Questa che vi propongo è una premessa alternativa a "Conosci te stesso"... ovviamente il finale, come potrete immaginare sarà un po' scontato dato il sequel, però spero che lo svolgimento vi incuriosisca lo stesso...
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà si D. P. Bellisario e di D. McGill che ne detengono tutti i diritti.
JUDGEMENT DAY, A SECOND CHANCE
CAPITOLO PRIMO. Prologo
12 Maggio. Ore 16.15
Washington D.C.– Casa di Gibbs
Gibbs era
seduto al
buio nella sua cantina accanto alla barca ancora in costruzione, in una
mano
teneva uno dei proiettili della sua pistola e nell’atra la
foto di quello
estratto dal corpo “della Rana”, coincidevano
perfettamente.
La
realtà
dell’accaduto gli si presentava davanti in modo palese e
immediato: ricordava
benissimo quando, poche settimane prima, aveva appoggiato il proprio
caricatore
sul tavolo nello studio in penombra che era stato del padre di Jen.
Ricordava
anche come lei glielo avesse restituito, completo di tutti i proiettili.
Eppure ogni
indizio
era lì davanti a lui, e non c’era
possibilità di errore: ricordava lo sguardo
mesto di Jen mentre posava il caricatore sulla sua scrivania,
ringraziandolo.
Era ancora la stessa Jen eppure qualcosa era cambiato, come mai non se
ne era
accorto? Rigirò tra le dita il proiettile appena preso dal
caricatore e lo
confrontò per l’ennesima volta con quello della
foto: erano identici. Bevve un
sorso di bourbon e si appoggiò allo schienale della sedia.
Perché non ci aveva
pensato? Perché lei non aveva chiesto il suo aiuto,
perché poi avrebbe dovuto.
La conosceva abbastanza da sapere quanto fosse orgogliosa e testarda e
quanto
difficilmente accettasse l’aiuto di qualcuno, compreso il
suo. Ma come poteva
biasimarla. Lui stesso si era vendicato, lui stesso aveva rincorso
l’assassino
della sua famiglia fino in Messico, nessuno a quel tempo avrebbe potuto
fargli
cambiare idea, era accecato dalla vendetta e dall’odio.
Sapeva che se mai la
cosa fosse stata scoperta avrebbe potuto compromettere la sua carriera,
ma era
disposto a correre questo rischio. Gibbs prese uno dei fogli di carta
vetrata
che era sul tavolo e si avvicinò allo scafo della barca e
cominciò a levigare
lo scafo, seguendo attentamente le venature del legno, continuando a
pensare al
direttore.
Jen aveva
fatto
esattamente la stessa cosa, aveva dato la caccia
all’assassino del padre per
anni e quando le si era presentata l’occasione buona aveva
portato a termine la
sua vendetta a costo di rimetterci la carriera. La C.I.A. sembrava aver
addossato la colpa del delitto ad un concorrente, ma per quanto la cosa
sarebbe
rimasta celata? Lui sembrava essere l’unico a conosce la
verità, almeno per
ora. Forse era proprio quello che Jen sperava, forse nel restituire il
caricatore era celata una silenziosa richiesta di aiuto. Leon Vance si
sarebbe
aggrappato a qualsiasi cavillo, Jen era un ottimo direttore, non
meritava
questo.
Prese il
cellulare
che aveva distrattamente appoggiato su uno dei ripiani e compose il
numero
della Shepard.
∂∂∂
12 Maggio. Ore 17.00
Los Angeles – Deserto
Tony e Ziva
aprirono la porta della tavola calda ed entrarono con le pistole
spianate:
l’aria era impregnata dall’odore della polvere da
sparo e quattro corpi
giacevano a terra ormai privi di vita, affogati nel loro stesso sangue,
c’erano
bossoli ovunque: sembrava si fosse svolta una piccola guerriglia. Un
gemito
soffocato proveniente da dietro il bancone attirò la loro
attenzione e i due
agenti avanzarono piano con le armi ancora strette in pugno. Jen era
seduta a
terra, la schiena appoggiata alla parete, la bella camicia azzurra era
impregnata di sangue, aveva gli occhi chiusi e il viso terreo. Tony e
Ziva si
guardarono con gli occhi terrorizzati poi Tony prese coraggio e le si
avvicinò
per sentire il battito.
“È
solo svenuta.”
Disse una voce roca alle loro spalle.
Mike Franks
si
avvicinò a loro, la camicia strappata, il volto tirato e
imperlato di sudore,
mentre un rivolo scarlatto scendeva dalla fronte lungo la guancia
ispida.
“Mike…ma…?”chiese
Ziva preoccupata.
“Un
colpo di
rimbalzo, è solo un graffio.”
“Il
direttore?”
“Ho
fermato
l’emorragia con la camicia” disse indicando i lembi
di stoffa legati attorno alla
vita di Jen “un colpo di striscio le ha colpito il braccio,
ma uno dei
proiettili temo abbia fatto qualche danno in più
… ho già chiamato
l’ambulanza.”
“Cosa
è successo?”
chiese Tony.
“Non
qui DiNozzo…
aspettiamo l’ambulanza.”
In quello
stesso
istante il cellulare di Jen squillò, Tony lo prese tra le
mani e lesse sul
display il nome di Gibbs.
Spero di essere riuscita ad incuriosirvi almeno un pochino con questo brevissimo inizio... se vi va fatemi sapere cosa ne pensate.
Un abbraccio
Fink