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Autore: Val__    20/01/2013    4 recensioni
In un regno lontano una regina egoista si rifiutava di dare aiuto al suo popolo in condizioni davvero molto povere, ma l’arrivo di un uomo dall’apparenza misteriosa ed in cerca di aiuto, cambia le cose. La regina si rifiuta di prestarsi per lui e per chiunque altro, ricevendo in risposta da lui una strana minaccia, che si rivela essere una maledizione, in grado di far decedere ogni suo futuro erede, meno che una piccola bambina, colpita però da una rara malattia.
[Sesta classificata al contest "Segui il Matto"]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’egoismo della Regina





C'era una volta una Regina bellissima. Nel suo regno stavano poco a poco diminuendo le risorse di cibo e la carestia si faceva sempre più una realtà vicina.
Il suo popolo, composto per la maggior parte da mercanti e contadini, vedendosi mancare i soldi per sfamare la famiglia, giunse alla sua corte per farle richiesta di qualcuna delle sue ricchezze o che perlomeno prendesse accordi con altri popoli per far ripartire i commerci, e rimediare al calo delle risorse. Ma la Regina che era tanto bella quanto egoista e superficiale, non sentiva gli effetti della ormai vicina crisi, il tesoro del regno che si trovava nella sua corte non aveva avuto drastici cali e lei non intendeva disturbarsi ad intervenire fino a quando il disagio non l'avrebbe turbata.
Molte delle più numerose famiglie di mercanti, per non rimanere a digiuno furono costrette a migrare in altre terre e, rispettivamente, altre persone da altre terre, in condizioni anche peggiori, entravano al villaggio in cerca di accoglienza e provvigioni.

Un giorno a corte si presentò un giovane uomo, indossava un mantello scuro e non portava nulla appresso, se non una bisaccia ed un piccolo coltello. La strana figura si presentò al cospetto della regina, con la comune richiesta dei popolani, ma ella, adirata, rispose che non aveva nulla né per lui né per il resto del popolo, l'uomo allora con serenità e senza timore, replicò così dicendo : < Fino a quando non imparerete a curarvi di altri più di quanto vi curate di voi stessa, delle grandi sventure colpiranno voi e la vostra prole > dopo ciò si volto dirigendosi al di fuori della corte, uscendo dal regno.
La gente di corte, allarmata, chiese alla regina se volesse vendicarsi dell'uomo per come si fosse azzardato a parlarle in tal modo, ma lei scosse il capo scettica, dimenticandosi persino di quelle strane parole.

Poco tempo dopo il bizzarro avvenimento, la regina prese per marito un principe ereditario di alcuni territori che avrebbero fatto davvero comodo a lei ed al suo regno, lasciando a lui l'amministrazione dello stesso, per dedicarsi alla vita di corte.
I due decisero in breve tempo di avere degli eredi a cui affidare il regno dopo la loro scomparsa, provando così ad avere figli, con scarso successo. Non che concepire non gli riuscisse, il problema ricorrente era che in seguito ad ogni parto il figlioletto non sopravviveva a lungo. A causa di ciò, la regina cominciò a temere che la frase minacciosa indirizzatale dall'uomo misterioso si stesse rivelando una maledizione e, proprio scossa da questo timore, ella mando soldati e mercenari per tutti i regni a cercare quella misteriosa persona, senza riuscire a trovarla alcun dove, mentre i suoi figli morivano uno ad uno, fino a quando uno di essi non sopravvisse: una bambina, dalla pelle nivea, gli occhi così chiari che temeva potesse essere cieca ed i capelli bianchi quanto il latte. La figlia che tanto avevano cercato purtroppo era nata con una malattia molto rara, l’albinismo, la quale non permette, non solo alla pelle, ma persino agli occhi ed ai capelli, nelle forme più gravi, di prendere alcun colore (per via dell'assenza di melanina).
La Regina era disperata, nonché terrorizzata, per la reazione che il popolo avrebbe potuto avere alla vista della bambina, la quale non era perfetta quanto la madre, decise così, per vergogna, di nascondere all'intero regno l'esistenza della piccola creatura.
Con il passare degli anni la bambina assunse sempre più un aspetto etereo e delicato, tanto da parere una bambola di cera, ed era appunto così che tutti coloro ai servigi della madre la chiamavano, anziché con il suo nome: Maryanne.
La ragazza compiuti i sedici anni era stufa di restare rinchiusa senza possibilità di uscire, ma più di tutto era stufa di non poter mostrarsi alla gente del popolo, si sentiva come un uccello chiuso in una gabbia impossibile da aprire, ma su tutti questi sentimenti, a dominare era il desiderio di poter partecipare ad anche solo uno dei balli organizzati dai genitori a corte, le sarebbe piaciuto danzare con principi di altri regni e conoscere persone regnanti, anche se non provenienti da terre lontane, ma nonostante le costanti richieste alla madre, ella non le permetteva di muoversi, né di partecipare ad alcun ballo.

Una sera Maryanne si trovava da sola nella sua stanza, come ogni giorno seduta accanto al suo letto a spazzolarsi i candidi capelli. La stessa sera si sarebbe svolto uno dei grandi balli organizzati spesso alla corte dei suoi genitori e lei, come sempre, non vi avrebbe potuto partecipare, infatti, proprio a causa di ciò, il suo umore era davvero pessimo.
Si guardava allo specchio malcontenta del suo aspetto, la sua pelle troppo delicata le impediva di uscire al sole così come gli occhi che sarebbero potuti diventare ciechi e, più si guardava, più quello che vedeva le ricordava una bambola fatta di cera, candida e delicata, pronta a sciogliersi persino al calore di un abbraccio e, forse era proprio per il timore che si sciogliesse che nessuno la sfiorava mai.
D'un tratto, nel riflesso dello specchio, Mary intravide una figura passare cautamente davanti alla porta delle sue stanze, semichiusa. Non riconoscendo l'individuo si diresse verso dove lo sconosciuto sembrava essere andato e cogliendolo di spalle, notò la figura di un giovane ragazzo che si guardava intorno, come a cercare qualcosa : < Cosa state facendo, queste stanze sono proibite agli ospiti! > lo richiamò con flebile voce lei, provocando un leggero, seppur evidente sobbalzo nell'altro.
Il giovine si girò di scatto rimanendo immobile subito dopo averla vista, sorpreso < Domando scusa, voi chi siete? > parlò lui con voce cortese, < Chi siete voi semmai! > replicò Maryanne, lui le sorrise < Il mio nome è Edgar, mi è concesso sapere il vostro? > rispose lui alla ragazza riproponendole a sua volta la domanda, alla quale ricevette una risposta alquanto vaga < Io? Beh, a questa corte io non sono nessuno, se non un giocattolo, una inutile bambola di cera > rispose lei con voce piatta. < È un piacere... credo > rispose lui, mentre Mary studiandolo riprese < Dovrebbe esserlo, ma convenevoli a parte cosa ci fate qui, Edgar > parlando in sincerità, come risposta la ragazza si aspettava di tutto, meno che la presunta verità: < A dire il vero ero qui per imbucarmi al ballo, ma voi non farete la spia, farete la brava bambolina, non è vero? > a quel punto le sorse spontaneo un accenno di risata < Wow, spero vi divertiate, vorrei accompagnarmi a voi, ma purtroppo sono troppo riconoscibile e mia madre mi vedrebbe... lei non vuole che mi mostri ad altri se non a lei ed ai servitori... > aggiunse triste, allora Edgar le sorrise, avvicinandosi a lei, cauto, per poi invitarla a seguirlo. < Non abbiamo bisogno di essere invitati ad un ballo sfarzoso come quello, tanto più che non ho nemmeno gli abiti adatti, se mi permette di mettere piede nelle vostre stanze proveremo a darvi delle sembianze irriconoscibili ed andremo al ballo del paese qui accanto, qualche minuto di cammino e raggiungeremo il resto del popolo al falò > spiegò lui, mentre lei perplessa gli faceva spazio per farlo entrare in camera < E giunti lì? > chiese ingenuamente, ricevendo subito risposta < Lasciate che riformuli la frase: Bambola di cera, questa sera vi porterò a ballare sulle note di un'orchestra che starà lì a suonare per noi, per tutta la notte! > disse lui con entusiasmo < Tutta la notte? > chiese lei stupita < Tutta la notte! > confermò lui con un sorriso smagliante, in un modo tale da farle dimenticare tutti i sospetti avuti su di lui qualche attimo prima < Ma mi è proibito uscire dal castello, non mi sono mai nemmeno allontanata dalle mie stanze… e se mi scoprissero? > fece la fanciulla preoccupata < Beh, nessuno vi costringe, ma lasciatevi dire che sarebbe un vero peccato se mi lasciaste senza dama > le sorrise lui, cercando di farla ridere, con successo.

Quando finalmente riuscirono a nascondere i capelli, che la ragazza aveva tirato su, sotto un ampio, scuro e lungo velo posato sul capo come a formare un cappuccio, si diressero senza farsi scoprire fuori dall'ampio palazzo (il che non fu difficile, per il semplice fatto che tutti i servitori erano impegnati al ballo) per poi prendere parte al falò.
I due ballarono per tutta la notte, accarezzati dal vento che soffiava su di loro, scambiandosi sorrisi, mentre Edgar stringeva Mary forte al petto come nessuno aveva fatto mai e per la ragazza era come se lentamente si stesse sciogliendo, si sentiva libera, come se quella maledetta gabbia in cui era stata rinchiusa si fosse finalmente aperta per darle una via di fuga.
Quando la luna fu alta nel cielo Edgar accompagnò la fanciulla dove si erano incontrati, ed ella, dopo aver fatto promettere al ragazzo che sarebbe tornato da lei per liberarla di nuovo, non fece che sognarsi, per tutta la notte, in compagnia del suo principe, mentre ballavano e sorridevano felici.
Una volta sveglia però, venne a conoscenza di un terribile avvenimento, la stessa notte in cui lei aveva vissuto il suo splendido sogno, qualcuno si era intrufolato nel castello rubando una parte delle ricchezze di famiglia.
Non appena saputa la notizia, pensò subito al suo principe, doveva essere stato lui per forza di cose, nessun altro era in giro per il castello e considerata la tarda ora al quale erano rientrati, poteva aver fatto in tempo a raggiungere il suo scopo dopo averla riportata in camera. Che sciocca era stata, fidarsi di uno sconosciuto, era tutta colpa sua, ma nonostante il rancore provato nei confronti del ragazzo, non disse mai niente a nessuno della sua visita.
Oramai era sicura che il ragazzo non sarebbe tornato da lei come promesso, era sicura che sarebbe rimasta chiusa in quella gabbia per sempre e nonostante lui l'avesse tradita, lei non poteva fare altro che piangere per lui, vederlo era diventato più importante di qualunque cosa, ed ogni giorno si premurava di sapere se l'avessero preso, augurandogli sempre di avere fortuna.
Il suo timore per il ragazzo la fece più volte fuggire dalla corte per cercarlo al paese li vicino, a costo di essere scoperta, ma di lui non vi era nessuna traccia.
L'unica cosa che pareva trovare in ogni dove nel paese, era la semplicità e la povertà della gente, rispetto alla vita nella sua dimora. Così un giorno chiese alla madre il motivo di tanta differenza negli stili di vita, ed ella adirata, senza curarsi della sua domanda, la accusò di essere uscita senza alcun permesso dal castello. La ragazza sinceramente dispiaciuta provò a scusarsi, senza ancora nominare il motivo che l'aveva spinta a violare la promessa di non uscire, senza tradire il suo principe, ma nessuna delle scuse sentite della giovane fanciulla servì. La Regina la punì rinchiudendola nelle sue stanze, nella quale potevano entrare solo servitori, addetti alle mansioni domestiche ed a portarle del cibo.
La Bambola di cera non fece altro se non piangere, rifiutando il cibo e sperando il meglio per il villaggio, ma soprattutto per il suo principe. Ovunque fosse sparito, sperava, in un unico pensiero egoistico, che tornasse, anche per pochi secondi, a farle visita, per farle un altro piccolo sorriso e rallegrarla appena; che le parlasse ancora in modo divertente, per farla ridere; per liberarla dalla gabbia e per farla danzare ancora. Per renderla felice.

Una notte si svegliò, notando impaurita una strana brezza, proveniente dalla finestra spalancatasi in un qualche modo. Cercò di alzarsi per accostarla, ma nonostante l'impegno, non riusciva nemmeno a muoversi nel letto.
Si sentiva sudata, ed era come se si stesse sciogliendo: come una candela sotto le attenzioni di una calda fiamma.
Si riaddormentò poco dopo, riposando per il resto della nottata, svegliandosi solamente al mattino, quando il trascorso di quella notte era solo un ricordo sbiadito. Si alzò un poco indolenzita, afferrò la spazzola sopra al comodino e non appena si volse verso lo specchio li accanto, ancora con la spazzola sospesa a mezz'aria, spalancò gli occhi... verdi, si accarezzò i capelli, ora castani e sorrise stupefatta per quello che lo specchio le stava mostrando, sperando di non stare sognando. La monotona patina bianca che la ricopriva era svanita, i suoi capelli erano pieni di sfumature, i suoi occhi gioiosi non sembravano più senza vita, la cera che aveva avuto su di sé per tutta la vita, si era sciolta, e lei era libera dalla gabbia che la madre aveva costruito intorno a lei.
< Davvero bellissima, Maryanne > la sorprese una voce, vicina e conosciuta. La fanciulla volse lo sguardo alla sua destra, dove aveva sentito la voce risuonare e si ritrovò incredula e piena di gioia alla vista di Edgar, il suo principe, con indosso uno scuro mantello e che le sorrideva da sotto un cappuccio < Davvero... il tuo altruismo e la tua preoccupazione per me e per il villaggio è stata ripagata, la maledizione che a te avevo legato è stata spezzata, ma questo vale solo per te > le disse togliendo il cappuccio che gli copriva il volto, ma lei, ignara di ciò di cui stava parlando, chiese a lui spiegazioni, che le permisero di venire a conoscenza dell'egoismo della madre e di ciò che Edgar le aveva fatto per il bene del villaggio. < Perché non mi è mai stato detto nulla, né su di voi né sul resto? In più mi sembra che mia madre non abbia nulla che non vada, qual è la sua maledizione? > si pronunciò lei sempre più stupita, il giovane, che comprendeva la sua voglia di conoscere il vero, le si avvicinò con il solito sorriso a trasmetterle serenità, le prese la mano e cominciò a spiegare < Vostra madre non è cambiata da allora: l'assenza d'amore e di sentimento nella sua persona è la punizione, non proverà mai nulla se non angoscia e scontento per la sua vita e così continuerà ad essere, fino a quando non proverà almeno a curarsi di altri, lasciando da parte orgoglio ed egoismo > finì parlando con serietà.
Mary comprese ciò che il suo principe le aveva spiegato, ma qualche cosa ancora la rendeva perplessa; < Ma voi allora cosa siete e cosa avete a che fare con me? > domandò, lui sospirando all'ennesima, ma comprensibile domanda, ma rispondendo nuovamente, con garbo < Io sono colui che ha voluto la vostra nascita, voi mi riguardate senza dubbio alcuno, e se avete altre domande, ve ne prego, porgetemele una volta che saremo in viaggio > la ragazza restò basita < Quale viaggio? > chiese ancora una volta < Vi avevo promesso che sarei tornato, ora sono qui per liberarvi, vi porterò con me, visiteremo posti i quali prima non avreste mai potuto visitare, distribuendo però ai più poveri alcune delle vostre ricchezze, che senza alcuna malizia vi ho sottratto, tutto questo a patto che una volta cessato il regno dei vostri genitori, voi prendiate il loro posto, regnando benevolmente, fino al momento in cui i vostri eredi non prenderanno a loro volta il vostro posto, quando voi abdicherete a loro favore > le spiegò sempre lui, con un accenno di sorriso, di quelli da lei tanto sognati < E voi resterete accanto a me? > chiese un ultima volta. Il ragazzo annuì, carezzandole il viso < Io regnerò con voi e non vi lascerò mai sola, nemmeno la morte potrà separarci > la rassicurò, prima di posare un leggero bacio sulla mano di lei < Sempre se mi farete l'onore di accompagnarmi, ma lasciatevi dire che sarebbe un vero peccato se mi lasciaste senza dama > disse ancora ampliando il sorriso, mentre lei faceva lo stesso, felice.

Maryanne ed Edgar visitarono ed osservarono molti regni, per poi regnare serenamente sul proprio popolo, riducendo il disagio e dopo aver lasciato il regno ai figli, vissero la loro lunga vita insieme.


-Fine

  
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