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Autore: FanficwriterGHC    19/01/2013    6 recensioni
AU- Recandosi a Barnes and Noble per farsi autografare un libro da Richard Castle, Kate Beckett non avrebbe mai immaginato di incontrare sua figlia e di farle da babysitter per il resto del pomeriggio. Quello che accadde in seguito fu qualcosa che non aveva vissuto nemmeno nei suoi sogni più incredibili.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alexis Castle, Kate Beckett, Quasi tutti, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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CHAPTER 7:




“Okay, ripetimelo un'altra volta. Come puoi, esattamente, avere tempo di fare shopping con me?” chiese Madison mentre svoltavano l'angolo sulla 5th avenue, passando un gruppo di cantori di Natale.

Kate schivò un uomo più anziano che indossava una gonfia giacca rossa e strinse la sciarpa intorno al collo. Il vento soffiò, increspando i fogli che i cantori tenevano in mano e portando con sé l'inconfondibile aroma di castagne proveniente da un venditore ambulante in fondo al blocco.

“Egrin aveva bisogno della serata libera ieri per andare alla cena di gala di sua moglie, quindi l'ho coperto io” spiegò lei storcendo il naso. Odiava le castagne.

“Sei riuscita a dormire almeno? Il suo turno è di notte, no?”

Kate annuì. Aveva dormito più o meno sette ore quando era arrivata a casa alle sei quella mattina, lasciandosi cadere distrutta sul suo letto, ancora in uniforme. Poi si era alzata e aveva raggiunto Maddy alle quattordici e trenta, come avevano pianificato. “Ho dormito. Più del solito, in realtà” aggiunse, cercando di farlo sembrare più sano di quel che era. Nessuno pareva approvare la sua abitudine di fare turni lunghi un'intera giornata. Divertente.

“Già, è quello che succede quando stai in piedi tutta la notte. Pazza” rise Maddison, afferrandole il gomito e dirigendola verso un negozio per bambini in cui non erano mai state prima. “Dai, devo prendere qualcosa a mia nipote dato che Brad insiste per riunire tutta la mia famiglia”.

Kate alzò un sopracciglio. “Credevo ti piacesse tua nipote”.

Madison si voltò verso di lei con aria colpevole mentre la trascinava in una zona dedicata alle bambole, guidandole in un mondo rosa e violetto. Era quasi troppo luminoso, troppo femminile. Anche da bambina, Kate non era mai stata il tipo da bambole.

“Infatti mi piace. E' mia cognata che non sopporto, lo sai”

“Si”. Aveva sentito parlare di Kayla davvero troppo spesso, e in modi davvero troppo negativi da potersene dimenticare. “Lo so”.

“Solo.. non potevano far visita alla sua famiglia?”

“Mi pare l'abbiano fatto l'anno scorso” commentò Kate prendendo una bambola dallo scaffale. Questa poteva partorire. Letteralmente. Si poteva rimuovere un piccolo bebè dalla pancia e rimettere il lembo, lasciando Barbie in perfetta forma e con un piccolo, inquietante neonato di plastica. “Questa... è abbastanza terrificante”.

Madison le lanciò un'occhiata e sbuffò. “Oh, sono così tentata..!”

“Madison! E' orribile! La spaventerai!”

“Brad dice che le piacciono le nascite e i bambini” rispose Madison con un'alzata di spalle, allungando la mano verso la scatola.

Kate la allontanò da lei. “Non posso fartela comprare. Gli amici non lasciano che gli amici comprino regali di Natale facendosi del male”.

Madison strinse gli occhi ma lasciò cadere la mano. Kate annuì e rimise la bambola, causa di turbamento, al suo posto, girando la scatola dall'altra parte. Era semplicemente sbagliato. “Prendile la ballerina. Non hai detto che a Shelby piace ballare?”

“Come fai a ricordartelo?” chiese Madison esaminando la serie ininterrotta di scatole e nomi colorati in cerca di una ballerina. “Io a malapena riesco a ricordare quello che ti ho detto di Michael un'ora fa”.

“Me la cavo con i dettagli” fece spallucce Kate, indicando una scatola cinque ripiani più in alto “Ecco la tua ballerina”.

Madison afferrò la bambola e si voltò di nuovo verso Kate. “Cosa farei senza di te, Becks?”

Kate sorrise. “Moriresti di fame e feriresti i tuoi parenti”.

Madison le diede una leggera spinta, e presero a camminare verso l'uscita del negozio. Kate si guardò intorno, osservando genitori dall'aria smarrita volteggiare tra gli scaffali, alcuni trascinando dietro di sé dei bambini, altri rincorrendoli. Nel negozio c'era molto rumore, e la moltitudine di colori, suoni, luci e fronzoli era un vero colpo agli occhi. Rendeva Kate abbastanza sollevata di non avere figli suoi, e di non aver bisogno di programmare decine di gite in negozi come questo per trovare il regalo perfetto.

Si fecero largo a forza verso la fila dall'altra parte del negozio e si unirono alla calca. Kate lanciò un'occhiata verso il bancone e il suo sguardo fu catturato da una vetrina di animali marini. La varietà era impressionante, ma Kate si ritrovò a fissare la parte più lontana del gruppo. Sotto un'enorme beluga era appesa una tartaruga marina.

“Mads, devo prendere una cosa. Puoi tenermi il posto?” chiese Kate, mentre le tornavano in mente le parole di Alexis.

“Becks?”

Ma Kate si era già mossa verso la vetrina e stava prendendo la tartaruga marina. Era graziosa; verde, con il guscio blu e macchie color verde acqua. Era morbida -quasi in un modo inimmaginabile- e a Kate ricordò un cane di peluche che aveva avuto da bambina e che era fatto dello stesso soffice materiale. Sollevo l'etichetta e cercò il prezzo. Poteva permettersi di spendere venti dollari. Era fattibile, giusto? Quell'oggetto era adorabile. Forse aveva una bambina per cui andare in quei negozi, dopotutto.

Infilò la tartaruga sottobraccio e si fece largo di nuovo verso la fila alla cassa, infilandosi dietro a Madison. Ignorò tranquillamente i grugniti alle sue spalle. Lei era in fila.

“Cosa hai preso?” chiese Madison mentre avanzavano “E perché compri qualcosa?”. Kate aprì la bocca per rispondere, ma Madison fu più rapida. “Aspetta.. è per la figlia di Castle?”

“Alexis. E' il suo nome” rispose Kate “E si, è per lei”.

“E che cos'è?”. Kate sollevò il gioco in modo che lo vedesse. “Sarebbe quello il tuo regalo? Una tartaruga marina?”

“Hey” protestò Kate, contenendo un sorriso “Le tartarughe marine sono mitiche”.

Madison si strinse nelle spalle. “E' carina”

“E' perfetta” replicò Kate “Cercavo di capire cosa prenderle, ed eccola”.

“Perché le compri qualcosa, comunque?” chiese Madison mentre avanzavano ancora “Li conosci da tipo un mese”.

“E allora?” chiese Kate. Alexis era una bambina. Si comprano i regali ai bambini.

“Perché è Natale” rispose Kate “Anche a te faccio regali”.

“Mi conosci da una vita” controbatté Madison “E sarà meglio che tu me ne faccia uno”

“Grazie Maddy, come sei affettuosa..”. Kate alzò gli occhi al cielo. Non era complicato. Voleva prendere un regalo di Natale ad Alexis perché voleva.. cosa voleva? Vederla sorridere? Farla felice? Sentirla ridere ed abbracciarla forte? Importava davvero? Alexis era una bambina, un'amica. Agli amici si fanno regali.

“Hai capito cosa intendo” la interruppe Madison con un gesto della mano “Noi siamo amiche”.

“Anche Alexis è un'amica”

“Alexis ha sette anni”

“E tu sei a metà strada verso i cinquanta” replicò Kate. Questo dovrebbe farla tacere..

“La pagherai Beckett”

Kate rise. “Vai, sei la prossima” disse, spingendo Madison verso la cassa quando la persona davanti a loro se ne andò. Non era ridicola. Ed erano solo venti dollari. Cos'erano venti dollari?

La parte realista di lei diceva che venti dollari equivalevano a tre pasti. La parte di lei che aveva sorriso tutto il giorno mercoledì per essersi divertita tanto a pattinare il martedì con i Castle diceva che quei venti dollari avrebbero reso Alexis felice. E dato che aveva trascorso la notte precedente a sorvegliare due drogati e un Babbo Natale che pensava di poter volare, immaginò di poter dare ascolto al lato ottimista di sé stessa.

“Hai intenzione di uscire con questo tipo?” chiese Maddy mentre uscivano dal negozio qualche minuto dopo, entrambe stringendo le proprie borse verde fluorescente, facendosi strada nel traffico dello shopping.

“Chi?” domandò Kate, allungando il collo per accertarsi che un taxi di passaggio non le centrasse in pieno mentre attraversavano velocemente la strada, prima che il semaforo diventasse rosso.

“Rick Castle”

“No, Maddy” rispose immediatamente Kate.

“Perché potresti avermi preso in giro” continuò Madison “Compri un gioco per sua figlia. E martedì sei andata a pattinare con loro”.

“Sono divertenti” replicò Kate sospirando.

“Divertenti o divertenti?” la punzecchiò Madison.

“Solo divertenti, Mads. Non cerco una relazione in questo momento”. Rick Castle e il suo grande, buffo sorriso erano grandiosi. Lui era divertente, scherzoso e spensierato. Ma non significava che volesse andarci a letto.

“Perché, sai, stai sorridendo mentre pensi a lui ora” osservò Madison.

“Stai zitta Maddy” brontolò Kate “Io sorrido quando penso a te” aggiunse.

“Santo cielo, spero non in quel modo!” rise Madison.

Kate si accigliò e accelerò il passo verso la tavola calda più vicina, lasciando una ridacchiante Madison dietro di lei.




(…)



“Amico, stai scherzando!?”. Kate lanciò un'occhiata ad Esposito, che stava parlando animatamente al cellulare, sul volto un enorme sorriso mentre picchiava un pugno sulla scrivania. “Hai due copie!? No amico, le prendo! Quando? Davvero? Ti sono debitore amico. Si, ci vediamo tra poco. Grazie mille Dan.”.

Spense il telefono e si voltò verso di lei, sorridendo. “Che succede?” chiese Kate nascondendo un sorriso alla vista della sua esuberante felicità.

“Era il mio amico Dan. E' un pezzo grosso dei videogame, e mi ha preso due copie di Halo. Sono esaurite dappertutto”.

Kate fece un breve cenno col capo fingendo di capire. “E'.. fantastico?”

“Fantastico?!”. La guardò incredulo. “Beckett, questo è il gioco del momento. E non lo puoi prendere ovunque! E ora ne ho due!”

“Che te ne fai di due?” chiese lei.

Lui alzò le spalle. “Perché? Ha detto che me ne avrebbe dati due. Non mi faccio sfuggire quest'occasione”.

Kate annuì e tornò ai suoi documenti. Era stata una lenta giornata, e sperava di togliere di mezzo quel cumulo in modo da poter trascorrere un sabato notte rilassante. Karpowski stava battendo la penna sulla scrivania di nuovo, e Kate fece una smorfia, concentrandosi sul suo obbiettivo. Odiava quando Karpowski faceva così, il rumore la faceva impazzire.

Perciò, quando Esposito si alzò, se ne andò e tornò venti minuti dopo, Kate se n'era a malapena accorta. Si era isolata dal mondo e velocizzato il lavoro, usandolo come mezzo per sfuggire al ticchettio, ai brontolii e al tossicchiare che la circondava. C'era poi un videogame in cima alla pila di scartoffie.

“Scusami?” disse lei prendendo in mano il gioco.

“Quello è per te” disse lui convinto.

“Scusami?” ripeté, voltandosi per guardarlo. “Sei.. Esposito, perché lo dai a me? Non ce l'ho nemmeno una console per videogame!”

Lui alzò un sopracciglio. “Mi aspetto che tu ci giochi, lo ami e torni qui per parlarne con me” replicò lui.

Kate lo fissò. “Cosa?”

Lui sospirò. “Gesù, cerchi di fare un regalo in anticipo a qualcuno e questi sono i ringraziamenti?”. Si voltò nuovamente verso la scrivania e afferrò una cartella, aprendola.

Kate rigirò il gioco tra le mani. Sembrava violento e strano, e onestamente non era molto propensa per i videogame. Ma... un attimo.. Rick non giocava ai videogame?

“Grazie, Esposito” disse a bassa voce.

Lui la guardò e le fece un piccolo sorriso. “Mi piacerebbe avere quei biscotti che hai fatto a settembre”.

Lei annuì e infilò il gioco nella borsa, prima di tornare ai documenti. Sentì un sorriso aprirsi sul volto e lanciò un'occhiata ad Esposito. Era un rompiballe a volte, ma era anche un bravo ragazzo. Gli avrebbe fatto una doppia porzione di biscotti, solo per quello.




(…)



“Beckett” rispose, dopo aver afferrato il telefono dal tavolino la domenica sera.

“Ciao, Kate” risuonò la voce serena di Rick.

“Hey, Rick” rispose Kate, rimettendosi comoda sul divano. Afferrò il telecomando e silenziò il televisore, lasciando Kramer a blaterare silenziosamente sullo schermo. “Che c'è?”

“Beh, prima di tutto.. come stai?”

“Bene” disse lentamente “Uh.. tu come stai?”

“Anche io sto bene” rispose velocemente.

Lei piegò la testa. Era strano. Non che conoscesse le cadenze della sua voce al telefono, ma sembrava... teso. “Che succede?” chiese di nuovo.

“Ecco.. mi chiedevo se avessi per caso dato un'occhiata al giornale oggi..”

Kate sbatté le palpebre. Cosa? “Uh.. no, onestamente no. Sono tornata un'ora fa. Perché?”

Lo sentì muoversi dall'altra parte. “Prendi il Ledger?”

“Si” rispose lei dubbiosa, alzandosi e andando verso il tavolo, dove aveva abbandonato il giornale quella mattina. “Perché ho un cattivo presentimento?”

“Beh.. non è una cosa brutta” disse lui in fretta “Ma ho pensato di fartelo sapere, sai..”

“Farmi sapere cosa, di preciso?” domandò, guardando il giornale. Sembrava tutto normale. Un altro titolo sull'aumento della sicurezza negli aeroporti durante le vacanze sotto la data, ricordandole che mancava solo una settimana a Natale.

“Vai a pagina sei” rispose lui.

Kate corrugò la fronte. In qualche modo una chiamata da Rick Castle sulle news a pagina sei non pareva una buona notizia. Sfogliò il giornale ed estrasse la sezione dei gossip. Una grande foto in bianco e nero la accolse. La fissò. Di fronte a lei c'era un'immagine di lei e Rick a gambe all'aria sul ghiaccio, con Alexis che ridacchiava sopra di loro.

“E' stato giorni fa” fu la prima cosa che riuscì a dire. Che diavolo..?! Perché quella fotografia era lì? I suoi occhi furono attirati dal titolo, e grugnì. “Richard Castle fa shopping per una nuova musa?”

“Mi dispiace molto” disse lui a bassa voce.

“Io..” farfugliò lei “Non.. davvero, perché è qui!? E' stato giorni fa

“Anche al gossip piace fare classifiche durante le feste” rispose lui “Amano il quadretto familiare, e, beh, la mia bambina è adorabile”.

Kate guardò furtivamente la fotografia, sé stessa. Non era davvero possibile dire se fosse lei. Il corpo imponente di Rick oscurava gran parte del suo, e grazie al cielo il colore non tradiva il fatto che i suoi pattini fossero verdi. Gli occhiali da sole che indossava le nascondevano il volto e il paraorecchie copriva la testa. Non era riconoscibile, sarebbe potuta essere una qualunque donna senza un volto preciso.

“Mi dispiace davvero” aggiunse lui “Giuro che stavo guardando, ma non ho visto nessuno dei soliti e io..”

“E' tutto a posto” rispose Kate. Lo era, giusto? Poteva negarlo fino alla fine, e chi al Dodicesimo Distretto si sarebbe preoccupato di leggere qualcosa su Richard Castle, a parte lei? Madison sarebbe stata tutta un'altra storia, e Lanie.. oh cielo, Lanie.

“Sul serio?” la sua voce aprì un varco nel panico precedente in cui lei era caduta.

“Non si capisce che sono io” disse lei alzando le spalle. Le erano capitate cose ben peggiori. “Mi sorprende che non abbiano cose migliori da stampare”

Lui rise. “Anche a me. Sempre”

Lei sentì la sua stretta di ferro sul giornale allentarsi e si lasciò andare in una risata che la sorprese. Il titolo era ridicolo, ora che ci pensava. “Nuova musa? Chiamano così tutte le tue donne?”

“E' nuova, in realtà” spiegò lui “Ma devo dire che mi piace. Vorresti essere la mia musa, Kate?”

“No” sbuffò lei “Mi piacerebbe essere la senza nome e senza volto Kate Beckett, grazie”.

“Oh, dai!” gemette lui “Sarebbe magnifico. Potrei seguirti, prendere appunti..”

“Nei tuoi sogni, uomo piccione”.

Rick si lamentò e Kate rise mentre si sedeva al tavolo, spostando su un lato la montagna di bollette e documenti di cui si era preoccupata il mercoledì. “Devi smetterla di chiamarmi così”.

“E' quello oppure 'vecchio', Rick. Scegli” sorrise lei. Non stava impazzendo. No. Che le prendeva?

“Ho quasi trent'anni Katherine, non sessanta”.

“Mi sono meritata davvero quel 'Katherine'?” chiese lei, alzando gli occhi al cielo. Nessuno la chiamava Katherine. L'unica volta che Will ci aveva provato lei gli aveva piegato il braccio all'indietro così forte che lui era stato costretto a chiamare tregua.

“Se te lo meriti..” rispose Rick.

“Non chiamarmi Katherine” disse lei ferma.

“Non chiamarmi uomo piccione”

“Bene”

“Bene”.

Rimasero in silenzio per un minuto, e Kate cercò di riordinare i suoi stranamente calmi pensieri. Non era sconvolta per l'articolo. Una piccola parte di lei era persino contenta, ma dovette reprimerla. Richard Castle era solo un ragazzo con una dolce bambina, ecco tutto. Non era il suo autore preferito, e non c'era nulla di eccitante nell'essere finita sul giornale, ed essere chiamata la sua musa. Era un insulto, in realtà, essere paragonata a qualche sorta di oggetto di affetto o creatività. Ed era l'invasione di un senso di privacy che le piaceva.

“Quegli occhiali ti stanno bene” disse lui.

Kate scosse la testa all'improvviso complimento. “Grazie?”

“Sto solo guardando la foto. Stanno bene sul tuo volto”

“Sono contenta che mi coprano così tanto” rispose lei chiudendo il giornale e lanciandolo a lato. Non l'avrebbe incorniciato. Magari l'avrebbe tagliato e infilato nel libro che lui aveva autografato; ma non c'era bisogno che lui lo sapesse.

“Sono tuoi, tutte le volte che vuoi uscire con noi” le disse “Cosa che spero.. ecco perché ho chiamato”

“Oh?”

“Volevo assicurarmi che ti andasse ancora di vederci per il brunch martedì. So che non usciremo a mangiare, ma volevo dirtelo, così ti saresti calmata.. ma non sembri infastidita”.

“Nessuno saprà che sono io” rispose Kate “E ne sarei felice”.

“Grandioso!”. Lei riuscì a sentire il sorriso nella sua voce. Il sorriso che di rimando si aprì sul suo volto fu abbastanza imbarazzante. “Grazie per non essertela presa”

“Se avessero scritto il mio nome, mi avessero chiamato la nuova mamma di Alexis, e parlato del mio passato, sarebbe stato diverso”

“Giusto”.

Kate si morse il labbro e si domandò se volesse davvero chiederglielo. Avrebbe dovuto. Non sarebbe stato giusto per nessuno di loro se non l'avesse fatto e poi si fosse arrabbiata dopo. “Uhm.. quante probabilità ci sono che accada, comunque?” chiese, emettendo la domanda con un respiro veloce.

Lui rimase in silenzio per un attimo. “E'.. potrebbe succedere”

“Giusto” rispose lei, abbassando la testa. Proprio come aveva pensato.

“Dirò a Paula di fare quello che può per tenerti fuori da tutto questo però. L'ho già fatto, in realtà” le disse lui “Ha detto che se ne sta occupando”.

“Paula cosa fa di preciso?” chiese Kate, curiosa.

“E' la mia agente, e si occupa della stampa”

“E organizza le tue giornate di autografi, giusto?”

“Giusto” rise lui “Buona memoria. Sul serio però, faremo ciò che possiamo per assicurarci che tu non venga messa sui giornali”

“Grazie” rispose lei. Non era la promessa che non sarebbe successo prima o poi, ma almeno lui si assicurava che qualcuno se ne occupasse. “Per fortuna non sei molto famoso” scherzò lei.

“Scusami?”. Sembrava altamente offeso.

“Intendo.. costantemente seguito. Ti usano solo come rimpiazzo”.

“Rimpiazzo? Rimpiazzo?! Io sono famoso” protestò lui.

“Non puoi essere così famoso” lo derise lei, divertendosi. “Hanno tenuto quella fotografia per cinque giorni!”. Scherzarci sopra era meglio che pensare davvero a quello in cui si sarebbe andata a cacciare. Se ne sarebbe preoccupata a tempo debito. La negazione poteva essere davvero bella.

“Stavano aspettando il momento giusto” replicò lui “Io sono una grande notizia”.

“Certo.. no, non lo sei” ridacchiò lei alzandosi e ritornando sul divano “L'avrei sicuramente sentita se lo fossi, e l'immagine mostrerebbe chi sono”.

“Possiamo sistemarla in un minuto martedì” ribatté lui “Potrei prenderti, baciarti e farti finire su tutti i giornali”.

Kate aprì la bocca più volte, cercando le parole. Aveva davvero insinuato che.. “Mi assicurerò che Alexis sia figlia unica” riuscì a dire dopo una trentina di secondi.

Lui scoppiò a ridere. “D'accordo allora. Per il bene dei miei eredi, mi tratterrò dal baciarti appassionatamente a Times Square questa settimana”

“Grazie”

“Di nulla”. Sentì Alexis che lo chiamava in sottofondo mentre entrambi rimanevano in silenzio, più che incerti sulla conversazione che avevano appena avuto. “Devo andare” le disse lui “Qualcuno sta infrangendo il coprifuoco. Ci vediamo martedì”

“A martedì”.

Riagganciò, e Kate rimase lì seduta, incredula. Aveva davvero..? E lei..? E poi..?

Scosse la testa e riaccese il televisore. Dimenticare che ciò fosse successo era certamente la soluzione migliore.

(…)




Kate era in piedi di fronte all'appartamento 504 quel martedì, spostandosi da una gamba all'altra mentre reggeva la borsa e i regali tra le braccia. Allungò la mano libera e bussò, rimanendo in ascolto. Non riusciva a sentirli chiacchierare dall'altra parte della porta come accadeva di solito. Ma era in anticipo di qualche minuto, il traffico era stato leggero.

Aveva avuto un lunedì infernale ed era felice di trascorrere il giorno libero con l'innocenza fanciullesca dei Castle. Quando uno degli elfi di Babbo Natale uccide tre collaboratori davanti a più di quaranta bambini e tu sei la prima ad arrivare sulla scena del crimine, sei sempre più che felice di lasciare il covo di matti il prima possibile. Si, lunedì era stato un inferno. Rick lo avrebbe probabilmente trovato affascinante. Lei lo trovava semplicemente orribile.

Kate fu distolta dai suoi pensieri dal suono di tacchi sul pavimento verso l'ingresso. La porta si aprì e si trovò faccia a faccia con l'attrice di Broadway Martha Rodgers.

Si fissarono per un momento. “Salve..” riuscì a dire Kate “Sono qui per il brunch..?”. Uscì più come una domanda che come un'affermazione, e si domandò come potesse essere così calma e composta con Rick, ma balbettante di fronte a sua madre.

“Tu devi essere Kate” si illuminò la donna “Certamente! Vieni dentro”. La fece entrare e chiuse la porta. “Sono nello studio a fare chissà cosa” le disse “Posso portarti qualcosa da bere?”

“Oh, no. Grazie per l'offerta, comunque” rispose Kate appendendo il cappotto e mettendo la borsa sul tavolino vicino all'ingresso. “Sono Kate Beckett” aggiunse seguendola verso il ripiano della cucina.

Martha Rodgers annuì. “Ho saputo”. Le tese la mano. “Martha Rodgers, ma chiamami Martha”.

Lei la strinse e fece un sorriso. La stretta di mano di Martha era salda e molto simile a quella di Rick. Avrebbe cercato un modo per dirglielo, prima o poi.

“Mia nipote mi ha detto tutto di te” continuò Martha “Sei un poliziotto?”

“Si” rispose Kate “Al Dodicesimo Distretto, Omicidi”

“Ah, ecco perché vai così d'accordo con mio figlio” ridacchiò lei “Alexis ha trascurato quel dettaglio”.

“Non le ho spiegato tutti i dettagli” sorrise Kate “Credo sia compito di Rick”.

Martha la studiò. “Non ho sentito molto su di te da mio figlio”.

Kate si strinse nelle spalle. Cosa avrebbe potuto dire? Non aveva idea di come rispondere a quello, o come comportarsi con Martha. Sembrava molto gioiosa e accogliente, ma anche calcolatrice, in un modo che metteva Kate leggermente a disagio.

“Ora, questo non significa nulla. Probabilmente è perché non abbiamo parlato molto nelle scorse settimane, siamo stati molto impegnati. Non dovrei nemmeno essere qui oggi, ma hanno cancellato il nostro Matinee per un evento di beneficenza”

“Ho sentito che lo show sta andando bene, però” intervenne Kate. Forse potevano condurre una conversazione senza parlare di Rick. Avrebbe preferito non essere esaminata, se di questo si trattava.

Martha le rivolse un grande sorriso. “Già! Ti ringrazio. Vai spesso a teatro?”

“Vorrei poterlo fare” rispose Kate onestamente “Ma mi piace andare quando ho tempo e possibilità”

“Beh, quando vuoi dei biglietti, non esitare a chiedere” le disse Martha “Dillo a Rick, e lui me lo farà sapere”.

“Grazie” rispose lei, attonita per la generosa offerta “E' molto gentile da parte tua, davvero”.

Martha sventolò la mano dalle unghie dipinte di rosso in segno di noncuranza.“Non è niente tesoro. E' bello vedere mia nipote sorridere di più”.

Era un'affermazione molto importante. Kate sbatté le palpebre e cercò di pensare ad una risposta, ma ci fu un rumore dallo studio, la porta si spalancò e Alexis cadde di fuori.

“Nonna!” gridò. Martha si voltò ma l'attenzione di Alexis si era già spostata su qualcun altro. “Kate!” esclamò, slittando in avanti per stringere le braccia attorno a Kate. “Papà mi stava tenendo in ostaggio! Devi arrestarlo!”

Kate abbassò lo sguardo verso la bambina stretta a lei e rise. “E per quale motivo ti stava tenendo in ostaggio?”

“Perché ho preso l'ultimo biscotto” le disse lei “Ma poi mi ha legato alla sedia e mi faceva girare, anche se continuavo a dirgli di smetterla!”

Rick emerse dallo studio; sembrava calmo e composto. Sorrise quando vide Kate. “Ciao Kate”

“Ciao” rispose lei “Davvero hai catturato tua figlia e l'hai costretta a forza a girare per il tuo studio sulla sedia?”

Lui alzò le spalle. “Mi avvalgo del diritto di non rispondere” rispose lui avvicinandosi per dare un bacio sulla guancia a sua madre. “Ti aspettavo?”

“Evento di beneficenza” spiegò Martha.

“Non lo arresti?” chiese Alexis tirando Kate per il maglione mentre si allontanava.

Kate le rivolse uno sguardo dispiaciuto e alzò le mani. “Non ho portato le manette oggi, mi dispiace”

Alexis sbuffò e si voltò verso il padre. “Fortunato”.

Lui rise e si avvicinò a loro, allungando la mano. “Tregua? Puoi avere la fetta di torta più grande stasera”.

Alexis strinse gli occhi ma allungò a sua volta la mano. Poi la sollevò, mettendosela sulle spalle. “Come stai Kate?” chiese, ignorando gli squittii e le risate di Alexis.

Kate lo fissò. “Tutto bene. Sono contenta che sia martedì. Tu?”

“Non mi lamento” sorrise lui “Hai conosciuto mia madre..?”

“Qualcuno doveva pur farmi entrare” rispose Kate “E apparentemente tu eri troppo occupato a torturare tua figlia”

“Esatto” intervenne Alexis.

“Richard, davvero” disse Martha dal bancone “Lasciala andare e vai ad aprire la porta”. Sentirono bussare. “E' arrivato il cibo!”

Kate incontrò lo sguardo di Martha, mentre Rick faceva scendere Alexis. “Ho chiamato per ordinare e messo il timer” rise Martha “Ma mi piace sembrare una chiaroveggente di tanto in tanto. Puoi preparare il tavolo Alexis?”

Alexis annuì e oltrepassò Kate per mettere al proprio posto i piatti, che erano già impilati sul tavolo. Rick andò ad aprire la porta e prese quattro borse di cibo mentre Martha prendeva i bicchieri, lasciando Kate imbarazzata, in piedi nel salotto, che li guardava mentre preparavano tutto per il brunch.

“Vieni a sederti!” la incitò Rick.

Kate si sedette al solito posto di fronte ad Alexis, accanto alla quale sedeva Martha. La varietà di cibo era incredibile: c'era di tutto, da waffles ad hashbrowns a sandwiches.

“E' tantissimo!” disse Kate.

“Di solito esageriamo con il brunch” rispose Rick con un'alzata di spalle “Puoi portare qualcosa a casa, o al Distretto”

Kate incontrò il suo sguardo e afferrò un muffin. “Potrei, grazie. Sarebbe un buono snack per tutti”

“Brutte cose al lavoro?” chiese lui.

Non poteva dirgli del Tolkien Trauma, come lo chiamavano i ragazzi- un nome che non le piaceva particolarmente. La loro propensione a scegliere nomi sgradevoli peggiorava sempre più. Invece di dire qualcosa di sostanziale, annuì. “Sono le feste”.

“Che vuol dire?” spuntò Alexis.

Kate la guardò mentre Rick e Martha acutamente prendevano bocconi più grandi per nascondere il sorriso. “Vuol dire che si è più impegnati del solito”

“Ci sono più uomini cattivi a Natale?”

Kate si sentì in trappola e guardò Rick, ma lui la stava semplicemente fissando, ovviamente in attesa di una sua risposta. Martha sembrava quasi affascinata dallo scambio di battute. Erano decisamente d'aiuto.

Non voleva dire ad alta voce che più persone venivano uccise nel periodo delle feste, perché era un po' macabro anche per la figlia di uno scrittore di gialli. Ma doveva dire qualcosa. “C'è più crimine durante le feste. Non so se ci sono più uomini cattivi, solo.. gli uomini cattivi sono più impegnati”

Alexis annuì contemplativamente. “E' perché Babbo Natale ci guarda e loro si sono già comportati male? Come quando papà ha tre biscotti invece che due, perché ne ha mangiati tanti comunque?”

Kate la guardò. Era una teoria straordinariamente convincente per una bambina di sette anni, e si ritrovò spiazzata per un secondo.

Rick ridacchiò. “Si, Alexis. Significa esattamente quello” sorrise “Ma ti sarei grato se non mi paragonassi ad un piccolo criminale”.

Lei si girò per guardarlo con un sorrisetto dolce “Se te lo meriti, papà..”

Martha scoppiò in una fragorosa risata e posò una mano sulla testa di Alexis. “Sei troppo intelligente per lui, tesoro”. Alexis sorrise e allungò la mano per prendere altro bacon. “Quindi lavori alla Omicidi, Kate?” chiese Martha rivolgendosi a lei.

“Si” rispose Kate. Apparentemente era la giornata 'fai una domanda a Kate'.

“Lavoro noioso?” continuò Martha.

“A volte” annuì Kate.

“Kate entra nei cassonetti della spazzatura” aggiunse Alexis.

Martha alzò un sopracciglio. “Davvero?”

“Qualche volta” ripeté Kate “Dipende. Ora stiamo facendo più ricerche nei banchi di neve, sfortunatamente”

“Parecchio freddo” commentò Rick.

“Lo è. Ti dirò, è molto meno divertente che fare pupazzi di neve” gli disse lei “Ma è parte del lavoro, quindi non è così male”.

“Noi abbiamo fatto dei pupazzi di neve ieri” si intromise Alexis.

“Si? Dove?”. Kate era più che felice di deviare la conversazione su un altro argomento che non fosse lei.

Martha continuò a lanciare sguardi scrutatori e Rick aveva quel luccichio negli occhi che si era risolto con una spiegazione di venti minuti sulla procedura delle impronte digitali della settimana precedente. Tra loro due, Kate non era sicura di essere a suo agio a parlare del proprio lavoro, specialmente non di fronte ad Alexis. Perciò fu lieta di chiedere alla bambina della giornata che lei e Rick avevano trascorso al parco, dove avevano costruito i loro pupazzi di neve, e cos'altro avevano fatto. Era davvero interessata, ma sfruttava le incredibili abilità di racconto della bambina per deviare la conversazione dal proprio lavoro, dalla pistola e dal distintivo.

Riuscì a fare qualche domanda sulla carriera di Martha a Broadway e l'ultima impresa di Rick, ma tutti sembravano molto più interessati ad Alexis. E a Kate andava benissimo. Martha però pareva più interessata alle domande che Kate poneva e alle risposte che riceveva. Tutte le volte che faceva spiegare qualcosa ad Alexis, Martha sorrideva. Tutte le volte che Alexis rideva, Martha rideva. Kate era confusa, e alla fine del pasto non era più sicura del motivo per cui fosse stata messa sotto esame, se per essere parte della vita di Rick o di Alexis.

Quando ebbero finito di mangiare, Alexis insistette affinché Kate la raggiungesse in salotto per guardare l'albero di Natale, mentre Rick sparecchiava. Martha le seguì, osservando Kate che guidava Alexis verso il suo regalo.

“Vieni Kate! Voglio fartelo vedere! E' grandissimo quest'anno!” le disse Alexis mentre entravano nella stanza.

L'albero era enorme e il salotto profumava di pino. Era un vero albero alto sette piedi, e si trovava nell'angolo della stanza, contro lo scaffale dei libri. Era decorato con fili d'argento e rossi, con luci multicolori che brillavano da ogni angolo e fessura tra gli aghi. Gli ornamenti erano un miscuglio di fronzoli di ogni tipo: fatti in casa, molto costosi, molto economici e particolari. Kate ne intravide alcuni che dovevano essere di vero cristallo, e altri fatti da spazzolini e colla e ricoperti di brillantini.

“L'abbiamo scelto e trascinato fino a casa!” esclamò Alexis.

“E' magnifico, Alexis” mormorò Kate. Non prendeva un albero da un po' di anni -tre, per l'esattezza-, e suo padre.. c'era poco da festeggiare a Natale in casa Beckett.

“A Richard piace esagerare” commentò Martha da dietro di loro.

Kate si voltò verso di lei e notò il resto della stanza. Era ornata con festoni e agrifogli. Delle calze erano attaccate ad una mensola e i muri erano ricoperti da poster di Natale e altre cose che certamente non avevano l'ultima volta che era stata lì.

“E' bello” ammise Kate.

“Tu decori?” chiese Martha.

Kate scosse la testa. “Vivo da sola e mio padre non è molto.. ah.. interessato alle festività” rispose cautamente. Non voleva che Alexis le facesse domande, ma non voleva neppure dare a Martha risposte criptiche.

“Bene, sei la benvenuta a condividere il nostro spirito natalizio quando vuoi” disse Rick entrando nella stanza e portando la sua borsa dei regali. “Vogliamo sederci?”

Kate lasciò che Alexis la conducesse sul divano e si sedette accanto alla bambina, lanciando occhiate alla borsa di Rick con trepidazione. La sua fece qualche crepitio quando la posò a terra, e realizzò con un sobbalzo che non aveva nulla per Martha. Ma non ebbe tempo di pensarci, perché Alexis si era alzata, aveva preso un pacchetto accuratamente incartato dalla mano di Rick e l'aveva posato sulle sue gambe.

“Buon Natale Kate” disse timida. Si arrampicò di nuovo sul divano e guardò le mani di Kate prendere il pacchetto.

“Alexis, non dovevi prendermi nulla” le disse Kate.

“Ma lo volevo” fu la felice risposta.

“Beh, ti ringrazio” sorrise lei.

“Non ringraziarmi finché non l'hai aperto, sciocchina!”

Kate fece una risata tremante e guardò il regalo. Era piccolo e avvolto in carta di agrifoglio, e i segni che portava indicavano che era finita in piccole mani. Kate lo scartò cautamente, insicura di cosa sarebbe successo. Alexis non avrebbe dovuto comprarle nulla, non aveva bisogno di nulla.

L'incarto si lasciò andare ed ecco che sulle sue gambe c'era un braccialetto di perle fatte in casa. Kate lo prese in mano e lo avvicinò per guardarlo meglio. Il laccio era elastico e le perle erano fatte di creta, alternate ad altre di plastica d'argento che risplendevano alla luce.

“Alexis, è bellissimo” disse piano. Era ovvio che la bambina l'aveva fatto da sola e Kate si ritrovò con meno aria nei polmoni del normale. Quella bambina le aveva fatto un regalo?

“Le perle hanno anche delle lettere” le disse Alexis.

Kate guardò la bambina e infilò il braccialetto sul polso. “Lo adoro. Grazie mille, tesoro”.

Alexis sorrise radiosa e poi, di comune accordo, si abbracciarono. “Sono contenta che ti piaccia!”

“Lo adoro. Nessuno mi ha mai fatto un braccialetto prima” le disse Kate. Non sapeva cosa pensare e nemmeno cosa dire, quindi aprì la sua borsa e diede ad Alexis il regalo che aveva incartato quella mattina. “Anche io ti ho preso qualcosa”.

Alexis prese il pacchetto dalle sue mani con gli occhi spalancati, e poi guardò il padre per un attimo. “Kate mi ha preso un regalo!”

“Lo vedo, pumpkin” rispose Rick sorridendo. Incontrò lo sguardo di Kate e lei fu sorpresa di vedere la gratitudine nei suoi occhi blu. Aveva solo preso un regalo ad Alexis, non era niente di che. E certamente non era speciale come farne uno da sé. Alexis le aveva fatto un braccialetto.

Guardò di nuovo Alexis e si accorse che aveva quasi finito di scartare il suo regalo. Tolse di mezzo l'ultimo pezzo di carta viola e squittì, portandosi la tartaruga al cuore.

“E' bellissima!” proclamò “Grazie! Grazie!”. E poi stava abbracciando di nuovo Kate, con la tartaruga bloccata tra di loro.

Kate rise alla sua vivacità e sorrise quando incontrò il suo sguardo. “Prego. Buon Natale”.

Alexis fece un grande sorriso e saltò giù dal divano, correndo intorno al tavolo da caffè per raggiungere Martha. “Guarda! Kate mi ha preso una tartaruga marina!”

“Vedo, vedo!” sorrise a sua volta Martha, afferrando il gioco che le veniva offerto “E' magnifica”.

“Si chiama Hamilton” le disse Alexis.

“E' quello che dice sull'etichetta?” chiese Rick.

“No” rispose Alexis indignata “E' solo il suo nome”

Hamilton la tartaruga marina. Alexis sapeva il fatto suo. Kate sorrideva mentre guardava Alexis correre per la stanza con il giocattolo, relativamente incurante del fatto che fossero tutti ancora lì. Fu distolta dal suo fantasticare quando Rick si alzò le porse un pacchetto.

“Rick, non dovevi..” disse, accettandolo. Lui alzò le spalle e lei lo contemplò per un secondo, prima di darsi una scossa mentalmente e aprire a sua volta la borsa. “Anche io ho qualcosa per te”

“Non avresti dovuto” disse lui velocemente, ma accettandolo a sua volta.

“Siete ridicoli” osservò Martha mentre si sedevano, tutti e due fissando il regalo che non si erano aspettati di ricevere.

Kate lanciò un'occhiata a Martha. “Scusa?”

“Niente” sorrise Martha, bevendo un sorso del suo drink “Niente di niente. Apriteli”

Kate e Rick si guardarono e annuirono, aprendo i loro regali nello stesso momento. Kate tolse la carta rossa e sollevò un libro rilegato. Lo girò e sorrise. The Thin Man era uno dei suoi preferiti. Rick stava ancora scartando il suo con notevole contenimento, quindi lei aprì il libro dopo la copertina e sussultò. Era autografato! Le aveva regalato una copia autografata del suo libro preferito! Come aveva fatto?

“Come..!?” chiesero entrambi nello stesso momento.

Si fissarono, tra le mani i loro regali, e le stesse espressioni di stupore dipinte sul volto. “Io..”

“Questo è fantastico!” riuscì a dire Rick “Come hai fatto ad avere una copia di Halo? Nemmeno io sono riuscito a trovarne una!”

“Io..”. Kate scosse la testa cercando di venirne a capo. Le aveva procurato una copia autografata... “Conosco un tipo che conosce un tipo..” rispose lei.

Lui sorrise radioso. “E' grandioso! Grazie mille!”

“Grazie a te” disse lei, stringendo a sé il libro “Non riesco neanche ad immaginare.. come lo sapevi?”

“Quando siamo andati a pattinare hai detto che ti piacciono i gialli, e sei venuta alla mia giornata degli autografi.. ho pensato che fosse un colpo sicuro” rispose lui tranquillo “Ti piace?”

“Da morire” gli disse, consapevole che in quel momento stava sorridendo come un'idiota. “E' uno dei miei preferiti in assoluto”.

Lui sorrise di rimando. “Sono contento”

Martha si schiarì la voce e Kate la guardò; Rick strinse gli occhi. “Hai qualcosa da dire, madre?”

Martha scosse la testa mentre Alexis ridacchiava in sottofondo, completamente presa dalla sua tartaruga. “Niente. Sono felice che tu sia qui, Kate”.

Kate sbatté le palpebre e passò le dita sul libro, con il braccialetto di Alexis che si muoveva sul suo polso. “Grazie, anche io sono felice di essere qui” rispose onestamente.

Martha semplicemente sorrise.





--Note dell'autore (FanficwriterGHC)---

Link della storia in lingua originale:  http://www.fanfiction.net/s/7176396/1/

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--Note della traduttrice (SaraIzzie)---

Ebbene si, sono ancora viva XD Mi scuso per la mia mancata perseveranza nella traduzione di questa storia. Purtroppo tra il non avere un computer mio, l'università e altri impegni, il tempo per tradurre mi manca. Non scrivevo nè traducevo da un bel po' di tempo, ma sapevo che era ora di postare e nelle poche ore libere mi sono data da fare. Non abbandonerò questa fanfiction per nulla al mondo, ma non farò promesse su quando posterò il capitolo successivo, perchè sicuramente non le rispetterei XD
Vi ringrazio di essere stati così pazienti e spero che anche la traduzione di questo capitolo sia stata di vostro gradimento :)
Mi impegnerò al massimo per tornare presto con l'ottavo capitolo :)

Buona domenica a tutti!

Sara




  
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