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Autore: lelle31    20/01/2013    1 recensioni
Che succederebbe se una ragazza appena arrivata in città si trovasse invischiata nel caso Kira? E se la stessa ragazza fosse entrata a contatto con un Death Note in precedenza? E se, come se non bastasse, fosse già morta una volta? Potrebbe spezzare l'apparente quiete di una persona, cambiando non solo il suo destino, ma anche quello di molti altri? Leggete e scopritelo.
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 19 Aprile 2007 ore 16.30


“Un fenomeno piuttosto diffuso, rilevato in maniera particolare negli omicidi seriali, è quello degli imitatori. Tali individui, spesso ispirati dall’ammirazione  e da un’ identificazione più o meno profonda con gli autori di reati efferati, tendono a ripetere le gesta dei propri idoli, assumendo il loro modus operandi, talvolta in maniera talmente minuziosa da essere ad un primo esame quasi indistinguibili dall’originale.
 Gli scopi di queste imitazioni sono tra i più diversi e possono essere ritrovati soltanto nella psiche di ciascun soggetto, anche se la ricerca di fama per se stessi, il desiderio di farsi notare dal personaggio che tanto stimano, arrivando persino a cercare di superarlo, sono tra le più note motivazioni. Riportiamo qui, ad esemplificazione di quanto descritto, un caso degli anni Cinquanta, che colpì molto il pubblico americano …“

chiusi di scatto il libro di criminologia, sentendo la testa che minacciava pericolosamente di scoppiarmi.

Per quel giorno, avevo raggiunto la massima quota di apprendimento possibile. Sospirai, mentre mi giravo supina sulla sdraio, in modo che anche la mia schiena avesse la sua dose di sole.

Normalmente preferivo abbronzarmi  nel corso di attività più stimolanti, come per esempio lunghe passeggiate anticellulite sul bagno asciuga o qualche passaggio con la palla da beach volley in acqua, ma visto che non avevo la possibilità di mettere in pratica nessuna alternativa del genere e la mia carnagione era diventata quasi cadaverica durante quel freddo inverno, non mi era rimasta che la cosiddetta “terapia d’urto”. Ovvero posizionarmi sul balcone in bikini ogni qualvolta ne avessi l’opportunità, munita di protezione venti, occhiali scuri e lettura più o meno educativa.

E a proposito di letture poco educative, pensai, allungando il braccio verso la pila di riviste di gossip appoggiate sul tavolino. Era proprio ora di tornare al sacrosanto riposo del sabato pomeriggio.

O forse no.

Una specie di brivido mi corse giù per la schiena non appena afferrai il periodico più in alto del gruppo. Confusa e all’erta, mi raddrizzai sul lettino, portandomi agli occhi quella che pareva la versione giapponese di Cosmopolitan di marzo.  Sussultai violentemente.

Era qui allora! , esultò la parte di me che ci teneva a provarmi che non ero folle. E ,in effetti, il dannato giornale che avevo cercato in lungo e in largo la sera prima era proprio sotto ai miei occhi, con la prova che non avevo ancora perso il senno direttamente in copertina.

“La ragazza della visione” mormorai, persa nella contemplazione dei dettagli. Combaciavano tutti, dalla punta nera degli stivaletti, alla sommità bionda del capo. Tracciai i contorni perfetti della sua figura con l’indice. Non mi ero sbagliata. Lei era lì, vera e tangibile, immortalata in una foto che esprimeva quel giusto mix di innocenza e sensualità che supponevo avesse fatto la sua fortuna.

L’unico particolare fuori posto, rispetto all’immagine mentale a cui mi stavo ispirando, era ovviamente il colore degli occhi. Da rosso sangue ad una rassicurante tonalità di castano. Un bel cambiamento, davvero.

“Anche tu fan di Misa Misa?” chiese Matsuda all’improvviso, distogliendomi dalla mia attenta ispezione.

“Cosa?” rantolai, senza fiato per la sorpresa. Ma da dove cavolo era apparso? E, soprattutto, da quanto se ne stava lì? Dovevo proprio piantarla di farmi prendere dalle mie stranezze sul terrazzo. Sembrava esserci sempre qualcuno pronto a cogliermi in fallo, in quei momenti.

“Misa Amane” spiegò Matsuda, mentre decifrava la mia espressione esterrefatta “Oh, sono riuscito di nuovo a spaventarti, mi dispiace” aggiunse imbarazzato, una mano che spettinava tesa i capelli corvini.

“Non preoccuparti” lo rassicurai, con un sorriso un po’ forzato “Piuttosto, che ci fai qui? Non dovresti essere dentro a pianificare la prossima mossa, o qualunque  cosa stiate facendo voialtri ?”.

“Sì, ma Ryuzaki mi ha mandato a chiamarti giusto qualche istante fa” chiarì lui, in tono gentile. Le sue parole mi fecero accigliare. “Ne sei proprio sicuro?” indagai, certa che uno di noi doveva aver capito male. Non c’era altra possibilità. Mi era sempre stato espressamente vietato di presenziare alle loro riunioni e quando, quelle rare volte, comparivo con l’intenzione di rubare un dolcetto a Ryuzaki, mi beccavo immancabilmente una serie di sguardi pieni di disapprovazione.

“Sicurissimo” dichiarò Matsuda, rivolgendomi un sorriso. 

“Arrivo subito, allora” replicai guardinga, mentre indossavo l’accappatoio corto da piscina che usavo di solito per transitare dalla camera alla terrazza, al fine di evitare inutili occhiate imbarazzate. Essere l’unica donna ad aggirarsi per quel mini appartamento poteva essere una bella scocciatura.

“Eccomi” annunciai qualche secondo dopo, seguita da Matsuda “Buon pomeriggio a tutti signori”. Gli agenti fecero un cenno di saluto nella mia direzione, ma io non prestai loro particolare attenzione perché ero troppo intenta a fissare la persona che era in piedi accanto a Ryuzaki, nella penombra della stanza.

“Light” mormorai interrogativa, iniziando a percepire la strana e pericolosa presenza che sembrava pervadere l’aria intorno a lui, dovunque andasse. Era come se si portasse dietro una specie di entità invisibile, potente e decisamente maligna.

“Selena” parlò l’oggetto delle mie riflessioni, con il solito tono gentile, mentre cercavo di reprimere un brivido “Non mi aspettavo proprio di trovarti qui”.

“Neanche io, credimi” ribattei secca, rivolta  in buona parte anche a Ryuzaki . A che razza di gioco stava giocando? Prima mi convocava senza alcuna ragione logica  e poi permetteva di mettere piede nella nostra suite a una delle persone più inquietanti che avessi mai incontrato ( nonostante quest’ultimo, me ne rendo conto, potesse non essere un parere condiviso). Sostenni lo sguardo nero e impenetrabile del detective a lungo, nella vana speranza di trovare una risposta ai miei interrogativi.

L’unica cosa che fui in grado di recepirne fu un silenzioso avvertimento. Non esporre così apertamente quello che pensi! , sembrava volermi dire. Quasi che anche lui percepisse nell’aria le stesse vibrazioni pericolose che mi arrivavano a ondate. Quasi che anche lui non desiderasse che qualcuno scoprisse ciò entrambi  sospettavamo. Quasi che nella sua testa un piano realmente ingarbugliato ma non per questo meno geniale, gli avesse suggerito di tenersi più vicini i nemici degli amici …

“Oh, Santo Cielo” esclamai, fingendo tutto il rammarico che riuscii a mettere insieme “Scusatemi tutti quanti. Mi sono lasciata prendere dalla sorpresa e mi sono comportata da vera maleducata. Sul serio Light, mi dispiace, ma qui dentro vigono regole severissime per quanto riguarda la segretezza e il tenere gli estranei il più lontano possibile  . Quindi per un attimo la tua presenza mi ha davvero disorientata”.

Light mi sorrise comprensivo “Mi sembra una reazione più che naturale date le circostanze. Non preoccuparti”. Sì certo. Avevo una voglia matta di sputargli in faccia, ma, dal momento che avevo deciso di fidarmi di Ryuzaki e delle mie segrete intuizioni, rispolverai la mia facciata amichevole e feci del mio meglio per mantenerla al suo posto.

In quei mesi mi ero decisamente arrugginita nella mia famosa e rinomata faccia da poker. Chissà che il party a casa di Tomoko a cui ero stata sapientemente convinta a partecipare, non potesse aiutarmi a fare un po’ di esercizio.

“Mio figlio si è offerto di aiutarci nelle indagini” aggiunse il Signor Yagami, catturando la mia attenzione. Questa poi. “Cosa?” domandai, presa nuovamente in contropiede.

“E’ così” affermò Ryuzaki, parlando per la prima volta da quando mi trovavo nella stanza “Poco fa gli ho chiesto di esaminare la documentazione relativa al caso Kira e di visionare i nastri che il sovraintendente Yagami ha recuperato dalla sede della Sakura TV”. Notai solo allora che il tavolo al centro del salotto era stipato di raccoglitori, fogli, fotografie e molte altre cose, tra cui le famigerate quattro videocassette. Non capivo ancora, però, perché avessero deciso di darmi tutte quelle informazioni. Io non c’entravo nulla.

“Te la sentiresti di fare lo stesso?” proseguì Ryuzaki, affilando lo sguardo. Lo guardai ad occhi completamente spalancati. Ero talmente sbigottita che non riuscivo nemmeno a mettere insieme una frase di senso compiuto. ” Che cos’è questa storia Ryuzaki?” sbottò Aizawa, che dal giorno precedente pareva essere continuamente sul piede di guerra.

Il detective lanciò una lunga e composta occhiata prima all’una e poi all’altro di noi, per poi rispondere “Ritengo che tu, Selena, sia in possesso di capacità intuitive che, al pari delle abilità deduttive di Light, possono tornare davvero utili a questa squadra”. Capacità intuitive? Possibile che intendesse …

Gli lanciai un’occhiata molto intensa e sospettosa, ma il suo sguardo era tornato ad essere imperscrutabile. In quelle condizioni, era impossibile capire cos’altro stesse tramando.  “Non sapevo che aveste bisogno di aggiunte al team investigativo” mormorai a voce molto bassa, senza spostare i miei occhi dai suoi.

“Di fronte agli eventi dello scorso pomeriggio, sembra che un po’ di aiuto in più non nuocerà” replicò Ryuzaki, sollevando le spalle. La sua affermazione, mi fece spostare l’attenzione sugli agenti. Apparivano sorpresi quanto me di udire quella notizia.

Sbuffai impercettibilmente. Lavorare con Ryuzaki significava affidarsi del tutto a lui e alle sue elucubrazioni mentali, a quanto potevo vedere. Ero pronta a farlo? E, soprattutto, mi andava davvero di farmi coinvolgere maggiormente in quella storia? Riflettei qualche secondo, prima di  sospirare rassegnata “Accetto. Ma ad una condizione”.

Tutti i presenti si girarono verso la sottoscritta, curiosi e attenti. “ Lasciatemi indossare almeno un  paio di jeans!” mi lamentai, indicando tutto ciò che il mini accappatoio non copriva.

Nessuno se la sentì di contraddirmi.



^^^^^^^


“Dunque … ” cominciai, tesa come una corda di violino, circa mezz’ora dopo. 

La situazione era decisamente più complicata di quanto avessi pensato. Kira ci aveva in pugno. E a questo giro non si accontentava come al solito di farsi beffe della legge e delle forze dell’ordine, no. Lui voleva la testa di L. Una volta per tutte.

“ Considerando le informazioni che mi sono state fornite su Kira … trovo il discorso trasmesso ieri su Sakura TV e le registrazioni che avrebbero dovuto andare in onda conseguentemente … discrepanti con tutto ciò che lui o lei ha fatto finora”. Mi azzardai a sollevare lo sguardo.

Dritto di fronte a me, un indifferente Ryuzaki, continuò a sgranocchiare pacificamente la sua barretta al cioccolato alle nocciole, ricambiando l’occhiata. Era fin troppo tranquillo per uno che entro tre giorni sarebbe dovuto apparire in televisione per farsi ammazzare da Kira.

Il contenuto dei nastri provenienti dalla Sakura TV mi era apparso piuttosto chiaro su questo punto.

O la vita di L o quella del Capo di Stato. L’alternativa a tale tragico scenario era quello ancora più tragico di una vera e propria strage di massa.

E noi stavamo qui a farci sottoporre uno per volta a uno stupido test, che aveva senso solo nel cervello della persona che, come accadeva spesso, stava scrutando attentamente dentro di me attraverso i suoi grandi occhi neri. Quell’analisi accurata inaspettatamente fece scattare qualcosa.

All’improvviso, seppi di avere il coraggio necessario per sostenere e ricambiare le occhiate di tutti i presenti e per dire esattamente ciò che pensavo.

“ Insomma” ripresi, forte di nuova determinazione “Perché adesso? Perché dopo tutto questo tempo? Kira ha già una fama consolidata. Se il suo obiettivo fosse sempre stato trattare con la polizia al fine di stabilire una collaborazione, come ha richiesto nel video, lo avrebbe fatto da un bel po’. Ora non ha senso. Sembra quasi che qualcosa lo abbia spaventato a morte … “ scossi la testa, incredula “Il Kira delle registrazioni mi è parso avventato, incoerente con il progetto di liberare il mondo dai criminali che ha tanto decantato e soprattutto impaurito dal confronto con te, Ryuzaki” aggiunsi, fissandolo nuovamente “Qualche tempo fa, gli hai lanciato una pubblica sfida ad ucciderti. Lui ha accettato, muovendosi in maniera cauta e calcolata. E poi, nel bel mezzo del duello che fa? Si arrende a una vittoria non guadagnata, pretendendo davanti al mondo che tu ti arrenda a tua volta o ti faccia ammazzare, altrimenti lui farà fuori chissà quanta altra gente a caso? Dopo averti voluto mostrare in tutti i modi la superiorità del suo potere? No, non mi torna affatto. Non è il suo modo di agire”.


Mi fermai un attimo per riprendere fiato. A eccezione di Light e Ryuzaki che apparivano più impassibili che mai, il resto dei presenti mostrava diverse espressioni di sorpresa e ammirazione. Eh sì, ragazzi, anche io possiedo un cervello. E guardate come so farlo funzionare bene! Pensai.

E, con il sostegno dei miei studi pomeridiani, terminai in bellezza quella lunga arringa. “Quindi, per quanto possa sembrare impossibile, ritengo che il Kira che abbiamo visto in azione tra ieri sera e oggi pomeriggio sia una persona diversa dal Kira a cui avete dato la caccia fin adesso. Forse è un imitatore, forse è qualcuno che ha sempre lavorato con lui. Però la mia opinione non cambia. Ci sono due Kira là fuori”.

Il silenzio riempì la stanza per un attimo. Poi iniziai a scorgere i sorrisi incoraggianti di Light e Matsuda, mentre Ryuzaki posava la sua onnipresente tazza di caffè con un gesto che avrei definito solenne.

“Bene, tu e Light avete esposto separatamente le vostre opinioni e mi avete confermato la correttezza della mia ipotesi riguardante l’esistenza di un secondo Kira” dichiarò con calma “Ora, dal momento che lui o lei sembra desiderare fortemente la mia morte, ho elaborato un piano che vorrei proporvi”.

Dal canto mio, non sapevo se abbandonarmi prima alla soddisfazione per non aver deluso le aspettative del detective, alla sorpresa perché le mie supposizioni parevano avere qualche fondamento valido o al sollievo per aver appurato che Ryuzaki aveva effettivamente un piano che gli avrebbe permesso di scampare alle richieste assurde di quello che a questo punto pareva proprio essere il secondo Kira.

Vedi di far funzionare quello che hai in mente, genio,pensai mentre ascoltavo le sue direttive, Non ho voglia di piangere sulla tomba di un’altra persona a cui tengo.  E senza volerlo il mio sguardo si posò su Light. Lui alzò a sua volta gli occhi su di me.

Se la mia interpretazione del precedente avvertimento di L era giusta, stavo fissando un probabile Kira, proprio in quell’istante …
 


Qualche ora dopo



“Ehi Selena a cosa stai pensando?” domandò Tomoko, sventolandomi una mano davanti agli occhi.

“Ah … Niente” risposi, mentre tornavo a momento e luogo presenti. La musica che pervadeva il vastissimo salone ricevimenti della villa dei genitori di Tomoko, rientrò in tutta la sua potenza nel mio campo uditivo. Osservai la distesa di abiti da sera di vari colori  muoversi a ritmo e finalmente ricordai dove mi trovavo.

Era la festa di compleanno a sorpresa per Kiko, nostra compagna di corso e si era presentato un numero davvero smisurato di gente, tra cui Ian McArthur, un vecchia conoscenza che si era scoperto essere il miglior amico del fidanzato (non più molto) segreto di Tomoko.

“Qualcuno ha esagerato con lo champagne?” continuò quest’ultima, mentre si sedeva accanto a me. In effetti mi sentivo un po’ stordita, ma non avevo praticamente bevuto nulla. Le feci un  piccolo sorriso di scusa.

“Beata te che puoi bere. Io, se non fossi in certe condizioni, mi prenderei una bella sbronza, credimi” sospirò lei, un po’ amareggiata. Mi accigliai. “Lui l’ha presa male?”indagai poi, leggermente indignata . Possibile che gli uomini se la facessero sempre sotto alla prima difficoltà?

“Oh, no” replicò lei immediatamente, comprendendo a chi e che cosa mi riferissi “ Chin Ho è stato un perfetto gentiluomo. Quando gli ho detto che ero, beh, incinta, mi ha subito chiesto di sposarlo. Ti sembrerà strano ma io e lui stiamo insieme da molto tempo e io lo amo davvero” la voce le si era addolcito verso la fine del discorso.

Non l’avevo mai vista così. Lei e Chin Ho, il suo famigerato ragazzo , mi erano parsi una delle coppie più innamorate che avessi mai incontrato.

“Perché dovrebbe essere strano? Si vede che siete pazzi uno dell’altra” la rassicurai “Piuttosto, sei proprio sicura di essere in … come le hai chiamate prima? … Ah, certe condizioni? Lo sai, a volte i test sbagliano” E a volte appaiono nei momenti più disparati, facendoti fare le peggiori figure di merda della storia, aggiunsi sarcastica tra me e me .

“Ne sono certa al cento per cento” ribatté lei cupa, troncando le mie divagazioni “Ieri dopo che te ne sei andata ho chiesto a Rossella di accompagnarmi dalla mia ginecologa. Ero talmente agitata che non mi ricordavo nemmeno quale autobus dovessi prendere … Meno male che c’era lei con me. Ha anche aspettato che finissi la visita per conoscere il risultato … Dovevo proprio sembrare sconvolta visto che la ginecologa ha accettato di ricevermi anche senza appuntamento … Ad ogni modo ha detto che sono di circa sei settimane quindi, se tutto andrà come deve, avrò il bambino verso dicembre” sospirò, con le lacrime agli occhi. Un attimo dopo le sue guance cominciarono a bagnarsi.

“I miei genitori non mi perdoneranno mai, lo sai? Sono così legati alle loro stupide tradizioni. Tu non puoi capire quanto invidio te e Rossella” singhiozzò, lasciandomi a bocca aperta “Non sai quanto avrei voluto nascere in America o in Europa. Da piccola ho viaggiato tanto e sono rimasta affascinata dalla cultura occidentale. Siete talmente libere e indipendenti voi ragazze. Potete uscire con chi volete, innamorarvi di chi volete, vivere come volete. Credo sia questo il motivo per cui mi sono comportata da vera stronza. Vi invidiavo tanto. Troppo. Voi però siete sempre state gentili con me. Non sai quanto sono dispiaciuta”.

A quel punto, dove una qualunque altra ragazza si sarebbe presa la testa tra le mani e si sarebbe lasciata andare alle emozioni, lei strinse i denti e si asciugò il viso. Sorrise e salutò un paio di ragazze che passarono vicino a noi e quando finalmente si voltò verso di me si era quasi del tutto ricomposta.

“Spero vorrai perdonarmi per tutto” disse semplicemente, guardandomi negli occhi. Che dignità. Non pensavo che sarebbe mai arrivato il giorno in cui avrei ammirato Tomoko, ma ecco che mi trovavo a dovermi ricredere.

“Non preoccuparti” le sussurrai all’orecchio, abbracciandola di slancio “Ti ho detto che sarebbe andato tutto bene ed è così che andrà. Certo che ti perdono. E se ti serve qualcosa, sappi che ci sono”.  La sentii sorridere. “Grazie Sel” mormorò.   

“Selena eri qui allora! Guarda chi ti ho portato” esclamò Rossella, apparendo improvvisamente accanto a noi. Sollevai lo sguardo incuriosita e incontrai un paio di inconfondibili occhi grigi.

“Ian” lo salutai sorpresa. “Selena. Quanto tempo. Permettimi di dire che sei uno schianto stasera” replicò lui, con un sorriso da un orecchio all’altro.

“Grazie. Anche tu sei davvero in forma” ribattei, contagiata dal suo entusiasmo. Era fantastico rivederlo dopo tutto quel tempo.

“Ehi Ian, vacci piano. La ragazza è impegnata” lo avvisò Chin Ho, anche lui apparso dal nulla. Tomoko gli rivolse un sorriso raggiante, mentre Ian ribatteva “Mi avrebbe sorpreso il contrario”. E alzò il calice in segno di apprezzamento. Scossi la testa davanti a tutta quella teatralità. Non era proprio cambiato di una virgola.

“Beh, ragazzi è stato un piacere ma io devo andare” annunciai dopo aver scambiato qualche doverosa chiacchiera di rito. L’orologio d’argento che avevo al polso segnava le 23.45.

“Di già? Non è neanche mezzanotte!” si lamentò Rossella.

“Lo so ma … diciamo solo che c’è qualcuno che mi aspetta a casa” risposi, caricando il mio tono di sottintesi.

“Oh-oh. Roba seria” mi prese in giro Ian, buttando giù un altro bicchiere.

“Buona serata allora, Sel. Grazie per essere venuta. Kiko ne è stata molto contenta. Guarda è al tavolo del buffet, perché non vai a salutarla?” mi suggerì Tomoko. Feci come richiesto, guadagnandomi un abbraccio che sapeva di Vodka alla fragola. E poi dicevano che i giapponesi non amavano il contatto fisico! Sentendomi girare un poco la testa, mi diressi verso la porta principale.

“Non dimentichi qualcosa?” domandò d’un tratto una voce familiare al mio orecchio. Sussultai.

“No Ian, non mi sembra proprio … “ ribattei, irritata per quello spavento improvviso.

“Eppure a me, in quanto responsabile del guardaroba, era parso di aver portato di sopra un giacchetto di pelle nera che credo appartenga a questa incantevole signorina” puntualizzò il mio amico in tono scherzoso, puntando un dito contro di me.

“Ah, già” borbottai. Lui ridacchiò. “Dai vieni, ti faccio strada” si offrì e mi trascinò in un corridoio dalla lunghezza sorprendente, con una dozzina di porte di legno rossiccio, in parte aperte, che si affacciavano su altre enormi stanze.

“Quando guardi la casa da fuori, non immagineresti mai che all’interno sia grande più o meno quanto Hogwarts “ commentai ironica. Ian sorrise, aprendo l’ultima porta a sinistra.

“Stanza degli ospiti” spiegò, mentre accendevo la luce. Un enorme letto dalle lenzuola scure era stato letteralmente stipato di indumenti, tanto che mi stupii di quanto dovesse essere robusto per reggere quell’immenso peso. Mi misi subito all’opera per cercare di trovare la mia giacca sotto a quel marasma. Non c’erano dubbi che ci avesse pensato Ian al guardaroba. Almeno aveva avuto il cuore di non stipare tutto alla rinfusa nella camera da letto di Tomoko. Dopo qualche minuto di imprecazioni a bassa voce, riuscii nella mia impresa.

“Trovata. Ce l’ho fatta!” esultai, mostrandogli il risultato delle mie fatiche.

“ Molto bene Samantha. Non ho mai avuto dubbi riguardo le tue abilità” replicò Ian, in un tono che mi fece correre un brivido lungo tutto il corpo.

“Io … Ho cambiato nome quando ho raggiunto i diciotto anni, lo sai perfettamente” mormorai senza voce, esponendo la verità ufficiale per tutti coloro che mi avevano conosciuta prima che succedesse … ciò che era successo.

“Certo. Forza dell’abitudine, sai” replicò, senza smettere di guardarmi in quel modo fisso e inquietante. Mi accorsi solo allora che aveva chiuso la porta. Un fitta di panico mi esplose dentro.

“Che cosa vuoi Ian?” sibilai, in tono ostile. Lui sbattè le palpebre un paio di volte, apparentemente sorpreso dalla mia reazione. Seguì la mia traiettoria di sguardo fino alla porta dietro di sé e poi comprese. “Ehi tranquilla non voglio farti  niente di male. Ho solo bisogno di parlarti. Non ti spaventavi così facilmente una volta” si giustificò, sulla difensiva.

“Una volta non è adesso” quasi ringhiai “E io non sono sicura di voler parlare con te”.

“Beh dovresti, visto quello che abbiamo fatto insieme” affermò, alzando la voce a sua volta. Non seppi proprio come replicare. Che diavolo stava succedendo? Lo guardai ad occhi spalancati mentre si avvicinava. Il mio cervello mi urlò di scansarmi, ma non riuscii a muovere nemmeno un muscolo.

“Senti” pregò, con voce rassicurante “Io voglio aiutarti. So tutto. Tutto ciò che hai dimenticato …”.

“Cosa abbiamo fatto insieme?” lo interruppi, sotto shock. Non so come, ma ero certa che la risposta a quella domanda fosse essenziale.

“ Qualcosa che potrebbe metterci nei guai. Ma non ha importanza adesso. Ciò che importa in questo momento è … “ si bloccò, nel vedere la mia espressione.

“Che cos’è?” lo incalzai, a dir poco esasperata.

“Il tuo dono. So che l’ amnesia ti impedisce di ricordare come farlo funzionare. Ma possiamo aiutarti. Ne va delle vite di tutti noi” fu la sua sconcertante risposta.

Di tutte le cose incredibili che mi erano successe nel corso della giornata, questa era davvero la più stupefacente.
 








L’Angolo dell’Autrice
Dopo mesi, rieccomi qui. So che vi ho fatto aspettare davvero tantissimo tempo, ma meglio di così tra una cosa e l’altra non sono riuscita a fare. Posso solo dire che ho intenzione di portare a compimento questa storia e lo farò anche se dovessi metterci anni (anche se ovviamente cercherò di essere più veloceJ).
Dunque, in questo capitolo ho deciso di buttarmi e vestire i panni della Piccola Criminologa, sia all’inizio quando Selena legge il suo libro di testo, sia dopo quando le viene chiesto di esprimersi riguardo al secondo Kira. Non so se sono riuscita a farlo capire, ma in teoria i due hanno dovuto condividere le proprie opinioni a turno e a Selena non è stato fatto ascoltare il parere di Light, in modo che non ne venisse influenzata (è questo che significa quel separatamente). Ho scritto varie versioni di questo capitolo e in alcune avevo lasciato l’intera sequenza delle azioni in modo da poter spiegare bene tutti i concetti, solo che poi la narrazione diventava troppo prolissa quindi ho dovuto scegliere un’altra soluzione. Spero in qualche modo vi siate ritrovati e che l’insieme vi sia piaciuto. Grazie a tutti coloro che leggeranno, nonostante il mio immenso ritardo.
Lelle31

  
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