La bambina accarezzò per l’ennesima volta il fiocco rosso sul pacchetto blu
che la mamma le aveva messo in mano poco prima di uscire.
Camminava accostata
alla gamba del padre, saltellando con un bel sorriso sdentato tra le stradine
bagnate del suo villaggio.
Le pozzanghere riflettevano il sole tiepido che,
audace, cercava spazio tra le nubi ardenti di quel pomeriggio estivo e la
morbida luce del sereno.
La bambina accarezzò nuovamente il fiocco vellutato,
chiedendosi, con la spontaneità dei suoi nove anni, cosa potesse celarsi in quel
pacco di così prezioso da essere custodito da un fiocco così bello.
Un rumore
ovattato la distrasse dai suoi fantasiosi pensieri, richiamandole l’attenzione
verso un gruppo di persone accalcate in un grande spiazzo.
Un grande spiazzo
decorato da enormi lanterne e da milioni ( o almeno milioni le sembrarono) di
nastri colorati.
Blu, rosso, bianco.
Sorrise, mostrando il vuoto tra i
suoi denti, ed arrossando le sue guance morbide di una tonalità fresca e
pura.
Come intorpidita, si lasciò cullare da quelle voci concitate e da quei
colori intensi, fino a che lo sguardo severo del padre non la richiamò.
Si
affrettò allora, strusciando i sandali di legno sulla ghiaia bagnata del
viale.
Sollevò ancora lo sguardo, ansimando, quando una voce festosa urlò il
suo nome.
- Salve piccolo Uchiha- la madre della ragazzina si era avvicinata
al piccolo che, ondeggiando la buffa capigliatura mora, si era fatto largo tra
le folla
- Salve, signora- rispose imbarazzato il bambino, afferrando la mano
che la donna gli porgeva
- Che bravo ometto…ora non sei tu il più piccino
della famiglia -
La bambina si alzò sulle punte, ignorando quasi lo sguardo
fisso del ragazzino che ancora parlava con sua madre.
Due persone, un uomo
alto e una donna dall’aria tanto stanca, erano ferme sulla porta, salutando e
ringraziando la piccola folla che si era raccolta loro attorno.
Riconobbe,
accanto a loro, l’uomo dai capelli grigi che aveva visto in accademia, che stava
salutando fraternamente l’uomo alto, scortato da una ragazzino biondo, dall’aria
vispa e gli occhi chiari.
Il padre la raggiunse, stringendole il polso con
aria decisa
- chi sono, papà?- chiese lei, con la sua vocina timida
-
Sono il papà e la mamma del bambino che siamo venuti a salutare…- le rispose
lui, seguendo il piccolo serpentone di fila che si era formato nello
spiazzo
- …il regalino è per loro?- continuò la bambina, diventata triste al
pensiero di separarsi dal suo pacco
Lui si limitò ad annuire, voltandosi
verso la moglie, che, avvolta nel suo kimono scarlatto, si avvicinava
sorridendo, accompagnata dal giovane Uchiha
- sono così contento di vederti!-
urlò il piccolo, accorrendo verso la bimba che, alzando lo sguardo, allegro ma
disinteressato, annuì
- anche io…- rispose, ondeggiando nel suo primo kimono,
acquistato per una vera occasione speciale. Non che lei l’avesse davvero capita
questa occasione…
- l’hai visto il bambino?- chiese il moretto, avvicinandosi
all’orecchio dell’altra – sembra un rospetto…- sorrise, mentre l’altra cercava
di soffocare la risata indignata
- scemo…- lo riprese, socchiudendo gli occhi
scuri
- vieni, ti porto più vicino- le disse, afferrandole la mano – lascia
il regalo a tuo padre- aggiunse, prima di trascinarla via dalla fila
-
lasciami Uchiha, mi si rovina il vestito!- strillò lei, quando il ragazzino la
condusse sotto un pergolato stretto e umido
- da qui si arriva in un attimo!-
le assicurò, correndo a ritmo del rumore dei sandali di legno che tuonavano sul
pavimento di pietra
Il giorno aveva iniziato a calare e una splendida luna
rossa occupava il suo drammatico posto nel cielo scuro della sera. La piccola
sbuffò irritata, ripensando a quella favola su Barbablù che la mamma le aveva
letto la sera prima e che l’aveva tanto spaventata. Rabbrividì, accostandosi
all’amichetto che le correva davanti, distante pochi passi.
Lui si voltò,
poggiandosi una mano sulle labbra, indicandole con un cenno del capo, la figura
della donna, ora talmente vicina che la piccola poteva leggere sul suo viso le
leggerissime rughe.
- come si chiama?- chiese lei, osservando il volto del
neonato arrossarsi della scarlatta luce lunare
- Itachi…- mormorò l’altro,
incantato dal visino concentrato della compagna di corso – ti piace, Rin?-
-
È carino- rispose, laconica, tornando indietro – tu non vieni Obito?- chiese,
aggiustandosi un ciuffo ribelle che era sfuggito alla complicata
acconciatura
Lui la seguì, seguendo il saltellare allegro della compagna fino
a che Rin non si fermò, come abbagliata
- quello è Hatake…- mormorò,
iniziando a correre.
Obito sbuffò, irritato.
Aveva notato il padre,
qualche minuto prima, ma, fortunatamente, aveva pensato, nessun cenno dei
quell’arrogante ragazzino.
Ovviamente si era sbagliato.
- Rin…- riuscì solo a biascicare, mentre la luna rossa
prendeva il dominio in un cielo improvvisamente terso.
Scusate la "scemenzuola"...volevo scrivere qualcosina e così
è nata questa ^_^"...spero vi sia piaciuta un pochino. Non conosco molto bene i
due personaggi, ma ho tentato di non essere troppo OOC, lo spero, almeno. Fatemi
sapere che cosa ne pensate...e il piccolo Itachi?..non ce l'ho fatta a
intenerirlo troppo...lui è EMO dalla nascita U___U...vabbè scherzo!
Baci
baci
aspetto le vostre recensioncine...
Roberta