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Autore: DarkPenn    07/08/2007    4 recensioni
"C'era una volta un piccolo, intrepido cacciatore..." Si tratta di un AU parallelo agli avvenimenti del gioco, un'interpretazione diversa di ciò che è successo a Jennifer... o di ciò che avrebbe potuto succederle...
Genere: Dark, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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L’INTREPIDO CACCIATORE

L’INTREPIDO CACCIATORE

 

CAPITOLO 1

 

Gratta, scappa, il Randagio è già qui!

 

 

 

 

 

 

 

 

C’era una volta un piccolo, intrepido cacciatore…

 

Buio e freddo. La ragazza sfortunata non sentiva altro. Del suo passato ricordava solo un grande, grandissimo peso sul cuore, ma quando si sforzava, nel suo limbo freddo e buio, di concentrarsi, non le veniva alla mente nient’altro.

Poi la sua vista si schiarì e capì di trovarsi in una stanza, ma non aveva idea di come ci fosse arrivata.

Era una stanza grigia e fredda, con le pareti di metallo imbullonate tra di loro. Nell’aria c’erano uno strano odore ed uno strano rumore. Impaurita, Jennifer si rannicchiò nell’angolo in cui si trovava, cercando dentro di sé il coraggio di fare qualche passo. Sul pavimento di legno giacevano dei sacchi vuoti ed alcuni strumenti sconosciuti. A pochi passi da lei c’era una strana, lunga cassa, aperta, che puzzava di terriccio.

La ragazza sfortunata tremava di paura, ma non c’era nessuno che potesse aiutarla: era sola, così come nei suoi vaghi, nebbiosi ricordi. Tranne forse per…

Ma per quanto si sforzasse, non riusciva a ricordare. Facendosi forza e vedendo che attorno a sé non c’era nulla di pauroso, si alzò e si avvicinò alla cassa.

Dentro c’era un’altra sacca, ma questa non era vuota: sembrava contenere qualcosa di rannicchiato, come un animale spaurito. Jennifer sentì un groppo in gola e una sensazione familiare, come se sapesse cosa ci fosse dentro quella sacca e dovesse tirarlo fuori subito. Senza esitare, la ragazza sfortunata afferrò la sacca e ne allargò l’imboccatura, in modo da poterne estrarre il contenuto.

Il suo grido di orrore risuonò tra le pareti metalliche della stanza, sovrastando il cupo brontolio che sembrava salire dal pavimento, ma lei non lo sentì, tanto le sue orecchie erano assordate dal ronzio del proprio cuore che batteva forte. Si lasciò cadere sul pavimento e si portò le mani alla bocca, temendo di essere in procinto di vomitare. Solo dopo qualche secondo si rese conto che le sue mani erano imbrattate di sangue, e le scostò con un urlo; ma questa volta non riuscì a trattenersi.

Con gli occhi ancora offuscati dalle lacrime e la gola in fiamme per il vomito, Jennifer tornò carponi verso la sacca, chiedendosi se per caso non si fosse trattato solo di un orribile incubo.

Ma il cuore sanguinante e ancora caldo era ancora nella sacca dove l’aveva trovato, emanando un odore terribile di carne cruda.

“C’è qualcuno?” gridò la sfortunata ragazza, in preda ai singhiozzi, ma non ottenne risposta.

“Vi prego, aiutatemi!” chiamò di nuovo, ma ancora una volta nessuno rispose.

Dove sono… dove sono…” si lamentò infine, rannicchiata nell’angolo in cui si era svegliata, ormai senza preoccuparsi di insozzare di sangue il proprio vestito.

 

Il piccolo cacciatore trascorreva la maggior parte delle sue giornate a liberare dai topi e dai ratti il seminterrato e la soffitta della reggia delle Principesse…

 

All’improvviso un rumore sovrastò il borbottio costante e il pianto di Jennifer, tanto che la ragazza, allarmata, sollevò lo sguardo.

Scava, gratta, presto, presto!”

Trattenendo il fiato, la ragazza sfortunata si guardò attorno, cercando l’origine di quelle parole, sussurrate con un soffio di fiato, ma era ancora sola nella stanza, mentre il ticchettio che aveva cominciato a sentire continuava.

“Fuggi, prima che sia troppo tardi!”

Era solo la sua impressione, o fra le ombre negli angoli della stanza c’era qualcosa che si muoveva?

Gratta, scappa, presto! Prima che arrivi il Randagio!”

La sfortunata ragazza si sentì tirare una manica e non riuscì nemmeno a gridare quando vide quegli occhietti neri che la fissavano, il muso fremente e la piccola, orrida mano bianca che le stringeva l’abito.

“Ti prego,” disse la creatura, “non lasciare che mi porti via…”

Jennifer balzò in piedi, gridando, mentre tutto attorno a lei, dall’ombra, uscivano decine di piccole creature dalla pelle bianca come il gesso e la testa di topo. Le loro piccole unghie ticchettavano sul metallo delle pareti e sul legno del pavimento, mentre squittivano eccitati.

“Gratta, scappa, il Randagio è già qui!”

Il grido di panico della ragazza sovrastò l’orribile cacofonia di squittii e acuti strilli, mentre lei cercava di staccare dal proprio braccio quell’essere. I topi la stavano circondando, squittendo, rosicchiando e grattando, e lei sapeva che non sarebbe riuscita a sopravvivere a lungo se non fosse riuscita a scappare.

All’improvviso il trepestio si fermò ed anche Jennifer trattenne il respiro dalla sorpresa. In lontananza, come se si trovasse all’altro capo del mondo, risuonò l’abbaiare di un cane.

Subito i mostri esplosero in una teoria di alti gridi, squittii e orridi cachinni mentre correvano in ogni direzione. La povera Jennifer venne colpita ripetutamente, sballottata da una parte all’altra della stanza a causa del fuggi fuggi dei suoi aguzzini, e poco ci mancò che svenisse davvero. Ma quando infine cadde al suolo in lacrime ed il silenzio tornò a regnare sovrano, i topi mostruosi erano scomparsi, nascosti in qualche misteriosa intercapedine, lontani dalla vista. Anche il cane lontano si era zittito, e tutto ciò che la sfortunata ragazza riusciva a sentire era il borbottio costante che veniva dal pavimento ed il proprio pianto. Tuttavia c’era qualcosa, in quel momento, che la rincuorava, che la faceva sentire più sicura, sebbene non fosse in grado di definirlo meglio. Sapeva solo che nel suo cuore era rinata la speranza, dopo tanto tempo…

Quando ebbe ripreso fiato e si fu asciugata le lacrime, la sfortunata ragazza si tirò in piedi. Dopo un ultimo sguardo all’orrendo contenuto della sacca nella cassa e un brivido, Jennifer si sentì pronta ad uscire da quella strana stanza, attraverso la piccola porta che solo ora era riuscita a notare. L’unica cosa che in quel momento le importava era andarsene da quel posto orribile, anche se la speranza nel suo cuore continuava a suggerirle che ci fosse qualcos’altro…

  
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