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Autore: orphan_account    23/01/2013    32 recensioni
Secondo la società, Lisa è una ragazza ribelle, violenta e menefreghista.
Ma per ogni ragazzo nel carcere minorile di Londra, lei è una divinità.
Secondo la società, loro cinque sono persone per bene, ragazzi da prendere come modelli.
Ma per ogni ragazzo nel carcere minorile di Londra i One Direction sono, per mancanza di termini più fini, froci.
*****
Il martelletto del giudice sbatté due volte contro il tavolo: “Per aver distrutto un edificio pubblico con atti vandalici, aver ferito Francisco De La Cruz con un coltello durante una rissa e aver fatto uso di sostanze stupefacenti, io condanno Lisa Jane Parker ad un anno nel carcere minorile. La sentenza è decisa.” il giudice si fece affaticato per un momento, “Di nuovo.” aggiunse con un sospiro.
Lanciai un'imprecazione urlata: “Porco Dio, sono uscita una settimana fa! Non mi potete sbattere dentro di nuovo.” Sentii la familiare sensazione delle manette che si chiudevano attorno ai miei polsi, e Tim, la guardia, che mi riportava al fresco. Tanto c'ero così abituata che perfino le guardie mi chiamavano per nome, sarebbe stato un po' come tornare a casa dopo una breve vacanza. Mi lasciai scappare un ghigno ferale a quel pensiero.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Il suono della sirena il mattino dopo mi colpì a tradimento, facendomi grugnire e rotolare dall'altro lato della brandina mentre cercavo di aprire gli occhi, che sembravano essersi incollati assieme per tutto l'aiuto che mi stavano dando.
Gli eventi della giornata precedente ci misero qualche istante a registrarsi nella mia mente, ma appena lo fecero mi resi conto del dolore debole che si espandeva fino quasi all'addome. Resistendo all'impulso di strizzare gli occhi e testare la zona dolorante, sapendo che non avrebbe fatto alcun bene, feci dondolare i piedi oltre il bordo del letto.
L'aria fredda che sembrava non scaldarsi mai mi stava congelando i piedi, e la testa mi pulsava dolorosamente, sia per le poche ore di sonno che per la posizione scomoda in cui la brandina, troppo corta persino per me, costringeva.
Mi passai pigramente una mano sugli occhi, sbattendoli un paio di volte per schiarirmi la vista. Fu così che per prima cosa quella mattina vidi i muscoli pettorali di Malik flettersi mentre si stiracchiava come un gatto. Una vista non male per essere appena le sette.
Harry girava già per la stanza, borbottando parole incomprensibili e con i capelli che sparavano da tutte le parti peggio di ieri. Per qualche motivo, la vista del riccio scatenò un'ondata di affetto che mi scaldò il cuore.
Il dolce tepore che si stava diffondendo e minacciava di farmi sorridere come un'ebete fu tagliato corto quando mi accorsi esattamente di cosa stesse succedendo: mi stavo lasciando condizionare da una pop star gay in serio bisogno di un flacone o due di balsamo e una spazzola.
Scivolai silenziosamente giù dal letto a castello, digrignando i denti nel tentativo di distogliere la mia attenzione da Harry. Il mio umore già pessimo mi precipitò sotto i piedi.
Era in quei momenti che desideravo ardentemente un appartamento solo mio, lontana da distrazioni e rumori improvvisi. Io odiavo i rumori improvvisi. E i miei compagni di cella.
“Che giorno è?” domandai prima di portarmi le mani davanti alla bocca e sbadigliare, l'azione portando un sottile strato di lacrime ai miei occhi.
Harry smise di camminare per sorridermi nervosamente: “Sabato.”
Quella risposta mi fece esitare: “Sabato dici? Abbiamo la visita medica stamattina prima della doccia.” biascicai attraverso la sonnolenza, più per loro che per me.
Non era come se avessi bisogno di essere ricordata di una cosa che accadeva puntualmente tutti i sabati da cinque anni, ma non ero certa che qualcuno avesse spiegato loro le regole. Anzi, dopo la performance di ieri, ne ero più che sicura.
“In che senso una visita medica?” domandò nervosamente Harry, torturandosi le dita tra di loro. Scrollai le spalle, girandomi per rifare con movimenti precisi il letto: “Nulla di cui preoccuparsi, è solo prassi. Subito dopo la visita abbiamo la doccia e la colazione. Alle dieci inizia l'orario di visita. Poi abbiamo tutto il pomeriggio libero e un'ora fuori in cortile.”
Il verso annoiato che usci dalla bocca di Zayn mi fece irrigidire prima di girarmi verso di lui, una luce omicida negli occhi e una mano che era automaticamente scivolata nella tasca dove tenevo il coltellino svizzero. Un giorno non molto lontano gli avrei insegnato a stare al suo posto.
“Problemi, Malik?” chiesi a denti stretti, osservando il modo in cui i suoi occhi si socchiusero e la linea della sua bocca si appiattì ancora di più al suono della mia voce. La smorfia di disgusto che mi indirizzò subito prima di girarsi in un freddo congedo fece precipitare bruscamente il mio stomaco.
Spinsi lontano da me quell'inusuale reazione, concentrata sulla voce aspra di Zayn che mi rispondeva: “Sei una poco di buono.”
Alzai un sopracciglio in direzione di Harry, che però stava guardando anche lui Zayn con aria sorpresa: “E di grazia, cosa c'entra questo con il programma di oggi?”
“Non abbiamo bisogno del tuo aiuto.”

A quelle parole non potei fare a meno di scoppiare a ridere: “Ho notato. Per questo ieri il riccio e il biondo si stavano facendo ammazzare?”
Vidi le nocche delle sue mani, strette attorno al bordo della brandina, diventare bianche da quanto le stava stringendo forte: “Come hai detto?” domandò lentamente, una corrente di rabbia appena sotto la superficie della sua voce tranquilla. Ma quando si girò a guardarmi, i suoi occhi erano pieni di malcelato terrore. Ciò mi sorprese immensamente, non essendo abituata a dimostrazioni così aperte di sentimenti. I racket, il mondo delle droghe, le carceri, erano tutti ambienti in cui le emozioni umane contavano meno che niente. Pietà e compassione erano derise, amore e amicizia facilmente distrutte, fratellanza e unità comodità superflue di cui si poteva disporre a piacimento.
Tutta quella preoccupazione senza apparenti secondi fini scombussolava tutte le credenze che pensavo essere scolpite nella roccia: “Esattamente quello che ho detto. Il riccio e il biondo stavano per finire accoltellati. Ma non profonderti in ringraziamenti, ho solo ritardato l'inevitabile di qualche giorno.” ribattei con disinvoltura mentre la mia voce riprendeva i suoi toni velenosi e la mia mano si agitava per aria senza una meta. Era anche ora che la smettessi di essere così pateticamente gentile con loro, non ero loro madre o loro sorella. Anzi, eravamo perfetti sconosciuti.
Zayn si girò a guardare Harry senza riservarmi nemmeno un'altra mezza occhiata: “Lasciami indovinare, ti è scappato di mente anche questo?”
Le guance di Harry si tinsero di una curiosa sfumatura di rosso, tanto che si sarebbe potuto pensare che qualcuno lo stesse strozzando. Balbettò pateticamente, implorandomi con gli occhi di aiutarlo. Aiuto che gli negai, interessata a sapere come sarebbe andata a finire tra i migliori amici del cuore, o come diamine venivano chiamati al giorno d'oggi.
“No... Vedi... Ecco, io in realtà non pensavo che Lisa-”
Qualunque cosa stesse per dire fu soffocata dall'insopportabile squillo della campana, appesa proprio di fronte alla mia cella.
Per favore, dirigersi verso la stanza 23B per la visita medica. Ripeto, dirigersi verso la stanza 23B per la visita medica, disse la voce metallica dall'interfono, piatta come se fosse stata una macchina a parlare e non una persona, mentre tutte le porte si spalancavano all'unisono.
Soffocai un sospiro, raccogliendo un cambio di vestiti ed uscendo dalla minuscola cella: “Vogliamo andare?” domandai a Harry, ignorando completamente il marocchino. O forse era iraniano. Comunque fosse, lo trascurai completamente, afferrando il riccio per un braccio e, prendendo qualche vestito a caso dalla borsa ai piedi del letto, portandolo verso la cella di Ethan con me.
Lungo il percorso più di una persona osservò avidamente la mia mano attaccata al polso di Harry, girandosi a discutere di quel gesto con i vicini. Nemmeno avessimo dichiarato il nostro amore eterno e volessimo sposarci. Sbuffai, tirando il riccio più velocemente dietro di me.
Una ciocca di capelli scuri mi scivolò davanti alla faccia. Con un verso di impazienza, la tirai indietro, desiderando ardentemente di essermi ricordata di portare un elastico. Odiavo i miei capelli. Dall'interno della cella di Ethan, in fondo ad un corridoio semivuoto, si poteva sentire un basso parlottio, varie voci alte per rabbia od indignazione alternate alla voce suadente di Ethan.
Le mie sopracciglia si corrugarono automaticamente quando mi avvicinai abbastanza da vedere Ethan ancora disteso a letto, osservando con distaccata calma il ragazzo di cui non mi ricordavo il nome di fronte a lui urlare e gesticolare mentre Louis parlava sopra di lui, cercando di tranquillizzarlo.
Dietro di me Harry emise un suono incredulo: “Liam?”
“Cosa sta succedendo?” domandai, esasperata, piombando nella stanza con Harry ancora trascinato dietro di me. Calò il silenzio, mentre tutti si scambiavano occhiatine nervose.
Alzai un sopracciglio in direzione di Ethan quando nessuno si degnò di darmi una risposta: “Allora?”
Ethan per tutta risposta si alzò dalla brandina, stiracchiandosi e camminando con passo felpato verso di me. Liam si lasciò scappare un suono che forse, se non fossi stata una criminale patentata, mi avrebbe intimidita. Il biondino, Niall, allargò pateticamente gli occhi, fissandolo con sguardo incredulo, come se non potesse credere che un suono del genere fosse appena
uscito di bocca ad un suo amico.
Mi alzai in punta di piedi per incontrare le labbra di Ethan a metà strada, circondandomi del suo odore di sigarette e marijuana che mi era tanto familiare: “Si può sapere cos'era tutto il bordello che stavate facendo?” chiesi di nuovo, guardando tutti a turno con la mia migliore espressione accigliata.
Ethan sospirò, allontanandosi da me e chinandosi davanti alla sua borsa per prendere un cambio di vestiti: “Nulla di che, non ti scaldare. Il nostro amico qua presente si è solo innervosito un po' quando gli ho spiegato come funziona il sistema delle docce qua dentro.”
A quelle parole non potei fare altro che lasciarmi scappare una risata rauca. Ci sarebbe stato da aspettarselo, da questi cinque. Perché d'altronde, anche io all'inizio mi ero agitata al pensiero delle docce comunali.
Gli occhi di Harry si spalancarono e lui piroettò rapidamente verso di me, una luce di panico nello sguardo: “Lisa...?” Agitai una mano come per placare le sue preoccupazioni.
Ethan mi guardò con divertimento: “Non gliel'hai detto?”
“Detto cosa?” domandò freddamente una nuova voce da dietro di me.
Ci misi qualche secondo ad identificarla come quella del mio carissimo compagno di cella: “Toh, ecco chi si rivede!” dissi con finto tono baldanzoso, rivolgendogli un sorriso felino.
Zayn tentò di fulminarmi con lo sguardo: “Parker, vedi di smetterla di sentirti superiore, perché non lo sei affatto.”
Non ebbi nemmeno il tempo di sbattere le palpebre che già Ethan gli era piombato addosso e lo aveva spinto contro una parete: “Ringrazia il tuo Dio che non ho il tempo di insegnarti una lezione, ma prova a parlare ancora così a Lisa e vedrai cosa ti faccio.” lo minacciò, facendo scontrare le loro due paia di occhi neri.
Prima che uno dei due potesse abbassare lo sguardo, presi Ethan per l'incavo del gomito e lo trascinai via, anche se con difficoltà, siccome stava opponendo resistenza e la sua massa muscolare era nettamente superiore alla mia. Non mi guardai alle spalle per controllare che le cinque pop star mi stessero seguendo, ma dai passi supponevo di sì.
“Per quanto sia stato interessante, siamo veramente in ritardo, e non ho nessuna intenzione di farmi fare un'altra ramanzina da Bob su quanto sia importante la nostra salute.”
Bob era il sovraintendente delle carceri minorili, o almeno, Bob era il nome che gli avevo dato io. Nessuno aveva idea di come facesse di nome, perché erano poche le volte che si faceva vedere e le guardie lo chiamavano capo, e quindi tutti lo chiamavano per cognome. Ma siccome Eelheart era un cognome che si prestava veramente ad ogni genere di battuta, io l'avevo ribattezzato Bob.
Harry si portò di fianco a me con una piega tra il perplesso e lo spaventato tra le sopracciglia: “Lisa, davvero ci sono le docce comunali in questo posto?”
Annuii: “Ci si fa l'abitudine. Tu non far cadere la saponetta e vedrai che andrà tutto bene.” gli consigliai, dandogli una pacca consolatoria sulla spalla.
“E non chiudere gli occhi.” aggiunse Ethan dal mio fianco con un occhiolino.
Il riccio mi guardò con così tanta paura nello sguardo che per un secondo mi sentii quasi impietosita da lui. Quasi, non proprio però.
“Non è come se permetterò agli altri carcerati di stuprarvi, ci tengo alla mia libertà.” borbottò poi Ethan, lanciando un'occhiata obliqua dietro alle sue spalle.
Dritto verso Liam.
Un vago senso di incredulità si fece strada nella mia mente nel vedere il suo sguardo concentrato, uno che avevo visto abbastanza volte da riconoscere, seguito a ruota da un'allegra
baldanza per aver trovato uno dei rari punti deboli di Ethan.
Louis sbatté le palpebre un paio di volte: “In che senso, la vostra libertà?”
“Vedi, è semplice: tutte le volte che qualcuno qua dentro commette un omicidio o più spesso si suicida, ci tolgono tutte le piccole concessioni, compresa l'ora in cortile e le visite, finché non
finiscono di firmare tutte le loro scartoffie, e qua dentro non è che ci sia molto con cui intrattenersi. Se qualcuno alzerà anche solo un dito su di voi questo posto si riempirà di giornalisti e
poliziotti.” risposi seccamente, camminando più veloce verso la stanza 23B, poco più avanti e da cui proveniva un brusio di voci.
“Oh.” rispose Louis, chiaramente digerendo l'informazione.
“E invece la visita medica?” domandò timidamente Liam, spostando con nervosità lo sguardo da me a Ethan.
“Cos'è, ho scritto 'sportello informazioni' in fronte, per caso?”
Ero esasperata, davvero, per quale assurda ragione si aspettavano che io mi mettessi lì a rispondere a tutte le loro ridicole domande?
Ethan mi mise un braccio calmante attorno alle spalle: “Nessun bisogno di essere così aggressiva, Lisa.” mormorò pacificamente.
Alzai gli occhi al cielo mentre lui rispondeva: “Ti fanno togliere la maglietta, misurano respiro e pressione e fanno un controllo molto superficiale per tagli e lividi, ecco tutto. Poi sei libero di andare alle docce, ma è sempre meglio andarci per ultimi, così c'è meno gente.”
Liam annuì piano, riflettendo.
La stanza era gremita quando finalmente riuscimmo ad entrare, con quattro file poco ordinate in cui ci si spintonava e venivano urlati insulti da tutte le parti.
Battei una mano sulla spalla di Ethan, facendo un cenno di saluto anche agli altri: “Te li lascio allora, io vado a cercare Gabriel.”
Ethan corrugò le sopracciglia, ma non riuscii a capire se era perché non voleva restare solo con quei cinque ritardati (non l'avrei biasimato in quel caso) o solo per curiosità: “Perché
Gabriel?”
Feci un mezzo sorrisetto, muovendo su e giù e sopracciglia: “Mi deve due pacchetti di sigarette. Meglio andare a riscuotere il mio debito ora, prima che se le fumi tutte.”
Ethan rise, abbassandosi per stamparmi un leggero baco di commiato sulla bocca: “Ci vediamo a colazione, allora.”
Mi feci strada tra i corpi, ancora una volta ringraziando il Signore per la mia popolarità che faceva spostare tutti appena si accorgevano di chi fossi. Trovai Gabriel poco più avanti, in fila per
la visita e annoiato a morte.
Sapendo che non era una mossa furba cercare di cogliere di sorpresa Gabriel (la prima e ultima volta che avevo cercato di farlo ero quasi rimasta sgozzata) mi schiarii la voce appena fui
abbastanza vicina da farmi sentire.
I suoi occhi di ghiaccio scattarono verso di me, ma si sciolsero non appena si accorse che ero io e non una minaccia: “Ah, Lisa. Come sta la mia ragazza preferita?” mi salutò, un angolo
delle sue labbra pigramente tirato verso l'alto.
“Non c'è male. Tu piuttosto?” domandai, muovendomi assieme a lui non appena il medico finì di controllare un ragazzo e la fila si spostò avanti di qualche centimetro.
Il suo sorriso si allargò: “Molto meglio dopo ieri sera, naturalmente tutto grazie a te. A questo proposito, immagino che tu sia venuta a prendere quello che ti spetta, ho ragione?”
“In parte. Ovviamente non avrei mai saltato un'occasione per rivedere il mio psicopatico preferito.” ribattei con un pugno giocoso sulla sua spalla.
Gabriel scoppiò a ridere, infilandosi una mano nella tasca interna della sua tuta arancione che contrastava orribilmente con i suoi capelli e allungandomi due pacchetti nuovi di Chesterfield. Me le infilai nelle tasche dei jeans con un sorriso sincero. Anche se io preferivo le Marlboro, era meglio che restare in astinenza fino a quando non fossi riuscita a reperirle.
La fila si spostò ancora un po' più avanti e Gabriel mi lanciò un'occhiata in tralice: “Hai quell'espressione che non lascia presagire nulla di buono stampata in faccia, Lisa. Cosa hai intenzione di combinare questa volta?”
“Oh, Gabby, come mi conosci bene.” ribattei con una vocina civettuola, avvicinandomi a lui e sbattendo lascivamente le palpebre. Lui si limitò a scuotere la testa in esasperazione per le mie buffonate.
“Ok, ecco il problema.” dissi poco dopo, seria come poche volte prima, “A Ethan rimangono solo pochi mesi qua dentro, tra poco compie vent'anni. Stavo pensando di farlo uscire con un botto, sai, qualcosa come un ammutinamento di massa, o magari addirittura un'evasione. Mi aiuteresti?”
A suo favore, Gabriel non rise e non mi disse di smetterla con le mie stupidate, ma ci stette a pensare qualche istante prima di rispondermi in modo inusualmente serio: “In tutta sincerità, non penso che riusciresti mai a convincere tutto il carcere a fare uno sciopero collettivo. Quanto all'evasione, mi sembra un'ottima idea. Hai già qualche aggancio?” le ultime due frasi furono pronunciate a bassa voce per non farci sentire dai medici che, siccome avevano a che fare con dei criminali, erano più che altro guardie con una laurea in medicina generale.
Scrollai le spalle con noncuranza: “De La Cruz è in debito per avermi fatto sbattere di nuovo dentro, e posso chiamarlo quando voglio con il cellulare del mio compagno di cella. C'è Giorgio Moretti, sai, quello che ho tirato fuori da quel casino con la mafia qualche mese fa, che è specializzato in esplosivi. E poi un altro paio di contatti qua e là. Magari Zayn ho qualche esperienza in quel campo. Non sarei meravigliata se con la faccia che si ritrova avesse costruito una bomba o due anche lui.”
“Io ho un conoscente che è evaso una decina di anni fa e che sicuramente ci potrà aiutare. Perché non ci vediamo stasera assieme a Ethan e mettiamo su un piano?” aggiunse lui, cominciando a togliersi la maglietta per la visita.
“A me sta bene. Subito dopo cena, allora.” assentii, mimando la sua azione e rimanendo in reggiseno. Fischi di approvazione volarono nei secondi successivi, e non potei fare a meno di alzare gli occhi al cielo.
“Ehi, Lisa, da dove vengono i lividi?” urlò una voce tra la folla, che non riuscii ad associare con nessun volto. All'inizio rimasi stupita da quella domanda. Non ricordavo di essere finita in colluttazioni di recente, e di certo non ero andata a sbattere da nessuna parte. Mi feci un veloce esame da capo a piedi, notando i segni sul bacino dalla vaga forma di mano.
Rialzai lo sguardo verso Gabriel e inarcai un sopracciglio in una silenziosa richiesta di spiegazioni. Lui si limitò a sorridere: “Non è colpa mia se sei irresistibile.”
Volevo rispondergli a tono, magari saltargli addosso e fargli ricordare come mi fossi guadagnata la mia fama, ma il ragazzo davanti a noi uscì dalla fila e fu il nostro turno.
Gabriel fece un mezzo inchino e allungò una mano: “Prima le signore.” Ignorando il suo tono sarcastico mi spostai in modo da essere di fronte al dottore, un uomo tarchiato con numerose ciocche grige tra i capelli.
“Nome.” disse in un monotono, come da prassi.
“Lisa Jane Parker.” risposi a testa alta. Senza dire altro lo stetoscopio del medico si attaccò alla mia schiena, controllando la respirazione.
Non fece una piega nemmeno a vedere i lividi che mi macchiavano la pelle, avendo visto di peggio nella sua carriera tra qua e la prigione vera e propria, ma mi mandò via per la mia strada con un grugnito che segnalava che aveva finito il controllo.
Mi rinfilai la maglietta, internamente gioendo quando più di un ragazzo espresse il suo disappunto a vedermi di nuovo vestita, e mi diressi verso le docce.
L'ultima cosa che vidi prima di girare l'angolo fu Liam ed Ethan, anche loro in fila per le docce, discutere animatamente con un uso smodato delle gesticolazioni.
Poi Ethan scoppiò a ridere, facendo scorrere una mano lungo il suo braccio senza che Liam si accorgesse che non era propriamente un gesto innocente. Tuttavia l'espressione di Zayn dietro di loro, a metà tra l'adirato e lo sconvolto, fu abbastanza per farmi scoppiare a ridere di gusto.

I'm not dead ._.
Salve a tutti! Ho moooolte cose da dire oggi quindi taglierò i preliminari.
Visto che qualcuno ha sollevato la questione, rispondo pubblicamente: NO, io non condono i comportamenti di Lisa/Ethan/Gabriel e quando parlo in toni leggeri di certi argomenti è perché Lisa la pensa a quel modo, NON IO.
Volevo mettere questo capitolo e il prossimo assieme, ma poi veniva troppo lungo e ho deciso di tagliarlo. Ma dovreste essere contente pensando che il prossimo sarà pubblicato tra molto poco, perché l'ho praticamente finito di scrivere :D
Poi, avrete notato che ho saltato a piè pari la scena di sesso. Meh, non saltatemi addosso, giuro che ci ho provato, ma stavo per morire di imbarazzo. Ma non temete, ci saranno molte altre occasioni per rifarmi. E le reazioni di Harry e Zayn saranno chiare più avanti.
In questo capitolo appare anche il primo accenno di una possibile relazione Ethan/Liam e so che chi segue la mia altra ff,
All the same mistakes, si starà chiedendo: ma sta riciclando le idee?! Ecco, so che apparentemente sembrerà simile alla Gary/Louis, ma credetemi, l'unica cosa che hanno in comune è che sono entrambe relazioni omosessuali. Rispetto a All the same mistakes, questa prenderà una piega molto diversa, e avranno finali opposti.
In ultimo, ho alcune domande da farvi:

  1. Forse è un po' presto per esservi fatti un'idea, ma chi preferireste, Lisa/Harry o Lisa/Zayn?

  2. Vi sta più simpatico Ethan o Gabriel?

  3. Lisa è un personaggio abbastanza tridimensionale oppure fa veramente così schifo come mi sembra?

  4. Preferite che io continui con i miei aggiornamenti sporadici o capitoli più veloci ma più corti?

Ecco, è tutto.
Se magari mi poteste lasciare una piccola recensione, mi fareste veramente contenta :)
Ele

P.S. Ricordate il piccolo mistero dei rumori nella cella accanto a quella di Lisa? Ecco, tenetelo a mente, perché presto avrà una parte nella storia ;)

   
 
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