13 febbraio 1993, ospedale di Sant Angelo, Londra.
Molti angeli come lui stanno arrivando proprio ora per veder nascere la propria protetta o protetto.
Questo è solo il suo secondo incarico e ancora non conosce bene la procedura, quindi ha deciso di arrivare prima e guardarsi intorno.
Nevica, e la neve si impiglia tra i suoi capelli biondi e si riflette nei suoi occhi. Lentamente plana dietro l’ospedale, ripiega le ali con cura sotto la giacca e si avvia, emozionato ma cauto, all’ingresso dell’ospedale.
Mi scusi, dove posso trovare Mary Evans? – chiede alla ragazza dietro il banco informazioni che si trova nella hall. Lei consulta il registro mormorando a bassa voce il cognome ‘Evans’ fino a quando non lo trova – Terzo piano, percorra il corridoio e poi chieda della stanza numero 13
Lui ringrazia e va via. Sale al terzo piano, e percorre il corridoio, prima di chiedere informazioni a qualcuno sente un angelo che piange dietro una porta. La apre e gli chiede cosa fosse successo, lui si limita a scuotere la testa. La persona che avrebbe dovuto procedere è morta prima di nascere. Si allontana, sapendo che questo dolore smetterà di affliggere l’angelo con il tempo.
Trova la stanza numero 13, si ferma li, non sa che fare. Ha paura. E se morisse anche la persona che lui dovrà proteggere per i prossimi anni? E se non fosse all’altezza? E se infrangesse le regole?
Decide di non pensarci, ed entra silenziosamente. Si richiude la porta alle spalle e la prima cosa che nota è una donna. Stesa sul letto e dorme. Si tiene le mani sul grembo e sogna. È lei, Mary Evans.
Una delle regole degli angeli impone che dopo aver trovato la persona che farà nascere il proprio protetto, si devono riacquistare le sembianze angeliche. Così fa, il suo corpo emette un flebile bagliore, che nessuno nella stanza nota, dopo di che, invisibile agli occhi umani esce dalla finestra.
Si ferma lì, sul davanzale della finestra, le ali spiegate che si adagiano al vetro e attende. Attende che la bambina che dovrà proteggere nasca.
Passa ancora un’ora.
Si sta riposando con la neve che gli cade attorno. Subito si rianima quando sente rumore e voci. Le ali fremono, questo significa che sta per avvenire.
Scatta in volo e si gira a guardare nella stanza. Appoggia le mani al vetro e con il fiato caldo crea delle nuvolette contro il vetro. Purtroppo non può entrare dentro fino a quando non sentirà il pianto del bambino, anzi della bambina. Ah le regole!
Un verso di lamento, dopo di che un pianto. SI! La sua bambina è nata, attraversa in fretta il vetro e subito e si dirige verso il letto. Eccola li, con la pelle bianchissima arrossata in alcuni punti gli occhi celesti piccoli e socchiusi. Le da un bacio sulla tempia, come da procedura, perché cominci la sua vita con l’angelo. Dopo di che, spicca ancora una volta il volo ed nel cielo.
Ripensa al volto della bambina, appena nata, poi lo rivede disorientato nel giorno del suo primo compleanno. E ancora, al suo primo girono d’asilo. E ancora quando torna a casa dopo la messa e abbraccia la mamma, lo vede ancora il suo primo girono delle elementari. E poi ancora, quando le cadono due dentini e sorride mostrandoli a tutti. Il primo girono alle scuole medie e così via, fino a quando copie diciotto anni.
Si sente mancare, un sensazione di vuoto allo stomaco e un giramento di testa.
Cade. Cade nel vuoto senza riuscire e a fermarsi. Le altri non si muovono e continua a cadere.
Cade nella neve e sviene.
If an angel falling down it means that has fallen in love
se un angelo cade, significa che è inamorato
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20/01/2013
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