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Autore: LiquidScience    22/01/2013    3 recensioni
[Spin-off della serie A-Team]
Ed ecco, quando tutto sembra andare sempre in peggio, che fa la sua ricomparsa l'A-Team, dopo molti anni di inattività. Ma i membri che lo compongono non sono gli stessi, ma i loro figli, riuniti insieme da uno scherzo del Destino.
La storia inizia con il racconto di Mike Murdock, intervistato da una giornalista.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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(Ringrazio parveth89 per il personaggio di Alyson Smith)
 
 
Dieci anni fa i figli di un commando specializzato operante in Vietnam rifondarono un leggendario gruppo sciolto da tempo. Usando un vecchio negozio come quartier generale, vivono a Los Angeles, lavorando in incognito. Sono tuttora in azione, se avete un problema che nessuno può risolvere, e se riuscite a trovarli, forse potrete ingaggiare il nuovo A-Team!
 
 
Murdock uscì dal supermercato con la busta della spesa. Dato che la moglie aveva non pochi impegni, ci aveva pensato lui. Non che avesse avuto tante cose da comprare…
Si avviò verso l’auto nel parcheggio, fischiettando allegramente e guardando qua e là.
“Murdock! Chi si rivede!” esclamò una voce familiare alle sue spalle. Murdock si girò e sorrise quando riconobbe l’amico Sberla. Appoggiò la spesa nel bagagliaio e lo chiuse.
“Sberla! Da quant’è che non ci vediamo? Anni, come minimo” disse dando una pacca sulla spalla a Sberla.
“Andiamo al café, ti offro qualcosa” propose Sberla e l’altro rispose affermativamente.
Si fermarono al café lì vicino e si sedettero a un tavolo. L’ambiente era caldo e accogliente, gli interni erano prevalentemente di varie sfumature color cioccolato e le sedie erano tutte foderate in velluto.
“Come va? Tutto a posto in famiglia?” chiese Sberla con un lieve sorriso.
“Oh, sì, anche se sono un po’ preoccupato per Mike, in ospedale” rispose Murdock con un tono lievemente turbato e abbassando lo sguardo.
“Ah, se ti assomiglia così tanto quanto sembra, i migliori psichiatri si strapperanno le lauree e si metteranno a vendere banane… quanti ne hai fatti fuori, te? Uno l’hai fatto persino impazzire…”
Murdock accennò un sorriso per la battuta, ma ritornò subito serio.
“James non te l’ha detto” disse con un tono più basso, quasi fosse una nota dolente.
“Detto cosa?” chiese Sberla preoccupandosi.
In quel momento arrivò la cameriera con i due caffè ma Templeton non aveva intenzione di toccarlo prima di aver ricevuto una risposta. Murdock prese una bustina di zucchero e la versò nella tazza.
“Mike è ricoverato in ospedale da almeno una settimana… ma non l’ospedale psichiatrico, quello… normale, in brutte condizioni. Davvero James non ti ha detto niente? Eppure c’era anche lui quando è successo…” disse lentamente Murdock, mescolando il caffè con un lento movimento circolare con il cucchiaino.
Sberla era visibilmente attonito, anche se cercava di nasconderlo forse per forza della vecchia abitudine di fuggitivo.
“No, non… non mi ha detto niente. Cos’è successo?”
“C’è stato un incendio nel reparto psichiatrico la settimana scorsa e una trave rompendosi ha colpito Mike. Maddie, James, Spike e Hun per fortuna erano lì e lo hanno aiutato immediatamente, altrimenti ci avrebbe lasciato la pelle. Mike a parte, tutti se la sono cavata con qualche ustione e James con un braccio rotto” Disse Murdock tutto ad un fiato, come se avesse detto qualcosa che gli premeva.
“Sapevo dell’incendio, ma non questo!”
“Ah, Faccia da Sberle! Stai perdendo colpi”
Continuarono a chiacchierare animatamente fino a quando non finirono il caffè, dopodiché uscirono.
Murdock probabilmente  non ci aveva fatto caso, o forse non ha voluto dire nulla, ma è stata una delle uniche volte in cui Sberla ha pagato veramente qualcosa.
Una volta chiusa la porta dietro di loro, i due si salutarono e andarono in due direzioni diverse.
“Murdock!” gridò Sberla ad un certo punto. L’ex matto si girò di scatto facendo perno su un piede e lo raggiunse. Templeton staccò un foglio attaccato a una bacheca con dello scotch e lo mostrò all’altro.
Murdock non rispose, non sapeva cosa dire.
Quel foglio era un avviso della polizia e c’erano le foto di cinque ricercati, con annessa taglia.
Ma quelle erano le foto di Hun, Maddie, Mike, James e Spike.
 
***
 
“E poi arriva il prof” disse Maddie imitando la camminata dl suo professore scrollando un po’ le spalle “con gli occhiali sopra la testa, si siede, mette tutto a posto, cerca di leggere quello che c’era scritto sul registro” Maddie avvicinò e allontanò le mani come se stesse cercando di mettere a fuoco una scritta, suscitando le risate di Mike disteso sul lettino dell’ospedale
“Poi cerca nella sua cartella, in giro, sulla cattedra ecc, alla fine alza la testa e dice –Qualcuno ha visto i miei occhiali?-“
Mike scoppiò a ridere, facendo sballare tutti i valori del monitor. Arricciò un po’ il naso, perché il tubicino dell’ossigeno gli dava un po’ fastidio.
“Questa è proprio forte, Maddie! Almeno a te passa il tempo… qui in ospedale è noioso!”
“Beh, cerca di guarire in fretta allora, che ti stiamo tutti aspettando”
Mike sorrise, con lo sguardo perso verso il soffitto come se avesse un turbinio di pensieri per la testa. Anche la sorella lo imitò per un breve periodo di tempo, finché non aprì la bocca per dire qualcosa ma un’infermiera la interruppe entrando nella stanza.
“Orario visite finito, smammare!” disse questa, un’afroamericana robusta ma non molto alta.
“Va bene… ciao, Mike! Verrò a trovarti il prima possibile!”
“Ciao Maddie! In bocca al lupo per l’esame!” rispose Mike facendo un lieve cenno con la mano, salutando la sorella quasi a malincuore.
 
Maddie era appena uscita dalla porta dell’ospedale, quando le squillò il telefono.
“Ciao papà!” disse.
In quel momento passarono due agenti della polizia e uno di loro si girò e squadrò la ragazza, ma proseguirono dritto senza che Maddie ci fece caso.
“Eh? No aspetta, stai dicendo sul serio?” esclamò la ragazza and un certo punto,  cambiando completamente colore.
“Sì, ci sono volantini dappertutto. Cosa avete combinato?”
“Nulla di così grave! Andiamo, papà, cosa mai potranno fare di così tanto male una veterinaria, uno schizofrenico, un meccanico, un negoziante e un dongiovanni?”
Dalla pausa che ne seguì, Maddie poté dedurre che il padre stesse sorridendo.
“Papà non ti preoccupare, si risolverà tutto. Ce la siamo sempre cavata nelle brutte situazioni, no?”
Murdock non rispose subito.
“Beh, ci sono passato anche io e sono ancora quasi tutto intero. Mi raccomando, fate attenzione. Se avete bisogno di una mano… beh, io e tua madre siamo qui”
“Va bene, grazie papà” concluse Maddie riagganciando.
 
***
 
“La Cadillac è a posto” disse Spike uscendo da sotto una macchina e asciugandosi le mani sporche d’olio su uno straccio appoggiato lì vicino.
“Ben fatto, quella era l’ultima per adesso, chiudo e andiamo a mangiare” disse P.E. avviandosi vero il portone della sua officina. Spike uscì dalla porta lì accanto, diretto verso casa, esattamente di fronte.
Si fermò davanti alla porta, spettando che il padre lo raggiungesse. Notò con la coda dell’occhio un gruppo di persone che leggevano qualcosa affisso davanti a un negozio. Spinto dalla curiosità si avvicinò.
Tutte le persone appena lo videro si scansarono, guardandolo con diffidenza.
Spike li ignorò e guardò direttamente l’annuncio appeso sul vetro.
“Ehi, ma che cacchio…”  disse adirato prendendo in mano in foglio “Spero per voi scemi che sia tutto un brutto scherzo!”
Si girò, tra gli sguardi spaventati dalla folla. Uno di loro, poi, stava facendo una telefonata.
Arrivò P.E., chiedendo spiegazioni. Il figlio gli fece vedere quello che aveva in mano.
 
***
 
Hun voltò l’angolo della strada fischiettando. Si sentiva particolarmente sereno quel giorno, ma normalmente quando è così vuol dire che ci sono guai in vista.
Stava percorrendo il marciapiede lungo la strada che lo avrebbe portato al negozio di antiquariato, quando vide in lontananza due agenti di polizia che attendevano davanti la porta della bottega.
Una persona normale sarebbe andata lì a chiedere spiegazioni, ma una specie di ‘campanello d’allarme’ gli suggerì che non era la cosa giusta da fare.
 
“Eppure il capo ci aveva detto che lavorava in questo negozio” disse uno dei due agenti, un giovane, molto probabilmente entrato nel corpo di polizia da poco.
“Arriverà a momenti. La pausa pranzo non dura in eterno” rispose l’altro, più anziano.
Un vecchietto con uno strano basco e gli occhiali si avvicinò alla porta, da dentro il negozio, e l’aprì.
“Oh, cosa devo onole di vostla visita?” chiese il vecchietto, all’apparenza asiatico.
“Cerchiamo Hun Smith, sa dove possiamo trovarlo?” rispose il poliziotto più anziano, mostrando il distintivo.
“Oh, Hun fuori città, lasciato me negozio fino suo litorno. Dovlete aspettale. Dice il saggio, paziente è colui…”
“Si, si, risparmiaci Confucio e compagnia bella” tagliò corto il poliziotto di prima.
“Allora non vi dispiacerà se diamo un’occhiata” disse quello più giovane.
Il vecchio cinese fece un cenno affermativo e li fece entrare. I due tutori della legge mostrarono un mandato di perquisizione  guardarono ovunque, senza trovare quello che cercavano. Alla fine, si congedarono con il vecchietto e se ne andarono.
Hun Smith si tolse gli occhiali e li guardò allontanarsi. Prese il volantino che teneva in tasca, trovato affisso su un palo della luce mentre aggirava gli edifici per entrare dal retro, e lo guardò preoccupato.
“A quanto pare le cose si fanno più complicate del previsto” sussurrò tra sé e sé, prendendo la cornetta del telefono.
 
***
 
“Oh, certo tesoro” disse James al telefono con la sua ragazza ”che ne dici per stasera? Alle nove va bene?”
“Ah, James, a proposito di stasera…”
La ragazza aveva un tono che allarmò un po’ Face, il quale rimase in attesa.
“È meglio aspettare, magari rinviamo a un’altra volta” disse la ragazza con un tono che lasciava trasparire un po’ di turbamento.
“Oh, su, Catherine,  vedrai sarà una bellissima serata romantica!”
“Non ho dubbi su questo, ma ho visto i volantini in giro ed… è meglio andarci piano”
“I volantini? Oh, ma dai! È solo uno scherzo che mi hanno fatto gli amici”
In realtà James non sapeva nulla di quei ‘volantini’.
“Non mi pare, ci sono anche le loro foto”
“Ah, ah! Oh sì, quei volantini! Avevo capito degli altri. Oh no, è una trovata pubblicitaria: i nostri predecessori erano ricercati dal governo, quindi…”
“Se lo dici tu… Una buona trovata, anche se mi pare poco efficace. Allora…. Ci vediamo, James!”
“Va bene, Catie, ci sentiamo”
Face riattaccò il telefono. Tenne la mano destra, del braccio sano, attaccata alla cornetta per qualche secondo. Sospirò amaramente.
Quella storia dei volantini non gli piaceva affatto e, come se non bastasse, la sua ragazza gli aveva dato buca.
James uscì dalla sua suite richiudendo la porta dietro di sé.
 
***
 
“Oh, avanti! Hun, non puoi avere chiuso proprio adesso!” disse James ad alta voce spingendo nervosamente la maniglia della porta del negozio, ignorando la scritta “chiuso” come se fosse uno scherzo.
Un barbone gli si avvicinò un poco, sedendosi a qualche piede di distanza dalla porta.
“Ti ha fatto qualcosa di male, quella porta?”
“Eh? No, no... lascia perdere”
“Ah, sii paziente, ragazzo”
Quella frase era pronunciata in un modo che parve stranamente familiare a James. Il barbone si coprì di più con un sacchetto della spazzatura, cercando di proteggersi dal freddo pungente.
“Se hai pazienza, tutto andrà bene” continuò l’uomo seduto a terra.
“Oh, certo, come no! Risparmiami la ramanzina, per favore!” disse James seccato.
“Se vuoi capirci di più, torna qui alle quattro del pomeriggio”
James tentò di fargli altre domande, ma il barbone si era sdraiato e non dava cenni di voler aggiungere altro. Face si rassegnò e riprese il cammino verso il suo appartamento, a piedi, dato che non era nelle condizioni di guidare con un braccio rotto.
Evitò le strade più importanti e quelle più trafficate, meno gente lo vedeva meglio era. Aveva un turbinio di pensieri e domande irrisolte nella testa.
Cos’era tutta questa storia dei volantini? Dov’era finito Hun e cosa ne sapeva quel barbone?
Chinò la testa e osservò il marciapiede scorrere sotto i suoi occhi. Forse alle quattro del pomeriggio avrebbe avuto almeno qualche indizio in più.
 
***
 
James aprì la porta posta sul retro del negozio di antiquariato tenendo gli occhi fissi su un bigliettino trovato nell’ingresso principale e con scritto di passare sul retro. Quando alzò gli occhi sulla stanza trasalì: non solo perché c’era qualcuno, ma perché quel ‘qualcuno’ erano Hun, Murdock, Spike, P.E. e persino Sberla.
“Benvenuto al covo segreto degli A-Team, c’è qualcosa che possiamo fare per Lei?” chiese Murdock con un tono un po’ ironico.
“Sì, spiegarmi cos’è questa storia e soprattutto cosa diamine ci fa mio padre qui”
“Ah, grazie del complimento!” rispose Sberla sarcastico e piuttosto irritato.
Hun fece sedere James e, assieme agli altri presenti, gli spiegò tutto quello che sapevano sulla faccenda, dando più peso alle (false) accuse mosse contro di loro per sbatterli in cella piuttosto che della faccenda stessa.
“Questo è tutto quello che sapete?” chiese Face, scettico.
Tutti gli altri annuirono.
“Poco, per non dire quasi nulla” aggiunse Sberla.
“Secondo me qui c’è lo zampino di qualcuno” commentò Spike.
“E chi potrebbe volerci male a tal punto da fare tutto questo casino?”
“Qualcuno con un grosso budget, sicuramente” rispose una voce femminile alle loro spalle.
“Scusate il ritardo” disse Maddie richiudendosi la porta dietro sé “ma ho avuto qualche problema con degli sbirri all’incrocio”
Gli altri rimasero congelati da quell’ultima affermazione.
“Ti ha seguito qualcuno?” chiese Hun.
“Non ti preoccupare, li ho sistemati per benino” rispose l’altra con un tono vago ma nessun altro ebbe il coraggio di chiederle cosa avesse fatto.
“Un’altra cosa…” continuò Face, voltandosi di nuovo verso Hun “Chi era quel barbone e come faceva a sapere…”
“Non ti preoccupare, se hai pazienza, tutto andrà bene” lo interrupe Hun.
James passò una mano in fronte, come uno che era stato preso in giro senza rendersene conto.
“Dovremo darci da fare per scovare quello scemo che ha fatto questo e fargliela pagare cara!” propose P.E.
“Dovremo?” disse Maddie.
“Esatto. Che lo vogliate o no, noi verremo con voi!” esclamò P.E. . Murdock e Sberla fecero cenni di assenso.
Una strana e allegra musichetta si diffuse per tutta la stanza. Tutti i presenti cercarono con lo sguardo la fonte di quella melodia, fino a quando Maddie non rispose al cellulare.
“Dimmi Mike… I Na’vi? In che senso?  Ehi, ehi, calmati! Non ci sono indigeni blu in ospedale, hai le allucinazioni!”
Murdock si avvicinò di più alla figlia per sentire cosa Mike stesse dicendo al telefono, mentre gli altri guardavano la ragazza con aria interrogativa.
“Mike, Mike! Calmati, mi stai spaccando il timpano! Considera il lato positivo, se ti sono tornate le allucinazioni vuol dire che stai migliorando”
Beh, non proprio. Ma almeno così il fratello si calmò un po’.
“Mike, guarisci presto che ti stiamo tutti aspettando!” intervenne Murdock, dopodiché Maddie salutò Mike e riattaccò.
“Tornando a noi” disse Sberla “cosa facciamo?”
“Nulla. Ci nascondiamo” propose Hun. Tra i presenti si diffusero mormorii di disapprovazione.
“Cosa stai dicendo, Hun? Ti è dato di volta il cervello? Io non vedo l’ora di prendere quegli idioti e fargliela pagare!” esclamò Spike.
“Anche io muoio dalla voglia di dare loro una lezione, ma non senza Mike. O tutti, o nessuno: anche lui ne ha il diritto”
Nessuno osò più protestare.
 
***
 
Maddie stava guardando fuori dalla finestra della casa dei suoi genitori la rada neve che scendeva dal cielo buio. Era rattristata dal fatto di non poter frequentare l’università fino a che la questione si fosse risolta, ma era anche preoccupata per suo fratello. Fra pochi giorni veniva dimesso, certo, ma ci sarebbero sicuramente stati dei poliziotti pronti a portarlo via.
I suoi pensieri vennero interrotti da una figura scura che camminava verso la porta, guardandosi attorno.
Maddie si ritirò dalla finestra, temendo il peggio.
“Mamma! Arriva qualcuno!” sussurrò, dopodiché si nascose dietro una porta, temendo il peggio.
Suonò il campanello e Kelly andò ad aprire.
“Ciao James!” disse.
“Perdonate l’orario, ma è urgente. Ho bisogno di un favore, un grosso favore” disse l’altro entrando immediatamente.
“Dimmi, di cosa si tratta?” chiese Kelly, mentre Maddie usciva dal suo nascondiglio.
“Qualcuno mi sta pedinando. Non so chi sia, temo qualcuno della polizia o cose simili… Oh, ciao Maddie!”
James indossava una tuta da ginnastica, cosa che sembrava fin aliena agli occhi di Maddie, abituata a vederlo sempre elegante e impeccabile. Con tutti gli altri avevano  stabilito degli accorgimenti sul vestiario per confondersi meglio: Spike doveva indossare abiti meno vistosi e possibilmente coprirsi il capo con un berretto (dato che tagliarsi la cresta era fuori discussione), Maddie vestire in modo meno ‘country’ e portare la coda di cavallo, Mike essere un po’ elegante, Hun avrebbe utilizzato i suoi travestimenti mentre James sarebbe stato un po’ meno elegante.
Certo, ma nessuno si sarebbe aspettato fino a questo punto.
Kelly guardò fuori dalla finestra.
“Sta arrivando qualcuno! È un poliziotto, nascondetevi!” disse ad un certo punto, agitandosi un po’.
“Dove?” chiese James, turbato.
“Nell’armadio!” affermò Maddie prendendolo per la manica.
Entrarono e la ragazza chiuse le ante, dopodiché entrambi aspettarono con il nodo in gola, un po’ stretti all’interno del mobile.
Ci fu qualche attimo di silenzio, un silenzio carico di tensione.
Maddie involontariamente strinse la mano a James e questi le rivolse uno sguardo interrogativo. La ragazza, resasi conto di questo particolare, ritrasse di scatto la mano, scusandosi e arrossendo, anche se con il buio non si vide.
“Cosa ne sarà di noi, se ci catturano?” chiese James.
“Non lo so. So solo che qui in tre si sta stretti” disse una voce maschile alle loro spalle. Gli altri due sussultarono, cercando di uscire, solo che Maddie inciampò e caddero rovinosamente a terra tutti e tre, Maddie, James e Mike, sotto gli sguardi divertiti di Murdock, Kelly e Hun travestito da poliziotto.
Face si tirò immediatamente in piedi, lamentandosi di aver sbattuto il braccio ingessato. Anche la ragazza si alzò, mentre il fratello rimase disteso a terra guardando un punto nel soffitto.
“Mike?” chiese Kelly, chiedendosi come mai il figlio fosse fuori dall’ospedale.
“Accidenti. Prima scappo dai medici che mi voglio portare in gattabuia, poi da un poliziotto che mi pedinava, poi mi sono perso… per fortuna ho seguito James e sono riuscito ad entrare dal retro altrimenti…” spiegò Mike.
“Ma se tu seguivi me, chi…?” chiese James, ma fu interrotto da Hun.
“Io”
“Aspetta, aspetta” disse Maddie “Tu, Hun, stavi inseguendo Mike che inseguiva James che vagava di notte?”
La ragazza diede particolare rilievo alle ultime tre parole.
“Stavo facendo una camminata, così, per prendere una boccata d’aria” spiegò James.
“E tu, Hun, che ci fai con la divisa da poliziotto?”
“Volevo solo farvi prendere un bello spavento, eh eh!” spiegò Hun sorridendo.
I tre ragazzi brontolarono per brutto scherzo.
Ma in fondo, era una specie di prova: così sapevano cosa fare e cosa non fare in caso di emergenza.
“Bel modo di passare il Natale” osservò James, guardando malinconico un punto fuori dalla finestra.
Gli altri tacquero in segno di assenso.
“Oggi è la vigilia” disse ad un certo punto H.M. Murdock, rompendo il ghiaccio “Che ne dite domani di cenare tutti assieme?”
Kelly sorrise, il marito aveva avuto un ottima idea.
Gli altri acconsentirono di buona voglia.
“Ottimo. Avviso anche P.E.” disse Kelly prendendo in mano il telefono.
 
***
 
Il giorno seguente Maddie diede una mano a sua madre a preparare da mangiare, mentre Mike e H.M. Murdock allestirono il salotto come un’improvvisata sala da pranzo, dato che quella vera e propria era troppo piccola per tutti. Verso le sette di sera cominciarono ad arrivare gli ospiti. Per primo arrivò Hun, poi James e Sberla e infine P.E. e Spike. Si accomodarono tutti a tavola, scambiandosi gli auguri.
Mangiarono allegramente tutti assieme, riuscendo per un po’ a mettere in secondo piano tutte le preoccupazioni, ma man mano ritornarono tutte a galla.
“Sapete, mi è venuta in mente una cosa” disse a un certo punto Hun, con un largo sorriso in faccia.
“Avanti, Hun, sentiamo” disse James.
“in qualche modo, dobbiamo scoprire chi è stato. E se cerchiamo nel database della polizia?”
“Ah, Sberla! Ti ricordi quello del boyscout?” disse Murdock, illuminato.
“Sì! È vero!” confermò l’altro ed entrambi si misero a ridere.
“Io non ho capito niente” disse Spike.
“Anni fa” cominciò Murdock “Quando ancora il governo ci dava la caccia…”
“A noi ci dava la caccia! Tu te ne stavi a fare lo scemo in manicomio!” intervenne P.E., alzandosi in piedi interrompendo bruscamente Murdock.
“È vero, sarò stato pure matto ma vi ho salvato la pelle molte volte!” ribatté l’altro alzandosi in piedi a sua volta.
“Ehi ehi ehi basta, calmi, adesso vorrei sentire il resto della storia” disse Maddie calmando le acque.
Spike squadrò storto Mike e gli fece un cenno di minaccia, come per dire ‘Dopo tocca a te’.
“Stavo dicendo… dovevamo recuperare dei dati per la missione che stavamo svolgendo, così ho legato Sberla come un salame, mi sono travestito da boyscout e ci siamo precipitati all’ufficio della polizia militare” raccontò Murdock.
“Quello che c’era al bancone… un sergente mi pare… ci è cascato in pieno! Così mentre andava ad avvisare i superiori per fare le carte ho potuto dare una sbirciatina al loro computer” continuò Sberla.
“È un piano geniale! Di chi è il merito?” disse Hun, entusiasta.
“Hannibal” dissero in coro i tre del vecchio Team.
Il ricordo del membro scomparso gettò un po’ di amarezza fra i presenti, fino a quando non è arrivata Kelly con il tacchino, facendo ritornare a tutti il buonumore.
 
***
 
Hun gironzolava per il retrobottega, pensando a un piano per intrufolarsi nella centrale della polizia.
Poteva riciclare il piano di suo padre, ma con chi? Non poteva mettere due membri del nuovo A-Team, ma nemmeno uno e uno… sarebbe stato ovvio che fosse una trappola.
“Ma chi voglio prendere in giro…” disse sottovoce sbattendo un pugno sul muro. Oltre a lui c’erano anche tutti gli altri, chi in piedi appoggiato al muro e chi seduto sulle poltrone.
“Cosa, Hun?” chiese Maddie.
“Sono in un vicolo cieco”
Hun espose il suo problema anche agli altri, forse avevano modo di aiutarli.
“Se né il quadrato né il triangolo passano nella buca a forma di cerchio, ci devi mettere un oggetto tondeggiante” intervenne Murdock.
Hun aspirò dal sigaro guardando l’ex-matto con un’espressione interrogativa.
“Chiediamo aiuto a qualcun altro, no?”  
Hun ebbe un’illuminazione. Come aveva potuto non pensarci prima?
Sollevò la cornetta con un preciso numero stampato nella mente.
“Ciao Alyson! Sono tuo cugino Hun, è un bel po’ che non ci vediamo, eh?”
I tre membri del vecchio Team, una volta sentito il nome, rizzarono le orecchie. Murdock, poi, aveva un largo sorriso stampato in faccia.
Gli altri quattro, invece, erano desiderosi di conoscere la cugina del loro amato ‘capo’.
 
***
 
Alyson era una donna piuttosto magra, non molto alta e sicuramente non poco più grande di suo cugino. Portava i capelli, di un colore scuro, sciolti fino alle spalle.
“Accidenti, Hun, l’ultima volta che ti ho visto eri piccolo così!” disse Aly mimando con la mano quella che poteva essere l’altezza di un bambino di dieci anni, poi lo abbracciò forte.
“Quanto sei diventato grande!”
“Eh già, ma tu sei sempre uguale cugina!” rispose Hun con un largo sorriso.
“Ti presento l’A-Team. Loro tre li conosci già…” disse Hun indicando Murdock, Sberla e P.E.
“Mentre loro sono Mike e Maddie Murdock, James Peck e Spike Baracus”
I membri del nuovo A-Team salutarono a turno appena venivano nominati. Alyson fu felice di rivedere dei vecchi compagni e di conoscerne di nuovi.
 
***
 
“Pronti? In azione!” disse Hun al walkie talkie, osservando tutto dalla finestra di un edificio vicino.
“Ok, vado!” disse Aly dando a P.E. la sua trasmittente. Fece un cenno a Mike, che la raggiunse.
“Ma devo proprio farlo io? È James quello con la faccia da sberle!” si lamentò il matto, legato come un salame.
“Ma sei tu il genio del computer, Madflyer88” rispose James.
Mike lo guardò spalancando la bocca, atterrito. Come faceva James, profano in materia di videogiochi, a conoscere il nickname che usava nel multiplayer?
Alyson lo scostò con un movimento del braccio, dirigendosi verso la centrale della polizia.
“Sai una cosa, Mike? Hai lo stesso modo di fare di tuo padre Howlin’ Mad Murdock” disse Aly nell’orecchio di Mike e questi accennò un sorriso.
 
***
 
“Ehi scusi” disse Aly a un poliziotto all’interno della centrale. Questo stava masticando una ciambella e fissò Mike in modo strano, come se fosse un alieno.
“Perché l’ha legato?” chiese il poliziotto, con ancora il boccone in bocca.
“È uno dell’A-Team!”
Il poliziotto mandò giù il boccone e inarcò un sopracciglio. Squadrò di nuovo il matto e andò a prendere un foglio da una bacheca poco lontano. Fissò a turno il pezzo di carta e il volto di Mike una dozzina di volte.
“Eh sì, è proprio lui” disse infine riponendo il foglio dove l’aveva preso.
Mike sbuffò in alto, soffiando via una ciocca di capelli che gli era caduta sugli occhi, seccato.
“E la mia ricompensa? C’era una taglia” chiese Alyson, fingendosi impaziente.
“Eh non lo so, diamine, sono robe governative quelle!” rispose il poliziotto “deve aspettare l’arresto e tutte le cose burocratiche che seguono”
“Eh, no! Ho faticato per prenderlo, ora vorrei la ricompensa che mi spetta!”
Il poliziotto suggerì di andare a parlarne con il suo superiore, in ufficio. Lasciarono da solo Mike nell’atrio, che si liberò dalle corde con facilità. Aprì un poco la porta di un ufficio vuoto ed entrò richiudendola dietro di sé.
“Mai lasciare un matto con un computer, soprattutto se quel matto è Madflyer88 eh eh!” disse accendendo l’apparecchio sopra la scrivania. Aspettò la schermata di avvio, chiedendosi in quale sofisticato sistema operativo si sarebbe dovuto introdurre e quale complicato sistema anti-hacker avrebbe dovuto bypassare.
Rimase deluso nel vedere che era uno dei più comuni sistemi operativi in commercio, pure datato.
Sbuffò, fece un giro per la stanza mettendosi le mani nei capelli e poi estrasse un auricolare dalla giacca.
“Hun, dimmi solo che è tutto un brutto scherzo!” disse sottovoce nella trasmittente.
“Cosa c’è, Mike? Qualcosa è andato storto?” rispose il compagno di squadra.
“Devo infiltrarmi su un XP! Assurdo!”
“È troppo per te?”
“No!”
“Sbrigati, non c’è tempo da perdere!”
Non se lo fece ripetere due volte, tirò una cerniera nascosta nel polsino della sua giacca e ne estrasse una Jet Flash da 128 GB. La inserì nella porta USB, poi prese una sedia e si sedette. Odiava lavorare in piedi. Lavorava seduto su una sedia, su un mobile, dentro un mobile, sul tappeto, sul muretto, nella vasca da bagno e sul letto, ma mai in piedi.
Aprì il database della polizia, poi lanciò uno dei programmi nella chiavetta per inibire il sistema anti-hacker, poi un altro per bypassare il codice di accesso. Cercò tutte le informazioni necessarie, dalle fedine penali dei suoi amici riempite con false accuse alle varie denunce a loro carico.
“Sì!” esultò quando riuscì ad ottenere l’accesso ai dati di chi aveva posto le denunce.
Copiò tutto su un file di testo, lanciò una stampa e avvio un programma per pulire il computer di qualsiasi traccia del suo passaggio. Spense la macchina, ripose la sua fidata Jetty nel taschino della giacca e, curandosi di lasciare qualsiasi oggetto nello stesso posto dove lo aveva trovato, si avvicinò alla finestra e fece un cenno a Spike.
Questi si avvicinò, tenendo in mano due corde legate ad un rampino.
“Sbrigati!!” esclamò Mike agitando le mani furiosamente, dopo aver sentito un rumore di passi che si avvicinavano. Spike con un rapido movimento di braccia lanciò il rampino, collegato in due punti diversi alle corde. Mike prese la fune e cominciò a scendere in verticale, dal primo piano al piano terra.
Una volta arrivato, Spike tirò la seconda corda facendo cadere il rampino.
I due, sorridendo per la buona riuscita, si diedero il cinque.
 
Alyson Smith e il poliziotto uscirono dal corridoio che conduceva agli uffici, rendendosi conto che il prigioniero era fuggito.
“È scappato! Dannazione!” disse il poliziotto, cercando da tutte le parti e allertando i suoi colleghi.
Aly fece a finta di essere terribilmente arrabbiata per la fuga di Mike, ma sfruttò la confusione per andarsene di soppiatto. Raggiunse gli altri nel punto di raccolta prefissato, il furgone bianco parcheggiato in un vicolo nascosto. C’era Mike che stava sbraitando come un pazzo, Spike non poco irritato, Maddie che cercava di calmare Mike, Face provava a rimanerne fuori mentre Hun che fumava tranquillamente il sigaro, ignorando completamente il caos.
“Cosa sta succedendo?” Chiese Alyson, notando il trambusto. Eppure, le sembrava che fosse andato tutto liscio…
“…accidenti, il pc di mia nonna fra poco!” urlò Mike a Hun, completamente fuori di sé.
“Calmati, Mike!” disse Hun, soffiando una nuvoletta di fumo.
“No, invece! È una presa in giro bella e buona, chi credi di prendere in giro, scusa? Per te è tutto uguale, da fuori, eh?”
Quest’ultima affermazione fece arrabbiare non poco Hun, che spense il sigaro e lo squadrò male. Stava per dire qualcosa, interrompendo i deliri del matto, quando Spike lo precedette: prese Mike per il collo del giubbotto e lo sbatté fortemente contro il furgone, mettendolo a tacere e lasciando il matto come se avesse subito un forte trauma.
“Basta, scemo! Hai rotto con le tue scemenze!”
Alyson si chiese dove fossero i membri del vecchio Team, forse Murdock avrebbe saputo come calmarlo, ma non ebbe il coraggio di chiederlo in quel momento delicato.
Hun fece cenno a Spike di lasciargli il matto e questi esitò ma poi obbedì, facendo qualche passo indietro.
Mike si lasciò cadere al suolo, senza dire una parola. Maddie si avvicinò ma Hun con un cenno le ordinò di farsi da parte.
Hun si accucciò e gli alzò il viso con un leggero gesto della mano.
“Cosa ti prende, ragazzo? Sei fuori di te” chiese con un tono deciso e pacato, ma allo stesso tempo gentile.
Mike si divincolò e infossò la testa tra le braccia.
“Mike…!” disse Maddie, cercando di avvicinarsi ma Hun le intimò nuovamente a farsi da parte. La ragazza indietreggiò
“Sei arrabbiato perché ti abbiamo fatto craccare un XP? Ma così hai fatto presto, se fosse stato un Mac ci avresti messo di più, no? e sarebbe andato in fumo tutto il piano”
Mike fece un cenno negativo con la testa.
“Non… no. Non prendo psicofarmaci da tre settimane, sono… sono passato da cinque a zero e ho… ho una crisi di astinenza”
Crisi di astinenza non era il termine più appropriato, ma era l’unico che venne in mente a Mike e poteva descriverne l’idea.
Hun non sapeva cosa fare, come comportarsi in casi del genere. Forse poteva fare qualcosa e tranquillizzarlo un po’.
“Mike, calmati. Non agitarti o farai peggio”
“Non ce la faccio… non ce la faccio da solo”
“Ma tu non sei da solo. Siamo tutti qui”
Mike abbracciò Hun, che rimase stupefatto da quell’azione improvvisa.
Alyson assistette alla scena con un abbozzo di sorriso, le sembrava di vedere Murdock e Hannibal e non si sarebbe stupita se avesse sentito un ‘grazie, Colonnello’.
I due si staccarono e si rimisero in piedi, poi Mike andò con sua sorella mentre Hun si girò verso Spike.
“Vedi, Spike, non tutte le cose si risolvono con la violenza” gli disse con un sorriso sornione.
Si sentì un rumore di un motore, sicuramente non uno di quelli normali se non anche elaborato. Aly si voltò per vedere da dove arrivava quel suono familiare e vide un furgone nero e grigio scuro, divisi da una riga rossa che percorreva tutta la fiancata fino a un alettone. Aveva molti più fanali del normale e un set di tre antenne (obsolete al giorno d’oggi) sul tettuccio. Il colore della carrozzeria era un po’ spento, un po’ di ruggine copriva piccole parti del muso, sebbene sembrava fosse stato fatto di tutto per toglierla.
Uscirono Sberla, P.E. e Murdock, con la tipica espressione di un team di archeologi che sono appena tornati da una fruttuosa spedizione.
“Guardate cosa abbiamo trovato!! La vecchia carretta di P.E. ancora tutta intera!!!”  de Murdock accarezzando la carrozzeria del furgone.
“Di certo non grazie a te, leva quelle manacce dal mio furgone!” disse P.E. dando un pugno sulla mano incriminata. Murdock la ritirò immediatamente e l’agitò per un po’ in aria.
“Bene, ora abbiamo un mezzo di trasporto. Ma dove andiamo?” chiese Sberla.
Mike tirò fuori i fogli da stampante da una tasca del suo giubbotto, cominciando a leggere tutti i dati che aveva trovato, a cominciare dalle loro fedine penali.
Le lesse una ad una, ma quando arrivò alla sua scoppiò a ridere senza apparente motivo. Maddie gli prese le carte per vedere cosa c’era di così buffo. Hun si avvicinò, spinto dalla curiosità.
“Non ci vedo nulla di divertente” disse Smith.
Mike continuava a ridere, gironzolando intorno sotto gli occhi perplessi degli altri. Arrivò vicino a Spike, appoggiò un braccio sulla sua spalla e si calmò.
“Perché sto ridendo?” chiese asciugandosi una lacrima.
“Perché se non levi quel braccio ti faccio sputare i denti, uno ad uno!” disse Spike mostrandogli un pugno.
Mike si ritrasse immediatamente e Maddie riprese a leggere.
“Credo abbia avuto un crisi…” disse Murdock a Hun.
“Già, anche prima ne ha avuta una” rispose l’altro, senza voltarsi.
“Ah, so che vuol dire, anche io ne ho avute un paio”
Hun si voltò verso l’ex-matto con un’espressione indecifrabile, quasi come se avesse solo ora confermato la veridicità del proverbio ‘tale padre, tale figlio’.
James si avvicinò a Maddie e lesse per la seconda volta i nomi riportati sul foglio.
“Ehi, un momento…” la interruppe. Tutti si girarono verso di lui, attendendo notizie.
“Quei nomi… sono tutti dei dipendenti, diretti o indiretti, del Connor Transports “ disse.
“Non è quella ditta di camionisti gestita da Jay Connor?” chiese Sberla. Il figlio annuì.
“Chi è?” disse Maddie.
“Un ricco imprenditore, ma un poco di buono” rispose Alyson.
“Bene, squadra, si va a Barstow!”
 
***
 
I due furgoni procedevano in fila per le strade di Los Angeles, quello bianco del nuovo A-Team in testa.  P.E. li seguiva a ruota, senza mai perderli di vista.
Tutto era così silenzioso, come quel po’ di malinconia che affigge i tre ex-militari e Alyson. Nessuno aveva osato prendere il posto di Hannibal, nessuno. In quel sedile era rimasto il vuoto, come quello che il Colonnello aveva lasciato con la sua scomparsa.
Murdock si girò verso il finestrino assente del furgone e per un attimo gli sembrò che gli anni non fossero affatto passati, che Hannibal fosse ancora lì nel suo posto pronto a dare indicazioni per una nuova missione.
Sospirò e si voltò verso il sedile vuoto. Chiuse gli occhi e poi li riaprì, sperando che dopo quell’istante di buio il Colonnello fosse tornato nel suo posto, ma così non fu.
Guardò i suoi compagni di viaggio e notò che anche loro avevano un’espressione non tanto diversa dalla sua.
 
***
 
Arrivati a Barstow, si fermarono in un fastfood per prendere qualcosa da mangiare.
Scesero dai furgoni per sgranchirsi un po’ le gambe: Spike fece un po’ di stretching seguito a ruota da Maddie, Mike gironzolò a vuoto, gli altri si limitarono solo a fare qualche passo.
Non ci volle molto perché si accorgessero che mancava qualcuno.
“Dov’è James?” chiese Sberla, rompendo il ghiaccio che c’era fra la squadra, ma tutti lo zittirono con un sonoro sibilo. Hun gli fece cenno di avvicinarsi e di guardare in uno dei sedili del furgone bianco: James stava riposando beatamente, con la testa appoggiata sulla spalla.
“Sembra un angioletto, vero?” disse Mike dietro di lui ma tutti lo zittirono, compreso Sberla. Il matto allora riprese quel suo strano vagare senza meta.
Quando James si svegliò, si avviarono tutti verso l’edificio per mangiare qualcosa. Passarono attraverso il parcheggio dei camion, dove ce n’erano due, uno bianco e blu e uno rosso e tra questi due colossi un gruppo di tre persone che stavano discutendo animatamente con altre due.
“Ehi Hun!” disse Mike ad un certo punto, raggiungendo Smith e indicando le cinque persone.
“Cosa c’è, Mike?”
“Quello lì, quel brutto ceffo con il giubbotto in jeans, è uno dei tirapiedi della Connor Transports!”
“Come fai ad esserne sicuro?” chiese Hun, mentre anche gli altri si avvicinavano.
“Ahm… è una storia lunga” tagliò corto il matto, mettendosi le mani in tasca e scrollando le spalle.
“Face!”
James corse subito al richiamo di Hun, che gli indicò le cinque persone e chiese se le riconosceva.
L’altro confermò quello che aveva detto Mike, non solo quello con il giubbotto in jeans faceva parte della ditta ma anche altri due.
Spike si avvicinò a Hun, con un’espressione dubbiosa sul volto.
“Non credo che siano venuti lì per dare il benvenuto agli altri due”
 
***
 
“Vi conviene accettare l’offerta del signor Connor, prima che sua troppo tardi” disse quello con la giacca in jeans ad altre due persone, un uomo sulla cinquantina e una ragazza giovane, pressappoco come Maddie.
“Barry, te lo abbiamo già detto! La nostra risposta è no, col cavolo!” rispose la ragazza, alterata.
“Non molleremo, e non sarete né voi né nessun altro su questo pianeta a convincerci!” gli fece eco l’altro.
“Chissà se questo vi farà cambiare idea!” disse il tirapiedi alla sinistra di quello con la giacca in jeans, tirando fuori una revolver. La caricò lentamente, per alimentare la tensione che c’era fra i due rivali.
Hun e Spike sbucarono dal lato del camion e atterrarono due dei tre della Connor, Mike e Maddie cercarono di mettere al tappeto il terzo ma quello con la giacca in jeans si rialzò e fece cadere Maddie.
Quello con la pistola fu bloccato ancora una volta da Hun, mentre Maddie era impegnata con quello che l’aveva atterrata e Spike con l’altro, che si era rialzato. Arrivò anche Mike a dare una mano a Hun, ma il malvivente riuscì a sparare un colpo, che andò a conficcarsi nella gamba del signore sulla cinquantina.
“Papà!” gridò la ragazza accucciandosi verso il padre, seguita poi da Alyson che controllò la gravità della situazione. Gli altri misero una volta per tutte al tappeto i tre malviventi, mentre Murdock, P.E., Sberla e James controllavano che non ci fossero sorprese indesiderate, come poliziotti o altri scagnozzi.
“Gli hanno sparato alla gamba!” disse Aly, informando Hun.
“Lasciatemi vedere” disse Smith, avvicinandosi e agendo con una mano inaspettatamente esperta.
“Lei è un medico?” chiese la ragazza.
“No. Mia madre lo era” rispose l’altro.
Quando ebbe finito di fare un bendaggio improvvisato, in modo da fermare un po’ il sangue, si alzò.
“P.E., Mike! Portate quest’uomo all’ospedale!” disse e gli altri obbedirono, prendendo il ferito e caricandolo sul furgone.
“Ce la farà, non si preoccupi” disse Aly alla ragazza, guardando assieme a tutti gli altri il furgone allontanarsi.
“Ma voi chi siete?” chiese la figlia del ferito.
“Noi, mia cara” disse Hun, accendendosi un sigaro “Siamo l’A-Team!”
 
***
 
Il salotto della casa della ragazza incontrata al parcheggio era di medie dimensioni, al centro c’erano due divani, uno da due piazze e uno da tre e un tavolino basso. Hun, Murdock, Sberla e Alyson erano seduti sui divani assieme a Miriam, la ragazza incontrata al parcheggio, Maddie era in piedi appoggiata accanto alla stufa tiepida, insieme a Spike e a James, P.E. era appoggiato allo schienale del divano con i gomiti, proprio dietro il posto di Murdock, mentre Mike gironzolava avanti e indietro.
“Avevo provato più volte a chiamarvi, ma nessuno ha mai risposto” disse Miriam “Mi pareva strano che fosse una prova, così sono andata di persona a Los Angeles, ma il negozio di antiquariato dove mi hanno detto che potevo trovarvi era chiuso, data da destinarsi”
“Lo so, ho dovuto chiudere da quando siamo la polizia ci sta alle calcagna. Ma dica, che numero ha chiamato?” chiese Hun, con un tono molto gentile.
“Ecco, questo” disse la ragazza estraendo un foglietto dalla tasca dei jeans e porgendolo a Hun. Murdock, seduto lì di fianco, alzò la testa per sbirciare.
Hun sorrise, riconoscendo il numero.
“Mike! Tu lo conosci questo numero?”
Il matto si avvicinò e prese il bigliettino dalle mani di Smith, esaminandolo accuratamente.
“Ehi ma questo è il mio numero di telefono… cioè del telefono che c’era nella mia stanza!” disse, quasi come se quel biglietto recasse scritta una minaccia.
“Uh, Mike! Ti dai da fare, eh?” scherzò James, battuta che irritò un po’ Murdock e Maddie, ma che Mike non capì.
“Ma come mai non funzionava?” chiese Miriam.
“Settimane fa c’è stato un incendio che ha ridotto in cenere metà del reparto psichiatrico” rispose Spike, serio.
“Stanno tutti bene” aggiunse Hun, vedendo l’aria un po’ preoccupata della ragazza.
“Ah, per fortuna nessuno si è fatto male” aggiunse Miriam.
“No, non proprio. Mike era conciato piuttosto male e io mi sono rotto un braccio” puntualizzò James.
“Oh, ma che carino!” disse Mike ad un certo punto, prendendo in braccio un gattino tigrato.
“Vedo che hai trovato Lex” disse Miriam, sorridendo, e il gattino rispose con un miagolio.
Maddie accorse subito e coccolò il gatto sussurrando cose apparentemente senza senso.
“Vedo che vi piacciono molto gli animali” commentò Miriam.
“È una cosa di famiglia” aggiunse Murdock facendo un largo sorriso.
“Tornando a noi” disse Hun “Quel tiranno di Slade Connor vuole tutto il terreno di gioco per sé, anche a costo di giocare sporco, e a voi serve qualcuno che vi aiuti a sistemare questa faccenda”
“Proprio così, signor Smith” confermò Miriam.
“Ebbene, hai appena ingaggiato l’A-Team!”
 
***
 
Hun si guardò attorno, cercando nel piazzale dei camion qualsiasi cosa sarebbe stata utile.
“Come agiscono i tirapiedi di Connor?”  chiese, soffiando una nuvoletta di fumo dal sigaro.
“Normalmente arrivano con delle moto o una macchina quando c’è un camion in viaggio, ci saltano sopra e dopo aver riempito di pugni Ryan o Jeff rubano e sparpagliano tutto quello che c’è, talvolta danneggiando il camion” spiegò Miriam. Ryan e Jeff erano due dei camionisti che lavoravano per loro.
“Bene”
“Hai già un piano, Hun?” chiese Spike.
“Certo! Signor Murdock, si ricorda ancora come far volare un elicottero?”
Murdock lo guardò come se gli avesse fatto la domanda più stupida di questo mondo.
“Certo che sì!” rispose.
“Bene! Lei e Sberla andrete a prenderne uno” disse Hun, sorridendo.
“Come ai vecchi tempi, eh?” disse Murdock tirando una gomitata amichevole a Sberla.
“Già, come ai vecchi tempi” rispose l’altro.
“Eh, no! Hun, non puoi fare questo! Lo scemo farà un disastro! Lo farà cadere sopra di noi!” protestò P.E..
“L’ho mai fatto?” Chiese Murdock, seccamente.
Vedendo che il Bestione stava per elencare un caso, lo interruppe immediatamente.
“Oh, no, non rispondere”
“L’alternativa è Mike” disse Hun.
“Hun, ci va il signor Murdock!” intervenne Spike, atterrito solo dall’idea.
P.E. alla fine acconsentì. Tutto sommato, se proprio un matto deve pilotare quell’elicottero, che sia almeno esperto…
“Posso andare con loro?” chiese Face.
“Oh, certo che no James! Avrai un bel faccino da sberle ma con un braccio rotto…”
“Ok, ok, non serve che vai avanti” tagliò corto l’altro, guardando altrove un po’ a disagio.
“Miriam” disse Hun, voltandosi verso la ragazza “Avete altre consegne in programma?”
“Fammi pensare… sì, una per domani”
“Bene!”
Detto questo, Hun chiamò anche gli altri ed espose il suo piano.
“È un ottimo piano” intervenne Alyson “Ma se invece di aspettare una loro mossa li stuzzicassimo?”
Tutti gli altri si girarono verso di lei, con un’espressione indecifrabile sul viso.
Hun fece un sorriso, ma non quello solito: era il tipico sorriso di chi sta per cacciarsi nei guai intenzionalmente, per puro divertimento. Era il sorriso del Jazz.
 
***
 
Murdock si avvicinò all’elicottero che Sberla era riuscito a farsi dare, ovviamente con una falsa scusa e senza pagare un centesimo.
Il velivolo, un Bell 407, era un po’ vecchio ma perfettamente funzionante. Salì insieme a Sberla e cominciò ad osservare i comandi, sgranchirsi il polso e accendere il motore.
“Accidenti è da molto che non lo facevo” esclamò Murdock.
“Già, a chi lo dici… forse sono un po’ arrugginito”
“Nah, l’unica cosa arrugginita qui è la coda dell’elicottero!”
Detto questo, con un gesto rapido ed esperto fece decollare il velivolo.
 
***
 
Slade Connor era seduto dietro la scrivania del suo ufficio, armeggiando nervosamente con una pallina antistress. I tre scagnozzi erano in piedi davanti a lui, quello di destra teneva un sacchetto del ghiaccio appoggiato alla testa, quello al centro si massaggiava la nuca mentre l’ultimo asciugava il sangue di naso con un fazzoletto. Tutti e tre erano angosciati per quello che il loro capo avrebbe fatto loro.
“Siete degli idioti!” ringhiò Slade lanciando la pallina contro l’uomo davanti a sé.
“Ahi!” protestò l’altro, massaggiandosi l’occhio rimasto vittima della furia del capo.
“Erano in troppi e... e… erano forti” si giustificò quello di destra.
“Chi c’era con loro?” chiese Slade, incuriosito.
Un grosso tonfo alle loro spalle li sorprese, il capo si alzò in piedi e gli altri tre si girarono, constatando con orrore che la parete alle loro spalle era stata quasi completamente fracassata da una vecchia macchina corazzata artigianalmente con delle lamiere saldate assieme, come un ariete.
Le porte di quell’arnese si aprirono e uscirono quattro persone: uno con un giubbotto color panna, i pantaloni marrone scuro, capelli un po’ brizzolati e un sigaro acceso in bocca, uno con un giubbotto rosso vivo, pantaloni neri, Nike rosse e capelli rizzati in stile ‘ho messo un dito nella presa della corrente’, una donna con un maglioncino di colore scuro, un paio di jeans neri, stivaletti dello stesso colore del maglioncino e i capelli sciolti sulle spalle e infine uno dalla pelle scura, con una tuta verde militare con una trama mimetica, un gilet in pelle nera e scarponi pesanti dello stesso colore; portava una dozzina di collane in argento al collo e uno strano taglio di capelli con una cresta dentellata. Tutti armati.
“Che c’è, Slade? Hai forse visto dei fantasmi?” disse Hun canzonando l’aria esterrefatta di Connor.
Lo scagnozzo in mezzo, quello con la giacca in jeans, fissava Mike con uno sguardo ancora più spaventato.
“Noi ci siamo già visti, vero?” disse Mike, puntandogli il Ruger mini.
“Tu… tu… non puoi essere ancora vivo!”
“Invece sì, brutto pezzo di…”
Mike non fece a tempo di finire la frase che fu interrotto dallo sguardo di rimprovero di Hun.
“Com’erano le fiamme, Mike? Calde, eh?” chiese Slade, ridacchiando.
“Mai quanto i termosifoni della sala rianimazione!” rispose l’altro, cominciando ad alterarsi.
“Calmati, Mike, non è il momento” lo rimproverò Hun.
“Cosa volete?” chiese Slade acidamente.
“Cosa vogliamo?” replicò Hun, avvicinandosi “Vogliamo che tu risarcisca la ditta di camionisti autonomi gestita da Adam Rigley e da sua figlia Miriam per tutti i danni che avete provocato. Vogliamo porre fine alle vostre continue minacce. Vogliamo indietro la nostra dignità. Vogliamo indietro il nostro onore”
Slade scoppiò a ridere, seguito dagli scagnozzi.
“Avete preso le persone sbagliate! Ok, forse i miei ragazzi ci saranno andati giù pesante qualche volta, ma non c’entriamo nulla con voi!”
“Ma davvero? Alyson!” disse Hun, facendo un cenno col capo alla donna. Aly lesse dal foglio tutte le denunce fatte dai suoi scagnozzi contro i membri del nuovo A-Team.
L’espressione sul volto dei quattro malviventi cambiò radicalmente.
“Bene. Vi lasciamo un po’ di tempo per decidere. Con questo abbiamo finito. Forza, abbiamo un carico da preparare” disse Hun una volta che Alyson ebbe finito di leggere. Spense il sigaro sulla scrivania di Slade e tutti i membri del Team salirono in macchina. Spike mise in moto e si allontanarono, lasciando i quattro malviventi in una nuvola di polvere.
 
***
 
“È incredibile come siamo riusciti a fare un gioiellino del genere partendo da un catorcio usato, qualche pezzo di ricambio e degli avanzi di lamiere!” esclamò Mike dal sedile dietro il guidatore.
“Tutto merito del padre di Spike” aggiunse Hun, seduto sul sedile del passeggero.
“Mio papà è un genio quando si tratta di macchine!” esclamò Spike, tenendo gli occhi incollati all’asfalto e le mani salde sul volante.
“Dammi una chiave inglese e una fiamma ossidrica e ti aggiusterò il mondo” Disse Alyson, citando Archimede. Mike rise e le batté un cinque.
Uno strano ticchettio sul parabrezza catturò la loro attenzione.
“Piove?” disse Hun.
“Piove!” gli fece eco Mike.
“Questo complicherà le cose”
Come se non bastasse, quando si fermarono all’incrocio arrivò un’auto della polizia che cominciò a inseguirli per tutta Barstow.
“Cavolo, Hun, quei poliziotti sono degli ossi duri” affermò Aly guardando fuori dal lunotto posteriore.
“Ne arrivano altri?” chiese Spike, facendo delle curve degne di un’auto da corsa.
“Sì, ora sono in tre”
“Maledizione. Spike, riesci a seminarli?” chiese Hun, appoggiando il gomito al finestrino. Avrebbe fumato un sigaro, ma sapeva che gli altri non avrebbero gradito.
“Ci provo, Hun, ma non conosco la zona”
Spike ebbe un’idea e girò di colpo verso un cantiere aperto, cercando di seminare i poliziotti. Qualche virata da rally, un paio di salti e riuscirono increduli a seminare le auto una volta per tutte.
“Ossi duri?” commentò Mike “Direi ossi buchi, ha ha!” esclamò Mike facendo le boccacce dal lunotto della macchina.
 
***
 
“Accidenti, non pensavo foste riusciti a portarlo dentro!” esclamò Hun, riferendosi all’elicottero dentro al garage di un camion.
“Sembrava impossibile, ma ce l’abbiamo fatta. Il Bestione ha muscoli da vendere!” rispose Murdock facendo strani gesti da body builder.
“Con cosa lo dobbiamo armare, Hun? Lanciarazzi? Mitragliatrici?” Chiese Sberla.
“Oh, no, pensavo a qualcosa di meno pericoloso e più divertente” rispose l’altro.
“Come se quelle due parole per te volessero veramente dire due cose diverse” commentò Spike, ricevendo un’occhiata di rimprovero da parte di Hun.
“Che ne dici di un serbatoio d’acqua?” propose Alyson.
“L’acqua non riuscirebbe nemmeno a lavare la loro auto. Serve qualcosa di più pesante” disse James.
“Ghiaia?” aggiunse P.E.
“Ciottoli?” propose Maddie.
“Una colata di lava bollente?” aggiunse Mike, attirando gli sguardi interrogativi degli altri.
“Oh, no, Mike, ci metterebbe troppo ad arrivare. Serve qualcosa a portata di mano. I sassi vanno bene”
L’A-Team, aiutati anche da Ryan, Jeff e Miriam, iniziarono a costruire quattro serbatoi da attaccare sotto l’elicottero.  James si avvicinò a Mike, il quale sembrava aver preso una pausa. Era vicino alla porta, aperta, e stava guardando un punto nel cielo con dei piccoli binocoli.
“Cosa stai facendo?” chiese Face.
“Sto cercando i cavallini volanti” rispose il matto.
“I… cavallini volanti?”
“Sì, hai presente Pegaso e compagnia bella?”
“Sì, ma…”
“Ecco, cavallini volanti”
“Ah, ma non esistono i cavallini volanti!” ribatté Face, seccato.
“Come no! Io li ho visti dalla finestra della mia camera, uno bianco e uno nero”
“Li hai visti?” chiese James, scettico.
“Sì, con questi occhi” rispose l’altro portando un dito vicino agli organi in questione.
“Ah… ah”
“Hey, scemo! Smettila di girarti i pollici e vieni a darmi una mano!” ringhiò Spike.
“Ehi, ma non è giusto! James non ha fatto niente di più che passare qualche chiave!” protestò il matto.
“Lui ha un braccio rotto, tu no anche se sei senza cervello!” rispose l’altro.
“Eh, Mike, ho un braccio rotto!” aggiunse James, assumendo la tipica espressione da finto angioletto.
Con un abile lavoro di squadra riuscirono a portare a termine il lavoro brillantemente. Come innesco il massimo che poterono fare fu una pulsantiera per ogni cisterna, ma l’importante era che funzionino.
“Cosa stai facendo, Mike?” chiese Alyson, vedendo il matto dipingere delle sagome sulla fiancata dell’elicottero.
“Dipingo dei cavallini. Anche le Ferrari e le Ford Mustang ne hanno uno, no?” rispose Mike.
“Beh, complimenti, ti sono venuti bene!” disse Alyson dandogli una pacca sulle spalle, poi lo lasciò al suo lavoro.
“Guarda che dopo lo dobbiamo riconsegnare intatto” disse James da dietro di lui, con un tono da guastafeste.
“Oh, non ti preoccupare! Verranno via subito con un po’ di amm…” Mike non fece in tempo a finire la frase che Maddie gli tappò repentinamente la bocca con una mano.
“Mike! Lo sai che non devi dire quella parola quando c’è papà!” gli sussurrò all’orecchio. Il fratello sgranò gli occhi rendendosi conto che se n’era completamente dimenticato.
La sorella lasciò la presa, lasciando Mike congelato davanti l’elicottero davanti allo sguardo interrogativo di James.
“Cosa succede?” chiese infine Face, cercando di rompere il ghiaccio.
“Mio papà odia quel detergente. Impazzisce solo a sentirne il nome”
“Perché?”
“Boh. Nessuno lo sa, nemmeno lui” rispose Mike scrollando le spalle e ricominciando a dipingere.
“Ah…”
 
***
 
Passarono la notte in un hotel lì vicino, prenotato da Sberla. Smise di piovere durante la notte, così il giorno dopo tutti si prepararono per attuare il piano di Hun: portarono fuori l’elicottero, caricarono tutte le merci sul camion e fecero il pieno a tutti i mezzi, auto corazzata compresa. Miriam uscì dall’ufficio reggendo in mano un foglio con stampati tutti gli orari e le soste programmate.
“Il programma di solito è più o meno così, con due soste, una da venti minuti e una di due ore”
“Va benissimo, grazie” rispose Hun, prendendo il foglio.
“Siamo noi che vi dovremo ringraziare. Fate attenzione, mi raccomando” disse il padre della ragazza, uscito la sera prima dall’ospedale, reggndosi su un paio di stampelle in alluminio.
“Entro sera Slade Connor vedrà il mondo a scacchi” rispose Smith sorridendo.
Mike stava scrutando il cielo dai suoi binocoli quando Spike gli si avvicinò, guardandolo in modo strano.
“Perché mi guardi così? Non sono mica un Covenat!” rispose il matto, andandosene da un’altra parte.
Spike lo guardò andare via, dopo si girò verso James che stava trafficando con il suo smatphone.
“Questo nuovo giochino che ho scaricato è davvero forte!” esclamò James, tenendo il telefono tra le dita del braccio rotto mentre con le dita dell’altra mano tracciava delle righe sullo schermo.
“Fa’ attenzione con quelle cose, o rischi di bruciarti il cervello come è successo a Mike!” disse Spike, dopodiché andò verso il camion. James guardò per un attimo Mike vagabondare in giro per il piazzale e fare gesti strani, dopodiché mise il telefono nella tasca della giacca.
Quando anche l’ultimo scatolone fu caricato nel camion Hun chiamò uno ad uno i vari componenti per affidare loro gli incarichi.
“Signor Murdock, lei guiderà l’elicottero. Mike farà da copilota e azionerà i due serbatoi anteriori, mentre Alyson azionerà gli altri due dal sedile posteriore”
I tre risposero con un cenno affermativo e si diressero verso l’elicottero. Erano tutti vestiti come il giorno prima, Murdock con il suo affezionatissimo giubbotto in pelle marrone, ad eccezione di Sberla e James.
“Il Signor Baracus guiderà il camion, io mi siederò di fianco mentre James e Maddie staranno nascosti nel rimorchio. Ci sono delle porte laterali e una sul tetto se ci sarà bisogno di dare il benvenuto agli scagnozzi di Connor”
Anche P.E, James e Maddie fecero un cenno affermativo e andarono ognuno alla sua postazione. In quel momento l’elicottero si alzò in volo, compiendo qualche giro sopra di loro.
“Bene, Spike e il signor Peck seguiranno il camion con l’auto corazzata”
Gli ultimo due annuirono e raggiunsero tutti le loro posizioni.
Il camion partì, seguito dall’auto corazzata e a distanza dall’elicottero.
 
***
 
“Ce l’hai un tre?” chiese James, che stava giocando a carte con Maddie da dentro il camion. La ragazza fece un cenno negativo.
“Arriva la pizza a domicilio, senza la pizza e senza domicilio!” esclamò Mike alla radio, sincronizzata con i walkie talkie di tutti i membri dell’A-Team. Maddie e James si rivolsero sguardi interrogativi.
“Spiegati meglio, Mike!” disse Hun al walkie talkie.
“Stanno arrivando i tirapiedi di Slade” spiegò Murdock.
“Ok. Tenetevi pronti!” disse Hun. Maddie prese il mitragliatore, caricato con proiettili di gomma dura, mentre Face qualche granata fumogena e due esplosive.
I tirapiedi di Slade arrivarono con tre macchine e subito andarono pericolosamente vicino al camion. L’auto corazzata andò contro una di quelle dei malviventi, cercando di mandarla fuori strada. L’altra auto rispose con un’altra spinta, ma senza successo. Sbandò e finì fuori strada.
Barry, il tirapiedi con la giacca in jeans, aprì il finestrino e sparò all’auto corazzata. Tutti i colpi rimbalzarono sulle lamiere.
Sberla rispose sparando anch’egli contro l’altra auto, ma questa li evitò rallentando.
Barry sparò un altro colpo, centrando la gomma e costringendo Spike ad accostare.
“Accidenti!” ringhiò Spike.
Nel frattempo Hun cercava di colpire l’altra delle due auto rimaste con uno dei Ruger Mini, ma tra le sbandate del camion e quelle della macchina non tutti i colpi andavano a segno nel modo giusto. Lui e Sberla avevano armi caricate con dei veri proiettili, mentre aveva preferito caricare quelli della sua squadra con pallottole di gomma dura o simili, per evitare che facessero –o si facessero- del male in modo serio.
“Via con l’operazione stradina!” disse Hun al walkie talkie.
“Ricevuto!” rispose Murdock, ululando come un matto mentre faceva avvicinare l’elicottero.
“Aly, prima tu!” disse il pilota.
Quando l’elicottero fu nella corretta posizione, Alyson premette il pulsante per azionare il serbatoio che, aprendosi, riversò la ghiaia sopra il parabrezza dell’auto. Questa finì immediatamente fuori strada.
James, dal tetto del rimorchio, lanciò una granata fumogena contro l’ultima auto rimasta, mancando miseramente il bersaglio.
“No, James, non ce la farai mai così! Non puoi colpirla da dietro” disse Maddie, ricevendo in cambio un’occhiata scocciata. La ragazza prese il posto dell’altro e sparò un po’ di colpi contro la macchina, facendola sbandare pericolosamente.
“Visto?” disse, con un’espressione entusiasta.
“Ma tu hai il mitra, diamine!” rispose l’altro, mandandola a quel paese.
Murdock si avvicinò all’altra auto, ma un colpo partì rompendo il vetro e mancando di poco la tempia del pilota.
L’elicottero sbandò in aria, facendo aprire il serbatoio nell’erba.
“Mike, Mike! Dammi il cambio! Mi si sono rotti gli occhiali!” disse Murdock, scrollandosi dal viso i frammenti del vetro rotto dalla pallottola. Senza occhiali, vedeva leggermente sfocato.
Padre e figlio si diedero il cambio, cercando di passare da un posto all’altro senza far cadere l’elicottero.
Era un’impresa ardua, ma alla fine ce la fecero.
“Murdock, tutto a posto?” chiese Alyson, preoccupata.
“Si, grazie Aly. Ci è mancato poco” rispose l’altro, strofinandosi un occhio.
“Mike sa pilotare l’elicottero?” chiese.
“No” rispose Mike.
“Ah, ma tu sei tutto tuo padre, non avrai problemi!” esclamò Alyson.
L’elicottero si avvicinò alla macchina e Murdock azionò l’altro serbatoio, facendo andare fuori strada la macchina, che già sbandava a causa di una granata fumogena che James aveva tirato poco prima.
“Ha Ha! James, te l’avevo detto che i cavallini volanti esistono!” Disse Mike al walkie talkie, guardando James. L’altro vide i cavallini dipinti sulla fiancata dell’elicottero e si fece scappare un sorriso.
 
***
 
Hun, Mike, Alyson, Murdock e Maddie varcarono le porte del Veterans Administration Psichiatric Hospital.
“Finché il reparto psichiatrico dell’ospedale civile non sarà rimesso a nuovo, hanno trasferito tutti qui” informò Mike “ma sarà dura ricominciare tutto daccapo”
“Quel che è conta è che ora non abbiamo più la polizia alle calcagna. Gli scagnozzi di Slade hanno testimoniato contro il loro capo, così tutte le accuse contro di noi sono state revocate, le spese sanitarie di Mike sono state risarcite e Miriam e suo padre possono gestire la loro ditta di trasporti senza problemi. Tutto è bene ciò che finisce bene, no?”
“Già, ma quello che devo ancora capire è perché siamo in quattro per accompagnare Mike” intervenne Maddie.
“Io volevo vedere il mio vecchio ospedale” rispose Murdock.
“Io volevo vedere bene la zona, tanto per avere un’idea” disse Hun, già pianificando qualche modo per portare fuori il matto in caso ce ne fosse stato bisogno.
“Io volevo vedere dove sei. Così, perché no, posso venire a trovarvi quando passo per Los Angeles” rispose Alyson.
Mike si diresse verso il bancone delle accettazioni, con l’aria da chi voleva tagliare corto.
“Si, mi dica?” ripose l’infermiera, con voce neutra.
“Mi hanno trasferito qui dall’ospedale civile. Cerchi Murdock…” disse, ma non finì la frase che fu interrotto.
“Murdock… Murdock… aspetti che cerco”
Premette una serie di tasti sul computer, cercando la cartella clinica di Mike.
“Mi dispiace ma non c’è nessun Murdock nel database dell’ospedale. Beh, veramente uno c’è, ma non credo che lei sia nato nel 1947…” rispose seccamente l’infermiera.
Murdock si avvicinò al bancone, incuriosito.
“Eh ma… Aspetta, questo paziente è H.M. Murdock?” chiese.
“Uhm, sì, lo conosce?” rispose l’infermiera, scettica.
“Certo che lo conosco, sono io!”
“Ed è mio padre!” puntualizzò Mike.
L’infermiera li squadrò, prima uno e poi l’altro, con uno sguardo quasi incredulo. Erano veramente tutti matti in quella famiglia?
Ciondolò lievemente la testa, prendendo in mano la cornetta di un telefono.
“Katie, vieni giù un attimo per favore” disse al telefono.
Dopo qualche minuto di attesa, dal corridoio comparve una donna vestita con un camice bianco dall’aria un po’ stufa.
“Questo qui dice di essere stato trasferito qui dall’ospedale civile, quello che è andato in fiamme. Ma ho trovato solo la cartella clinica del padre”
“Ah, ah” rispose l’altra, squadrando a sua volta l’accoppiata padre-figlio “Prova a guardare sull’altro archivio”
“L’altro archivio?” chiese l’infermiera della reception.
“Sì, quello che è arrivato al trasferimento!” disse Katie, trafficando con il computer premendo i tasti veloce quasi come Mike, fino ad aprire una finestra.
“Come si chiama?” chiese rivolta a Mike.
“Murdock, M…” cercò di dire l’altro, ma fu interrotto per la seconda volta.
“Mike Murdock” disse Katie, leggendo poi l’intera cartella clinica del paziente: Data di nascita, data del ricovero, motivi, diagnosi, sedute con il psichiatra e altre cose poco carine da dire ad alta voce in pubblico.
“Aspetta, aspetta… credo di conoscerlo” disse Mike, pensandoci sopra.
“Sì, è lui. Io sono sua sorella” intervenne Maddie.
“Bene, stanza 78” disse Katie e prese Mike per accompagnarlo al piano di sopra.
“Beh, ci sentiamo!” disse Mike, girandosi verso gli altri che lo salutarono a loro volta.
Entrato nella camera, la porta di ferro si richiuse dietro di lui con un tonfo. Mike si guardò intorno: la stanza era quasi completamente spoglia, ad eccezione di un letto, un mobiletto, uno scaffale con due libri e un calendario appeso alla parete. Il matto si avvicinò al muro e notò che il calendario era riferito all’anno vecchio, passato ormai da alcuni giorni. Rovistò in giro fino a trovare un pennarello e scarabocchiò l’anno stampato sul foglio, mandandolo avanti di una cifra. Tanto, gli anni visti da lì dentro erano tutti uguali.
Cercò con lo sguardo la sua Playstation 3, ma tirò un sospiro malinconico quando realizzò che né essa né la televisione c’erano. Guardò in alto, verso la libreria, e prese uno dei due volumi appoggiati lì sopra. Una volta tanto, un libro non faceva male.
Si sedette sul letto e cominciò a leggerlo, ma fu costretto a interrompere la lettura a causa di un matto che strillava dalla stanza accanto.
“Ehi, la vuoi piantare? Sto cercando di leggere!” Urlò sbattendo il pugno sul muro, dopo aver appoggiato il libro sul letto in modo da non perdere il segno.
L’altro matto non dava cenni di voler smettere, così iniziò un’accesa discussione tra i due.
“Cosa stanno dicendo quei due?” chiese una tirocinante dal corridoio, non molto lontano dalla stanza di Mike.
“Sono matti, blaterano cose insensate in continuazione. Non farci caso” rispose il medico affianco.
 
***
Spike si fece strada tra le lapidi del cimitero, cercandone una in particolare. Quando la trovò, si chinò per posare il mazzetto di fuori che aveva in mano.
“Guarda, mamma, ti ho portato dei fiori rossi. Era il tuo colore preferito”
Spike rimase lì in piedi, in silenzio, sforzandosi di non piangere, per qualche minuto.
“Ci manchi molto, sai? Non ti preoccupare, ci sono io ad aiutare papà. È guarito dalla sua malattia, ma ha bisogno di qualcuno che gli stia vicino” disse, lentamente, come se gli costasse un gran sforzo.
“Le volevi molto bene, vero?” chiese una voce femminile alle sue spalle.
“Sì, Maddie”
“Dev’essere stata dura per te” disse Maddie con un tono calmo e vagamente rattristato.
“È colpa mia… mi sono distratto e lei è morta nell’incidente”
“Lo sai che non è vero, Spike! Si è sacrificata per salvarti da quel pirata della strada”
Spike chinò la testa. Era la prima volta che Maddie lo vedeva così: sembrava che tutta la sua armatura impenetrabile fosse stata grattata via, lasciandolo scoperto e vulnerabile.
“Ormai quello che è successo è successo, è inutile piangere sul latte versato. Possiamo solo andare avanti e sperare. La vita è speranza, non rimorso” disse Maddie, posando la mano destra sulla spalla sinistra di Spike.
 
 
(Accidenti… questo capitolo sembrava non voler finire! Ormai è anche un po’ fuori tema… va bene dai, è venuto un po’ più lungo del previsto ma spero vi sia piaciuto!
P.S. Ho un disegno ancora in lavorazione… quando l’avrò finito cercherò di  metterlo dentro al capitolo! N.d.a.)
  
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