colpa. Ti ho tenuta all’oscuro su una cosa che avevi il diritto di sapere. Ho reagito male, ti ho urlato contro e ti ho fatto una scenata ingiustificata comportandomi come” serra la mascella, ma lo dice, “l’uomo delle caverne. E mi dispiace. Mi dispiace davvero.”
Tecnicamente, qui dovrebbe partire l’applauso e, se fosse un po’ più attento, Tony lo chiamerebbe lui stesso o quanto meno si offenderebbe per la sua assenza, ma i suoi occhi sono completamente persi su Pepper e il pubblico è troppo ammutolito e sconvolto per muoversi anche solo di mezzo centimetro.
Pepper deglutisce e lo guarda e i lineamenti del suo viso si addolciscono appena.
“Non importa” sussurra scrollando le spalle. “Non è successo niente di grave.”
“Sai, so che tu sei... perfetta e che io non lo sono e che sarebbe anche giusto che tu ti guardassi intorno e naturalmente Rogers è un ottimo partito... galante, disponibile, simpatico...”
Esattamente come lei si aspettava, Tony ha cominciato a parlare a vanvera - insomma, il fatto che stia elogiando Steve è tutto -, ma Pepper lo adora anche quando fa così. Scuote la testa e lo fissa ammaliante.
Tony si fa più vicino e un tremolio invade la platea, ma solo perché loro sono troppo in alto e non vedono l’ombra di un sorriso sull’adorabile volto di Virginia.
“Quindi... quindi sono perdonato?” chiede e un sorriso sfacciato compare sulle sue labbra piene. Pepper sorride fulminandolo con lo sguardo, ma annuisce.
“Diciamo” conclude con sufficienza, facendo un passo indietro. “Diciamo che se ti comporti bene per un po’, potrebbe esserci speranza.”
“Capisco” afferma Tony con finta voce solenne. “Immagino che questo significhi punizione.”
Pepper risponde al sorriso malizioso e meno male che loro non possono vederlo.
“Naturalmente” dice in tono pratico. “Per almeno un mese. O anche due. Facciamo tre.”
“Sono disposto a pagare” replica lui tranquillo, “per le mie colpe.”
“Bravo” lo schernisce lei. “Cominci a comportarti come una persona decente.”
Si guardano per un istante e tutti fremono dall’impazienza.
“Torniamo a casa?”
Tony annuisce e lei si gira, ma la mano di lui scatta in avanti e afferra la sua. Quando si volta, Pepper si ritrova tra le sue braccia e non riesce a smettere di sorridere.
“Che intenzioni hai?” gli sussurra feroce. “Cosa vuoi?”
“Per rispondere alle tue domande in ordine cronologico” le soffia Tony sulle labbra, “la prima risposta è cattive. E la seconda” le sfiora di nuovo le labbra con le sue, “te.”
Le loro bocche si incrociano ed è totale e assoluta perfezione, un minuto infinito di completo oblio. La mano di Tony affonda nella schiena di Pepper – nella sua camicia, che a lei sta così bene e che gli piace così tanto quando la indossa lei – mentre l’altra intreccia le loro dita a lato e lui percepisce il tocco delicate delle altre cinque carezzargli con delicatezza i capelli sulla nuca. La bacia, a lungo, con dolcezza, decisione, adorazione e quel pizzico di gelosia e soddisfazione che lo rendono tanto speciale.
“Ti amo” le mormora e per fortuna lo sente solo lei. Almeno questo.
“Anch’io.”
Ed ecco che scoppia l’applauso.
“Ah, Phil” esclama Pepper e si gira di nuovo, la schiena contro il petto di Tony e il sorriso rivolto al suo migliore amico sul volto in fiamme per l’imbarazzo e l’ardore del momento, “te l’avevo detto, no? I tuoi Vendicatori hanno proprio bisogno di un po’ di disciplina.”
Una risata generale riempie l’aria e Phil sospira affranto.
“Certo” afferma scuotendo il capo. “Ma domani lo dici tu a Fury?”
Pepper non risponde, le sue labbra sono troppo impegnate, ma Barton sorride felice e speranzoso. Ci pensava già da un po’ e non vedeva l’ora di un’occasione del genere; dopotutto, un bel licenziamento è proprio l’ideale per la prima vacanza insieme e Coulson farà meglio a non avere altre idee per il futuro perché Clint ha appena deciso di voler diventare il suo unico Progetto.  

















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Buona sera a tutti, miei Vendicatori. ♥
Dunque, oggi finalmente siamo arrivati a questa conclusione. Cioè, finalmente non proprio, considerando che la storia è cominciato meno di una settimana fa, ma pazienza. ;)
Perdonate la poca presenza logica, ma in questo momento sto ancora cercando di capacitarmi di come ho potuto scrivere una cosa del genere e sto cercando di capacitarmi anche degli assensi che ha ricevuto e per i quali intendo ringraziare ognuno di voi. *-*
Ho concluso questa fic breve e sono rimasta a dir poco felice e lusingata da come è stata ricevuta dai lettori e da come loro l’hanno vista. Mi sono impegnata molto perché volevo fosse una storia un po’ speciale e spero di esser riuscita nell’intento. *\\\*
Infatti, voglio ringraziare delle persone un po’ speciali per me che ho avuto l’onore e il piacere di conoscere grazie a questo fandom. Innanzitutto, intendo ringraziare tutte le persone che mi leggono e mi seguono, i silenziosi e i parlanti costanti e latenti. Tutti, insomma. Un enorme grazie è rivolto a tutti voi. ♥
Voglio, poi, ringraziare, le persone che, in particolar modo, hanno seguito, preferito o ricordato questa storia, e cioè: laFlo, Mumma, S h a i l a, sofy96, Chicca293, Edward_Son 2, Nemesis_Kali, Shi_Tsu_Geass. Un grazie speciale a evenstar per la pazienza e la dolcezza con cui ha seguito questo Progetto.
Prima di passare ad un altro ringraziamento speciale, burocrazia:
 
[1]: il titolo del capitolo è ispirato al romanzo di Agatha Christie, “Un omicidio avrà luogo”;
[2]: le definizioni dei Vendicatori – emarginati, pericolosi, squilibrati – sono tratte dal film;
[3]: la frase detta da Tony nella scena col Cap – Preferisci che ti risponda in ordine cronologico o alfabetico? –, forse molti di voi l’avranno notato, è tratta dal primo Sherlock Holmes;
[4]: La valle dei pini, Quando si ama, Avventure e amori a Port Charles, Destini e Sentieri sono alcune famose soap opera americane.

Spero che tutti apprezziate questo finale, anche se quelle ultime cinque righe continuano a guardarmi con qualcosa che non va, ma, ci penso e ripenso, nulla cambia. Spero che voi l'apprezziate più di me.
Infina, dedica speciale a sei persone speciali per le quali ho pensato questa storia e che mi hanno seguito e che continuano a seguirmi sempre con le pazze avventure in cui piazzo i pazzi Vendicatori:
 
a Alley, per la confidenza, la pazienza e l’affetto. Clint e Phil sono tutti per te e anche il loro Progetto e so che nessuno al mondo potrebbe crederci di più; ♥
 
a Ilaria (MissysP), per le battute, le risate e l’entusiasmo. I fuochi di Bruce e Natasha li ho sparati pensando a te, che di coppie ne capisci più di chiunque altro; ♥
 
a LadyBlack (89), per la sincerità, la gentilezza e il tempo. Spero che adesso Fury ti sia più simpatico; quando ne scrivevo, pensavo a come fare per farlo diventare amico anche tuo; ♥
 
a Lou (_Let it shine), per la dolcezza, i cuoricini e la dedizione. Steve è definitivamente e completamente di tua proprietà; ♥
 
a Maretta (_M4R3TT4_), per l’intelligenza, la disponibilità e il garbo. Nessuna ingenua tenerezza può rispecchiare quella del nostro Thor più della tua; ♥
 
a Silvia (Silvia_sic1995), per l’affiatamento, la comprensione e la puntualità. A nessun altro avrei potuto dedicare tutto il Pepperony di quest’universo. ♥
 
Grazie di cuore a tutti. Spero di avervi trasmesso anche solo un briciolo dell’affetto e della gioia che voi avete recato a me. ♥
E grazie anche a tutti gli altri. Un bacio immenso, nelle speranza che questa follia senza senso vi faccia sorridere almeno un po’, e alla prossima.
Mary. 

   
 
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