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Autore: Sunburn_    20/01/2013    7 recensioni
«Gin?!» Urlò Edward.
Non mi fermai, anzi, accellerai il passo.
«Ginger, sei tu?!»
Il cuore mi voleva sfondare il petto.
Quando riuscì a raggiungermi, mi prese il polso e mi fece voltare verso di lui.
«Scusa, ci conosciamo?»
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15

La mattina seguente mi recai immediatamente da Ed.
Avevo milioni di pensieri che girovagavano per la mia mente, creandomi una confusione assurda.
Dovevo chiarire assoutamente quella situazione.
La porta dell'appartamento, non era del tutto chiusa e potevo sentire al di la di essa, Ed che discuteva con Regina.
Per ripicca all'origiliata del rosso con me e Chris, mi misi ad ascoltare quello che dicevano.
«Regina, bisogna dirlo, capisci? Non puo' rimanere segreto»
«Amore, no! Rovinerà tutto, i miei progetti, la tua carriera.»
Di che cosa stavano parlando?
«Ascolta. Il mio lavoro potrà essere anche il piu' bello del mondo, ma io. Io voglio una moglie, e un figlio. Voglio poter essere un padre e saper crescere mio figlio»
Suo figlio?
«Quindi?» Regina balbettava.
«Semplicemente lo diremo, come minimo ai parenti e ai genitori.»
«E Ginger?»
«Non devi nemmeno pensare a lei, per me è solo una vecchia amica, non conta piu' nulla, okay?»
Quelle parole mi colpitono dritte al cuore come mille pugnali avvelenati.
Cosa?
«Va bene. Se facciamo una cena e invitiamo chi devono sape per annuciare la gravidanza?»
«Perfetto»
Il cuore mi batteva a mille.
Spalancai la porta velocemente, e senza badare a Regina, mi diressi verso il rosso, e lo colpii sulla guancia con tutta la mia forza.
Tutta quella froza tirata avanti da tutta la rabbia che avevo in circolo.
Quello stronzo.
«Nemmeno te, conti piu' nulla per me.» mivoltai verso la bionda «Congratulazioni per il bambino»
E dopo quell'affermazione, me ne andai, senza dire nulla piu'.
Le lacrime volevano fare di nuovo capolino, ma le ricacciai furiosamente indietro.
Perchè mai avrei dovuto piangere ancora?
Non sapevo fare altro, piangere e farmi consolar,e piangere e farmi consolare!
Scappai, non so dove.
Una macchina si accosto'.
Un uomo usci' dall'auto avvicinandosi a me.
«Sicura di non volere un po' di aiuto?»
Rimasi immobile per qualche attimo, poi corsi ad abbracciarlo.
«Scusa, papà»
«Scusa tu, Ginger. L'ultima volta che ho provato a parlarti mi sono fatto cacciare miseramente»
«Su questo ti do ragione. Ma ho bisogno di affetto', e di un padre. Cosa che mi è mancata per quasi tutta la mia vita»
«Potrami mai perdonarmi, Ginger?»
«Vedremo, nel frattempo portami da qualche parte che non sia qui. Ne discutiamo in macchina, ti va?»


Non sapevo se facevo bene a riallacciare i rapporti con mio padre, tutti i rapporti che stavo riallacciando erano andati  a puttane.
Ma avevo bisogno di qualcuno.
Avevo bisogno di una famiglia, e in quel periodo avrei lasciato un attimo alle spalle tutti i torti, anche se troppo grossi per essere dimenticatidel tutto.
«Perchè non rimani da me per un po', chiamo anche Luke, così chiariamo tante cose, non credi sia meglio? Una rimpatriata di famiglia!»
«Chiamiamo anche Jenn e Mamma...ah, no, aspetta. Sono morte.» quella risposta mi usci' tagliente anche se non volevo ferirlo.
Era piu' forte di me, almeno attribuirgli un po ' di colpa, a tutto. Anche se ingiustamente.
«Ginger..»
«Scusa. Comunque si, ma devo chiamare la mia coenquilina e andare a prendere un po' di vestiti e le mie cose. Papà, sappi solo che pero' io non ti potro' mai perdonare quello che è accaduto»
Lui sospiro' «Lo so, non me lo perdono nemmeno io, inutile pensare che lo farai tu. »
Annuii e tirai fuori dalla tasca il telefono.
Diciannove chiamate perse e sei messaggi.
Le chiamate tutte di Ed, quel lurido verme, i messaggi da Sally, dicevano tutti
"Ginger, chiamami, è importante, ti devo parlare!" o "Mio cugino ha fatto una cazzata, ti supplico di devo parlare. Non voleva dire quelle cose. Sa di merda, ti supplico chiamami".
La chiamai. «Sally»
«O dio santo, finalmente hai chiamato! Dove sei?»
«Da mio padre. Mi fermo da lui per un pochetto, Probabilemtne ci raggiungerà anche mio fratello. Ti volevo chiedere se ti andava di portarmi Vodka e qualche vestito se ti do l'indirizzo»
«Mmm» sospiro' «Va bene»

Un oretta e mezzo dopo, un auto si fermo' nel vialetto.
Sentii Vdoka abbaiare lievemente.
Sorrisi e uscii di casa correndo, e andando in contro al mio cucciolone.
Lo accarezzai per un po', aspettando che Sally  si avvicinasse.
Ma oltre a Sally, c'era anche Ed.
Alzai gliocchi al cielo.
«Vattene Ed, non conti nulla per me. Pensa al bambino, invece che a me. Non mi servi» biascicai, cercando di non guardarlo.
«Aspetta, ti supplico, parliamone.»
Scossi la testa. «Non c'è niente da parlare. Mi sono stufata di provarci Ed. Io mi sono rifidata di te, ma ovviamente ho fatto male. Resterai una parte importante del mio passato, ma stop. Addio,»
«Ma io quelle cose, le ho dette solo per tranquillizzare Regina.»
«E allora sei una persona falsa. Ed, non hoi oglia di parlarti. Basta. DI nuovo congratulazioni per il bambino.»
Non parlò piu', nemmeno Sally, che stranamente era stata silenziosa per tutto il tempo.
Presi la borsa che avevo preparato e l'abbracciai. «Tranquilla  Sally. Meno di una settimana e trono, okay?»
Lei annuì.

In quel momento, usci mio padre.
«Vincet» lo saluto' piatto il rosso.
«Ragazzo» sorrisie «E tu sei?
» chiese rivolto a Sally.
«La coenquilina di sua figlia, Sally, molto piacere»

Feci finire le presentazioni al più presto.
Vdoka mugolava dolorosamente, accaciandosi a terra.




   
 
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