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Autore: Ladynotorius    23/01/2013    7 recensioni
Aveva studiato a fondo il bando del concorso e c’era stata su un mese a fare lavori a mano e al computer. Alla fine aveva mandato una copia del portfolio e aveva pregato tutti i santi in paradiso, compresi quelli ancora in processo di beatificazione, di avere anche solo una possibilità.
Dialogo fra sordi, manco a dirlo.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tom Hiddleston
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Busta Blu e carta da lettere Arancione con Tiramisù

Dedicata a Pao e Cami,
che come me amano questo ragazzo.

Aveva perso.

Per l’ennesima volta aveva perso.

Guardò sconsolata i suoi disegni, le sue grafiche, il suo lavoro e per l’ennesima volta le uniche parole che le vennero in mente furono “ho perso”.

Di nuovo.

Non si era mai aspettata di vincere, non consciamente almeno, ma una parte di se’, una piccola parte di se’ stessa, continuava a sognare e sperare.

In fondo, si ripeteva, non c’era niente di male in questo.

Una delle sue più care amiche le aveva telefonato per tirarla su di morale, anche lei conscia che se non si suicidava lo faceva per il suo gatto e perché nessun uomo valeva tanto.

Eppure…

Eppure ci sperava. Troppo forse.

Prese di scatto la borsa e acchiappò l’mp3, maledicendo ancora una volta la neve caduta pochi giorni prima.

Le strade erano ricoperte di fanghiglia, la neve rimaneva alta solo dove la gente non ci passava sopra, ma tutto il resto aveva perso il suo colore candido e solo uno sottile strato di ghiaccio le ricordava perennemente che avrebbe dovuto comprarsi quei dannati stivali prima o poi.

Continuava a rimandare con tutte le scuse più banali che potessero venirle in mente, quando la realtà era una e una soltanto: gli stivali che piacevano a lei costavano quanto la vendita di un polmone e quasi sicuramente non avrebbero passato l’esame accurato del suo MR polpaccio, professore di stivaloggiologgia plurilaureato e con all’attivo una percentuale del 98,7% di bocciature.. Con lui o avevi una buona circonferenza o non passavi. Letteralmente.

Camminando nervosamente si ripromise per al centesima volta di andare almeno a provarne un paio.

Almeno, si disse, se dovessi cadere posso sempre dire che non ho trovato gli stivali adatti, non che non sono proprio andata a cercarli.

Dopo solo due, fortunatamente, quasi-scivoloni raggiunse il sainsburys e con passo deciso scandaglio il reparto dolci, pregando tutti i santi di questo mondo e di qualcuno vicino che ci fossero i savoiardi.

Ovviamente impiegò una buona mezz’ora a trovarli in quella accozzaglia di biscotti ma alla fine, vittoriosa, tornò a casa con la refurtiva e l’intenzione di preparare il tiramisu per strafogarcisi tutta la sera e cercare di dimenticare che no, non aveva vinto.

Di nuovo.

La sua amica Pao le aveva lasciato un altro messaggio in segreteria e mentre calciava via le scarpe ascoltò l’ennesimo effluvio di parole che la sua amica le aveva gentilmente scaricato addosso per tirarla su di morale.

- Non ti devi demoralizzare, sono sicura che hanno pescato a caso, insomma, ma hai visto chi ha vinto? Anche solo una caramella disegnata da te sarebbe stata più bella di quell’orripilante semi ritratto. Non ti devi buttare giù, settimana prossima arrivo a Londra e la scandagliamo tutta per trovarlo! Appena vedrà i tuoi lavori si innamorerà della tua bravura e, incidentalmente, di te.

Andò avanti così per un po’, poi stranamente il silenzio. La vibrazione del cellulare l’avvisò che non era finita lì.

“La tua segreteria fa schifo, avrò detto si e no cinque parole e subito si è arrestata. Comunque non ti suicidare, Cami sta facendo ricerche, vedi che trova dove abita! Vado a bloccare Maali prima che si mangi Panna in un boccone, ci sentiamo!”

Accese il computer e mentre aspettava che questo caricasse mise sul tavolo gli ingredienti.

Uova, zucchero, mascarpone, fruste elettriche (che non sono un ingrediente ma per me è come se lo fossero) caffè e savoiardi. Tre terrine ben separate, il cestino della spazzatura, miracolosamente vuoto, sotto il tavolo e la caffettiera che impaziente aspettava che quella scriteriata la usasse.

Dodici mesi a Londra e mai nessun caffè.

Sua madre l’avrebbe diseredata per una cosa del genere.

Quando il computer gli richiese la password mise l’unica cosa che nessuno si sarebbe mai aspettato e poi via a guardare Hellboy.

Dopo mezz’ora sia la crema che il caffè erano pronti.

Come al solito aveva fatto le dosi per quattro, per la felicità della sua dieta, completamente dimentica del fatto che viveva da sola quindi, pensierosa, prese dei bicchieri di cristallo, dono di sua nonna e resistenti anche all’uranio 51, e fece pure delle mini-porzioni da smerciare in giro fra amici e colleghi.

 Quand’ebbe finito si lanciò sul divano e aspettò che il dolce si fosse raffreddato per bene.

Non lo poteva soffrire.

Onestamente, se avesse potuto, si sarebbe lanciata con una moto in corsa sull’agenzia di modelli più famosa di Londra e avrebbe guardato con grande soddisfazione l’intero edificio avvolto dalle fiamme, prima di girarsi e buttargli sopra anche un paio di granate.

Il concorso era semplice: mandare i propri lavori sull’attore fautore dei suoi più recenti incubi e pregare in urdu di vincere. In palio un’intera giornata con l’uomo che le aveva tolto il sonno più di un anno prima.

Tom Hiddleston.

Non che lui sapesse della sua esistenza. Figuriamoci.

E non che lei ne fosse innamorata. Troppo acida e coi piedi per terra per non notare il fatto che una alta quanto lei gli sarebbe passata sotto le gambe senza che lui neanche se ne accorgesse, quindi niente sogni ad occhi aperti ma ricerche degne di un agente di Scotland Yard.

A lei l’SD6 le faceva una pippa.

Tutto quello che lui aveva fatto lei l’aveva visto. L’aveva prima apprezzato, poi ammirato e poi idolatrato. Insomma, un uomo con indosso un vestito da duemila sterline che non si pone il minimo problema a mettersi in ginocchio ad autografare un cartellone può essere considerato un dio.

Quantomeno il SUO dio.

Aveva studiato a fondo il bando del concorso e c’era stata su un mese a fare lavori a mano e al computer. Alla fine aveva mandato una copia del portfolio e aveva pregato tutti i santi in paradiso, compresi quelli ancora in processo di beatificazione, di avere anche solo una possibilità.

Dialogo fra sordi, manco a dirlo.

Facebook si avviò automaticamente e dopo cinque minuti si ritrovo ad ammirare con faccia sconsolata la miriade di notifiche che non aveva letto.

Dopo tre giorni ne aveva le scatole piene.

Come avessero fatto quella manica di pazzi che aveva fra i suoi contatti a sapere TUTTI che lei stava partecipando al concorso era un mistero secondo solo a “Ma il cantante die Tokio Hotel è un lui o una lei?*” e ancora non aveva avuto risposta al riguardo.

Stava per togliere la pagina di internet quanto le arrivò un nuovo messaggio privato.

Cami: L’ho TROVATOOOOO!!!!! Kentish Town, Northcote road, flat 1b N24FD!

Alzò gli occhi al cielo.

Stjarna: Cami dai, è impossibile…

Cami: NOOOOO! Ho controllato nel loro sistema elettorale ti dico che abita lì!!!!!! Guarda tu stessa!

Aprì l’allegato con uno sbuffo, sicura che fosse l’ennesima boiata messa in piedi dalle fan quando…

Thomas William Hiddleston – 31/34 anni – Actor – Dramatic school of Westminster - Kentish Town, Northcote road, flat 1b N24FD

Porca merda, l’aveva trovato!

***

Di norma era contraria a certe cose. Non sopportava i fans che in barba al rispetto della privacy dei loro idoli si mettevano di fronte alla loro casa e suonavano il campanello e se avesse potuto avrebbe fatto piazza pulita con un bel lanciafiamme, che le avevano detto funzionava poco ma faceva sempre un bel po’ di scena.

Certo, si disse, se vuoi fare male ricorri al c4, quello è sempre apprezzato dai più…

Di norma quindi lei non avrebbe preso la cartelletta dei suoi lavori, non si sarebbe infagottata neanche fosse in procinto di andare in Alaska e non sarebbe uscita di casa acchiappando al volo uno dei bicchieri di tiramisù, conscia del fatto che l’aspettava mezz’ora di tube e non aveva ancora messo niente dentro lo stomaco.

Destinazione: Kentish Town.

Di norma non l’avrebbe fatto. Ma come si soleva dire “Se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto”.

Fuori casa la temperatura era scesa ulteriormente e si maledisse per non essersi spalmata di grasso di foca prima di uscire ma constatò felice che almeno il suo tiramisù non si sarebbe squagliato facilmente. Insomma, un pelo più freddo e avrebbe fatto la fine di Jack del Titanic.

In metropolitana la gente non ti invogliava ad essere più carina e gentile, tant’è che Ale si rammaricò per l’ennesima volta che seminare il panico fra la gente con un lanciarazzi fosse ancora un reato punibile per legge. Nonostante tutto però, si sedette quieta e aspettò che le novantanove, o giù di lì, fermate che l’aspettavano trascorressero in fretta.

Ringraziando Odino nessuno aveva tentato il suicidio quel giorno, non avevano sbagliato ad interpretare i segnali della metro (che poi lei si era sempre domandata come cacchio facessero i macchinisti a sbagliare. O è verde o è rosso…) e non c’erano ritardi di sorta.

Abitava a Wimbledon, e per arrivare a Kentish Town avrebbe dovuto prendere la district line, già abbastanza lenta di per se’ e poi cambiare con la nera.

Il folder che aveva in mano pesava una quintalata e più si avvicinava a Camden Town, più sentiva che ogni singolo disegno, ogni singola grafica aumentava di peso, facendole perdere la presa mentre il tiramisù era completamente dimenticato in una busta rigida, tanto, se quei dannati bicchieri erano sopravvissuti a ben dieci traslochi, sarebbero sopravvissuti certamente ad ogni sussulto della metro.

Quando infine arrivò la sua cartelletta nera sembrava pesare come un triceratopo nei suoi anni migliori.

Con sforzo disumano si fece coraggio, brandì il suo cellulare a mò di spada e mise il postcode della probabile/impossibile casa di Tom Hiddleston. Quindici minuti a piedi e poi avrebbe lasciato il folder pure per terra perché tanto non avrebbe mai avuto il coraggio necessario per suonare e darglielo di persona.

Già si vedeva fare una cosa del genere e l’unica cosa che le veniva in mente era lui che usciva di casa incazzato come un t-rex digiuno da due mesi per essere stato disturbato nella quiete di casa.

No. Decisamente no.

Nel frattempo si era pure messo a nevicare e nonostante lei avesse un’ottima circolazione, le sue mani sembravano cubetti di ghiaccio mentre teneva in mano il cellulare per seguire la mappa.

Tutta quella fatica e poi magari avrebbero pensato che fosse un pacco bomba…

Durante il cammino beccò aperto un Paperchase, si fiondò dentro e comprò una busta da lettere colorata, blu per rimandare ai suoi occhi (Dio quanto sto diventando patetica), e carta da lettere arancione, che tanto per lei i suoi capelli non erano rossi, erano arancioni e non gliene fregava un tubo di ciò che pensavano gli altri per lei sarebbe stato sexy anche con i capelli viola.

Prese la penna che aveva sempre con se’ e scrisse con una scrittura un filo più leggibile di quella dei dottori “Per Tom Hiddleston. NON è un pacco bomba, non contiene veleno, non c’è traccia di antrace e può essere maneggiato senza problemi perché non l’ho cosparso di peperoncino.”

Valutò la scempiaggine appena scritta e trovandola stupida abbastanza si decise e l’appiccicò al suo folder.

In fondo, uno dei motivi per cui le piaceva Mr Hiddleston era il suo senso dell’umorismo e il fatto che stesse sempre ridendo.

Con passo svelto calcolò che alla sua meta mancavano cinque minuti scarsi e si preparò spiritualmente al fatto che per ben cinque secondi avrebbe respirato più o meno la stessa aria del suo attore preferito.

Che l’aria fosse uguale su tutto il globo non aveva decisamente importanza per lei, stava già andando in grave debito d’ossigeno al pensiero che FORSE sarebbe stato a casa, FORSE sarebbe passato davanti alla finestra e FORSE l’avrebbe scorta, e FORSE avrebbe deciso di uscire cinque secondi a parlare con quel puffo imbacuccato che decisamente aveva l’aria losca che solo una fan poteva avere.

Niente da dire, a lei Spielberg faceva una pippa per copioni e film mentali.

Doveva solo girare l’angolo quando notò una palla di pelo che zompettava per strada, del tutto ignaro della macchina che arrivava.

Era quasi impossibile notare quel gatto, era troppo bianco, troppo peloso perché si potesse distinguere dalla neve ma lei lo vide perché il suo occhio era allenato a notare gli spostamenti della sua palla di pelo che si divertiva a tenderle gli agguati, specialmente quando scendeva le scale.

Si consolò pensando che comunque, se stava sul marciapiede dove la neve era più alta, non sarebbe andato a finire per strada, dove sicuramente sarebbe stato messo sotto da una qualsiasi macchina o ciclista.

Aveva sul serio appena formulato quel pensiero che il gatto decise che scivolare fosse un’idea brillante.

Impiegò solo un attimo a capire che la macchina, sebbene non stesse andando a velocità sostenuta, non avrebbe fatto in tempo a fermarsi e la palla di pelo sarebbe finita sotto le ruote e impiegò anche meno ad agire.

Corse con l’intento di spaventare il gatto per farlo fuggire dall’altra parte o almeno acchiapparlo al volo prima che fosse troppo tardi, ma si era completamente dimenticata che lei, nonostante i buoni propositi, non aveva comprato quei dannati stivali, non aveva le scarpe anti scivolo e per terra la neve aveva ghiacciato.

Lanciandosi in avanti fece appena in tempo a recuperare il gatto che poi prese una storta colossale e scivolando sull’asfalto andò a sbattere prima sulla macchina e poi sul marciapiede.

Con la testa annebbiata e il fianco destro che le gridava vendetta si rese vagamente conto che la sua cartelletta era rimasta indietro, incolume. Poi chiuse gli occhi.

***

 

Quando gli riaprì la prima cosa che le venne in mente fu che era ora di mettere sotto i denti qualcosa.

Le scoppiava la testa, segno che il digiuno prolungato stava avendo la meglio su di lei e sentiva male ad altezza stomaco.

Sicuramente poteva fare il funerale al suo tiramisù.

- Stai ferma, ho chiamato un’ambulanza.

Qualcuno con una gran bella voce le parlava, ma onestamente non le interessava cosa avesse da dire.

Iniziava a sentire freddo, quello vero di quando ti buttano la neve dentro la maglietta e tu declami tutti i santi del paradiso in ordine alfabetico e stava per controllare che la sua sciarpa fosse ben stretta al collo quando si accorse che c’era un motivo se aveva freddo e decisamente era un motivo valido per preoccuparsi.

- Porca merda, che male…

- Non ho capito ciò che hai detto, ma stai tranquilla, ho già chiamato l’am…

Un ricordo, un piccolo ricordo le venne in mente e come un fascio di luce la riempì portando in superficie tutto il resto.

Doveva parlare inglese. Era a Londra, era in missione e si doveva sforzare di parlare inglese. Tom. Il folder. Aveva perso. Di nuovo.

Con sforzo sovrumano dirottò lo sguardo al suo soccorritore e con voce appena accennata mise su un paio di parole in inglese.

- Per cortesia il mio folder nero.

L’uomo la guardò con sguardo interrogativo e lei prese a fissarlo con occhi socchiusi.

- Fa’ niente, faccio da me.

Lasciando basito il suo soccorritore puntò i gomiti per terra e facendo leva alzò il busto.

Il gatto era incolume e le leccava piano la mano. Per tutta risposta lei si mise ad accarezzargli la testolina bianca.

- Rimani dove sei, adesso arrivano i soccorsi vedrai che poi starai meg…-

Niente, dialogo fra sordi. Ale si alzò, si stiracchio sentendo ogni centimetro di pelle urlare e con passo claudicante raggiunse il folder dove lo aveva fatto cadere. Poi tornò indietro e si sedette sul marciapiede.

- Non ti preoccupare per me sono abbastanza coriacea. Non ti devi dare colpe, il gatto è scivolato e non avresti fatto in tempo a fermarti, io invece potevo almeno evitare una disgrazia. Vedi, ora il gatto sta bene.

Lo indicò mentre pacifico rimaneva lì nelle vicinanze.

- Sono diretta a casa di una persona, devo consegnargli una cosa.  Bhè in realtà devo lasciargliela sul portone di casa, non ho nessuna intenzione di disturbarlo suonando il campanello. Insomma, sarà Tom Hiddleston ma è pur sempre una persona normale… almeno spero.

Silenzio dall’altra parte.

- C’è stato un concorso e, accidenti che male la testa, e io come al solito ho perso e lo trovo veramente ingiusto perché ci sono stata su un mese. Poi lui so che ci tiene all’Unicef, volevo veramente vincere e dargli l’unica cosa che una come me può dare ad un grande come lui, il mio unico talento e invece… ma sai che gli somigli proprio? Hai il suo stesso taglio di capelli!

Ale si premette forte le mani sugli occhi ma proprio non riusciva a snebbiarseli.

- E niente, allora una mia amica ha fatto una ricerca e sembrerebbe che pel di carota viva qui vicino. Non so che ne pensi di tutta la situazione, ma ti posso assicurare chiunque tu sia, che non avrei neanche bussato. Avrei mollato il malloppo lì e poi, ACCIDENTI! Il tiramisù!

Si guardò attorno frenetica nella disperata ricerca della sua busta rigida che scorse vicino alle ruote della macchina. Fece per rialzarsi ma il suo soccorritore la precedette.

- Grazie, sei molto gentile. Sai, sono italiana e tutti pensano che io debba essere una grande cuoca, ma la triste verità è che a parte poche cose, detesto cucinare. Però mi piace da morire il tiramisù. Vedi? – Tirò fuori dal sacchetto il bicchiere – miseria, devo veramente dire a mia nonna che questi bicchieri resisterebbero alla bomba atomica. Guarda, neanche un graffio!

Tirò via con scrupolosa attenzione la pellicola trasparente con cui aveva chiuso il bicchiere e mostrò ad un esterrefatto soccorritore il suo contenuto.

- Ho dimenticato il cucchiaio… non posso mangiarlo. Peccato. Dio, oggi è stata una giornata orribile. Vedi, hai mai tenuto a qualcosa intensamente e voluto che accadesse? Quanto è ingiusto, ho perso. Di nuovo. Sarà la duecentesima volta che provo, non vinco niente. Eppure io sono brava! Certo, se mi chiedi di dipingere sarei capace di rovinare qualsiasi superficie eppure…

- Comunque io sono una brava ragazza. Non lo disturberei al signor Hiddleston, ci mancherebbe. Chissà quante fan assatanate gli sono piombate addosso di recente, io no, non lo farei mai. Vede, c’è una mia amica in Italia, completamente cotta di lui, ma lei è più intraprendente di me, lei si immagina di beccarlo e di parlarci ed è sicura che ci scapperebbe anche un caffè… e invece niente, io che sono qui non riesco neanche a trovare il coraggio di suonare il campanello e dargli di persona il mio lavoro. Anche perché diciamocelo, è bello e bravo, ma suppongo che si incazzerebbe di brutto se qualcuno invadesse la sua privacy.

- Forse… -  rispose lui, capendo che la ragazza si trovava in stato di shock.

- Vedi che ho ragione? Anche tu lo pensi. Sai, ho un gatto a casa. Non potevo permettere che questa palla di pelo si facesse male… Poi ho preso anche un bigliettino per spiegare che il mio folder non è un pacco bomba, e ho finito per scrivere un mucchio di scempiaggini, sull’antrace e sul peperoncino… dio, pagherei oro per vedere la sua faccia mentre legge una cosa così stupida.

- Posso vedere?

Lei glielo passò e riprese come se niente fosse.

- Mi sta scoppiando la testa… ah il mio cellulare… lo vedi? Forse è il caso che chiamo qualcuno per avvisarlo, certo, non mia madre o mi lincia. Ah devo anche andare a casa di Tom… senti, puoi avvisare l’ambulanza che sto arrivando? Vado e torno, tanto glielo lascio fuori dal cancello… Scusa mi dai il bigliettino? Come mai ridi?

Il ragazzo le passò il bigliettino dopo averlo messo nella busta blu, ma poi all’ultimo minuto lo tenne.

- Facciamo così, tu mi dai l’indirizzo e lo porto io dopo che siamo andati all’ospedale, ti va?

Ale lo guardò come se fosse un marziano.

- Senti, non so neanche chi tu sia, va bene che gli somigli ma secondo te do ad un possibile maniaco o male intenzionato l’indirizzo di Tom Hiddleston? Non se ne parla neanche. Vedi, lui è più di un attore. Mi piace perché sta sempre sorridendo e anche tu sorridi sempre, anche se mi viene il dubbio che sia perché sto dicendo un sacco di scemenze, e poi è sempre così carino con tutti! Mi ricordo di una intervista in cui il giornalista è arrivato e lui stava mangiando cioccolatini… che tenero! Accidenti, potevo comprargliela una scatola di cioccolatini, ma poi chissà che idea si sarebbe fatto… Aspetta dammi il biglietto!

Quasi glielo strappò di mano e con scrittura sbilenca aggiunse:

“Scusa per i cioccolatini, domani vado e faccio una donazione all’Unicef!”

Il ragazzo si mise a leggere e scoppiò a ridere.

- Si guarda… capirà sicuramente che sono una brava persona e non ho cattivi intenti! -  Continuò Ale, sicura di se’ stessa.

- Ma gli hai lasciato un numero di telefono o… -

Ale lo guardò allucinata.

- Ma stai scherzando?! A parte il fatto che non chiamerebbe mai, no che non gli lascio il numero di telefono! Vivrei con la tensione che MAGARI un giorno potrebbe rispondermi e magari ringraziare e dirmi che sono la donna della sua vita e… no, sto scherzando, potrebbe dirmi che gli sono piaciuti i miei lavori ma non ce la farei, capisci, lui è il mio attore preferito, gli voglio bene anche se magari è una gran bastardo, ma no, non posso lasciargli il mio numero sarebbe troppo sfacciato!

- Beh, alla fine gli lasci un regalo, dovresti dargli modo di risponderti no? – Continuò lui che nel frattempo si era seduto di fianco a lei, sulla neve, ringraziando il cielo di essersi messo la giacca lunga.

- Si ma io non ce l’ho proprio il coraggio. Mi sarebbe piaciuto vincere il concorso una giornata con lui, ma la triste verità è che probabilmente me la sarei fatta sotto dalla paura. E se poi mi trova noiosa? Io non sono una che parla tanto e…-

- Tesoro, credimi, non si direbbe.

-… e tesoro lo lasciamo a quando ci saremo sposati ti va? Anche perché se dici tesoro mi viene in mente Tremotino e io ho una cotta assurda per lui, che è troppo cattivo ma anche troppo scemo per non essere adorato. Bhè poi c’è anche quel gran pezzo di… vabbè lasciamo stare.

Più parlava più le si annebbiava la testa ma sembrava non riuscire a fermarsi.

- Mi sa che facevo prima ad andarci a piedi all’ospedale. Adoro Camden ma quando si tratta di passarci in mezzo è peggio che in Cina. Scusa posso? Inizia a girarmi la testa…

Si appoggiò alla sua spalla e chiuse gli occhi.

- Accidenti, dovevo proprio farmi male oggi… ma devo portargli questa cartelletta nera, poi chissà se sarà in casa… accidenti adesso sta girando Thor 2, potrebbe essere nel Surrey e non a casa… merda, e se quando arriva non c’è più il mio folder?

Il ragazzo posò la mano sulla sua testa e si accorse che era sporca di sangue. Cercando di mantenere lui stesso la calma la tranquillizzò.

- Adesso arriva l’ambulanza, andiamo in ospedale e controlliamo che tu non abbia niente che non va, quando ti sei ripresa glielo porti. Tanto dubito seriamente che venda casa nel giro di due giorni.

- Hai anche la voce come la sua… hai ragione farò così. Se hai da fare vai pure, non ti preoccupare. Dubito di riuscire a muovermi…

- Figurati. Grazie per aver salvato il gatto. Non ci avrei dormito la notte.

- Grazie a te per essere rimasto ad ascoltarmi.

Quando l’ambulanza arrivò la trovò seduta sul marciapiede, con un gatto bianco appollaiato sulle gambe e Tom Hiddleston che teneva una busta blu in mano che cercava di sorreggerle la testa.

Un momento prima che l’ambulanza si chiudesse Ale riaprì gli occhi.

- Gli somigli veramente tanto.

Tom sorrise debolmente.

- Lo so.

***

- La ragazza della stanza 7 sta dando problemi.

Il medico alzò gli occhi al cielo e sospirò.

- Di nuovo.

L’infermiera sorrise.

- Già.

Con nessuna voglia di ricominciare il battibecco si diresse verso la stanza, pronto a sedarla se fosse stato necessario.

Non fece neanche in tempo ad entrare.

- Senti lo so che sto rompendo l’anima a tutti e credimi, mi pesa, ma io devo tornare a casa. Mi è arrivato un messaggio e DEVO avere accesso o al pc o alla televisione e lo so che questo non è un albergo, quindi preferisco tornare a casa. Firmo quello che c’è da firmare e me ne vado. Visto? Non è un’idea geniale? Andiamo, lo so che vi volete liberare di me e non vi biasimo quin…

- Ti posso far avere un laptop per CINQUE minuti se prometti di farci fare il nostro lavoro e di lasciare in pace i…

- No, è evidente che io e te non ci capiamo. Tom Hiddleston oggi è in televisione con una intervista a sorpresa. Io sono chiusa qua, se l’intervista dura per venti minuti, mi spieghi come pensi che io possa fare l’indifferente e accontentarmi di cinque minuti?

Sospiro sconsolato dall’altra parte.

- Hai sbattuto la testa, ti fa male  stare al computer.

- A lei fa sicuramente male mangiare i panini di Subway eppure lo fa’ quindi eccoci qui.

- Io non rischio di avere mancamenti per aver mangiato un panino. - gli fece notare lui gentilmente.

- Beh oddio, non ne sarei così sicura se fossi in lei…

Il medico rimpianse i cari buoni vecchi metodi dove si minaccia di morte il paziente e armato di pazienza si sedette di fianco alla ragazza.

- Hai subito uno shock. Non ti ricordi niente dell’incidente, non ti ricordi niente del gatto che, fra le cose, sto tenendo io fintanto che tu non ti riprendi e io non posso peggiorare la tua situazione mandandoti a casa.

- Bene allora, mi dia il computer e non se ne parla più. Rimarrà il nostro segreto.

Il medico la guardò negli occhi poi con un sospiro sconsolato le propose un patto.

- Io porto il computer, tu non ne parli con nessuno, guardi l’intervista, non stressi più gli infermieri e ci fai lavorare in pace per i prossimi due giorni. Abbiamo un accordo?

- Oh come Tremotino! Va benissimo. Ma l’intervista la voglio vedere almeno due volte perché non sono inglese e non sono sicura di capire tutto alla prima.

- Niente da fare, prendere o lasciare.

Ale lo guardò male ma infine sorrise e gli strinse la mano.

- Abbiamo un accordo.

Da quando si era risvegliata in ospedale era stata un coacervo di nervi. Il suo cellulare aveva esalato l’ultimo respiro proprio nel momento in cui Pao la informava che Tom aveva lasciato un tweet in cui annunciava l’intervista per il giorno dopo, ossia quel giorno,  e da allora non aveva dato pace a nessuno. Aveva fatto domande sull0incidente perché non si ricordava effettivamente niente e solo dopo un bel po’ si ricordò che quel giorno stava andando a lasciare il suo folder nero a casa del suo Tom preferito. Folder che per inciso era alla sua destra, con ancora una busta da lettere blu appiccicata sopra.

Il suo tiramisù era sparito, probabilmente lo aveva perso mentre il gatto per cui era stata ricoverata in ospedale era a casa del medico che le aveva detto chiaro e tondo che si doveva riprendere in fretta, che lui il gatto in casa non lo poteva tenere o sua moglie divorziava.

Quando infine il laptop gli arrivò era ricominciato il mal di testa ma si guardò bene dal dirlo.

Fu un razzo a connettere e ci mise dieci minuti per trovare l’intervista online.

Felice come non mai si poggiò al letto e si perse nel suo mondo.

***

- Che cosa ci può dire dei suoi progetti futuri? Dei suoi impegni con l’Unicef…

- Prima devo finire di girare Thor 2, poi c’è in programma un viaggio in Guinea per l’Unicef. Le mie fan sono adorabili, sono riuscite a creare un topic in mio onore solo per i ragazzi bisognosi in Africa, sono veramente orgoglioso di loro. Sto progettando un viaggio in Asia, per tre settimane sarò fuori dal mondo e non sentirò nessuno, ma prima ci sono da finire le riprese, poi c’è il concorso sul miglior lavoro su Tom Hiddleston, che francamente è imbarazzante, sembra quasi un elogio a me stesso ma specifico che non è stata una idea mia e tutti i lavori valutati servono per un futuro sito internet a scopo benefico, e poi due mesi di pausa prima del tour mondiale per promuovere Thor2.

- Le sue fan si sono impegnate molto per quel concorso vero? Cosa può dire a chi ha partecipato?

- Siete grandi. Sul serio. Siete state grandi, un’autentica ispirazione per me. Vi siete impegnate così tanto per questo concorso che non saprei che fare per ringraziarvi tutte come si deve.

- Vorrebbe aggiungere qualcosa?

Tom guardò con fare imbarazzato la telecamera e annuì.

- Vede, due sere fa è successa una cosa molto strana. Stavo tornando a casa e ho quasi spaccato la testa ad una ragazza che per salvare un gatto non ha esitato un attimo a lanciarsi sulla neve. Lei continuava a parlare di me e io non sapevo come fare a…

Ale bloccò l’intervista.

Le si stava di nuovo annebbiando la testa.

- Non dovresti stare al computer sai?

Si potrebbe dire che Ale alzò lo sguardo lentamente e in stato di shock si fosse messa a piangere, ma la verità è che niente ti prepara ad una cosa del genere quindi con poca grazia si voltò verso la voce che aveva osato disturbarla mentre guardava Tom Hiddleston e pronta ad abbaiare contro chiunque si fosse messo davanti lei e il pc si preparò a lanciare un missile terra aria con una qualche cattiveria ben calibrata che avrebbe fatto vittime e nessun prigioniero.

Vide il suo bicchiere di tiramisù senza tiramisù dentro e un biglietto rovinato, come se ci fosse caduta sopra dell’acqua, arancione. Dello stesso colore dei capelli di Tom se Tom non fosse stato sul set di Thor2 e non avesse dovuto tingerli di nero.

Alzando lo sguardo corrugò la fronte per cercare di capire il tassello mancante e quando mise a fuoco gli occhi sorridenti di Tom poté solo rimanere a bocca aperta.

-… dirle che ero lì con lei, almeno per scusarmi di quello che era successo, ma niente, lei continuava a parlare e mi diceva che somigliavo davvero tanto a me stesso, poi coccolava il gatto e mi parlava del concorso che non aveva vinto e lì mi sono incuriosito e… -

Ale si voltò verso l’intervista che era ripartita quando aveva fatto ricadere la mano sul pc e poi, finalmente, ricordò.

- Dimmi solo che non ho detto qualcosa di scandalosamente volgare e poi potrò morire in pace.

Tom continuò a sorriderle e si fece avanti. Prese una sedia e si sedette vicino a lei.

- No, sei stata molto carina. Su una cosa avevi ragione, tesoro, non parli tanto.

- Tesoro lo lasciamo per quando ci saremo sposati, cosa che non accadrà nell’immediato futuro.

Sfortunatamente.

Lui scoppiò a ridere.

- Me l’hai detto anche dopo aver dato una bella botta alla mia macchina e successivamente al marciapiede.

- E ti pareva, avevo l’occasione per fare una bella figura e l’ho bruciata.

Tom continuò a sorriderle.

- Credimi, hai fatto la migliore delle impressioni.

Ale non osava alzare lo sguardo. SAPEVA che sarebbe diventata di otto gradazioni diverse di rosso e voleva evitare.

- Prima di tutto tieni, questi sono per te. – Le porse una scatola di cioccolatini gigante, che lei, presa com’era a non credere di avere davanti Tom Hiddleston, non aveva minimamente notato.

- Grazie per i cioccolatini che non hai portato, li ho apprezzati comunque. Come ho immensamente apprezzato il tuo tiramisù, il tuo bigliettino e il fatto che tu non abbia dato il mio indirizzo in giro, anche mentre avevi la testa annebbiata dalla botta presa.

- Figurati, non c’è di che.

Tom la guardò pensieroso poi le prese la mano fra le sue e si sporse in avanti.

- Se potessi passare un giorno con ognuna di voi mi riterrei l’uomo più fortunato della terra per avere fan così speciali che si preoccupano anche di non disturbarmi a casa quando in realtà l’unica cosa che vorrebbero è scambiare due chiacchiere con me che, credimi, sono esattamente come tutti i ragazzi che ci sono là fuori. Non posso. Quello che posso però fare, almeno per te, è un’eccezione.

Indicò la cartelletta nera che lei non aveva neanche controllato mentre era in ospedale e continuò.

- I tuoi lavori sono eccezionali e sebbene io non conosca neanche il tuo nome, mi farebbe piacere se potessimo passare un giorno insieme, come se tu avessi vinto veramente. Cosa che, perdonami se te lo faccio notare, sarebbe avvenuta sicuramente se non fosse che nella foga di mandare un intero portfolio su di me non ti fossi accidentalmente dimenticata di mettere cose banali come nome, cognome e indirizzo.

Ale si voltò di scatto.

- Eggià. Sono passato dall’agenzia per vedere un po’ dei lavori ed è saltato fuori che hanno dovuto dare la vittoria alla seconda classificata perché la prima non aveva messo il bando del concorso firmato e compilato dentro il folder.

Tom continuò a sorriderle.

- Ora. Visto che so che ti piace Tremotino possiamo fare un accordo.

Ale non fece nessuna fatica a stare in silenzio.

- Ci vediamo il 15 Febbraio alla mia agenzia, ore dieci, e passiamo una intera giornata insieme.

- Cosa vuoi in cambio? Tremotino voleva sempre qualcosa in cambio. -  Gli ricordò lei.

Tom prese il bicchiere lavato e glielo mise in grembo.

- Mi devi fare un tiramisù gigantesco perché questo è stato il più buono che abbia mai mangiato. Abbiamo un accordo?

In grave carenza di ossigeno e con il mal di testa quadruplicato per l’emozione Ale prese in mano il bicchiere. Poi lo posò sul comodino, si voltò verso Tom e tendendogli la mano che lui prontamente afferrò gli rispose:

- Abbiamo un accordo.  -  E finalmente gli sorrise.



Fine

***

* Sono una grande fan dei Tokio Hotel, quindi mi prendo la licenza di prenderli in giro ogni volta che posso xD

Note: Tom Hiddleston NON abita più a Kentish Town. Ha venduto la casa nel 2011 quindi se avete letto questa storia e pensate di venire a Londra per passargli sotto casa cercate meglio. E ovviamente passatemi l'informazione nel caso XD

La protagonista si chiama Ale perché il gruppo di pazze è composto da Pao, Cami, Ali, Ale ed Eli. Ale contenteva sia il mio nome che quello di Eli e Pao e Cami sono già dentro la storia.

Maali e Panna esistono veramente. La prima è una tigre, se la lasciassimo fare ucciderebbe un toro. La seconda vive placida e coccolata da tutti. Se rinasco voglio essere un gatto.

Grazie a chiunque leggerà la storia^^

LadyNot... quella che è in attesa del guardaroba e sembra che viva in un campo profughi.

  
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