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Autore: TheOnlyWay    23/01/2013    10 recensioni
Sapete, essere fidanzati con una persona come Leighton è, in tutta probabilità, più complicato di un esame di fisica quantistica.
E non solo perché è lunatica, sclerotica, un po’ pazzoide ed altamente sarcastica, no.
E’ complicato, perché nonostante tutti i suoi difetti – che non sono pochi – è impossibile non amarla.
Perciò, ancora non mi capacito di quello che sto per fare. Ho come la sensazione di stare per cacciarmi in qualcosa di molto più grosso di me e, soprattutto, potenzialmente pericoloso.
(Missing Moment di Wedding? No, thank you.)
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Cause it's a beautiful night,

We're looking for something dumb to do.
Hey baby,
I think I wanna marry you.
 
Is it the look in your eyes,
Or is it this dancing juice?
Who cares baby,
I think I wanna marry you.
 
Just say I do,
Tell me right now baby,
Tell me right now baby.



 
 
Sapete, essere fidanzati con una persona come Leighton è, in tutta probabilità, più complicato di un esame di fisica quantistica.
E non solo perché è lunatica, sclerotica, un po’ pazzoide ed altamente sarcastica, no.
E’ complicato, perché nonostante tutti i suoi difetti – che non sono pochi – è impossibile non amarla.
Perciò, ancora non mi capacito di quello che sto per fare. Ho come la sensazione di stare per cacciarmi in qualcosa di molto più grosso di me e, soprattutto, potenzialmente pericoloso.
Non che mi interessi, in fin dei conti. Da quando la conosco, la mia vita è cambiata in meglio.
Potrei spiegarvi tutto quanto dall’inizio, ma probabilmente finirei per perdermi in una marea di ricordi – alcuni meravigliosi, altri un po’ meno – e rischierei anche di arrivare in ritardo all’appuntamento con Louis.
E Louis è uno che odia i ritardatari. Ed è una cosa a dir poco incredibile, visto che ha deciso di fidanzarsi con Bridget, che impiega all’incirca quarantacinque minuti per scegliere quale vestito indossare.
Mi correggo: è comprensibile, che odi attendere.
In ogni caso, all’appuntamento manca ancora mezz’ora, ed io ho tutto il tempo di prepararmi con calma, bere un caffè – Leighton ha voluto comprarlo a tutti i costi, pare che senza di quello la mattina non si svegli – e sfogliare un giornale.
Con la mente, però, sono completamente distante e vago senza una meta precisa, tra la miriade di momenti che ho trascorso con Leighton e che mi hanno condotto, alla fine, ad oggi.
Con un brivido di aspettativa, mi rendo conto che questa sarà la giornata che darà inizio alla svolta vera e propria.
Come si dice, in questi casi? O la và, o la spacca. E, conoscendo Leighton, è molto probabile che spaccherà. In minuscoli pezzi. Mi ridurrà in brandelli, in briciole, in schegge e in qualsiasi altra cosa di microscopico esista al mondo.
Potete anche non credermi, ma certe volte la mia fidanzata ha la delicatezza di un panzer.
Le piace dire le cose in faccia, spesso senza trattenersi minimamente, adora letteralmente spiazzare chi la circonda con commenti che nessuno capisce, ma che lei trova assolutamente divertenti e, soprattutto, le piace bisticciare e avere l’ultima parola.
In genere, quando insiste così, mi viene una gran voglia di baciarla. Cosa che ho fatto quando ci siamo conosciuti, in effetti. Sono stato un po’ avventato e probabilmente ho rischiato la castrazione ma ricorderò quel bacio per tutta la vita. E quello dopo, e quello dopo ancora.
Se ci penso, ricordo ancora la sua faccia. Era tutta presa a far finta che io non le piacessi – cosa assolutamente impossibile – e aveva quel broncio sexy che mette su ogni volta che qualcosa la turba. In quel caso, io.
Lo so, sono un uomo affascinante e quando avevo vent’anni lo ero ancora di più, perciò non riesco nemmeno a immaginare quanto sia stato difficile, per Leighton, resistermi.
Scherzo. In realtà, per lei non è stato poi così complicato ed è stato questo, prima di tutto, a spingermi ad avvicinarla.
Era completamente diversa da qualsiasi ragazza avessi mai incontrato in vita mia. E non solo per i capelli arancioni. No, quello che mi ha attirato, se devo essere sincero, è stato il suo caratteraccio.
Avevo come l’impressione che fosse costantemente in lotta contro il mondo intero, alla ricerca di qualcosa per cui valesse la pena fermarsi.
Quando ha minacciato Greg di morte, non ho avuto alcun dubbio sul fatto che l’avrebbe ucciso davvero, se solo si fosse permesso di far soffrire Giselle.
E non è stato tanto il tono di voce in cui l’ha detto – lo usa ancora oggi, quel trucco della voce calma e un po’ sibilante – ma quanto lo sguardo. Era fermo, sincero e parecchio incazzato.
Sembrava sempre incazzata, Leighton. Non che ora sia uno zuccherino, ma da quando stiamo insieme, le cose sono un po’ cambiate.
Prima, era come se cercasse continuamente di respingere chiunque. Una sorta di  bastardissimo meccanismo di difesa, che probabilmente le si sarebbe rivoltato contro, prima o poi, se solo non avesse avuto amici come Bridget, Niall, Louis.
Se solo non avesse avuto me.
Me lo ripete in continuazione, sapete? “Prima di cadere nella tua trappola, io ero una tipa tosta, lo sai? Ero il terrore di Mullingar! Quando passavo io, la gente scappava. Poi sei arrivato tu, ed io ho finito per credere a quella cazzata della metà della mela.”
La prima volta che me l’ha detto, comunque, ci sono rimasto parecchio di sasso. Stavo quasi per offendermi e per cominciare un bisticcio – che di sicuro avrei perso – quando Leighton ha sorriso, mi ha baciato e si è stretta a me.
“Che poi, quella della mela sarà pure una cazzata, però un po’ è vero, no? Cioè, guardaci! Siamo completamente diversi, tu ed io, eppure tu mi ami. E io amo te, ovviamente.”
È per questo che amo stare con lei. Non mi annoio mai, è sempre capace di spiazzarmi e poi, quando è dell’umore, è incredibilmente dolce. Non capita quasi mai, perché comunque certe abitudini sono dure a morire, ma quando capita…
Che dicevo? Ah, si.
Le minacce di morte.
Quella è stata la prima cosa che mi ha colpito di lei, in maniera più assoluta. Ed è un po’ strano, se ci pensate. La seconda, invece, sono stati i farfugliamenti a velocità supersonica.
Ci ho messo un po’, prima di afferrare completamente ogni parola di Leighton. Quando è nervosa blatera spesso, ed è un vero spasso.
In genere, comincia ad insultare le Parche, la Dea Bendata e sua cugina Giorgia. Chissà perché, è fermamente convinta che sia una portatrice di sfiga. Non che le si possa dare torto, a ben pensarci. Giorgia è, esattamente, il ritratto di quello che le ragazze non dovrebbero mai essere. Non starò qui ad elencare i suoi più che infiniti difetti, perché non è una cosa che mi riguarda. Ho ben altro a cui pensare.
La terza cosa che mi è piaciuta di lei? La testardaggine. Leighton è, senza alcuna ombra di dubbio, la persona più testarda e cocciuta dell’intero universo.
Il che sarebbe piuttosto ammirabile, se solo la sua cocciutaggine non fosse rivolta a me.
Avete la più pallida idea del tempo che mi ci è voluto per convincerla del fatto che non avessi alcuna intenzione di abbandonarla? È stata quasi una lotta all’ultimo sangue.
Da un lato io, povero giovane innamorato di una donna testarda e insensibile, dall’altro lei, una sorta di principessa guerriera perennemente incazzata col mondo.
Dico davvero, convincerla a fidarsi di me, è stata un’impresa degna delle dodici fatiche di Ercole. Ma alla fine ne è valsa la pena.
Quando Leighton si è resa conto per davvero che lasciarla era all’ultimo posto nei miei pensieri, mi ha dato tutta sé stessa. Ed è stato talmente meraviglioso, sentire che per lei ero così importante e così speciale, che avrei rivissuto tutti i momenti in cui avrei desiderato urlare per la frustrazione di non essere capito e per l’incredulità di fronte alla sua resistenza.
E poi c’è un’altra cosa, la quarta: la fragilità.
A dispetto del suo atteggiamento da donna senza cuore e senza emozioni, Leighton è una persona estremamente sensibile. Sono d’accordo con voi, lo nasconde bene.
È fragile ed insicura, ed ha il costante terrore di rimanere da sola. Glielo leggo negli occhi, ancora adesso. Ogni tanto mi guarda, come se stesse chiedendosi il motivo per cui le sono affianco.
Ovviamente con questo non intendo dire che io sono migliore o un santo, o chissà che cosa. Semplicemente, la amo. E la amerei anche se avesse la pelle blu, i capelli viola e quattro braccia anziché due.
Perciò in genere, quando ha la faccia da “perché stai con me?”, la bacio. E comunque, sono fiducioso: prima o poi capirà che non ho nemmeno la più pallida idea di lasciarla sola.
Sono passati già cinque anni, se non sono esaurito prima, non credo che succederà in futuro.
Lavo velocemente la tazza e il cucchiaino e corro in bagno a lavarmi i denti. L’avevo detto io, che se avessi cominciato a pensare a Leighton avrei finito per fare tardi.
Nel giro di due minuti sono fuori casa, diretto verso il bar in cui ho appuntamento con Louis. Fortunatamente, non è ancora arrivato, così ho il tempo di riprendere un po’ di fiato e di concentrarmi per evitare di dare di matto.
E se stessi commettendo un errore? E se mi dicesse di no? Oddio, cosa farò? Niente, la costringo. No, scherzo. Probabilmente finirei distrutto, a piangere sul divano a casa di Niall.
Louis arriva dopo qualche minuto, allegro e pimpante come se non fosse a conoscenza del fatto che, entro sera, sarò morto.
«Che faccia.» commenta, tranquillo.
«Mi ucciderà.» replico, abbattuto.
«Nah, non credo. In questi anni si è addolcita. Magari ti picchierà un po’, ma non tanto da ammazzarti.»
«Tu si, che sei d’aiuto. Grazie.»
Dovrei cambiare amicizie. Decisamente. Forse potrei chiedere a George, il mio vicino gay, se lui e Richard – il suo fidanzato – vogliono uscire con me e Leighton. Almeno non dovrò vedere Louis per un po’.
Da quando gli ho detto quello che ho intenzione di fare, sembra in perenne agitazione. Prima o poi gli tirerò una sprangata in fronte. Nemmeno dovesse sposarsi lui, e che cazzo.
«Figurati. Allora? Andiamo o no?»
E non solo non è per niente consolatorio, ma mi mette anche fretta. Che razza di amico.
«Posso finire il mio te?» domando, seccato.
Louis alza gli occhi al cielo, annuisce e torna a sedersi, con aria estremamente spazientita.
Svuoto la tazza in un paio di sorsi, lascio la mancia sul tavolo e mi preparo alla mezz’ora peggiore di tutta la mia vita.
In realtà, l’anello l’ho ordinato circa una settimana fa e, per essere un anello di fidanzamento è piuttosto semplice e per niente vistoso.
So che Leighton non apprezzerebbe un diamante grosso come un limone, perciò mi sono limitato a scegliere un brillante piccolo, incastonato in una montatura di oro bianco. È delicato e credo che le piacerà. O, almeno, lo spero.
Se non le piace, ho sempre conservato quello che ho trovato nell’uovo di pasqua l’anno scorso. È una schifezza di plastica gialla, ma spero proprio non ci sia la necessità di tirarlo fuori, ecco.
Mentre camminiamo verso la gioielleria, che dista appena un centinaio di metri dal bar in cui ci siamo trovati, Lou mi racconta dell’ultima folle idea di Bridget. A quanto pare, ha deciso che vuole provare l’ebbrezza di lanciarsi da un aereo e, così, ha prenotato un lancio sia per lei che per Louis.
Mi trattengo a stento dal prenderlo per il culo perché, poverino, sembra davvero terrorizzato.
Quando entriamo nel negozio, però, tutto il mio proverbiale ottimismo e la poca tranquillità che ero riuscito a recuperare negli ultimi minuti, svanisce completamente, lasciandomi preda dell’ansia.
«Signor Styles, benvenuto.» la proprietaria della gioielleria, tale Allyson Crane, mi sorride incoraggiante e si avvicina per stringermi la mano.
Sicuramente si ricorda di me, perché per scegliere quel maledetto anello ci ho impiegato quasi tre ore. Oppure, se ne ricorda perché ho pagato in contanti.
«Buongiorno, Allyson. Lui è Louis, il mio migliore amico.» terminate le dovute presentazioni e gli altrettanto inutili convenevoli, Allyson si dilegua nel retro, per recuperare l’ordine.
Quando torna, qualche minuto dopo, regge tra le mani una scatolina in velluto blu, con le giunture argento e un delicato nastro di raso a contornare il lato superiore.
«Ecco qua.»
Con mano tremante, afferro la scatolina e la infilo nella tasca interna del giubbotto. Un altro saluto veloce ad Allyson, dopodiché usciamo e finalmente prendo un sospiro di sollievo. Ora che ho l’anello in tasca, sarà tutto molto più semplice. È come se sapessi perfettamente cosa fare.
«Dai, fammelo vedere.» Louis mi prende a gomitate fino a che non tiro fuori l’anello e glielo mostro.
«Le piacerà senz’altro, Hazza. E poi organizzi tutto da settimane, non potrà dirti di no.»
«Lou…» mormorò, divertito. «Stai parlando di Leighton, hai presente?»
«Oh, giusto. Allora in bocca al lupo.»
«Crepi.»
E, se non creperà il lupo, ci sono ottime probabilità che l’unico a crepare sarò io.
Trascorro il resto della giornata completamente assorto nei miei pensieri e del tutto indeciso su cosa fare. In origine, avevo pensato di organizzare una cena romantica, a lume di candela, con un bel mazzo di rose rosse, ma probabilmente Leighton sentirebbe la puzza di bruciato da lontano ed io proprio non me la sento di rovinare tutto.
Sono settimane che penso al modo migliore per chiederle di sposarmi, davvero. Ho progettato centinaia di cose, immaginato miliardi di situazioni e, alla fine, non sono arrivato a nessuna conclusione.
Non ho programmato un bel niente, al contrario di ciò che pensa Louis. Le mie sono solo idee, che sono rimaste tali. Quando si ha a che fare con una persona così complicata come la mia fidanzata, la semplicità è la cosa migliore.
Alla fine, dopo ore di intenso e sclerotico ragionamento, decido di non fare niente. Andrà come deve andare. Dopotutto, se dovesse dirmi di no, non sarebbe certo un mazzo di rose a farle cambiare idea. Anzi, in tutta probabilità, me lo tirerebbe addosso solo per aver pensato che avrei potuto convincerla con un simile trucchetto.
È ormai ora di cena, quando il rumore della chiave nella serratura mi distoglie dal baratro di pensieri negatavi in cui sono sprofondato. Sono agitato, ansioso e nervoso come poche altre volte mi è capitato in vita mia.
E non è positivo, considerato che in genere sono una persona piuttosto posata, razionale e serafica. Io sono il ritratto della calma e della compostezza.
Perciò, ovviamente, quando la voce di Leighton risuona squillante per l’atrio buio, scatto in piedi e mi affretto a ricompormi. Allaccio bene la camicia, stiro le pieghe che si sono formate in prossimità della pancia e passo le mani tra i capelli.
«Perché è tutto buio?» bofonchia Leighton, un po’ infastidita. Oh, giusto. Non mi sono neanche accorto che non si vede quasi niente, se non i profili dei mobili.
La luce si accende con un clic, dopodiché Leighton butta la borsa in un angolo e manda il suo cappotto bianco a farle compagnia.
Prima ancora che me ne renda conto, si è buttata sul divano e si è accoccolata al mio fianco.
Con un sorriso, le circondo le spalle con un braccio e le lascio un bacio tra i capelli. Leighton sospira, poi strofina il naso sul mio collo e ci lascia un bacio leggero.
«Oggi è stata una giornata di merda.» si lamenta.
Deglutisco, perché a quanto pare sono anche maledettamente sfigato. Se Leighton è di cattivo umore, le cose non possono che peggiorare.
«Come mai?» balbetto, nervoso.
Si volta a guardarmi, circospetta. Poi inarca un sopracciglio, mi osserva ancora per qualche secondo – dritto negli occhi, come se volesse leggermi nel pensiero – e stringe lo sguardo.
«C’è qualcosa che non và.» sibila. Sono piuttosto sicuro di essere impallidito, ma ovviamente questo non è ancora il momento giusto per parlare di ciò che ho in mente. Perciò scuoto la testa e le sorrido nel modo più convincente che conosco.
«Tutto a posto, amore. Che dicevi, a proposito della tua giornata?»
«Facciamo finta che io ti creda, per adesso.» ecco, lo sapevo che non ci sarebbe mai cascata. Stupido, dovevo preparami meglio mentalmente, anziché rimanere sul divano tutto il pomeriggio a pensare che questa sera morirò.
Stupido idiota.
«Comunque…» prosegue, ormai completamente concentrata sul pensiero di chi le ha fatto perdere la pazienza «Oggi, in libreria, è venuto di nuovo quel coglione enciclopedico di Calvin. E indovina? Mi ha palpato il culo. Di nuovo. Ora, io dico: vai all’università, sei grande e vaccinato e – soprattutto – sei fidanzato. Perché devi rompere il cazzo a me? Ti sembra?»
Bofonchio qualcosa che risulta incomprensibile persino a me e la stringo un po’ di più. Non sopporto che quel coglione le giri intorno, che la guardi come se volesse spogliarla, quando l’unico che può farlo, naturalmente, sono io.
Non sopporto che le parli, ne che le respiri di fianco. Fosse per me, lo spedirei in Groenlandia a tuffarsi con i pinguini. La sua unica fortuna, è che io non l’abbia mai beccato mentre ci prova con la mia fidanzata-futura moglie. Sarò pure simpatico, calmo e posato, ma ciò che è mio non si tocca. E si dà il caso che Leighton sia mia.
Possessivo, dite? Assolutamente si.
«Harry, ci sei?» Leighton mi sventola la mano davanti agli occhi, cercando di catturare la mia attenzione.
«Stavo pensando a Calvin. Mi piacerebbe tanto picchiarlo.»
«Quanto sei carino, amore! Ma dopo oggi credo che non mi sfiorerà più nemmeno con un dito.» cinguetta, improvvisamente allegra. Alzo gli occhi al cielo, perché non oso nemmeno immaginare cosa abbia combinato.
«È ancora vivo, almeno?» domando, a metà tra il rassegnato e il soddisfatto. Leighton sbuffa.
«Si, ma per chi mi hai preso? Non potrei mai fargli troppo male.» replica, quasi offesa dal fatto che l’abbia ritenuta capace di una cosa del genere. Il punto è che, secondo me, lei ne sarebbe capace sul serio. Perciò la guardo, sfidandola a ripetere quello che ha appena detto.
«Oh, e va bene. È capitato – non so proprio come sia successo, è stato un incidente – che il manuale di psicologia che stavo mettendo a posto, abbia incontrato il suo cavallo dei pantaloni.» spiega, con un’espressione innocente.
«La solita dolcezza.» ridacchio, divertito. Visto? Forse non c’è neanche bisogno che io mi disturbi a picchiare Calvin. A quanto pare, Leighton non ha bisogno di aiuto.
La bacio, con trasporto, perché mi è davvero insopportabile il pensiero che un altro uomo possa aver pensato a lei anche solo per un secondo. Ecco un altro motivo per cui è davvero giunta l’ora di farle la mia proposta.
Quando mi alzo dal divano, Leighton mi guarda confusa, cercando di capire cosa c’è che non và. Mi schiarisco la voce e mi passo la mano tra i capelli.
Sono così agitato. E se non riuscissi a parlare?
Dovrei inginocchiarmi. È così che funziona, no? Prendo un respiro profondo e, sotto lo sguardo palesemente perplesso di Leighton, mi inginocchio. Spero solo che mi lasci il tempo di parlare.
«Aspetta.» la interrompo prima ancora che abbia il tempo di pronunciare una sillaba. È nervosa, agitata e non sa cosa fare, lo capisco da come mi guarda. Non solo, è quasi del tutto terrorizzata.
Raccolgo tutto il coraggio di cui sono a disposizione e comincio a parlare. Nella mia testa, ho immaginato centinaia di volte quello che avrei detto, ma ora che sono qui, in ginocchio, non riesco a dire una sola parola di ciò che avevo stabilito.
«Tu sei acida, Leighton. E non solo. Sei scorbutica, scortese e un po’ troppo sarcastica. E testarda! Cielo, sei la persona più testarda che conosco.» una breve pausa, per studiare la sua reazione. Ha gli occhi socchiusi e la bocca distesa in un sorriso enigmatico. Ma non dice una parola, perciò io accolgo il suo silenzio come un invito a continuare.
«Sei bizzarramente convinta che le Parche e ogni divinità esistente ce l’abbiano con te e, spesso, dici un sacco di cose senza senso. Sei impulsiva, sfacciata, orgogliosa e cinica e, quando hai il ciclo, raggiungi livelli di psicosi altissimi. Oh, e sei talmente lunatica che starti dietro è una vera impresa.» ancora silenzio.
«Ma ti amo. E starti dietro è l’unica cosa che dà un senso alla mia vita. Sei entrata a far parte del mio mondo con una velocità che non credevo possibile. Hai presente quando si dice che nella vita delle persone bisogna entrarci attraverso uno spiraglio? Tu, quello spiraglio, non l’hai neanche visto. Sei entrata di sfondamento e mi hai completamente sconvolto.» un’occhiata piuttosto eloquente, mi sprona ad andare avanti.
«E c’è da dire che io ho insistito parecchio, anche quando tu non volevi che lo facessi.» ora annuisce, più soddisfatta dalla piega che sta prendendo il discorso.
«Ti ho fatta incazzare, ti ho baciata contro la tua volontà – anche se so che ti è piaciuto, perciò non negarlo – e ti ho praticamente stalkerizzata. E tutto questo per convincerti del fatto che non avevo alcuna intenzione di rinunciare a te. Ti ho detto che non ti avrei mai lasciata da sola, perciò, beh, credo sia giunta l’ora di rendere la mia promessa ancora più reale.»
Allungo un braccio sotto il divano e, con delicatezza, tiro fuori la scatolina con l’anello. La apro con delicatezza, sotto gli occhi lucidi di Leighton.
«So anche che probabilmente ti sto traumatizzando, e so altrettanto bene che sono a rischio di linciaggio, ma non importa. Voglio passare con te il resto dei miei giorni e voglio farlo come tuo marito. Perciò… Leighton O’Connell, vuoi sposarmi?» apro la scatola e, per un attimo, mi godo l’espressione commossa e incredula di Leighton.
La osservo, mentre boccheggia alla ricerca di qualcosa di sensato da dire. È la prima volta che la lascio completamente senza parole. Ed è un segno positivo, perché nella mia immaginazione, ero già morto a metà del discorso.
«Cosa dovrei dire?» farfuglia, con le lacrime agli occhi e le guance rosse.
Sorrido, poi la prendo per mano e le infilo l’anello con delicatezza. Leighton lo ammira per qualche secondo, dopodiché lancia un urletto stridulo e mi si getta addosso. Finiamo entrambi distesi sul tappeto, poi Leighton mi bacia e comincia a ridere.
«Non so davvero cosa dire.» continua a fissare l’anello, felice.
«Be’… potresti dire “Lo voglio”» suggerisco, un po’ commosso. Okay, d’accordo, sto per piangere come un poppante, ma che volete? Questo è il giorno più bello della mia vita: sono ancora vivo e presto sposerò la mia bellissima e lunatica fidanzata.
Certo, nella speranza che domani non cambi idea e dica di no. Però, a giudicare da come guarda l’anello, non credo che lo farà.
«Ti ho mai detto che ti amo?» domanda.
«Si. Ma non mi hai ancora risposto.» le ricordo.
Leighton ride, poi mi bacia di nuovo.
«Lo voglio.»
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Ci siamo. Con questa OneShot, dichiaro ufficialmente conclusa “Wedding? No, thank you.”
Se non l’aveste letta, e vi andasse di farlo, cliccate sul banner e andrete direttamente alla pagina ^^
Allora, cosa dire? Beh, ho pensato che il punto di vista di Harry fosse più che adeguato e spero la lettura non sia risultata troppo noiosa, visto che come OneShot è anche piuttosto lunga.
Come al solito, mi piacerebbe sapere che ne pensate, se vi è piaciuta o se vi ha fatto schifo (non abbiate problemi a dirmelo.)
Niente, credo di non aver nient’altro da dire, sono piuttosto arrabbiata perché la mia povera macchinina (mia in senso lato, certo.) è defunta. Ma a voi non interessa sapere che la sfiga mi perseguita, perciò vi lascio in pace.
Qui sotto, vi lascio i banner di Wedding? No, thank you., e di Pretending, che è la nuova long di cui vi avevo parlato. (Non fatevi ingannare dal prologo, per favore, che è abbastanza banale e insignificante.)
Ah, come al solito, ringrazio Jas per il banner (per i banner, in realtà)!
E ringrazio tutte voi che siete arrivate fin qui a leggere.
Ultimissima cosa, vi lascio anche qualche contatto. (Basta cliccare)
 






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