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Autore: funny1723    21/01/2013    2 recensioni
Tratto da testo:
"Il gelido vento mi punge le orecchie, ora scoperte. Ricordo che ho pianto quando mi hanno tagliato i capelli. Ora questo non succede più, ora non piango più."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con questo racconto non voglio offendere o mancare di rispettoa nessuno. Le atrocità avvenute credo non possano essere neanche lontanamente immaginate.

           Dedicato a tutte le vittime della shoah e a coloro che le piangono tutt'ora.


Giorno 8

Si fa sempre più faticoso resistere. Questa mattina quando sono uscito nevicava ed in cielo non c'era ancora il sole. Sono dovuto uscire dalla baracca presto poichè dopo le percosse di ieri ho difficoltà a camminare. Credo sia dovuta al taglio sul ginocchio, ma forse è solo quello sulla coscia. Il gelido vento mi punge le orecchie, ora scoperte. Ricordo che ho pianto quando mi hanno tagliato i capelli. Ora questo non succede più, ora non piango più.
Quando sono arrivati i soldati eravamo tutti fuori tranne Rachele, che dice di non farcela più. Ieri notte mi ha confessato che oggi avrebbe tentato la fuga e quando mi sono svegliato lei non c'era. Quando i soldati hanno chiamato il suo numero è calato il silenzio, quel silenzio che cala quando i soldati entrano nelle baracche e ti chiamano perchè dicono che è giunto il momento della liberazione ed al tuo posto si alza tua madre spacciandosi per te e dopo che è uscita coi soldati tu rimani solo. Ecco cala quel silenzio lì. Pesante e incolmabile. Sono entrati per cercarla e dopo una serie di rumori c'è stato un urlo, un solo urlo, attutito dal silenzio. Poi sono usciti e Rachele era con loro. L'hanno fatta mettere in piedi contro un muro poi due hanno puntato il fucile uno al cuore e l'altro al cervello, e hanno premuto il grilletto. Io ero abbastanza vicino da sporcarmi con gli schizzi di sangue, ero abbastanza vicino da sentire cosa ha detto. Quasi in un sussurro, con la voce impastata dalla paura ha esclamato: "Grazie".
Almeno lei ha realizzato il suo sogno, è riuscita a scappare. Sono salito sul carro per ultimo, proprio prima di uno dei due soldati che aveva ucciso Rachele. Alle miniere è stato come sempre: le mani sanguinanti per la fatica e il freddo e lo sporco che fanno girare la testa. Sono tornato a casa solo pochi minuti fa, sotto il letto, immezzo al sangue e alla polvere, c'era ancora la crosta di pane che mi ero conservato. Fuori sento dei passi, devono essere i soldati che fanno la ronda.

Giorno 12

I giorni si confondono fra loro, la fame e il freddo fanno appannare gli occhi. Oggi ho sentito due soldati, in miniera, parlare. Da quel che ho capito domani svuotano la nostra baracca; quindi questa può essere l'ultima volta che scrivo. A scuola ci dicevano sempre "La fantasia crea i sogni ed i sogni creano la libertà". Ebbene non ho più il tempo per sognare, ma da domani le cose cambieranno. Da domani potrò mangiare succulenti banchetti, dormire in enormi letti caldi, riabbracciare mia madre, mio padre e la mia sorellina; potrò giocare con Rachele in un enorme giardino e pregare Yahweh senza avere il timore che i tedeschi mi sentano. Da domani potrò vedere i miei aguzzini con gli occhi di Dio e perdonarli; poichè da domani sarò libero.

Spero vi sia piaciuto almeno un pochino :) alla prossima.
   
 
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