Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Ricorda la storia  |      
Autore: Dragana    19/01/2013    7 recensioni
Vendette, tesori nascosti e travestimenti. Perché l'inverno sta arrivando, ma ancora c'è tempo.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jeor Mormont, Nuovo personaggio, Yoren
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
A Chiara e ai suoi tre alla terza anni.
Che tu possa vedere cento inverni diventare cento primavere!


V PER VENDETTA

SAND
-Gal, ricordami perché sono qui!
Gal raddrizzò la schiena, approfittò della pausa per intrecciare di nuovo i lunghi capelli rossi, e sospirò, alitandosi sulle dita.
-Per mettere a posto il magazzino prima che arrivi il nuovo carico di sementi. E ci dobbiamo anche dare una mossa, se non la smetti di lamentarti sicuramente i barili non si metteranno a posto da soli!
-No, intendevo: perché sono in questo posto freddo, a morire di freddo, a farmi il culo al freddo e destinato a non vedere figa mai più nella mia misera esistenza!
-E i bruti sciameranno a sud, e il corno suonerà tre volte, e l’inverno sta arrivando, e i draghi torneranno e scioglieranno la Barriera… cazzo, Sand, certo che quando ti metti a fare il tragico sei peggio di Edd l'Addolorato!
-Ma cosa vuoi saperne, tu, nemmeno l’hai mai vista una donna…
Gal alzò gli occhi al cielo, o meglio, al soffitto umido delle cantine di Castello Nero.
-Ma se sono venuto con te a Città della Talpa non meno di quindici giorni fa, e le volte prima, e…
-Non è questo il punto. È che tu non sai niente, Gal.
-E allora? Volete anche il vino e i dolcetti al limone? Muovete il culo voi due, invece di chiacchierare!
Rogers aveva messo la testa dentro la stanza, e guardava il lavoro fatto. Si allentò i lacci dell mantello come se fosse caldissimo; in effetti, sudava.
Sand si chiese come fosse possibile (grasso a parte) che Rogers avesse sempre così caldo; lui non riusciva a togliersi il freddo dalle ossa mai, ed era estate. Era certo che in inverno sarebbe morto.
-Io non dovrei nemmeno essere qui-, borbottò, prendendo un grosso barile di malavoglia. –Sono innocente.
Rogers ghignò. Aveva tipo dieci denti in bocca, cinque dei quali erano marci.
-Sand, ma non lo sai che qui siamo tutti innocenti? Chiedi a tutta la Barriera, non c’è un solo colpevole tra i confratelli in nero! Lo sai perché sono qui, io?
Fu Gal a rispondere, sospirando. -Perché hai ammazzato tua moglie, Rogers. Per quello sei qui. Lo sanno tutti.
-E no! Vedi che non sai un cazzo di niente, Gal? Mia moglie si è suicidata! Dimmi che colpa ne ho io se si è suicidata!
-Da quando ci si suicida fracassandosi la testa con un martello?
-Quella puttana si è fatta trovare a letto con un altro, dimmi se non è suicidio farsi trovare mentre ci si fa scopare da un altro nel mio letto. Quello è suicidio, eppure guarda, sono finito alla Barriera.
Gal scosse la testa.
-E adesso datevi una mossa, con quei barili! Se vi sento ancora parlare, vi avviso, è suicidio!
Gal e Sand sbuffarono, ma si affrettarono a sistemare il magazzino.
-Sai cosa ci vorrebbe, dopo questo, Gal?
-Parla piano. Cosa?
-Un bel giro a Città della Talpa. Per toglierci il freddo dalle ossa.
-Io non ho freddo.
-Quanti soldi hai, Gal?
-Non abbastanza. Tu?
-Nemmeno io. Andiamo?
Gal sospirò.
-E andiamo.

ISBEL
Isbel sospirò, trovandosi davanti due paia di occhi, verdi e neri, che la fissavano con sguardo speranzoso e sorriso conciliante.
-Ragazzi, ve l’ho già detto mille volte che quella era un’eccezione. Un’eccezione. Non potete tutte le volte venire qui con i soldi per una puttana sola e pretendere di fare in due!
-E dai, Isbel, la prossima volta paghiamo doppio, promesso…
-Siamo due confratelli in nero, vi proteggiamo da bruti, estranei, giganti e cose così, non puoi lasciarci lassù a morire di freddo!
Lei sollevò le sopracciglia. –Ma per favore, queste cazzate dei protettori lasciatele a…
-E poi alla fine piace anche a te, perché siamo giovani, belli e vigorosi.
Sand aveva sfoderato il sorriso denominato “faccio bagnare le donne perché sono un affascinante dorniano”, e Isbel scosse la testa.
-Per l’ultima volta.
-Ultimissima, promesso!
-E la prossima volta mi pagate doppio.
-Doppio! Assolutamente!
Isbel sorrise e li prese per mano.
Non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di dirglielo (anche perché poi loro avrebbero preteso di scopare gratis), ma quei due le piacevano tantissimo. Erano davvero giovani, belli e vigorosi, e in più la loro compagnia era piacevole. Scopare con loro era come prendersi una pausa, anche se di fatto stava continuando a lavorare.
Scherzavano di continuo, tra loro e con lei, le raccontavano cose buffe, si lamentavano di un sacco di cose e quando scopavano si divertivano un sacco, e facevano di tutto perché si divertisse anche lei. Che invece di fingere si lasciava andare, prendendosi cura di loro al massimo delle sue possibilità. Come questa volta, che stava…
-Per i sette inferi!
Isbel, che aveva la bocca impegnata, quando sentì Sand fermarsi e imprecare gli rivolse uno sguardo interrogativo. Lui fissava un punto fuori dalla fessura del paravento, la mascella contratta. –Che c’è?-, gli chiese, interrompendo quello che stava facendo. Gal mugolò in segno di protesta.
-Quel grandissimo pezzo di merda… è per colpa sua se sono finito alla Barriera!

MYCKAR
La strada del Re era ampia, ben tenuta e priva di pericoli se si aveva una scorta armata come la sua, formata dai suoi uomini più quelli di Harwood Glover. Myckar non avrebbe mai pensato di andare così a nord, ma visto che era stato affidato a lui il compito di scortare sua sorella per darla in sposa al giovane erede di Lord Glover, tanto valeva vedere quella Barriera di cui aveva tanto sentito parlare.
Ora che ci pensava, una volta ci aveva pure fatto spedire un tizio, alla Barriera. Era stato per quella storia degli smeraldi di Valerya. Valerya aveva questi occhi verdissimi, che tra la pelle di bronzo e i capelli neri sembravano davvero due smeraldi, e sua moglie aveva un paio di orecchini di smeraldi che stavano davvero benissimo a Valerya, ma invece di accontentarsi e portarli quando scopavano, Valerya glieli aveva chiesti in dono e lui glieli aveva regalati.
Gli era stato chiarissimo che aveva fatto un colossale errore il giorno in cui sua moglie aveva cominciato a lamentarsi della scomparsa dei suoi orecchini. E a cercarli dappertutto. Quella stupida donna non li aveva mai portati, e adesso che non li trovava sembrava che non potesse vivere senza; Myckar era stato costretto a farseli restituire da Valerya, che aveva pure avuto il coraggio di fare l’offesa. Poi non poteva certo darli a sua moglie come niente fosse, così era stato costretto dalle circostanze a nasconderli tra le cose del ragazzo che si occupava della stalla e a ordinare che fossero perquisiti anche tutti i servitori. Il ragazzo della stalla, un bastardo che Myckar non ricordava nemmeno più come si chiamasse di nome, aveva protestato la sua innocenza, naturalmente senza successo; sua moglie avrebbe voluto farlo giustiziare, ma Myckar aveva fatto il gesto misericordioso di mandarlo alla Barriera. Gli dèi non gli avrebbero imputato l’omicidio di un innocente, e la Barriera era abbastanza lontana da Dorne perché a nessuno venisse mai in mente di farsi convincere dell’innocenza del bastardo e rimestare nel torbido.
Insomma, comunque c’era questo bastardo alla Barriera che ci aveva mandato lui, ma a conti fatto non è che la cosa gli interessasse più di tanto.
Nel frattempo era calata la notte e gli uomini della sua scorta l’avevano convinto che era inutile proseguire; avrebbero fatto sosta a Città della Talpa e sarebbero arrivati alla Barriera il giorno seguente, in mattinata. La Barriera che lacrima è uno spettacolo grandioso, gli avevano detto, e poi Città della Talpa è piena di, hehehe, tesori nascosti.
Quindi si erano infilati in una specie di baracca con una stalla di fronte e una lanterna rossa sulla porta, ed erano scesi sotto terra. E Myckar aveva capito dov’erano nascosti i tesori.

GAL
-Adesso mi vendico per bene: Isbel, vestilo da donna e portalo da lui. Gal, tu lo distrarrai. Io gli fotto tutto il conio che ha, Isbel lo nasconde, e lo usiamo per pagarci le nostre scopate alla faccia sua!
-Io cosa?-, cercò di protestare Gal, che era precipitato dall’estasi al vedersi appioppata una tunica azzurra da femmina. Sand non lo ascoltò nemmeno.
-Vestilo, Isbel.  Sai perché mi hanno mandato alla Barriera? Mi hanno accusato di furto, e hanno ritrovato gli orecchini della moglie di quel Lord tra le mie cose. Solo che non li ho mai rubati, quegli orecchini, io!
-Isbel, perché lo stai facendo? Credevo fossimo amici!
-Per il conio, e perché è divertente. Quindi pensi di essere stato fregato? Ma come fai ad accusare il Lord? Magari li ha rubati qualcun altro, gli orecchini, e li ha scaricati a te!
Sand scosse la testa, e li incitò a vestirsi più in fretta.
-Sai quante volte gli ho sellato il cavallo di notte, o quando la Lady sua moglie non c’era, perché potesse andare da quella baldracca dell’amante? Quello mi ha incastrato, te lo dico io. Ha fatto un casino e mi ha incastrato!
-Ma scusa, Sand, come mai non l’hai detto, quando ti hanno trovato con gli orecchini?
-Certo, la parola di uno stalliere contro quella di un Lord! E poi mi è venuto in mente solo verso Approdo del Re…
Gal gemette. -E perché non può andarci Isbel, a distrarlo?
Sand si girò, i suoi occhi scuri sembravano andare a fuoco. –Perché voglio vedere la faccia che farà quando si ritroverà con il tuo cazzo in mano!-, ringhiò.
-Sand, non credo che sia una buona… Isbel!
Lei gli si era avvicinata con una specie di carboncino nero, e glielo stava passando attorno agli occhi, con espressione concentrata.
-Guarda che begli occhi che hai, sembrano ancora più verdi… peccato che non ci sia tempo per una treccia, ma i tuoi capelli sono bellissimi anche così. Toh, avvolgiti questo e vieni con me!
Gal si ritrovò con un robo leggero e verdino che cercò di avvolgersi con poco successo attorno alla testa. Ai sette inferi i suoi capelli, ai sette inferi i suoi lineamenti, ai sette inferi…
-Sbrigati! Aspetta!
Isbel gli sistemò il velo. –Che bella figa!-, ghignò Sand. Si era messo un paio di brache e una camicia che aveva trovato infilando le mani nel cubicolo di fianco al loro.
-Fanculo, Sand, guarda che non ci metto niente a…
Isbel lo trascinò fuori e Gal tacque, tenendo gli occhi bassi per la vergogna.
Sono fottuto, pensò, quando la sentì dire –Mio Lord, permettetemi di offrirvi una primizia; questa bellezza del nord è tutta per voi.

SAND
Sand sbirciava nervosamente dalla fessura che divideva il paravento dalla sala comune, facendosi rigirare lo stiletto tra le dita lunghe. La parte più difficile sarebbe stata evitare di piantarglielo tra le scapole; per tutto il resto, doveva ringraziare l’addestramento dei Guardiani della Notte.
Nonostante Sand si fosse sempre vergognato del suo metodo per mantenere il sangue freddo, che consisteva nel pensare alle sue azioni da esterno, come se qualcuno stesse scrivendo un libro sulle sue gesta, tale metodo aveva sempre funzionato benissimo; lo attuò anche stavolta.
Sei solo un uomo in mezzo a tanti uomini, si disse. Nessuno farà caso a te. Avvicinati alla tua vittima, non ti preoccupare, c’è viavai, bevi un sorso di birra e ridi. Perfetto. Localizza il suo borsello, eccolo, penzola dalla cintura, non potrebbe essere in una posizione più favorevole nemmeno se l’avesse fatto apposta. Tu sei solo un’ombra, un soffio di vento, un… basta cazzate. Avvicinati.
Il tuo stiletto è freddo e gelido acciaio affilato, e devi stare attento che la luce non ci balugini sopra in modo sinistro, e… abbiamo detto basta cazzate. Non guardarlo nemmeno. Bevi un sorso dal boccale di birra, appoggia il boccale. Un colpo di polso, zac! Prendilo al volo! Nascondilo! Ok, non sospirare di sollievo, è ancora troppo presto…
Il sacchetto di cuoio pesa, bene, devono esserci dentro più scopate del previsto. Non cedere adesso, continua a muoverti come niente fosse, non avere fretta, scivola verso il paravento mentre non ti stanno guardando. La confusione è tua amica, sei solo un uomo nascosto tra gli altri uomini.
Isbel gli passò accanto, ammiccando a un tizio che aveva approfittato per palparle il culo. Sand passò velocemente il sacchettino nelle mani di lei, senza nemmeno guardarla.
Sbirciò verso il centro della sala comune. Gal era sulle ginocchia del Lord, con un sorriso che sembrava una paralisi facciale. Il Lord stava cercando di convincerlo a slacciargli le brache e nel contempo cercava di infilargli una mano tra le gambe.
Sand si infilò dietro il paravento. Doveva fare in fretta, doveva uscire da lì, Isbel lo aspettava all’uscita secondaria; si tolse la camicia cercando nel contempo di recuperare gli abiti neri suoi e di Gal.
Lo distrasse un urlo inferocito.

MYCKAR
Tutto sommato il viaggio verso nord si era rivelato un buon passatempo.
Sua sorella era stata di umore amabile, aveva commentato che il clima era un po’troppo freddo ma che non vedeva l’ora di vedere la neve. Il suo promesso sposo era un ragazzino di sedici anni con gli occhi azzurri della gente del nord, e a sua sorella era piaciuto. Myckar avrebbe giurato che Occhi Azzurri, di sua sorella, aveva apprezzato particolarmente le tette.
Myckar non aveva mai capito tutta questa mania per le tette; a lui piacevano le donne alte, efebiche, con un culo che sembrasse scolpito nel marmo. Come Valerya. Le aveva comprato un regalo, nei pressi di Delta delle Acque: un bel ciondolo a forma di V con delle pietre di luna, che sarebbero state così bene sulla sua pelle bronzea. Poi, siccome agli uomini della scorta aveva detto che sarebbe andato a prendere un dono alla moglie, gli era toccato prendere un ciondolo anche a lei. Li aveva messi entrambi nel borsello e poi se n’era dimenticato, fino a quel momento.
Poco male. La puttana che gli avevano portato era efebica al punto giusto, con i capelli rossi e il culo sodo. Parlava poco e a sussurri, ma era un bene, meno sentiva berciare le donne meglio era. Era persino arrossita mentre le aveva toccato il culo; forse era vergine e gli era stata portata apposta per questo.
Il bordello di Città della Talpa era strano, si ritrovò a pensare Myckar mentre cercava di pensare a dove se la sarebbe portata. Forse perché era stato scavato sotto terra, era in pratica un unico grande ambiente, e le stanze, se così si potevano chiamare, erano ricavate da paraventi e pareti di fortuna addossati tutto intorno, dipinti con colori vivaci. La cosa eccitante è che spesso questi paraventi non erano perfettamente accostati, e così si potevano intravedere, come una promessa, lampi fugaci e intuizioni di quello che succedeva dietro di essi.
Myckar cominciava a stancarsi della sua birra, della sua scorta e di tutta la gente della sala comune. A forza di guardare dietro i paraventi gli stava venendo duro e non vedeva l’ora di sbattersi quella presunta vergine del nord. L’avrebbe presa da dietro, tirandole quei bellissimi capelli rossi.
Le prese una mano e se la portò sulla patta. Cercò di infilarle una mano tra le gambe; la sua ritrosia lo eccitò ancora di più. Le forzò la mano tra le gambe, con l’altra mano cercò il conio per pagarla, e si accorse di due cose.
Una, che non aveva più il borsello.
Due, che quella puttana aveva i coglioni.

GAL
Gal si trovò scagliato per terra con Lord Myckar Jordayne che urlava ed estraeva la spada dal fodero, il tutto dopo avergli dato una bella toccatina alle parti basse. Cercò di saltare in piedi solo per inciampare nel suo stesso vestito e cadere di nuovo sul pavimento, il tutto con in sottofondo il suono minaccioso di molte altre spade che venivano estratte.
Si rialzò reggendosi il vestito solo per sentire il sibilo di una spada a pochi centimetri dal suo orecchio, e poi Sand che lo prendeva per un braccio tirandolo lontano da lì.
-Tu!-, gli urlò dietro Lord Jordayne, -Io ti conosco! Sei il bastardo delle stalle!
Sand mostrò il dito medio al Lord, senza smettere di trascinare Gal verso il fondo della sala. Gal si stupì di averlo sentito, dato il casino che c’era in quel momento; Sand imprecò e fu costretto a cambiare direzione, perché un tizio mezzo nudo gli aveva sbarrato la strada.
Ovunque c’erano puttane che strillavano, gente che usciva dai cubicoli per vedere cosa stava succedendo, gente che tirava in aria caraffe di birra perché sì, la scorta di Lord Jordayne che sventolava le spade e Lord Jordayne stesso che urlava insulti, mentre cercava di prenderli.
A un certo punto Gal adocchiò Isbel che gli faceva gesti frenetici. Scartò bruscamente nella sua direzione, facendo inciampare Sand. Uno degli uomini della scorta di Lord Jordayne cercò di colpire Sand, che però approfittò della scivolata per fargli lo sgambetto.
Tra loro e Isbel c’era un lungo tavolo. Si guardarono in faccia, poi saltarono sulla panca, sul tavolo e su un tizio che si godeva lo spettacolo bevendo birra, dall’altra parte. Per buona misura rovesciarono il tavolo.
Isbel era scomparsa, ma loro si infilarono nella porticina nascosta da un drappo che lei gli aveva indicato; doveva essere l’uscita secondaria.
Il trambusto alle loro spalle gli fece capire che anche gli uomini di Lord Jordayne gli erano alle calcagna. Un –Ti ammazzo, bastardo, stavolta ti ammazzo!- suggerì che lo stesso Lord Jordayne era del gruppo.
-E se non lo farà lui lo faccio io!
-Zitto e corri, Gal!
Si precipitarono fuori dall’uscita secondaria come se avessero l’altofuoco al culo.
E finirono dritti tra le braccia del confratello Yoren.

MYCKAR
Myckar era furibondo. Non solo l’avevano derubato, non solo gli avevano fatto fare la figura dell’idiota, ma quel maledetto corvo pretendeva pure che rinfoderasse la spada e se ne andasse, dato che “si era trattato solo di uno scherzo”.
-Uno scherzo! Quel bastardo è stato mandato alla Barriera per aver commesso un furto, e pare che non gli sia passata l’abitudine!
Yoren gli lanciò un’occhiata raggelante. Myckar si zittì.
-Quando un uomo entra nei Guardiani della Notte tutti i suoi precedenti crimini vengono dimenticati. Lord Jordayne, avete delle prove che siano stati i miei uomini, qui, ad aver commesso il furto?
-Se li perquisiste…
-Questo-, e Yoren allungò uno scappellotto a Sand, -è nudo a parte un paio di pantaloni che non sono suoi. E quest’altro-, scappellotto anche a Gal, -mi pare che sia stato perquisito più che bene da voi stesso, mio lord.
Gli uomini della scorta di Myckar sghignazzarono. Lui si fece paonazzo.
-Sono certo che se perquisirete questo posto…
-Voi state affermando che, in un posto pieno di gente, a derubarvi siano stati sicuramente questi due idioti? Avete dei motivi seri per formulare questa accusa?
Myckar aprì la bocca per parlare, ma si trattene. Il bastardo delle stalle lo fissava con un odio talmente scoperto che Myckar si rese conto che doveva aver capito tutta la faccenda degli orecchini, almeno a grandi linee, e si era voluto vendicare. Solo che non poteva dirlo a quel dannato corvo davanti a tutta la sua scorta armata, non senza che l’intera storia venisse fuori. Tacque.
Yoren lo fissò di nuovo.
-Questi due li prendo in consegna io. Verranno giudicati dal Lord Comandante in persona e puniti adeguatamente. E voi due, recuperate le vostre uniformi e salite a cavallo, veloci… così come siete, bamboline. Voglio proprio godermi la faccia di Lord Mormont, quando vi vedrà.

ISBEL
Sand e Gal avevano appena imboccato la porta dell’uscita secondaria quando Isbel si rifugiò nel suo cubicolo, approfittando della confusione per esaminare il contenuto del borsello di Lord Jordayne. C’era un bel po’di conio, se lo avesse amministrato saggiamente sarebbe stata tranquilla anche durante il prossimo inverno quando il lavoro calava, e Gal e Sand si erano assicurati un bel po’ di scopate.
A un certo punto le sue dita toccarono qualcosa di morbido. Isbel tolse dal borsello due sacchettini di velluto, uno rosso e uno blu. Li aprì con cautela, e guardò dentro.
Per i sette dèi.
C’erano due gioielli come Isbel non ne aveva mai visti, e uno aveva delle pietre chiare, traslucide. Lo appoggiò alla sua pelle, tra i seni; si sentiva una Lady, una rosa d’inverno, una…
Poi il suo spirito pratico ebbe la meglio: non poteva tenerli. Anche se avesse tentato di venderli l’avrebbero accusata di averli rubati, come in effetti era, e avrebbe passato dei guai. Doveva fare in modo che, almeno quelli, il nobile li ritrovasse.
Mise il denaro sotto il pavimento, nel suo nascondiglio segreto. Poi infilò i gioielli nei sacchettini di velluto (quello con le pietre era in quello rosso o in quello blu? Non ricordava) e rientrò nella sala comune, dove le altre puttane stavano cercando di sistemare il trambusto e gli uomini ridevano forte.
Zel la sgridò perché per aver aiutato quei due tizi in nero a fare i coglioni era successa tutta quella confusione. Isbel si finse particolarmente pentita, poi si offrì di sistemare tutto e ne approfittò per far cadere il borsello con i gioielli sotto a una panca.
Quando poco dopo il nobile tornò e pretese di perquisire il locale, uno dei suoi uomini lo trovò e lui parve soddisfatto di aver recuperato almeno i gioielli. Isbel sospirò di sollievo.

SAND
Il Lord comandante Mormont, nel vedersi davanti Sand e Gal conciati in quel modo, si limitò a fissarli come se avesse davanti due mucchi di sterco. Sand, che si era quasi divertito a sentire i lazzi dei confratelli (aveva anche mandato un paio di baci), davanti a quello sguardo abbassò gli occhi.
-E così avete voluto fare uno scherzo a un nobilotto dorniano venuto fin su al Nord e determinato a visitare la Barriera… abbiamo dei guitti tra i confratelli e non ne ero stato informato, a quanto pare.
Sand strinse i pugni. –Lord comandante… sono finito sulla Barriera per colpa sua. Io ero innocente.
Jeor Mormont scoppiò in una risata di scherno.
-Ma sono tutti innocenti, qui, non lo sapevi? Non c’è un solo colpevole alla Barriera, Sand!
-Sand, Sand, Sand-, gracchiò il corvo del Lord comandante. Sand l’avrebbe strozzato, quel corvo.
-Quel dorniano voleva visitare la Barriera. Forse vi sfugge che siamo a corto di uomini e che l’inverno arriverà anche troppo presto per i miei gusti; se quello che avrebbe visto gli fosse piaciuto, avremmo potuto convincerlo a mandarci rinforzi, magari qualche cavaliere capace, e non della gente come voi due idioti!
-Idioti, idioti-, rimarcò il corvo. –Idioti-. Sand gli lanciò un’occhiataccia, ma l’uccello se ne infischiò.
-Vi siete giocati dei possibili aiuti e avete messo in ridicolo tutto l’ordine. E voi sareste la spada nelle tenebre? Voi siete una spada nel culo!
Questa volta il corvo ebbe il buon senso di non ripetere. Sand chiuse gli occhi come se lo avessero schiaffeggiato.
-Avete qualcosa da aggiungere?
Fu Gal a rispondere, con un tono mogio mogio. –No, Lord Comandante. Chiediamo perdono, Lord Comandante. Siamo stati stupidi e non lo rifaremo.
-Sand?
-Non lo rifaremo, Lord Comandante.
-Mi fa piacere sentirlo. Per un mese, pulirete le latrine.
-Grano, grano, grano-, fu l’incongruo commento del corvo.


EPILOGO

LA MOGLIE DEL DORNIANO
Lady Jordayne si stava sventagliando con un ventaglio di piume di pavone, mentre la sua ancella le acconciava i capelli. Era caldo, si sentiva sudare. Ordinò un calice di limonata ghiacciata.
Myckar doveva essere da qualche parte in giardino, sentiva la sua voce fuori dalle porte finestre spalancate; non poteva credere alle voci che aveva sentito riguardo il viaggio del marito su a nord.
Che sciocchezze. Non stentava a credere che Myckar fosse stato davvero in un bordello, anzi, che fosse stato soltanto in uno era una stima troppo ottimistica per prestarvi credito; ma che si fosse fatto portare un ragazzino? A Myckar erano sempre piaciute le donne, anche troppo, tanto che lei aveva dovuto tenerlo a freno minacciandogli più volte di togliergli la dote, nel caso l’avesse sorpreso con un’altra donna… non poteva davvero credere a una storia del genere. Eppure erano voci che aveva sentito da più parti, sghignazzi che si interrompevano quando lei entrava nelle stanze, insinuazioni scherzose ma non troppo.
Sospirò. Non vedeva l’ora che quella maledetta estate finisse e arrivassero i venti frescolini dell’inverno.
Si riscosse dai suoi pensieri quando sentì bussare alla porta; una servetta entrò, porgendole un sacchettino di velluto blu su un vassoio d’argento.
-Mia Lady, questo è da parte del Lord vostro marito. Mi ha ordinato di riferirvi che sarebbe molto compiaciuto se lo indossaste a cena.
Lady Jordayne sorrise. Se suo marito doveva usare i suoi soldi, tanto valeva che li usasse per far regali a lei.
Congedò la servetta e si rigirò tra le dita il sacchettino blu. Poi si fece scivolare il contenuto sulle mani, eccitata.
Fissò il gioiello con gli occhi spalancati. Il respiro le venne a meno per un momento.
-Tutto bene, mia Lady? È davvero un regalo bellissimo, il Lord vostro marito è stato davvero generoso!
Lady Jordayne sussultò, e chiuse il pugno. La sua ancella non sapeva né leggere né scrivere, ma lei sì.
Ed era davvero, davvero curiosa di sapere per filo e per segno cosa avesse spinto Myckar a regalarle il ciondolo con l’iniziale di un’altra donna.












Note: Ho sempre detto che non avrei scritto mai nulla sulle opere di Martin, perché non ne sarei assolutamente stata capace. La prima parte di questa affermazione è stata smentita a causa del compleanno di OttoNoveTre, che sta visitando i sette regni e a quanto pare ci si trova benissimo; la seconda rimane valida. Se vorrete piantare la mia testa su una bandierina rossa (che garrisce ad Approdo del Re), sappiate che avete tutta la mia comprensione.
Per cercare di toccare la trama della saga il meno possibile, questa storia è ambientata qualche anno prima degli eventi del telefilm (o libro, se come me siete fan da ben prima che la HBO ci mettesse del suo), durante l’estate che precede… beh, l’inverno che sta arrivando!
Dorne, come viene accennato nel telefilm, è il più meridionale dei sette regni. Il nord e la Barriera, invece, li conoscete tutti.
A parte confratello Yoren, Jeor Mormont e il suo corvo, tutti gli altri personaggi sono miei. Sand è il cognome che danno a Dorne ai bastardi (l’equivalente di “Snow”); Gal, con i capelli rossi e la treccina, è un gentile omaggio alla festeggiata, che spero abbia colto!
Il “sono tutti innocenti, alla Barriera”, è un rimando-citazione del film “Le ali della libertà”.
Ringrazio tantissimo vannagio che mi ha betata, che mi ha suggerito il titolo, e che ha sopportato tutti i miei “ma cosa mi è venuto in mente di scrivere su Martin?”. La ringrazio anche per essermi stata vicina in questi giorni; Giò, grazie mille, davvero.
Ringrazio anche il signor Martin per aver creato una saga così; zio, guarda che però devo sposare Tyrion, me l’hai scritto nero su bianco, adesso non puoi far finta di niente.
E ringrazio anche voi che siete arrivati fino a qui senza pensare di mandarmi alla Barriera/farmi soffiare in faccia da Drogon/farmi partecipare a un banchetto nuziale.
Grazie, grazie, grazie.
E ancora auguri, patataaaa!
   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: Dragana