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Autore: Fink    24/01/2013    2 recensioni
Un Judgement Day un po' diverso, con un finale alternativo... molto probabilmente ci sarà meno "Action" e molto piú romanticismo e non solo...
Fa parte della serie "Maybe a second life", nella quale questa long sarà la giusta premessa a "Conosci te stesso"...
Ok...spero via piaccia e buona lettura.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jennifer Shepard, Leroy Jethro Gibbs, Un po' tutti, Ziva David
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Maybe in another life'
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Vi ricordate la mia prima long (libri e misteri)? bene, dimenticatela. O meglio consideratela una storia a sè, senza alcun sviluppo successivo.
Questa che vi propongo è una premessa alternativa a "Conosci te stesso"... ovviamente il finale, come potrete immaginare sarà un po' scontato dato il sequel, però spero che lo svolgimento vi incuriosisca lo stesso...



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà si D. P. Bellisario e di D. McGill che ne detengono tutti i diritti.




JUDGEMENT DAY, A SECOND CHANCE

 

CAPITOLO PRIMO. Prologo

 

12 Maggio. Ore 16.15

 

Washington D.C.– Casa di Gibbs

 

Gibbs era seduto al buio nella sua cantina accanto alla barca ancora in costruzione, in una mano teneva uno dei proiettili della sua pistola e nell’atra la foto di quello estratto dal corpo “della Rana”, coincidevano perfettamente.

La realtà dell’accaduto gli si presentava davanti in modo palese e immediato: ricordava benissimo quando, poche settimane prima, aveva appoggiato il proprio caricatore sul tavolo nello studio in penombra che era stato del padre di Jen. Ricordava anche come lei glielo avesse restituito, completo di tutti i proiettili.

Eppure ogni indizio era lì davanti a lui, e non c’era possibilità di errore: ricordava lo sguardo mesto di Jen mentre posava il caricatore sulla sua scrivania, ringraziandolo. Era ancora la stessa Jen eppure qualcosa era cambiato, come mai non se ne era accorto? Rigirò tra le dita il proiettile appena preso dal caricatore e lo confrontò per l’ennesima volta con quello della foto: erano identici. Bevve un sorso di bourbon e si appoggiò allo schienale della sedia. Perché non ci aveva pensato? Perché lei non aveva chiesto il suo aiuto, perché poi avrebbe dovuto. La conosceva abbastanza da sapere quanto fosse orgogliosa e testarda e quanto difficilmente accettasse l’aiuto di qualcuno, compreso il suo. Ma come poteva biasimarla. Lui stesso si era vendicato, lui stesso aveva rincorso l’assassino della sua famiglia fino in Messico, nessuno a quel tempo avrebbe potuto fargli cambiare idea, era accecato dalla vendetta e dall’odio. Sapeva che se mai la cosa fosse stata scoperta avrebbe potuto compromettere la sua carriera, ma era disposto a correre questo rischio. Gibbs prese uno dei fogli di carta vetrata che era sul tavolo e si avvicinò allo scafo della barca e cominciò a levigare lo scafo, seguendo attentamente le venature del legno, continuando a pensare al direttore.

Jen aveva fatto esattamente la stessa cosa, aveva dato la caccia all’assassino del padre per anni e quando le si era presentata l’occasione buona aveva portato a termine la sua vendetta a costo di rimetterci la carriera. La C.I.A. sembrava aver addossato la colpa del delitto ad un concorrente, ma per quanto la cosa sarebbe rimasta celata? Lui sembrava essere l’unico a conosce la verità, almeno per ora. Forse era proprio quello che Jen sperava, forse nel restituire il caricatore era celata una silenziosa richiesta di aiuto. Leon Vance si sarebbe aggrappato a qualsiasi cavillo, Jen era un ottimo direttore, non meritava questo.

Prese il cellulare che aveva distrattamente appoggiato su uno dei ripiani e compose il numero della Shepard.

 

∂∂∂

 

12 Maggio. Ore 17.00

 

Los Angeles – Deserto

 

Tony e Ziva aprirono la porta della tavola calda ed entrarono con le pistole spianate: l’aria era impregnata dall’odore della polvere da sparo e quattro corpi giacevano a terra ormai privi di vita, affogati nel loro stesso sangue, c’erano bossoli ovunque: sembrava si fosse svolta una piccola guerriglia. Un gemito soffocato proveniente da dietro il bancone attirò la loro attenzione e i due agenti avanzarono piano con le armi ancora strette in pugno. Jen era seduta a terra, la schiena appoggiata alla parete, la bella camicia azzurra era impregnata di sangue, aveva gli occhi chiusi e il viso terreo. Tony e Ziva si guardarono con gli occhi terrorizzati poi Tony prese coraggio e le si avvicinò per sentire il battito.

“È solo svenuta.” Disse una voce roca alle loro spalle.

Mike Franks si avvicinò a loro, la camicia strappata, il volto tirato e imperlato di sudore, mentre un rivolo scarlatto scendeva dalla fronte lungo la guancia ispida.

“Mike…ma…?”chiese Ziva preoccupata.

“Un colpo di rimbalzo, è solo un graffio.”

“Il direttore?”

“Ho fermato l’emorragia con la camicia” disse indicando i lembi di stoffa legati attorno alla vita di Jen “un colpo di striscio le ha colpito il braccio, ma uno dei proiettili temo abbia fatto qualche danno in più … ho già chiamato l’ambulanza.”

“Cosa è successo?” chiese Tony.

“Non qui DiNozzo… aspettiamo l’ambulanza.”

In quello stesso istante il cellulare di Jen squillò, Tony lo prese tra le mani e lesse sul display il nome di Gibbs.



Spero di essere riuscita ad incuriosirvi almeno un pochino con questo brevissimo inizio... se vi va fatemi sapere cosa ne pensate.

Un abbraccio
Fink
   
 
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