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Autore: _Dark Side    19/01/2013    9 recensioni
Vedi papà? Tua figlia non è pazza come dicono tutti e come tu stesso pensi! Magari posso soffocarti piano piano, oppure meglio ancora sarebbe strapparti uno ad uno gli organi... partendo dal torace, sai. Un taglio dall'ombelico e su, fino alla trachea. Via il fegato; via le costole, una ad una; via i polmoni, il diaframma, lo sterno. Fino al cuore. E chissà come ti troveranno le tue badanti? Ahah, sono proprio curiosa!
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ad Arcevia, un piccolo paesino sperduto tra le colline, tutti conoscevano la vita dei coniugi Salerni: lei, una donnetta infelice che colmava la sua tristezza con l'alcool e il marito, un signore di quattro anni più anziano di lei. Entrambi avevano una vecchia vespa, che usavano per scendere in città una volta alla settimana. Ma non era la loro personalità ad incuriosire gli abitanti di Arcevia e dei paesi vicini. Tutti li conoscevano per essere i genitori di Draven. In realtà, il loro unico figlio si chiamava Drago, ma tutti ormai lo chiamavano Draven. O meglio, lui voleva che gli altri lo chiamassero così.
 
Draven era un ventiduenne alto, magro, moro. I capelli sempre arruffati e un viso così spento, da far venire malinconia solo a guardarlo. Era un tipo strano, molto strano. Si diceva che una volta abbia provato a suicidarsi dandosi fuoco in chiesa, coi tanti candelabri sull'altare. Ma nessuno conosceva davvero la sua vita, a parte un piccolo ma grande dettaglio: era malato, anche se i tanti medici che l'hanno visitato e rivisitato decine di volte, non hanno trovato nessuna patologia. Per loro Draven era sano, proprio come un pesce. Ma come potevano spiegare i medici le cose che faceva il giovane?
 
Tutti sapevano che i poveri genitori di Draven erano costretti ad andare a dormire con un coltello sotto il cuscino, perchè alcune notti il loro figlio irrompeva nella loro camera da letto per cercare di ucciderli. Avevano provato più volte a chiudersi a chiave la sera, ma lui riusciva a buttare giù la porta e allora ricominciavano le urla strazianti nella quiete della notte. Ultimamente, le crisi di Draven erano aumentate, e le “alcune volte” divennero “tutti i giorni”... perciò i coniugi Salerni furono costretti di notte, dopo essersi assicurati che il loro figlio dormisse, ad andare in stazione per fare un sonno tranquillo. Ma Draven scoprì il loro rifugio notturno, così moglie e marito furono ospitati dai loro vicini. Imbarazzante, ma era l'unico modo per salvarsi. Con il passare dei mesi, la madre si era lasciata andare, trascurata com'era già. E un giorno, ubriaca come non mai, si stese a mezzogiorno in punto sui binari della stazione. La trovarono il giorno dopo con gambe e braccia rotte, sangue dappertutto e con i vetri delle bottiglie di vino che fedelmente aveva portato con sé, conficcati nella pelle.
 
La notizia arrivò alle orecchie del marito, che a sua volta si barricò in casa col figlio malato. Alla prima notte, Draven iniziò a matteggiare. Scese dal letto come se fosse al rallentatore, si guardò allo specchio e sorrise compiaciuto. A piedi nudi scese le scale, diretto alla camera dove riposava inerme suo padre. Aprì cauto la porta e si avvicinò in punta dei piedi al letto. Suo padre giaceva già morto su un fianco. C'erano schizzi di sangue in tutte le quattro pareti. Pezzi di cervello, o forse fegato sparnicciati nel tappeto. Draven si guardò intorno impaurito e sopreso allo stesso tempo. Nella sua testa frullavano già mille domande sul presunto assassino. Poi, si voltò e vicino alla finestra, aperta, proprio accanto alle tendine che svolazzavano per il vento gelido, c'era una scritta. Non col sangue, come succede spesso nei film. Era scritto con della senape, o forse maionese. Draven lesse velocemente.
 
                          “Credevi di essere l'unico a poterlo fare, eh?”

  
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