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Autore: GiuliaFray    22/01/2013    4 recensioni
Questa è l'ultima FF che ho scritto e la prima posto dopo un tempo interminabile. Be', è ambientata nella Sala degli Accordi, Città di Vetro, quando Alec Lightwood e Magnus Bane rivelano pubblicamente la propria relazione "priva di un terzo incomodo" davanti a tutti gli Shadowhunters presenti. Inutile dire che amo questa scena. Penso che sia uno degli episodi più dolci della coppia, e ho avuto la fulminante idea di creare una FF a proposito. Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Bacio.


La Sala degli Accordi era così fremita che Alec dovette letteralmente sgomitarsi per raggiungere Magnus. Per fortuna indossava la tuta da Cacciatore. Era ciò con cui poteva muoversi più fluidamente, rispetto al resto dei suoi abiti mondani.

Mentre si avvicinava a Magnus, Alec manteneva lo sguardo fisso su di lui, incapace di distoglierlo. Sebbene fosse vestito del tutto in nero, era come se emettesse una sua luce che per qualche motivo aveva sempre attirato l'attenzione dello Shadowhunter. Non era una semplice attrazione, in realtà. Il mondo sembrava fermarsi ed assumere una nuova foggia quando Magnus era accanto lui. Era capace di donargli una forza interiore che non era mai riuscito a carpire da nessun'altra persona che avesse conosciuto.

Magnus era di spalle, quando Alec lo raggiunse e si voltò appena in tempo per vederlo a pochi passi di distanza. Una Cacciatrice dai biondi capelli raccolti in una crocchia imprecò quando Alec le pestò un piede calzato da un elegante stivale di cuoio nero. Alec si scusò rapidamente, poi alzò di nuovo lo sguardo su Magnus.

Questo socchiuse la bocca, come sorpreso di trovarlo lì. -Alexander... - disse, sbattendo le palpebre. I loro rapporti non erano stati dei migliori in quell'ultimo periodo, ma Alec di certo non si aspettava che lui fosse così meravigliato.

All'improvviso, tutto assunse una minore importanza rispetto alla presenza di Magnus lì. La Sala degli Accordi sembrò svuotarsi, come la mente di Alec, dopotutto. Deglutì. -Sembri sorpreso-, disse.

-Non dovrei esserlo?-, ribatté Magnus, rigirandosi le mani nelle tasche del cappotto nero. -Sono il “sommo stregone di Brooklyn”, ricordi?-, aggiunse, citando le parole di Alec del messaggio di fuoco.

-Ti ho chiamato così perché lo sei, no?-, domandò Alec, anche se sapeva quanto fosse ridicolo il suo esasperato tentativo di riallacciare tutto, come se ciò che di invisibile li legava fosse una matassa a cui dovesse trovare il bandolo.

Magnus aprì la bocca, gli occhi sbarrati, ma prima che potesse parlare, Alec lo prese per un braccio e lo tirò a sé. -Non perdiamo tempo, per favore-, gli disse, stringendo la presa su di lui come se potesse svanire da un momento all'altro. -Dobbiamo tracciarci le rune per la battaglia.-

Magnus si limitò a sospirare e Alec sentì un lieve sorriso distendergli le labbra. Magnus aveva accettato il suo invito di diventare compagni senza nemmeno che glielo avesse proposto. Il Nephilim si mordicchiò un labbro per evitare di dire qualunque cosa che potesse rovinare tutto, e trascinò Magnus in un angolo della stanza, leggermente più in penombra rispetto al resto della Sala.

Magnus alzò lo sguardo su di lui. -Sicuro che tu voglia me come compagno? Non sono un asso nelle battaglie.-

Alec lasciò la presa su di lui e si sfilò lo stilo dalla cintura che portava. -Certo che voglio te-, rispose. -Nessun altro.- Un Alec più giovane e impacciato avrebbe aggiunto Come compagno di battaglia, intendo. E magari anche Non conosco nessun altro. Ma non voleva che Magnus pensava che tutto ciò che provava lui non fosse ricambiato.

-Anche io scelgo te, Alexander-, rispose Magnus. Era una risposta semplice, ma per Alec significava tutto quello che voleva sapere.

Alec annuì, sorridendo piano. Allungò la mano fino a toccare la sua. Incrociò le dita a quelle di Magnus, lo sguardo fisso sul nodo che formavano assieme. La ruotò sul dorso e dopo un lieve respiro avvicinò lo stilo alla pelle olivastra di Magnus. Alec si fermò prima di toccarla con la punta. Lo guardò, compiacendosi del fatto che Magnus lo stesse già facendo. -Se avverti qualcosa... un dolore o una cosa del genere, dimmelo.-

Magnus fece un sorriso sghembo, poi annuì. -Fa' quello che devi fare, Alexander. Tranquillo.-

Alec si mordicchio un labbro, poi affondò lo stilo nella pelle di Magnus, segnandola con le nere tracce che lo stilo lasciava. Ricordava bene la forma della runa, ogni sua curva e sfaccettatura. Gli Shadowhunters avevano una buona memoria e quel loro talento era anche accresciuto dalle rune che si tracciavano sui corpi.

I capelli gli scivolarono la vista e strinse i denti quando Magnus sussultò leggermente. L'ultima cosa che desiderava, era fargli del male, ma, dopotutto, non poteva evitarlo.

Senza staccare lo stilo dal dorso della mano, riuscì a concludere il disegno con un unico movimento fluido, dovuto soprattutto ai lunghi anni di allenamento in quel campo. Si raddrizzò subito e guardo Magnus. Lui lo stava fissando con occhi grandi e brillanti, come se dietro quei bellissimi colori si agitassero lievi fiammelle.

Alec spesso si ritrovava a pensare a quanto fossero perfetti per lui i suoi lineamenti, alla purezza che sotto l'aspetto di Nascosto il suo cuore grande celava, alla pace che gli trasmetteva con il suo solo respirare. Quei pensieri sconnessi gli squarciarono la mente come un lampo nella notte, con un'intensità che non aveva mai provato prima. -Magnus.-

Lo stregone sbatté la palpebre, destato da un sogno ad occhi aperti. -Sì?-

-Non sarò responsabile delle mie azioni. Perdonami.-

Magnus aggrottò leggermente la fronte e socchiuse la bocca per chiedergli di cosa stesse parlando, ma seppe subito di cosa Alec non sarebbe stato responsabile, perché lo Shadowhunter gli gettò le braccia al collo e lo baciò.

Magnus sembrò sobbalzare all'indietro per lo stupore. Dopotutto, Alec non si era mai rivelato così palesemente in pubblico. Non davanti alla sua intera famiglia, almeno. Nonostante questo, non si allontanò, ma si limitò a sbarrare gli occhi e a puntargli sulle palpebre socchiuse di Alec, che lasciavano intravvedere degli sprazzi blu cobalto. Alec non aprì gli occhi, ma si strinse di più a Magnus, baciandolo di nuovo su quelle labbra che non aveva mai assaporato così piacevolmente, ignaro ma al contempo consapevole degli sguardi posati su di loro. 
 

  
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