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Autore: fiammah_grace    22/01/2013    5 recensioni
[Alfred Ashford - Resident Evil: Code Veronica X]
Era come se quegli occhi non guardassero affatto.
Era invece come se fosse l’immagine dello specchio a guardare l’uomo che si rifletteva.
Quasi come se la persona riflessa nello specchio fosse quella che stava scrutando quella stanza.
Poi , l’immagine riflessa nello specchio sorrise.
Lei gli sorrideva.
Lei era tornata. Lei, era venuta di nuovo, per Lui. Era tornata a casa, nella sua stanza, puntuale come sempre. E gli sorrideva.
Gli sorrideva mostrandogli quel suo viso soave, incantevole, regale. Quegli occhi pallidi e intriganti che conosceva, dotati della fierezza che la contraddistinguevano.
L’uomo allargò le labbra, contagiato da quella bellezza, estasiato da quella visione agognata che gli mancava fino alla follia, mentre i suoi occhi si commuovevano.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alfred Ashford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alfred Ashford


Naive Blond King







Il fuoco scarlatto di una candela si muoveva sinuoso nell’oscurità di una camera da letto.
Caldo, intenso e rassicurante, illuminava una porzione della mensola di mogano sulla quale poggiava, delineandone i contorni e le lucide rigature che un tempo segnavano gli anni e la potenza di quell’albero maestoso.
Il rosso della mochette risplendeva sotto quel leggero bagliore, ma nonostante quel colore così intenso, esso era cupo, lugubre, triste…
I mobili preziosi, il baldacchino ingombrante ricoperto di lenzuola di seta, il carillon dalla struttura antica su cui era incastrata la statuina d’oro di una formica dalla testa rossa…era come se fossero smorti. Nonostante la loro magnificenza.
Come se la follia avesse condannato la loro bellezza.
Il bagliore tenue di quella luce opaca era riflesso in un grande specchio, il quale era incorniciato da un complesso intreccio irregolare, che richiamava un’arte barocca e fastosa.
Quel vetro era il silenzioso e distante osservatore di quella stanza, sulla cui superficie erano riflesse altre candele celate nelle tenebre.
Attraverso quel riflesso oscuro, esse si mostravano timidamente, come piccoli e pulsanti bagliori che volevano nascondere il buio di quella stanza.
Il maestoso specchio si divertiva ad andarle a scovare una ad una.
Esse erano sparse ovunque, senza un preciso criterio logico. Sbucavano come scrutando quell’ambiente a loro volta, spaventate, mentre il calore del fuoco consumava la loro superficie.
Molte candele erano sulla scrivania. Contornavano un intero lato, impreziosendo il candeliere su cui erano adagiate.
Altre erano poste a terra, e delineavano adesso, per la prima volta, i piedi di una figura seduta che si rifletteva assieme a loro nello specchio.
Luce e ombra reggevano quel gioco di oscurità, donando tenebra e chiarore a loro piacimento, pulsando come fossero vivi in quella stanza.
Colui che continuava ossessivamente a riflettersi in quello specchio ed osservare quel mondo attraverso di esso, strinse i pugni impercettibilmente.
Le gambe affusolate, avvolte dai pantaloni bianchissimi, si mossero, cominciando a tremare nervosamente.
Un atteggiamento nevrotico, visibilmente compiuto senza consapevolezza, mentre i suoi occhi pallidi continuavano a rispecchiarsi nella sua immagine, non guardando tuttavia se stesso.
Era come se quegli occhi non guardassero affatto. Era invece come se fosse l’immagine dello specchio a guardare l’uomo che si rifletteva.
Quasi come se la persona riflessa nello specchio fosse quella che stava scrutando quella stanza.
Il suo viso, di una bellezza raffinata e delicata, sembrava quella marmorea di una divinità greca. I lineamenti marcati eppure dolci, venivano spezzati da uno sguardo di ghiaccio, oramai spento. Una bellezza così radiosa da sembrare artificiale.
Egli portò una mano fra i biondissimi capelli, lasciandoli scivolare in avanti fino a coprire tutta la fronte. Quei capelli morbidi, sottili, delineavano ora quel viso delicato.
Spostò la frangia di lato, premendo sulla fronte in modo che rimanesse in ordine, come l'aveva posizionata.
Poi, l’immagine riflessa nello specchio sorrise.
Lei gli sorrideva. Lei era tornata. Lei, era venuta di nuovo, per Lui. Era tornata a casa, nella sua stanza, puntuale come sempre. E gli sorrideva. Gli sorrideva mostrandogli quel suo viso soave, incantevole, regale. Quegli occhi pallidi e intriganti che conosceva, dotati della fierezza che la contraddistinguevano.
L’uomo allargò le labbra, contagiato da quella bellezza, estasiato da quella visione agognata che gli mancava fino alla follia, mentre i suoi occhi si commuovevano.
Il tremore ossessivo alla gamba cessò, e i suoi nervi si distesero.
Pronto a venire in contro alla sua dama, si mise più eretto col busto, ammaliato dalla figura che lo osservava.
Si avvicinò dunque allo specchio, volendo vedere sempre più vicino la donna da lui tanto attesa anche quel giorno.
Prese un piccolo oggetto dorato dalla forma cilindrica, posto sulla scrivania di fronte la specchiera. Tolse il coperchio e roteò la base per far sì che lo stelo colorato lì celato si mostrasse. Era di un color rosa antico molto delicato.
Egli tornò a scrutare l’immagine di quel volto delicato dai capelli sottili riflesso nello specchio, come se non potesse abbandonare neanche per un istante quel contatto visivo tanto bramato. Come se Lei potesse sparire da un istante all’altro.
Sorrise, vedendo che la Donna di fronte si avvicinava sempre di più, mentre massaggiava col rossetto le sue splendide labbra sottili, colorandole.
La sua bocca si mosse in una smorfia. Anche lei non poteva credere di poter essere finalmente di nuovo con lui.
Egli, estasiato dalla magnificenza della sua dama, prese del trucco per cancellare i suoi tratti stranamente maschili quel giorno. Ma erano gemelli, d’altronde. Era ovvio che Lei gli somigliasse.
Aiutò dunque sua sorella a divenire sempre più bella, sempre più simile a come la ricordava, mentre l’uomo che si rifletteva nello specchio scompariva sempre di più….e al suo posto, sorridente e maestosa come una regina, si mostrava quell’ombra riflessa. Quella Donna che dal vetro regnava in quella stanza. La Dea del suo mondo.
La sovrana prevaricò sul giovane, sostituendosi definitivamente ad egli.
Adesso Lei era tornata.
Adesso che Alexia Ashford era a casa, non era più in pena per lei. Adesso non era più solo…
Egli strinse gli occhi, raggiante, mentre scompariva definitivamente.
Mentre invece, al suo posto, la sua Regina si sollevava dalla sedia e faceva per girare per la sua stanza.
Ella, con i capelli lunghi, biondissimi, la frangia ammaccata di lato, il viso truccato, il rossetto di color rosa antico, osservò le candele che contornavano le pareti e lo specchio. La sua stanza era buia, illuminata solo da quella fioca eppure calda luce.
Sospirò impensierita.
Si chiese quando sarebbe tornato suo fratello, Alfred Ashford.





_____








Il titolo che ho scelto per questa fanfiction, "Naive Blond King", è un riferimento al Naive King della meravigliosa e simbolica "Lullaby" cantata in Resident Evil: Code Veronica X.
Quel Naive King che altri non è che Alfred Ashford.
Un personaggio folle, affascinante ed emblematico, che personalmente mi ha colpita molto.

Vorrei che questa fanfiction dedicata ad Alfred Ashford fosse l'emblema di quanto la follia stessa possa essere arte.

La storia dei due gemelli Ashford, nella sua follia, per me è arte.
Il mio scopo era delineare il dramma del castellano Alfred Ashford, cristallizzato in una situazione drammatica ed ossessiva.
Ove costantemente, nel buio e nella disperazione della solitudine, egli attende da quindici anni l'unica persona capace di "completarlo".
Lui e Alexia hanno un rapporto unico e speciale che, nella sua pazzia, mostra chiaramente come due persone così unite non possano vivere l'una senza l'altra.
Come l'aria, l'acqua...indispensabili.
Alfred non ha ragion d'essere, senza sua sorella Alexia.
E lei...nonostante quindici lunghi anni, continua a vivere con lui a corte. Continua ad essere la dama indiscussa del castello Ashford. Capofamiglia del nobile clan.
Tuttavia, per permettere ciò, inesorabilmente muore una parte di Alfred, che rimane soggiogato dalla grandiosità del genio di Alexia.
Un amore folle, pazzo e disperato...
Tutto il loro rapporto trapela e gronda di sentimenti contrastanti. Le candele, lo specchio, la buia stanza che cela la sua ossessione. E tutto scoppia, nel folle gesto di poter, tramite sé stesso, rivedere il volto di quella persona che lo completa e non lo fa sentire solo.
Un rapporto che non si può spiegare a chi non ha avuto nella sua vita qualcuno più importante della sua stessa identità.
E non si tratta di amore né fisico, né biologico.
E' l'essenza dell'amore stesso, dell'amore fraterno nel senso più complesso e profondo del termine.

Questa è la mia visione del perchè Alfred si trucca e si traveste da Alexia.
Ho voluto mostrare cosa accade ai suoi occhi quando si trasforma in Lei.

Grazie per l'attenzione.
Spero che la fanfiction vi sia piaciuta e vi abbia trasmesso le emozioni che mi guidavano mentre scrivevo; e che provo per questi due antagonisti complessi, folli e meravigliosi.

Fiammah_Grace

  
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