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Autore: Aanya    24/01/2013    7 recensioni
Per tutti quelli che adorano il film d'animazione "Anastasia"...per chi non ha potuto non indagare sulla vera storia della principessa russa e sulla sua leggenda..per chi ha cantato almeno una volta le canzoni del cartone..per chi si è intrippata con lo studio del russo per "colpa"sua..per chi ha portato la storia della famiglia Romanov agli esami:)...Insomma...magari dateci una semplice occhiata.Racconto la sua storia basandomi sul film e su alcuni reali eventi storici analizzandone ulteriormente l'aspetto introspettivo.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era da tempo che volevo scrivere una storia basandomi sul mio film d'animazione preferito, non avendo mai trovato tempo era rimasta un'idea campata in aria. Non che ora non abbia impegni, anzi, ma una mia amica mi ha sfidato nell'impresa e una sfida si accetta sempre:) Ho deciso di pubblicare qui il racconto perchè se magari mi deste un parere su come scrivo o su cosa potrei migliorare ne sarei più che contenta, dato che ho in lavorazione alcuni scritti e questa storia volevo prenderla come esempio per strutturare meglio gli altri. Premetto che il racconto si basa su fatti verosimili..so che non coincidono in pieno con la realtà, ma ho voluto mettere assieme i fatti raccontati nel cartone e le conoscenze che io ho acquisito. A me piace molto analizzare le situazioni e i personaggi, quindi sarà una cosa buttata abbastanza sull'introspettiva...Beh..che dire...fatemi sapere comunque:)

Anche quell’anno l’inverno era particolarmente gelido. La neve cadeva incessantemente, tutto era ricoperto di bianco. Un bianco particolarmente candido e lucente dati i numerosi riflessi che provenivano dalle centinaia di luci degli edifici. Il freddo non aveva fermato la gente, che si riversava nei larghi viali a fiumi. Carrozze e auto impiegavano le strade in un moderato susseguirsi. Poteva essere un inverno come gli altri. Una magica atmosfera che avvolgeva l’intera Russia in quell’illibato candore. Ma non era così. Almeno non per il popolo russo. In quel tempo regnava al trono Nicola II, della dinastia Romanov, salito al trono nel 1868, troppo giovane ed inesperto per affacciarsi alla vita politica e ai problemi di Stato e di Governo. Suo unico interesse in gioventù era stato il servizio militare e il padre, Alessandro III, non si era mai preoccupato di istruirlo in ciò che si sarebbe trovato davanti una volta che fosse stato lui a prendere in mano le redini del regime imperiale. Ciò lo portò, insieme alla sua grande influenzabilità, ad aumentare i problemi che la Russia già aveva e ad attirarsi le antipatie non solo del popolo, ma anche degli stessi aristocratici russi. Innamoratosi nell’adolescenza di Alessandra, granduchessa tedesca nipote della famosa e importante regina d’Inghilterra Vittoria, la sposò prima della morte del padre, nonostante i genitori e soprattutto quest’ultimo, non avessero condiviso questo amore e avessero cercato di ostacolarne il proseguimento. Da questa relazione nacquero cinque figli: Olga, Tatiana, Maria, Anastasia e Alessio. Tutti molto uniti tra loro. Ma quella sera non si poteva non notare che era la piccola Anastasia a illuminare il volto di chi la guardava. Sembrava avessero occhi solo per il suo sorriso e la sua felicità mentre ballava e piroettava assieme al padre. Erano i festeggiamenti del trecentesimo anniversario dell’ascesa al trono della dinastia Romanov e il palazzo di Carskoe Selo, o palazzo di Caterina, sede della famiglia imperiale, sembrava brillasse di luce propria. L’enorme salone da ballo era occupato da centinaia di persone agghindate per l’occasione, sfoggiando meravigliosi abiti che si sfioravano ai vivaci movimenti delle danze. Ancora una volta sembrava tutto perfetto. L’imperatrice Marie era appena stata scortata in carrozza per assistere ai festeggiamenti del figlio e salutava da lontano la sua famiglia, non potendo non notare anche lei stessa che una delle sue nipoti preferite cercava in tutti i modi di focalizzare l’attenzione su di lei con piroette inventate al momento e gesticolando in modo buffo. Quando vide la nonna si divincolò dall’abbraccio del padre e corse precipitosamente da lei, non prima di aver raccolto un foglio tra le mani. Era un disegno. Ci aveva messo tutto l’amore per farlo e sperava ardentemente che la nonna lo apprezzasse. Glielo porse tutta orgogliosa. Marie lo guardò e alzò lo sguardo sulla nipote sorridendo e toccandole il naso con un dito. Era così fiera della sua Anastasia, quella dolce bambina sempre sorridente. Il loro era un rapporto indissolubile e naturale e quando le aveva riferito giorni addietro che sarebbe dovuta partire per Parigi aveva infranto il suo eterno stupendo sorriso. La nipote l’aveva supplicata così tante volte di non andarsene che a Marie le si spezzava il cuore doverle negare questo. Non avrebbe mai voluto allontanarsi dalla sua nipotina, ma sapeva che era necessario il viaggio a Parigi e sebbene le dolesse molto non poteva mentirle. Di conseguenza, cercò di passare più tempo possibile con lei prima di doverla salutare e fece preparare un regalo per rendere più facile la separazione per entrambe. L’aveva portato con sé quella sera, intenzionata a darglielo non appena si fossero incontrate. Estrasse dalla borsetta un magnifico carillon dorato dalle sfumature verdi.
Anastasia lo guardò sorpresa. -Per me?-e alzò lo sguardo incredula-È un portagioie nonna?!-
Marie le sorrise. Abbassò lo sguardo e frugò ancora nella borsetta. Ne estrasse un ciondolo. O comunque lo sembrava.
-Ascolta- Marie lo introdusse a lato del carillon e lo girò alcune volte.
Anastasia rimase in silenzio. Gli enormi occhi azzurri ipnotizzati dall’oggetto. Il carillon cominciò ad aprirsi emettendo una dolce melodia. La bambina strabuzzò gli occhi.
-È la nostra ninna-nanna?!-disse con enfasi non credendo a ciò che stava sentendo.
-Puoi ascoltarla la sera prima di addormentarti e immaginare che sia io a cantare-
Quante volte se la sentiva cantare dalla nonna! Ogni volta non riusciva a non cedere alla tentazione di seguirla. Marie le aveva detto che aveva una splendida voce e lei ne era rimasta così orgogliosa che ogni volta che la nonna e le sorelle intonavano una canzone, Anastasia non poteva fare a meno di coprirle con la sua voce suscitando l’ilarità dei familiari. Anche quella volta le note della ninna-nanna si fusero nelle voci di nonna e nipote.
-Leggi che cosa c’è scritto- le fece Marie porgendole il ciondolo con il quale poco prima aveva azionato il carillon.
La bimba piegò la testa e sforzò i grandi occhioni per leggere delle parole dorate che ne erano state incise sopra-Insieme a Parigi-
Anastasia alzò lo sguardo verso la nonna-Davvero?-non poteva crederci -Oh..nonna cara!-e le si buttò contro abbracciandola forte. Quello sbalzo di gioia meravigliò Marie per l’ennesima volta ed esplose in una leggera risata.
In quell’istante le porte della sala si spalancarono. Un gruppo di militari avanzava velocemente tra la folla che si scostava per lasciarli passare. Tutti gli sguardi erano fissi su di loro. Non potevano passare inosservati in mezzo a quel tripudio di colori. Un vociare sommesso si sparse tra gli ospiti. Dopo aver attraversato l’intera sala i militari si fermarono a pochi passi dallo zar. Uno di loro si staccò dal gruppo e avanzò ulteriormente verso Nicola.
-Vostra Signoria, i movimenti operai non cessano e stanno portando a conseguenze catastrofiche. L’esercito fatica a contenere la folla in protesta. –
Nicola lo guardò intensamente anche se i suoi occhi sembravano fissare il vuoto.
-Per non parlare dei disordini in seno alla Duma. Se non prendiamo provvedimenti urgentemente potrebbe nascere un’enorme insurrezione popolare prima di quanto si possa credere. Mi dispiace averla…-
-Ho compreso- rispose flebilmente lo zar.
-Che direttive dovremmo segui..-
-Ho sentito-ribatté più forte il sovrano.
I presenti cercavano di comprendere cosa i due si stessero dicendo. Anastasia si spaventò al tono del padre e si strinse più forte alla nonna, desiderosa comunque di sapere per quale grave motivo quell’uomo avesse interrotto la festa.
–Mi confronterò con i miei consiglieri e vi darò a breve notizia di come intenderò agire..per ora...c’è una festa in corso- distese un braccio per indicare la folla intorno a loro tornando a parlare debolmente. Fissò il militare, che aveva un’espressione preoccupata in volto  –Non preoccupatevi. Al più presto risolveremo la situazione-
Il capitano annuì inchinandosi leggermente. Ritornò dove aveva lasciato gli altri soldati e fece segno di andarsene. Si incamminarono verso l’altro lato del salone attirando nuovamente tutti gli sguardi. Il portone si richiuse dietro di loro.
***
 
Due settimane più tardi, a Pietrogrado, scoppiò ciò che stava dando preoccupazione agli alti vertici. La mancanza della riforma agraria tanto agognata e promessa dallo zar, l’aumento del carovita e le pesanti sconfitte militari che la Russia stava ottenendo in seguito all’entrata in guerra nella Prima Guerra Mondiale avevano portato il popolo a coalizzarsi e ad insorgere in massa verso il regime imperiale di Nicola II. Lo zar aveva proclamato lo stato d’assedio, ma nulla era valso. Persino il suo esercito aveva deciso di disertare e porsi dalla parte della rivolta che invece avrebbe dovuto sedare. Il Palazzo dove risiedeva la famiglia imperiale fu preso d’assalto. La rivolta, in cui vi avevano preso parte contadini, operai e soldati, fu un colpo durissimo. Quando gruppi di rivoltosi riuscirono ad entrare a palazzo distrussero ogni cosa che incontrassero sul loro cammino. Un gruppo di soldati, capitanati dal soviet di Ekaterinburg, correva di stanza in stanza. Aveva ricevuto l’ordine di sequestrare l’intera famiglia dello zar, che sarebbe poi stata rinchiusa in prigionia in un altro edificio, in attesa di ulteriori ordini. Il fuggi fuggi generale di tutta la gente che viveva e lavorava a palazzo complicava la missione.
-Papà! Papà!-un grido tenue si levava in mezzo alla folla.
-Presto bambina!-
Anastasia stava correndo a più non posso seguita dalla nonna-Il mio carillon!-di colpo si arrestò e si girò correndo in direzione contraria.
-Anastasia!-Marie non poteva crederci. Ma doveva andare a recuperarla ed uscire al più presto da lì. -Torna qui! Torna qui!-le urlò seguendola. Anastasia non riusciva nemmeno ad ascoltarla perché aveva in mente solo ciò che doveva trovare. Aprì la porta della sua stanza e corse velocemente verso il palazzo delle bambole con il quale passava giornate intere a giocare e si chinò estraendone il carillon che le aveva regalato la nonna giorni prima.
-Anastasia!-Marie era appena entrata anche lei nella stanza quando dei colpi risuonarono vicino. Corse verso la nipote e la agguantò per un braccio. Dovevano fuggire. Al più presto.
In quell’istante da una parete della stanza si aprì una specie di porticina scavata nel muro dalla quale sbucò il viso di un ragazzino. Corse verso di loro e le fece voltare –Vi prego venite! Da questa parte..Dagli alloggi della servitù!-e le spinse verso quel passaggio dal quale era uscito poco prima.
 –Presto Anastasia!-forzò Marie. Ormai le due erano già entrate nel passaggio segreto.
Anastasia risbucò subito fuori-Il mio carillon!- fece disperata. Correndo le era sfuggito di mano.
 –Via! Via!-Il bambino la ricacciò subito dentro chiudendo la porticina alle sue spalle.
Un grido risuonò dall’esterno della stanza-Guardate lì dentro!-.Subito la porta della camera si spalancò ed entrarono tre soldati, fucile alla mano. –Dove sono ragazzo?-
Di tutta risposta il bambino prese in mano un vaso e lo lanciò contro di loro. Uno dei soldati lo colpì allo stomaco con il calcio del fucile stendendolo a terra.
***
-Nonna!-Anastasia stava per mettersi a piangere. Non riusciva più a correre così veloce in mezzo a tutta quella neve.
-Forza! Corri! Corri tesoro!-la incitava Marie tenendola per mano.
Ad un tratto un uomo si parò davanti a loro. Probabilmente il capo militare della spedizione punitiva. Nonna e nipote cercarono di divincolarsi e scappare oltre. L’uomo aveva in mano un fucile e aveva stampato in volto un sorriso che faceva rabbrividire. Anastasia scivolò accidentalmente e l’uomo la prese per la caviglia. -Ah! Mi lasci andare per favore!-supplicava la bambina, colta dal panico. Marie cercava di liberarla dalla presa salda del soldato.
-Tu non mi scapperai ragazzina!-
Ad un tratto il ghiaccio sotto di lui cedette e improvvisamente si ritrovò con le gambe nell’acqua gelida. Nel tentativo di restare in superficie e non sprofondare gli sfuggì per un attimo la presa sulla ragazzina.
-Mi lasci andare!-Anastasia scalciò e riuscì a liberarsi.
Marie e Anastasia corsero a più non posso, temendo che l’assalitore potesse raggiungerle subito.
Il soldato radunò tutte le sue forze. Non voleva morire così. In battaglia certo. Annegato e morto per ipotermia sotto uno strato di ghiaccio per colpa di una ragazzina non poteva permetterselo. Non sentiva già più le gambe. Me la pagherai ragazzina! Dovessi riuscire a scappare me la pagherai.
 
***
 
-Anastasia! Presto! Presto!-Marie incitava la nipote facendosi largo tra la folla. La stazione era affollatissima e a stento riuscivano a passare. Il treno stava partendo. Dovevano raggiungerlo a tutti i costi perché sarebbe stata la loro salvezza. Marie riuscì a salire, sorretta da alcuni uomini. Anastasia però non riusciva a tenere il passo ormai. –Oh!-
Marie se ne era accorta.
-Nonna!-Anastasia ormai aveva il volto rigato dalle lacrime, stremata.
-Su! Prendi la mia mano! Tieniti alla mia mano!-
-Non mi lasciare!-la implorava la bambina piangendo.
Era troppo tardi.  Quelle mani non si trovarono mai. Anastasia cadde a terra. Priva di sensi. La voce che urlava il suo nome era ormai qualcosa di distante e confuso.
   
 
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