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Autore: Bei e Feng    22/01/2013    4 recensioni
[...] Ripensò a tutto quello che era successo lo scorso Natale:
[...]Venuto a sapere di ciò, il Nono aveva pagato la ricostruzione dell'intera casa, e poi ordinato che la famiglia del Decimo e la gang di Kokuyo lavorassero alle dipendenze dei Varia per una settimana, per ripagare i danni fatti. [...]
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfic è ispirata (solo per il nome, ovviamente) al poemetto di Giuseppe Parini, ma la trama è ben diversa. La struttura della è la stessa del poemetto, quindi sarà divisa in Mattino, Mezzogiorno, Vespro e Notte. In ognuno di questi capitoli saranno descritte scene di vita quotidiana dei servi e dei padroni. Il ritmo della storia evolverà dal primo all'ultimo capitolo, e questo, essendo l'inizio, non è molto veloce. Però vi chiedo di avere un po'di pazienza: credo ne valga la pena :)
credo... =|


Martedì, ore 7:30.
Le tende di velluto nero erano tirate davanti alla finestra, e a stento si distinguevano le ombre degli oggetti nella stanza e la sagoma di quell'uomo, comodamente assopito su una bella poltrona, dietro una lucida scrivania d'ebano.
Ma non avrebbe dormito a lungo...
- SVEGLIA! SVEGLIA! SVEGLIA! -
Il proprietario di casa si destò improvvisamente, disturbato da quella voce allegra. I suoi feroci occhi rossi si guardarono attorno in cerca dell'intruso, ma improvvisamente qualcuno spalancò le tende, sollevando una marea di polvere, e il tiepido sole del mattino inoltrato inondò l'intera stanza.
- Godiamoci questa meravigliosa mattinata! - continuò l'intruso, voltandosi verso l'altro.
Xanxus lo riconobbe e si infuriò. Come aveva osato svegliarlo a quell'ora?
- Si svegli, Xanxus-kun: oggi è una bellissima giornata! - continuò il maggiordomo, sprizzante di energia. - Il cielo è limpido, splende il sole e l'aria è tiepida: un tempo perfetto per giocare a baseball!... -
- FECCIA!!! CHIAMA LA CAMERIERA!!! - urlò il padrone di casa, irritato da quel volto sorridente, lanciando un bicchiere di cristallo nella direzione del maggiordomo.
Ma Yamamoto lo prese al volo. I suoi riflessi erano ottimi, e gli oggetti che Xanxus gli scagliava sempre contro non lo spaventavano affatto. Nulla di quel nuovo gioco del padrone e dei servi lo spaventava, ed era divertente quasi quanto quello della mafia.
- Agli ordini, signore! - rispose, entusiasta, affacciandosi poi alla finestra. - IL PADRONE SI E' SVEGLIATO!!! PORTATEGLI DEL CAFFE'! - poi si rivolse di nuovo al capo, con la sua solita faccia solare e l'accenno di un inchino. - Con permesso, signore, vado a fare qualche tiro a baseball. - e, appoggiato il bicchiere sulla scrivania, uscì dalla stanza, fischiettando, mentre Xanxus tamburellava nervosamente sulla superficie scura della scrivania, senza prestare la minima attenzione al congedo del maggiordomo.
Ripensò a tutto quello che era successo lo scorso Natale:
Il Nono aveva ordinato che i festeggiamenti si svolgessero a casa Varia: pessima scelta! Tutti i Vongola riuniti in quella casa... una cosa che Xanxus non sopportava. E non era riuscito a trattenersi dalla tentazione istintiva di sparare in mezzo agli occhi di quel tonno del Decimo Vongola. Ma prima che potesse anche solo pensare di tirare fuori dalle fondine le pistole, quel diavolo di braccio destro kamikaze aveva iniziato a tirare dinamite a casaccio per colpire quel bambino cornuto col costume da mucca; questo aveva usato il bazooka per diventare adulto, Bianchi aveva iniziato a lanciargli piatti all'acido muriatico, ecc. In seguito Hibari aveva fatto il suo ingresso a sorpresa, I-Pin era esplosa dall'imbarazzo, poi, come se non bastasse già tutto il resto, Mukuro & Co. si erano infiltrati, e subito si era scatenato il putiferio. Per risolvere la questione (o peggiorarla?) Reborn aveva sparato a Tsuna il Proiettile dell'Ultima Volontà, e quindi c'era anche un pazzo con gli occhi da schizzato grossi come una ciambella e una fiamma sulla fronte, che andava correndo per casa in mutande, cercando di mettere pace "a costo della vita!"...
Insomma, avevano distrutto mezza casa. Poi si era scatenata una lite tra Varia, Kokuyo e Vongola che aveva portato ad un cumulo di macerie e un nulla di fatto. Solo Xanxus non aveva fatto niente, come al solito.
Venuto a sapere di ciò, il Nono aveva pagato la ricostruzione dell'intera casa, e poi ordinato che la famiglia del Decimo e la gang di Kokuyo lavorassero alle dipendenze dei Varia per una settimana, per ripagare i danni fatti. Onde evitare maltrattamenti, l'attuale boss dei Vongola aveva nominato tre controllori, che sarebbero potuti entrare in qualsiasi momento per tenere d'occhio la situazione. Se questi avessero scoperto dei maltrattamenti nei confronti dei lavoratori, avrebbero potuto far pagare un risarcimento ai Varia e licenziare Vongola e Kokuyo. Xanxus quasi si augurava che questo succedesse, giusto per levarsi quelle fecce dai piedi, ma Mammon era troppo spaventata per l'integrità dei suoi spiccioli per permetterglielo.
Erano già quattro giorni che quelle fecce gli svolazzavano in casa come tanti moscerini. E lui non poteva schiacciarli, anche se in suo potere. Tutto per salvare la sanità mentale del suo Guardiano della Nebbia...
Improvvisamente la porta si aprì, e un'adorabile cameriera in grembiule nero, con pannella e cuffietta bianche merlettate, calze e scarpette col tacco, rispondente al nome di Tsuna, fece il suo impacciato ingresso nella stanza con un vassoio d'argento tra le mani.
Xanxus reprimette a stento un forte istinto omicida nei confronti di quello che considerava più patetico dei moscerini al suo servizio.
- DAMMI DA BERE! HO SETE!!! -
Tsuna non riuscì a nascondere la sua faccia terrorizzata e un "HIIIIIII!" di orrore. Preso coraggio, si avvicinò al leone con passo tanto sicuro da far ondeggiare pericolosamente la tazzina di caffè.
- E... Ecco. - disse la cameriera, esitante, appoggiando il vassoio sul scrivania.
- Ora vattene! - Xanxus represse anche l'istinto di sparare a quel tonno fuor d'acqua. E Tsuna ubbidì subito, cercando di correre nonostante i tacchi.
Il boss dei Varia bevve tutto d'un fiato il caffè, poi stappò la bottiglia di whisky che stava sulla scrivania, e vuotò pure quella.
- DELL'ALTRO CAFFE'!!! - urlò.
- No, capo! Troppo caffè le fa male, e oggi dobbiamo allenarci ALL'ESTREMOOO!!! La giornata che ha davanti sarà faticosa, ma io so che lei darà IL MASSIMOOO!!! -
Il personal trainer entrò nella stanza senza bussare, già in tuta da ginnastica, con tanto di asciugamamo sul collo. Come ogni mattina, molto similmente al maggiordomo, era di ottimo umore.
Xanxus grugnì.
- Su, capo! Non faccia il pigro! Si deve tenere in forma! - continuò Ryohei, tirando il capo dei Varia per un braccio. - Oggi allenamento soft! Soltanto cento serie di mille su e giù per le scale di corsa invece delle solite millecento!... Non faccia quella faccia indifferente! So che le piace molto fare su e giù per le scale: è così veloce che quando finisco la prima serie, lei è già seduto in poltrona per riposarsi! Un allievo modello! Vedrà, alla fine di questa settimana sarà pronto per apprendere i rudimenti della boxe! - gli occhi di Ryohei brillarono. Afferrò saldamente la manica della giacca di Xanxus. - ANDIAMO ALL'ESTREMOOO!!! -
Il boss riuscì a sfilarsi la giacca pochi attimi prima che il personal trainer iniziasse a correre, uscisse fuori dalla stanza e poi si precipitasse giù per le scale, portando con sé solo la giacca del suo padrone.
- FECCIA! GIUSTO CHE CI SEI, PORTA LA GIACCA IN LAVANDERIA! - urlò il padrone di casa.
- ALL'ESTREMO, capo! Lei intanto si metta la tuta da ginnastica: sarò qui in un attimo! - Ryohei si fiondò giù per le scale che conducevano in lavanderia.
Non appena il personal trainer sparì dalla sua vista, Xanxus raggiunse il citofono sulla scrivania con la mano e premette un bottone.
- Desidera, Boss? - chiese una voce, con un aulico tono di devozione eccessiva.
- Mandami dell'altro caffè. -
- Subito, capo! - rispose Levi dall'altro capo del citofono.
- E una bistecca per l'ora di pranzo. -
- Immediatamente! -
- E una bottiglia di burbon. -
- Ai suoi ordini, Boss! -
-Ah, una cosa urgente: -
- Sono tutto orecchi, Boss. -
- Rinchiudi subito il personal trainer da qualche parte. -
E chiuse il citofono, senza attendere risposta.

Levi restò per un attimo interdetto, ricapitolando ciò che doveva fare, e si diresse subito in cucina. Quando aprì la porta (precisiamo: la spalancò senza riuscire a scardinarla) Lambo e I-Pin si rincorrevano, litigando per un biscotto, mentre Gokudera stava seduto al tavolo, cercando di calmarsi i nervi fumando la sua solita sigaretta, trattenendosi dall'impulso di pestarli entrambi.
- Il Boss vuole del caffè e una bistecca per pranzo, sbrigatevi! - disse Levi, uscendo subito dopo.
Gokudera iniziò a tranciare con i denti la parte della sigaretta che teneva in bocca, nervoso. Quando si accorse di che fine aveva fatto la sua sigaretta, la sputò nel posacenere, ne accese un'altra e si alzò, facendo il verso a Levi e borbottando: - "Il Boss vuole una bistecca, sbrigatevi!" Ma chi si crede di essere? Dannato scemo con i parafulmini! Guarda a cosa ci siamo ridotti! Oh, Decimo, non sa quanto mi dispiace! -
Hayato si alzò e andò ad accendere la macchina del caffè. Una volta pronto il caffè, appoggiò la tazzina sul tavolo e prese una padella, poi aprì il frigo per cercare una bistecca.
- Coraggio, è solo per una settimana. - si disse, in tono consolatorio. - Ci sono cose peggiori di queste... -
E guardò I-Pin e Lambo che scorrazzavano.
- Non posso lavorare con tutto questo casino... - borbottò, furioso.
Poi afferrò la testa di Lambo e lo sollevò di peso.
- USCITEEE!!! - urlò.
Lambo si divincolò dalla stretta di Hayato, liberandosi. Poi si affrettò ad uscire, seguito da I-Pin.
Allora Gokudera scartò la bistecca e la lasciò scongelare.
- Ora devo pure cucinare! - borbottò, imprecando e legandosi la pannella attorno alla vita. - Non vedo l'ora che finisca!... -

Ore 9:00, qualche piano più su...
- TU!!! RANA RACHITICA! TORNA QUI! -
E un coltello si conficcò nella parete (Fran si era nascosto nell'armadio appena in tempo).
- Fatina... -
- Ooji! - lo interruppe Belphegor. - Devi chiamarmi OOJIII! -
Fran aprì cautamente un'anta dell'armadio e sbirciò leggermente nella stanza.
- Fatina-ooji... -
Un altro coltello volò nella direzione del ragazzo e nuovamente Fran si nascose nell'armadio, così che la lama argentea andò a conficcarsi nell'anta del povero mobile. Bephegor si abbandonò su una poltrona. Perché quel ragazzo era così stupido? No no... il problema era un altro: perché a Natale lui si era messo a rincorrere quell'inutile popolano?? Che cosa gli era saltato in mente??? Se non lo avesse fatto, ora non sarebbe stato costretto a fare il paggio per il boss. E tantomeno avrebbe avuto tra i piedi quello sguattero con quella schifosa faccia apatica, quegli orrdendi occhi acquamarina e quegli inerti capelli verdi!...
Un'espressione di rabbia si stampò sul volto del principe, che, in preda all'ira, lanciò (senza dargli una precisa direzione) l'ennesimo coltello, che si conficcò a poca distanza dall'armadio, nel petto del ritratto, in giacca e cravatta, di un pacato Vongola IX dallo sguardo amichevole e rassicurante.
Si sentiva già meglio. Conficcare coltelli gli alleviava lo stress. Ma conficcarli nel cappello di Fran sarebbe stato il massimo!...
- Rospaccio! Esci fuori di lì! - urlò al marmocchio nascosto nell'armadio.
- Fatina! - la voce atona di Fran quasi precedette quella fin troppo espressiva di Bel.
- Ancora con questa fatina!... - borbottò il principe, a denti stretti.
- Perché mi chiami "Rana"? - chiese l'armadio.
- Perché è il tuo nome. -
- Mi chiamo Fran! Stupido diavoletto delle carie!!! -
- Bada a come parli, tu! Io sono un principe! -
- Un principe? Il principe delle carie? Adesso capisco perché sei così brutto!... -
- Sarai bello tu...! -
- Per non parlare della tua fratina, di quei tuoi dentacci e di quel ferraccio che ti ritrovi tra i capelli! -
- Non ti azzardare a parlare così della corona del principe, ameba! -
- Principe snaturato! -
- Piccolo anfibio amorfo! -
L'anta dell'armadio si chiuse di nuovo, onde evitare coltelli. Ma il principe li aveva ormai finiti, e doveva passare alle mani. Si alzò con molta pigrizia dalla poltrona, e si avvicinò all'armadio. Spalancò le ante e...

Chrome arrossì. Arrossì e basta. MM la trattava sempre così, era normale. Avrebbe voluto dirle tanto, ma non voleva farlo per non oltraggiare Mukuro-sama: in fondo, anche quella ragazza faceva parte dei Kokuyo, e se Mukuro l'aveva scelta, la ragazzina era sicura che l'illusionista aveva un motivo valido per una scelta come quella (povera Chrome!). Ma MM non aveva la stessa prudenza nei suoi riguardi, e la scherniva in ogni modo, anche sui vestiti, nonostante le due ragazze avessero gli stessi, medesimi abiti da sguattere.
Chrome si sedette in un angolo della stanza, cercando inutilmente di confondersi con il muro. Si era allontanata apposta da MM, ma l'altra continuava a guardarla. Per fortuna, la clarinettista si voltò pochissimi secondi dopo dall'altra parte.
- Sbrigati con quel pavimento, sguattero! Quel leccapiedi tornerà presto! -
Con maggior vigoreTsuna riprese a strofinare con uno straccio il pavimento dello studio di Levi.
- Parlando di stracci, d'ora in poi toccherà a Fran pulire lo studio del capo: l'ultima volta, per colpa di questo qui, - MM accennò a Tsuna, rivolgendosi probabilmente a sé stessa. - Ci è mancato poco che lo raggiungesse un proiettile in faccia! Peccato che non l'abbia beccato...! E dò piena ragione al capo. Una faccia del genere fa venire voglia anche a me di spaccarla!!! -
- Perché la tua no, eh? - borbottò Tsuna.
- Cosa hai detto?? - urlò MM, furiosa.
- Non trattare così il boss! -
La voce di Chrome si alzò flebile dall'angolo della stanza. MM si voltò.
- Tu, sta zitta e renditi utile: - disse la ragazza a Chrome. - Va'a cercare quel bamboccio di Fran! -
Chrome ubbidì e uscì immediatamente.



Non so se potrei farlo (semmai avvertitemi):

VARIANTE (con omake)


Martedì, ore 7:30.
Le tende di velluto nero erano tirate davanti alla finestra, e a stento si distinguevano le ombre degli oggetti nella stanza e la sagoma di quell'uomo, comodamente assopito su una bella poltrona, dietro una lucida scrivania d'ebano.
Ma non avrebbe dormito a lungo...
- SVEGLIA! SVEGLIA! SVEGLIA! -
Il proprietario di casa si destò improvvisamente, disturbato da quella voce allegra. I suoi feroci occhi rossi si guardarono attorno in cerca dell'intruso, ma improvvisamente qualcuno spalancò le tende, sollevando una marea di polvere, e il tiepido sole del mattino inoltrato inondò l'intera stanza.
- Godiamoci questa meravigliosa mattinata! - continuò l'intruso, voltandosi verso l'altro.
Xanxus lo riconobbe e si infuriò. Come aveva osato svegliarlo a quell'ora?
- Si svegli, Xanxus-kun: oggi è una bellissima giornata! - continuò il maggiordomo, sprizzante di energia. - Il cielo è limpido, splende il sole e l'aria è tiepida: un tempo perfetto per giocare a baseball!...

Buongiorno a questa casa che
non piace troppo a te!
Buongiorno al litro di caffè
che portan tutti a te!... -*

- FECCIA!!! CHIAMA LA CAMERIERA!!! - urlò il padrone di casa, irritato da quel volto sorridente, lanciando un bicchiere di cristallo nella direzione del maggiordomo.

* (parte di ''Buongiorno a te'', Luciano Pavarotti)
  
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