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Autore: sheeranj    23/01/2013    4 recensioni
Dal primo capitolo:
Deglutii “si papà?” “com’è andata a scuola?” il suo sguardo era fisso, una smorfia di malvagia sulle sue labbra, e sentivo già le lacrime del senso di colpa. “com’è andata a scuola?” ripeté impaziente “una B papà” “cosa, non ho sentito bene” si alzò avvicinandosi al mio viso e deglutendo ripetei.
“che voto è?” urlò, prendendomi i capelli per poi sbattermi al muro, cominciai a singhiozzare “ahi” le parole spezzate dal pianto, e i lividi viola che si formavano sulle braccia, le gambe e la pancia.
“e non piangere puttana!” urlò.
“papà, che fai?” la sua voce, le sue parole serene uscirono dalla sua bocca. Non potevo farmi vedere da lui in quel modo."
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Capitolo terzo– I need to change.
Me lo sentivo dentro che probabilmente ero di un colore paragonabile al porpora.
Risi del mio pensiero, “io sono Meredith” strinsi la mano che mi aveva porso: “bene ora che vi siete conosciuti, se volete accomodarvi” Samantha ci fece segno di entrare in soggiorno e le mandai un’occhiataccia. Un piccolo sorriso le parve sulle labbra e non feci in tempo a trattenere il mio che Liam già mi guardava.
Lasciai che passasse prima lui, e lo osservai mentre cercava di trovare qualcosa con cui cominciare a parlare. Conoscevo quello sguardo confuso, pieno di domande ma con la paura di farle, io stessa ne ero protagonista ogni giorno.
“beh, vivi qui da molto?” parlare di casa non era proprio quello che desideravo. “si, da quando sono nata” risposi piano ripensando a Peter e a mio padre “tu invece?” gli chiesi non volendo che l’attenzione si soffermasse su di me.
Niall aveva già una lattina in mano e si era svaccato sul divano mentre Samantha giocherellava già con la lingua di Zayn.
“sono qui da poco, mi sono trasferito con questi quattro animali” mi venne da ridere. Quel ridere spontaneo che non si riesce mai a controllare e che finisce con l’essere in imbarazzo. Lo era anche lui, e questo mi metteva più a mio agio. “e dove andrai a scuola?” mi venne da chiedere, “in quella di Zayn, nella tua quindi” “si, credo di sì” lo rivedrò quindi.
Louis trascinò Harry, il nuovo arrivato, davanti alla play e fui costretta a sentirli mentre gridavano. Mi ricominciava il mal di testa.
L’imbarazzo tra di noi, nonostante la compagnia non diminuiva, e il mio cuore martellava ad ogni suo sguardo. Chissà che pensa, magari mi trova carina. Pensavo, e poi mi smentivo io stessa lasciando che il pensiero fosse sovrastato da altri. La timidezza era una mia caratteristica che odiavo. Samantha ci guardava mentre spiccicavamo parole tra di noi, facendomi sentire ancora peggio.
“che vuoi fare da grande?” la domanda più inaspettata che potessi ricevere, ma allo stesso tempo che mi facevo da una vita.
“non ne ho idea, magari tutto” alzai le mani dubbiosa con un sorriso che mi tradiva “o niente, sai, è difficile se non si hanno molte possibilità o non si possono avere” abbassai le mani, mentre sentivo già gli occhi che pizzicavano. Sapevo che non potevo avere altro dalla vita oltre al fare da serva a mio padre e occuparmi di mio fratello, perché era quello che facevo e quello che avrei fatto fino al giorno della morte del mostro. Il destino era dannatamente stronzo.
“Scusa, scusami” mi alzai senza riuscire a trattenere le lacrime, camminai velocemente il bagno e mi ci chiusi dentro.
Io non potevo avere altro, non ero capace desiderare nulla dalla vita perché tanto sapevo che non si sarebbe realizzato, che non ci sarei riuscita, che sarei rimasta sempre uno schifo.
Le lacrime incominciarono a scendere lente, solcandomi il viso poco struccato.
Avevo bisogno di cambiare. Voglia di non essere più quello che ero, andarmene via da qui e non tornare più. Avrei iniziato da capo e mi sarei lasciata alle spalle il passato. Avrei scordato i lividi sul mio corpo, avrei dimenticato le parole con cui ero descritta tutti i giorni, il ricordo del viso di mio ‘padre’ l’avrei cancellato dalla testa, e avrei fatto vivere Peter in un mondo senza tristezza e depressione, senza rabbia e rancori, poteva essere libero e io volevo dargli quella possibilità.
Quel pensiero mi faceva sorridere, ma allo stesso tempo sapevo che sarebbe stato irrealizzabile.
Mi sentivo sporca, sporca di una cosa di cui non avevo colpa. Togliere la libertà a qualcuno era la cosa più brutta al mondo e io ne ero vittima.
Stretta alle mie gambe alzai la testa guardando il soffitto pensando che così il bussare alla porta sarebbe sparito e mi sarei svegliata, magari più felice.
“Meredith” da dietro la porta la sua voce suonava preoccupata. “Mi dispiace, non sapevo che potesse farti così quel” aprì la porta “come potevi saperlo?Non ne potevi sapere niente, tu non mi consoci, tu non puoi capirmi” lo guardai, e prendendo un respiro mi svuotai “senti, lascia stare ok?Non è colpa tua, qui sono io di troppo” benché riuscissi a trattenere le lacrime, facevo sentire in colpa lui ma dovevo tacere e avrei fatto stare bene tutti gli altri. Andai verso la porta e con un gesto lento mi bloccai, girandomi e lo guardai negli occhi “scusa”. Vattene e basta mi ripetevo, e aprii la porta chiudendomela poi alle spalle. Infilai il cappotto, aprì la portiera e mi sedetti sul sedile. Lanciai un ultimo sguardo alla casa e mordendomi la lingua dal rimorso partii per casa.
Buttai le chiavi sul tavolo e appesi il cappotto trascinandomi fin su camera mia.
“Meredith, sei arrivata!” benché la sua voce riuscisse a rendermi felice, non bastava per farmi sorridere. “guarda cosa ho fatto” mi trascinò fino in camera sua e mi fece vedere un piccolo disegno.
“sono io?” chiesi, sull’orlo di far uscire un’altra marea di lacrime “si, la mia sorellona, non è bello?” il labbro mi tremava e il naso pizzicava per colpa del mio sforzo di trattenere le lacrime.
“è bellissimo” sussurrai mentre qualcosa iniziava a fermarsi in gola.
Mi alzai e correndo verso la mia camera scoppiai a piangere. Mi chiusi la porta alle spalle e buttai sul letto.
Mi ero riconosciuta, ero mano nella mano con lui e appariva un grande ‘i love you’ in blu nella sua vignetta.
“Mamma, perché quando ho bisogno di te non ci sei?Io ti voglio qui accanto a me, io ho bisogno di te perché sola non ce la faccio, sei tutto ciò che mi renderebbe felice in questo momento, sei tutto” singhiozzai tra le labbra, avevo paura, tanta paura di non poter rendere felice Peter.
Ormai erano passati quarantacinque minuti di pianto interrotto. Ero decisa a cambiare questo stesso giorno.
Si erano fatte le nove, preparai la cena per tutti e tre e dopo sistemai Peter nel letto, che si era addormentato davanti alla tv.
Lasciai la medicina sul tavolo a mio padre e mi assicurai che la prendesse dopo di che salii e iniziai a scombinare tutti i cassetti da cima a fondo, trovando venti dollari.
Mi stesi nel letto, sicura di quello che volevo fare con il cuore che batteva ogni mezzo secondo.
La porta della stanza accanto si chiuse, con un clic della chiave che girava nella serratura.
Passarono le nove e trenta, le dieci e undici.
Stesi le gambe fuori dal letto e mi alzai “shh” feci alla micia che mi tormentava girandomi addosso, presi la borsetta con venti dollari e senza fare rumore mi accertai che Peter dormisse già.
Sentivo il cuore martellarmi nel letto, la paura di essere non solo molestata ma anche violentata mi angosciava.
Vacillavo sulle punta dei piedi mentre scendevo le scale, con ancora addosso i jeans e la felpa, presi il cappotto e salii nuovamente.
Mi chiusi la porta alle spalle girando la chiave e aprì il chiavistello della finestra, per poi richiuderla.
All’atterraggio non so con quale fortuna non mi feci male.
Non so quante ave Maria dissi prima di arrivare al locale in periferia, uscii dal taxi e gli diedi i soli soldi che avevo. Guardandomi attorno per scappare da sguardi indiscreti, aprii la porta scura. Un’acre puzza di fumo mi avvolse, la porta si chiuse in un suono sordo, che fece voltare qualche donna poco vestita.
Mi avvicinai al banco, dove un uomo reggeva un giornale, ma dal suo sguardo sembrava non stesse nemmeno leggendo.
“s-salve” il suo sguardo cadde su di me “sono qui per, ehm lavorare” strinsi i pugni “Ho diciotto anni, mi chiamo Meredith” il suo sguardo ritornò sul giornale “sono qui per ballare, dicono che io sia molto sensuale” sciocchezza, ma riuscì a catturare la sua attenzionee cosa vorresti fare, lap dance, strip o” “no, no!” lo bloccai, “solo ballare” le donne ridacchiarono qualcosa “ballare non è niente” mi maledii “va bene, solamente non lo strip” “bene, di là ci sono i camerini” m’indicò una porta sulla destra e sussurrai un grazie.
Le ragazze parevano tutte diciannovenni, mi sentivo talmente piccola.
“questo è tuo” una donna mi lasciò un abitino succinto sullo sgabello, mentre vedevo gli sguardi avidi delle altre.
Pochi minuti dopo, avevo quel piccolo costume viola addosso. “scusa, hai p-per caso una maschera o qualcosa del genere?” la stessa dona mora mi passò una mascherina di pizzo finto e la ringraziai.
I lividi anche se poco visibili mi mettevano a disagio.
“tieni, rilassati” una voce fioca mi arrivo da dietro, mentre la mora mi sorrideva “g-grazie, non è che c’è dentro qualcosa di strano vero?” rise “nulla, tranquilla” presi la boccetta e indugiando la portai alla bocca bevendone un sorso. Feci una smorfia disgustata “sei nuova, vero?” mi chiese poi sorridente “si nota così tanto?” “finché non sali su quel palco si, poi si vedrà” riuscì a ricambiare un sorriso “piacere, io sono Ronny” “io Meredith” “non far caso alle altre, fanno sempre così con le nuove” “nuova o no, non resto a lungo” “così dicevo anche io, hey tocca te!” mi spinse poi “cosa, io non sono pronta!”.
Ero lì, nel bel mezzo del palco con sguardi divertiti di decine di uomini di cui la maggior parte ubriachi.
Mi tirai un pizzicotto, l’alcolico iniziava a fare effetto, l’unica cosa che feci fu di muovermi, come avevo detto, molto sensualmente. Iniziai a muovere i fianchi, le braccia e la testa lentamente, sfregando il bacino contro l’intero palo. Mi sentivo libera, leggera felice che nessuno potesse sapere come soffrivo in realtà dentro, mi sentivo bene.
“cavolo Meredith!” Ronny mi fece spazio in camerino, trascinandomi un po’ più infondo “cielo, lo sapevo” incominciai a svestirmi scocciata “sei stata una favola!” mi voltai guardando quel suo viso, incorniciato da lunghi ricci mori “davvero?” non negai un sorriso, mentre mi riempiva di complimenti inaspettati ma piacevoli “ehm, grazie”.
Il primo pensiero che mi passò alla mente, mentre l’autista accendeva il motore dell’auto fu mio padre, “e se mi scoprisse?”.
Ronny mi guardava, mentre la tensione si propagava in tutto il mio corpo “ci vediamo domani?” “quando scusa?” i pensieri si dissolsero “domani, ehi svegliati è solo l’una!” mi scusai, “già domani?” chiesi stupita “certo, fai il turno con me” mi fece l’occhiolino mentre aprivo la portiera “ehi scusami, io non ho più soldi, non è che lo pagheresti tu?” mi scusai con un sorriso “certo, mi devi venti dollari però” sorrise scherzando “un caffè?” “a fare fatto, a domani!”.
Chiusi la portiera mentre guardavo il taxi allontanarsi, “dio, so che esisti” indugiai sulla finestra di camera mia, e guardai all’interno senza farmi notare quando all’improvviso comparve la gatta e balzai in aria “dio mio!”. Sembrava sorridesse, miagolò e cercai di farla stare zitta. Svitai il chiavistello che avevo lasciato aperto ed entrai senza fare rumore.
“Mi svestii nuovamente e dopo aver infilato il pigiama ed essere andata a lavarmi mi infilai nel letto.
ce la posso fare, potrò finalmente essere felice”.
 

 
 

O’brien.
Zzzalve pelle pampine! dfbxn
Questo capitolo l’ho fatto più lungo perchè credo di non esserci per alcuni giorni (come prima di questo çç) e non volevo lasciarvi senza nulla, che dolce vero? Sghxvnn
Sono felicissima per tutte le dodici recensioni che mi avete lasciato, siete davvero tutte carinissime c’:
ho un sacco di cose da fare, e scusatemi se non riesco a recensire nelle altre ff, dopo che carico questo capitolo ci provo.
Mi fa molto piacere che vi interessi la mia storia, comunque preciso che:
Meredith conosceva sia Niall, che Louis che Zayn. Preciso che Niall e Meredith erano stati –un tempo- fidanzati (mlmlmlml), e che lei è una ragazza complicatissima.
Zayn e Samantha sinceramente non ho pensato a come si fossero incontrati lol potete pensarla come volete c:
Poi ehm, i ragazzi non sono famosi quindi va beh non gireranno il mondo, lol
Mi fa molto piacere che ci siano molte visite e spero che ci saranno altrettante recensioni dkfjhvkf e sarò felice anche nel rispondere!
Ora mi dileguo e vado a studiare scienze, ccccccccciao dolcezze! skjdfjfds
Io sono anche @sheeranj in twitter quindi se mi seguite ricambio!
se spargeste al voce sulla mia ff mi farebbe un piacere immenso c:
Much love babe.

  
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