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Autore: AriiiC_    23/01/2013    6 recensioni
C'era una volta una ragazzina, di dodici anni. Viveva nel Distretto 9, e suo fratello era un vincitore. Si offrì volontaria agli Hunger Games. Non sapeva se sarebbe mai tornata, ma voleva salvare la sua migliore amica. Perchè considerava la vita altrui più importante della propria, anche se lo nascondeva troppo spesso.
Ma questo è solo un mito.
E ogni mito ha un inizio e una fine.
Nel caso di Lorelei, però, non è del tutto vero: nessuno potrà mai dimenticare la storia del "Piccolo Falco" del Distretto Nove; né di come quel mito, da semplice storia, divenne realtà.
-
Personaggio partecipante alla storia: "Gli animi forti si innalzano sopra la sorte" di Leddy.
Dalla mietitura:
"Dopotutto suo fratello Brick, che era stato uno dei tre vincitori, otto anni prima, le aveva insegnato un’infinità di trucchetti e strategie.
Prima o poi mi sarei offerta comunque, pensò in quell’istante.
– Ma abbiamo una giovane volontaria! Non è mai capitato da queste parti, giusto? – disse Dwille con un sorriso. – Come ti chiami?
– Lorelei Uk – rispose la ragazzina. Non era molto loquace. Al parlare preferiva osservare. Era un piccolo falco, Lorelei.
– Ti sei offerta per la tua amica?
Lei annuì, senza aggiungere altro."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  - First act -

 Hawk's accident.








 

 Il primo "atto" della mia modesta storia va a quattro persone.
A Marty, che mi sostiene e mi aiuta ad arrivare dove non potrei mai arrivare da sola.
A Leddy, che da' la giusta sfumatura alla piccola Lor senza mai dimenticare il filo conduttore che la lega agli altri.
A Martina, la mia beta preferita che, grazie a questa shot, ha rivalutato Lorelei.
 E a Franny, perchè lei e Vladi sarebbero fieri di me. (?)












«Lorelei, perché non parli?» la voce calda e profonda di Brick, spaccata da frenetici sussulti e singhiozzi, risuonò chiara nella mente della sorellina. Aveva aspettato tanto quel momento, l’istante in cui lo avrebbe riabbracciato e si sarebbe sentita di nuovo protetta tra le sue braccia. Aveva sognato come sarebbe stato ritrovarsi, alla stazione, se suo fratello fosse mai tornato. E il quattordicenne era lì, pronto a correrle incontro e stringerla a sé, prima di portarle le mani vicino alla guancia. Quelle stesse mani che sapevano sempre come metterle allegria erano lì davanti a lei. Volevano carezzarle la bionda chioma, farle capire che tutto andava bene. Ma la bambina aveva paura. Lei non si fidava. In fondo, come avrebbe potuto farlo, dopo tutto ciò che quelle mani avevano causato? Quelle palme che avevano mozzato la testa a ragazzi come loro, che s’erano bucate la sera della Cornucopia, quando l’incubo era iniziato.

 

-

 
 Da quel momento, Brick aveva cercato di rincorrerla, di entrare in quel suo mondo perverso per portarle un po’ d’amore. Aveva cercato la chiave per il cuore di Lorelei, ma non l’aveva trovata. Lui non la capiva più. Non la capiva da quando aveva quattordici anni ed era finito ai giochi. Non sapeva come comportarsi, avendo lasciato un piccolo angelo e avendo ritrovato un fantasma. Il fantasma di quella creaturina dai capelli chiari che amava scompigliargli le lunghe ciocche scure facendogliele cadere in volto. Lo spirito ormai distrutto e segnato per sempre di quella piccola principessa coi suoi stessi occhi blu. Ora, però, privi di luce.
 Neppure dopo cinque anni, la ferita s’era rimarginata. Lorelei stava nel campo, la falce in mano, del grano a terra, un po’ di sangue e la cicatrice sul sopracciglio sinistro che faceva ancora male. Si toccò rapida la fronte, prima di muovere nuovamente il braccio. Era un po’ come se fosse nata per quello. Come suo fratello, avrebbe vinto gli Hunger Games a quindici, o anche sedici anni. Ma ne aveva ancora nove, e c’era tempo per pensarci. Nessuno dei sui sette fratelli maggiori – Brick escluso – aveva mai pensato di trionfare. In fondo, la sua era una famiglia umile, e tutti avevano una dote per essere ricordati. May trovava a tutti un qualcosa di unico.
 Brick aveva vinto i giochi, in fondo.
 Vince era in grado di far ridere chiunque.
 Sasha anche. Dopotutto, non erano gemelli per niente.
 Phael aveva un’intelligenza innata.
 Sean sapeva farsi amare con un solo sguardo.
 Luke era furbo, e sapeva rigirare ogni cosa a suo favore.
 Tobias era bello, al di sopra di ogni cosa.
 E Lorelei? Cosa sapeva fare la piccola e per niente docile Lorelei? Forse, la sua unica caratteristica degna di riconoscimento sarebbe potuta essere la dolcezza, se non l’avesse persa la sera stessa in cui Stan aveva dipinto i suoi ricordi di nero e rosso. Tutto per colpa di Brick Ukai che si stava per far uccidere. Brick di qui, Brick di là… forse era per questo che Lor covava dentro sé il desiderio di potere: per essere all’altezza del suo fratellone Brick. Per riuscire, in qualche modo, a farlo diventare un’ombra. A fargli capire come ci si sentiva quando nessuno si curava di te. E allora immaginava che ogni colpo uccidesse un tributo, e che ogni tributo in meno potesse essere un passo in più verso Brick, verso quella sua splendida realtà così diversa da quella della bimba.
 «Se fai così, ti farai solo male.» sentenziò una voce inconfondibile dietro di lei, ma Lorelei non rispose. Era l’ultimo che aveva voglia di vedere in quel preciso istante. Chiuse gli occhi, mentre il sole le attraversò le palpebre attutendo quel buio che la bimba tanto temeva. Da quando aveva sviluppato quel terrore, aveva iniziato ad osservare tutto con occhi diversi. Non parlava alla gente, ma la studiava. Portava le sue pupille nelle loro, alla ricerca di ogni dettaglio che la potesse aiutare a comprendere la loro anima e a fidarsi o meno. Con June era andata pressappoco così: aveva osservato gli occhi scuri  della coetanea quando avevano cinque anni. Non ci mise poco a capirlo: June era come lei. June non parlava. June aveva paura delle parole perché, lo sapeva bene, dietro ogni parola si nascondeva una bugia. E le bugie fanno male. Dietro ad un ‘ti voglio bene’ non si celava mai nulla di buono. E Lor l’aveva sperimentato sulla propria pelle. Per questo lei e l’amica non parlavano. Perché le parole fanno male, ma gli occhi sono sinceri.
 Trasse un respiro, poi un altro più profondo, e poi mosse rapida il braccio.
 «Ti mozzerai la gamba.» ripeté la voce, quasi preoccupata.
 «Non mi sembra che la tua mano stia tanto meglio…» disse, alludendo alla protesi del fratello.
 «Non ho deciso io di perderla: – sottolineò, avvicinandosi. – ci sono cose di cui non puoi fare a meno.»
 «Tipo?» chiese la piccola, acida, scagliando un altro colpo. Lorelei lo sapeva bene, di cosa non si poteva fare a meno: non si poteva fare a meno di una spalla su cui piangere, del sorriso di qualcuno che ami, del bene di una persona, della luce, di un boccone di pane alla sera, di respirare. Lei non poteva fare a meno di essere diffidente.
 «Tipo me.» rispose tranquillo, abbracciando la sorella. Brick non era incline a dichiarazioni d’amore palesi, ma quella, evidentemente, era un’eccezione. Forse, per la prima volta dopo anni, anche la più piccola degli Ukai sentì bisogno di quel contatto così delicato da farle male. Brick era stato il suo modello, la sua strada da seguire. La sua piccola stella diventata, poi, astro principale di un sistema solare a sé stante, così lontano da lei. E non lo sopportava. Perché Brick era suo: era il suo fratello sconosciuto che non vedeva altri al di fuori di lei. Era quello che teneva a lei sul serio, e non le avrebbe mai fatto realmente male.
 Si lasciò cullare tra le sue braccia. E Lorelei pianse. Pianse perché non si può tenere tutto dentro, perché a volte le cose fanno male più di quanto sembri.
 Pianse tanto, perché quelli apparentemente più forti sono quelli che hanno più cose da piangere.

















 Adolf's corner.

 Alloraa...
 Lorelei Uk. 12 anni. Distretto 9.
 Questa è la prima delle tre shots su di lei.
 Partecipa all'interattiva "Gli animi forti s'innalzano sopra la sorte" di Leddy.
 Bèh, mi piacerebbe dire due parole sul titolo di questa prima parte: "accident" significa nascita non programmata e, in effetti, Lor non aveva mai deciso di diventare il Piccolo Falco del Distretto 9.
 Ora non so che dire.
 Vi invito a leggerli, e a sponsorizzare Lorelei!
 Se recensite in tanti, vi metto le foto dei fratelli (tutti e sette) ùù
 Un bascio♥
 Ariii, Jared, Shannon, Tomo e Marshall♥





 ps. Alla mia carissima Martichan97, grazie anche per l'intro.





pps. Se leggete Lorelei e non Lorelai, sappiate che non arriverete a domani mattina. Con ammore, ovviamente♥
  
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