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Autore: rupertinasora    20/01/2013    2 recensioni
La guerra contro Lord Voldemort e i Mangiamorte è finita, ma ancora si raccolgono i pezzi di chi è ancora in vita. Tutti vogliono andare avanti, gettarsi alle spalle il dolore e le perdite. E' per questo che alla Tana si sta organizzando il compleanno di Harry.
Ron, d'altro canto, vede quel giorno come il giorno in cui deve decidersi e fare il passo cruciale, fare ciò che sta progettando da molto tempo.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Where’s my happy ending?

 

A mia nonna Marta,
che mi ha lasciato più di un semplice nome per ricordarla.

 

 

 

 

 

31 Luglio: il compleanno di Harry.
Il lavoro per addobbare la Tana è stato tanto, e ci ha aiutato, nonostante tutto, a dimenticare per un po’ la perdita di Fred. In tutto questo tram tram, e in questa confusione, la mamma ha pianto sempre un po’ di meno, e la tristezza è un po’ andava via, ma il silenzio ha colmato un po’ di più le nostre conversazioni, lì dove i commenti e le battute di Fred l’avrebbero riempito.
E ora il giardino della Tana era tutto addobbato per la festa a sorpresa per Harry.
In quel periodo tutti avevamo bisogno di dimenticare per un po’. Le perdite c’erano state ed erano state grandi, ma era avvenuto qualcosa in più. I morti erano martiri ed eroi, e per loro sarà costruito un monumento per la memoria. Sta ai vivi mettere insieme i cocci di questa vita rimasta, rimetterla a posto.
Nella mia vita capii che ci doveva essere qualcosa. Avevo uno strano senso di vuoto dentro, e dolorosamente avevo capito che non era per la perdita di mio fratello. Non solo, almeno.
Perdere Fred è stato quanto di più duro mi potesse dare questa vita, ed è stata la perdita più pianta della mia debole e insignificante vita. Eppure, avevo trovato qualcosa e mi ci ero aggrappato. Avevo trovato qualcuno, e lo volevo per me.
Mi voltai, e la vidi sorridere. Negli occhi c’era una nostalgia che non aveva mai avuto prima. Parlava con Luna, che pareva sempre fosse uscita da un cartone animato. Avevo trovato Luna più forte di quanto l’avessi creduta.
Ma lei era lì. Parlava con Luna, fingendosi spensierata. Si portava una mano tra i capelli, portandoli su una spalla, spostava il peso da un piede all’altro, si grattava l’avambraccio teneramente. Aveva un carattere così forte, eppure a me pareva così tenera. Mi ispirava protezione: dentro di me qualcosa mi continuava a dire che dovevo proteggerla.
Ho cercato di fare del mio meglio per lei, e per lei ero cresciuto. Dentro di me percepivo che qualcosa tra noi era cambiata per sempre. Lei non poteva essere più una mia amica.
Hermione non poteva essere più solo una mia amica.
Lei spostò lo sguardo da Luna, incrociò il mio. Credetti di vederla arrossire mentre mi sorrideva gentilmente. Forse era solo la mia mente che mi giocava brutti scherzi. Forse era il mio subconscio che mi illudeva per farmi racimolare le uniche briciole del mio coraggio per farmi avanti.
Mi decisi infine di avvicinarmi a Luna e a Hermione. Avevo intenzione di dire “Ciao, Luna. Lascia che ti rubi Hermione per un secondo: mi deve aiutare con un paio di gnomi ancora in giardino”, l’avrei portata al laghetto, quel posto tranquillo e isolato, un po’ romantico, e le avrei dato il mio cuore in mano.
Bene. Era deciso.
Avrei detto finalmente a Hermione che l’amavo.
Non mi ero chiesto se “credessi” di amarla. Da quando l’avevo capito, quel giorno così lontano, eppure terribilmente così vicino della “battaglia di Hogwarts”, non mi era mai passato per la testa di chiedermi se l’amavo. Lo sapevo e basta.
Quel giorno (e tutti quelli a venire fino ad oggi) ero finalmente riuscito a mettere insieme il significato di quella pelle d’oca che mi veniva quando mi sfiorava il braccio, del battere veloce del mio cuore quando mi guardava, e delle farfalle nello stomaco di quando mi sorrideva.
Io l’avevo capito, e l’avevo capito tutto da solo. Quel pensiero mi rese felice, e sorrisi come un ebete incamminandomi verso le ragazze.
Altri pochi passi, e avrei dovuto prenderla per mano e condurla lontano dagli occhi indiscreti della mia famiglia e dei nostri amici.
Sentivo le mani scivolose e sudate. Le strofinai sui jeans usati e larghi, tenuti fermi da una vecchia cintura. Iniziavo a sentire caldo, un caldo strano, che partiva da un punto imprecisato sotto la pancia.
Ero quasi arrivato. Mi mancavano pochi passi. Sorrisi per nervosismo.
Hermione si voltò verso di me. Mi guardava con gli occhi un po’ dilatati. Com’erano belle le sue labbra color delle rose che si modellavano in una smorfia interrogativa. Era come se la scena si svolgesse al rallenty.
Luna si voltò e guardò su verso di me.
- Ciao, Ron- mi salutò.
- Ehi. Tutto bene? E’ un po’ che non ci vediamo-.
- Sì-, rispose la bionda. – E tu? Come stai? –
Mi limitai a scrollare le spalle. – Così-, dissi. – E tu?- chiesi rivolto a Hermione.
La bella ragazza che da sette anni mi ronzava intorno con quella sua lunga chioma di capelli ricci lasciati quasi sempre sciolti era sempre più confusa.
- E’ la decima volta che me lo chiedi da stamattina, Ron. Sto bene-
Acida. Odio quando fa l’acida.
- Scusa- risposi, offeso, mettendo le mani sudate dentro la tasca dei pantaloni. Era meglio se restavano nascoste. Magari le avrebbero fatto schifo, scivolose come erano le mie mani. – Vorrà dire che non te lo chiederò più-
La vidi sospirare. Le bastò uno sguardo eloquente a Luna per farla andare via, restando solo io e lei.
- Ron, senti.. ti devo dire una cosa-
Con la coda dell’occhio vidi che stava osservando qualcosa oltre la mia spalla. Arrossì, e si mise teneramente una ciocca di capelli dietro le orecchie. Adoravo quando faceva quei gesti timidi con me. Mi veniva voglia di abbracciarla con forza.
- Dimmi pure-. La mia voce suonò troppo roca per i miei gusti, ma il mio cuore batteva all’impazzata.
Nella mia mente c’erano tante domande, che forse non avrebbero mai avuto risposte. Ho sentito da qualche parte qualcuno che diceva che quando una ragazza dice che “deve parlarti”, è per dirti che si è innamorata. Innamorata non della persona a cui lo dice, ma per il 99,9% di un altro.
Chi è che piaceva a Hermione?
Per un attimo, non mi sfiorò neanche la domanda che avrei dovuto pormi in quel momento: perché lo dice a me e non a Luna o Ginny?
Odiavo quella situazione da migliore amico che avevo in quel momento. Era una di quelle situazioni in cui vedi tutto nero perché per la ragazza che ami non sei più che un amico. Forse era proprio innamorata di Harry!
Cacciai con vigore quel pensiero. Che stupido che sono! Harry sta con Ginny, e abbiamo già chiarito il punto.
La mia vita è un libro a cui mancano tante pagine. Hermione non avrebbe mai potuto voler leggere un libro così malandato, con parti mancanti, anche se con il meglio delle frasi nascoste dietro macchie di vecchio e di inchiostro.
Lei si strofinò le mani, guardandole titubante. In quel momento un raggio di sole calante le illuminò i capelli, che rifletterono. Era stupenda, con il corpicino piccolo e magro stretto in quel tubino blu cobalto. Il rosso e oro, però, le donavano decisamente meglio. Aveva deciso di tornare a Hogwarts, per finire gli studi, per trovarsi un lavoro.
Se fossi miliardario, le chiederei di sposarmi e le direi che avrei provveduto io a lei. Per sempre.
Si può amare così una donna, da sentirsi forte e debole al tempo stesso? Mi sento forte per il solo semplice fatto di amarla. Mi sento debole al solo pensiero di non poter rivedere il suo sorriso, neanche per qualche attimo.
- Non qui-, mi disse. Si voltò e mi guidò dentro.
La seguii senza dire niente, mentre osservavo la chioma accarezzarle le spalle come in quel momento avrei voluto fare io. Il mio sguardo scese audacemente lungo il suo corpo, soffermandosi un po’ troppo sui suoi fianchi ondeggianti.
Stava parlando, forse. Non ero molto attento a tutto il resto, come sempre mi accadeva quando ero con lei. Qualcuno arrivato da poco ci salutò da lontano. Alzai il mento in segno di saluto, senza parlare. La mia attenzione, la mia ansia, le mie preoccupazioni giravano solo attorno a lei.
Hermione era il fulcro dei miei pensieri, l’inizio e la fine, il fuoco e il gelo, la luce e il buio.
La seguii in camera mia, e trattenni il fiato quasi rumorosamente quando sentii che aveva fatto scattare la serratura della porta dietro di me.
- Qui va meglio, non trovi?- chiese, sorridendo nervosamente, sedendosi sul mio letto cigolante. Avrei volentieri fatto un incantesimo, se fosse servito a cambiare quel vecchio letto malandato e a non far cigolare ogni singola molla al minimo accenno di movimento.
- Sì, credo- risposi.
Non osai avvicinarmi a lei, né al letto. Arrossii al solo pensiero di quanto poteva accadere tra noi in quella stanza. Se fosse stato per me…
- In realtà-, continuò lei, distogliendomi dai miei pensieri, - volevo un po’ allontanarmi. Stare qui, parlare con te-
Mi appoggiai con la schiena al muro e guardai fuori dal finestrino. Se solo avessi lanciato un altro solo sguardo alla linea dei seni schiacciati da quel bustino, non mi sarei fermato solo a baciarli.
Ma che pensieri impuri stavo facendo sulla mia migliore amica! Per lei sarei sempre stato solo Ron. Ne ero certo.
- Di che volevi parlare?- chiesi, buttandola lì.
- Me ne sono dimenticata-.
Si alzò e si avvicinò a me. Pericolosamente a me.
Mi venne vicino, e si fermò dietro quella linea immaginaria che entrambi avevamo tracciato. Se l’avesse oltrepassata, l’avrei baciata sicuramente. Non volevo espormi così. Avevo paura, improvvisamente. Dov’era finito il mio coraggio? Probabilmente si era perso da qualche parte tra il giardino addobbato e la mia camera da letto.
- Perché hai chiuso a chiave?-
Esitò un po’ prima di rispondere. – Non saprei. Ultimamente ho una insensata paura che qualcuno possa entrare e farmi del male-. La sua mano sfiorò inconsciamente la ferita ancora non del tutto rimarginata lasciata dalla tortura di Bellatrix Lestrange. – Lo so, ormai è tutto finito. I Mangiamorte sono tutti morti o ad Azkaban, eppure ho paura-.
Allungai una mano verso di lei. Le sfiorai i capelli e appoggiai cautamente la mano sulla sua spalla.
- Capisco quello che provi. Non è passato molto tempo dall’ultima battaglia. Siamo ancora tutti scossi-
I suoi occhi castani mi guardarono con ardore, e mi sentii morire. Potevano due occhi essere così splendenti? Potevano dire più delle parole lasciate lì tra la lingua e le labbra?
- Hai ragione. Tu hai perso Fred. Io…scusami, io sono un’egoista! Penso solo a me e alle mie paure. A volte dimentico che tu hai perso molto-.
- Oh, Hermione, non essere sciocca. Non devi scusarti, di nulla. Anche tu, con i tuoi genitori… Io non so se avrei mai potuto fare ciò che hai fatto tu, se fossi stato nella tua posizione. Sei tu quella che non può essere biasimata. Io ho solo combinato casini-
- Ma mi hai aiutata, e tante volte. Te ne sono così grata…-
Le sue labbra rosse sembravano essere protese verso le mie. Il mio cuore mancò un battito, e poi iniziò a correre nel mio petto, giungendomi in gola. Ero come paralizzato dalla bellezza di Hermione. Lei, così fiera e coraggiosa, in quel momento si mostrava così vulnerabile, con gli occhi colmi di lacrime di tristezza, di rimpianto, di gratitudine. E forse, anche di gioia.
Fu un attimo. Senza rendermi conto di quel che stavo facendo, l’avevo stretta a me, respirando il profumo intenso e fresco dei suoi ricci. La pelle della sua schiena lasciata scoperta era calda al tatto con le mie dita che, stranamente, erano meno sudate di quanto credessi.
Sentii le sue piccole mani dalle dita sottili scivolare sul mio petto.
Ci scambiammo uno sguardo.
Non ci servirono altre parole.
Ed infine giunse un bacio, in bilico tra gratitudine e felicità.
   
 
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