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Autore: Rainie    24/01/2013    1 recensioni
C'è solo un modo per riuscire ad arrivare in ritardo al lavoro senza ricevere una ramanzina, quando hai un luogotenente del genere.
Se si avesse chiesto a Jean Havoc o Maes Hughes cosa ne pensassero, i due avrebbero risposto che Riza Hawkeye era il tipo di donna che sì, era lei, e solo lei riusciva a mettere gli uomini in riga con un solo sguardo autoritario od un colpo di pistola di avvertenza – Black Hayate, un cagnolino, e Roy Mustang, un essere umano, erano soltanto due dei tanti esempi. [ RoyAi | One shot ]
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questione di imbarazzo
 
 
Se si avesse chiesto a Jean Havoc o Maes Hughes cosa ne pensassero, i due avrebbero risposto che Riza Hawkeye era il tipo di donna che sì, era lei, e solo lei riusciva a mettere gli uomini in riga con un solo sguardo autoritario od un colpo di pistola di avvertenza – Black Hayate, un cagnolino, e Roy Mustang, un essere umano, erano soltanto due dei tanti esempi.
Ed era una cosa buona. Erano del parere che le donne fossero fondamentali nella vita: dopotutto, un uomo non sarebbe un uomo se non si sciogliesse davanti alla propria moglie/fidanzata/quel-che-è, o almeno, questo era ciò che pensava (e dimostrava) il secondo.
Ad ogni modo, certe donne, come il luogotenente Riza, erano estremamente necessarie in una tale scala gerarchica quale era l’ordinamento rigido degli Alchimisti di Stato. Erano coloro che rimettevano a posto tutto il caos lasciato dietro da quel branco di creature selvagge maschili, rimproverandoli con maniere forti e poco mondane per una buona casalinga comune. Sebbene certe volte quel tipo di trattamento non era esattamente apprezzato.
Per questo i due non biasimarono, rispettivamente, il superiore e l’amico quando egli quel giorno si presentò in ufficio sorprendentemente un paio d’ore più tardi del solito. Entrò furtivo, quasi come un ladro, guardandosi a destra ed a sinistra nella speranza di non scorgere il proprio luogotenente – un colonnello che ha paura di un suo sottoposto, per di più una donna! Era una cosa umiliante, per qualcuno come lui. Che razza di esempio stava dando ai suoi uomini? Dove era finita la sua dignità?
Fu Havoc il primo a parlare, con il solito ghigno caratteristico del suo volto: «Colonnello Mustang, credo che lo abbia già intuito, ma il luogotenente è molto, molto irritata dal suo comportamento poco professionale».

L’altro uomo gli lanciò un’occhiata che rendeva assolutamente giustizia alle sue fiamme, sebbene fosse fredda come il ghiaccio. «Non fumare qui dentro, Havoc» lo rimproverò, il che fu piuttosto paradossale, dal momento che era lui quello che era chiamato l’Alchimista di Fuoco da quelle parti. L’uomo biondo sollevò le mani, in segno di resa, e spense la cicca nel portacenere apposito. L’ammonitore poi si rivolse all’amico di lunga data, «E tu dovresti essere sul treno per Central City» constatò, a cui Hughes rispose con un gran sorriso vivace.
«Errato,» gli disse, «il mio treno parte alle una del pomeriggio. Ho ancora parecchie ore per gustarmi il momento in cui la signorina Hawkeye ritornerà qui dentro e ti concerà per le feste.»
Roy emise un grugnito di disapprovazione al pensiero, per poi cancellarlo dalla mente subito dopo, scuotendo la testa e ritornando alla sua solita calma. No, non si sarebbe lasciato sconfiggere in quella sfida implicita lanciatagli dalla sua sottoposta – Mustang prendeva tutto come una sfida, (s)fortunatamente per lui.

Quando questi si ritirò nel suo ufficio, gli altri due soldati si scambiarono un’occhiata apprensiva: se quel giorno Roy Mustang si fosse comportato in tal modo davanti a Riza, avrebbe fatto meglio a cominciare a scrivere il proprio testamento.
 
Entro il momento in cui il luogotenente Hawkeye ritornò dalla consegna di alcuni documenti, Roy riuscì ad elaborare un sotterfugio.
Se i suoi calcoli si fossero rivelati corretti, l’avrebbe scampata; ma se gli fosse capitata la situazione contraria, ne era sicuro, una bella e lunga strigliata da parte della donna non glielo avrebbe tolto nessuno. Tra l’altro, gli altri due fessi (chiamati Havoc e Hughes), non aspettavano altro che quest’ultimo scenario. Ma giurò, sarebbero passati altri mille anni prima che un colonnello del suo calibro potesse essere rimproverato da un suo subordinato!
Eppure sobbalzò quando la porta del suo ufficio si spalancò, rivelando la figura di Riza vestita dell’uniforme militare. “Nonchalance, Mustang” si schiaffeggiò mentalmente, continuando a leggere il rapporto lasciatogli dai fratelli Elric il giorno prima. Doveva mostrare sicurezza innanzitutto. Sì. Sicurezza e decisione.
Ma diamine, si sentiva come una ragazzina al suo primo appuntamento, che stava cercando inutilmente di calmarsi per finire sempre nella stessa disperata situazione di prima, se non peggio. Non faceva quel genere di cose per la prima volta, ma lei era Riza maledettamente Hawkeye, una dei luogotenenti più rigidi, più laboriosi e meno propensi a certe situazioni nella storia degli Alchimisti di Stato.
E lui… lui si sentiva certamente goffo in quel momento, con quella stupida idea in mente, in quella stessa stanza in cui era appena entrata colei che è considerata una delle donne più belle del quartier generale dell’Est – almeno, questo era quello che aveva sentito.
Per un momento il pensiero di rinunciare al piano prese il sopravvento.
«Colonnello, signore, buongiorno» lo riportò al presente, benigna, Riza, alzando la mano destra alla fronte in segno di saluto, senza mostrare alcunché se non rispetto nei suoi confronti. Egli abbassò la testa in un cenno, pensando che la Hawkeye o non aveva alcuna intenzione di fargli una predica, oppure aveva nel sangue le doti di attrice: di certo, nascondeva bene le proprie emozioni.
Seppe che la sua ultima ipotesi era quella corretta quando il luogotenente non si mosse dalla sua postazione per ritornare alla propria scrivania. Con la postura rigida, lo stava fissando con le sopracciglia corrugate, e quando Roy alzò lo sguardo per la seconda volta, ella gli disse: «Sono le nove e un quarto, signore».
«Non capisco che bisogno ci fosse di informarmi sull’ora quando ho un orologio proprio davanti ai miei occhi, luogotenente Hawkeye» ribadì l’uomo, con un tono piatto, senza staccare gli occhi dallo sguardo della donna. Questa li sostenne.
«Ciò che cerco di dire,» riprese, «è che lei, con tutto rispetto, è in ritardo di due ore ed un quarto.» Ella fece una pausa, nella quale il superiore, raccolta tutta la casualità possibile, alzò un sopracciglio in segno di perplessità. Non l’avrebbe mai ammesso, ma l’impassibilità del viso della sua subordinata gli diede un leggero fremito di timore mischiato a, in un certo senso, adrenalina. Oh, avrebbe distrutto quel viso immobile da bambola imbronciata molto presto (se fosse andato tutto come da lui previsto).
Gli occhi attenti di Riza si posarono su dei documenti che Roy aveva firmato qualche minuto prima. Quest’ultimo credette per un istante che la bionda li avrebbe semplicemente presi, si sarebbe scusata per il disturbo e se ne sarebbe andata in un secondo viaggio di consegne. Ma lui lo sapeva benissimo: mai aspettarsi qualcosa di prevedibile dalla Hawkeye. Infatti, subito dopo, quest’ultima affermò: «Se aveva intenzione di far tardi, signore, avrebbe dovuto chiamare per avvertire. Sa, questa mattina ho dovuto consegnare alcuni rapporti da parte di diverse nostre squadre al Fuhrer, e vi sono state varie… incomprensioni che riterrei adeguato evitare in futuro».
All’improvviso le parole della sottoposta divenirono incredibilmente interessanti, dato il modo con cui le pronunciò. «E sarebbero, se non sono troppo indiscreto?» domandò, posando giù il resoconto dei fratelli alchimisti e guardandola con occhi particolarmente rapiti dalla conversazione. La osservò tirare un lieve sospiro.
«Il Comandante, vedendo che non era venuto lei personalmente a consegnare le documentazioni, mi chiese il motivo della sua assenza, a cui io risposi di non sapere. Il problema sta nel fatto che la sua seguente affermazione mi ha lasciata a corto di parole.» Fece una pausa, quasi incerta sul da farsi, ma senza cambiare l’espressione impassiva più del necessario. «Mi disse che avrei dovuto saperlo, dal momento che “le sto costantemente attorno”. Vede, credo che ci consideri… intimi.»
Non era quello che si aspettava Riza dicesse, anche se, più o meno, era ciò a cui lui pensava di far leva per poter riuscire a trovare una scappatoia dal suo essere in terribile ritardo per il lavoro. Ma era piuttosto sorpreso. Mustang e Hawkeye, eh? Davvero le persone pensavano ciò su di loro? Sarebbe stato un bel problema, se fosse stato veramente così.
Ad ogni modo, pensò di sfruttare quell’apertura: tutto, pur di non farsi deridere da Havoc e Hughes, in quel momento.
«Capisco» constatò lui, restando in silenzio per lasciare spazio alla reazione dell’altra. La donna corrugò impercettibilmente le sopracciglia ancora di più, e gli occhi si assottigliarono leggermente. «Quindi?» le chiese, divertito.
«Quindi,» riprese lei, e Roy sentì la pazienza cominciare a scivolare via dalle sue labbra, «desidererei evitare inconvenienti del genere, nel caso vi sia una seconda volta in cui lei manca ed io sono obbligata a svolgere il lavoro al posto suo, soprattutto quando vi sono situazioni in cui sono costretta a parlare con i suoi – e anche i miei, in sostanza – superiori.»
«Ma lei è bella.»
Confusione di formò veloce sul viso dell’altra. «Mi scusi? Non riesco a capire cosa sta cercando di dirmi.»
«Ha dei begli occhi, sa? E non riesco a capire bene il motivo per cui non le piaccia l’idea di uscire con me.»
Guardò la sua confusione tramutarsi in sorpresa, e quello fu il segno del fatto che era riuscito a centrare il bersaglio, di nuovo. Oh, quanto gli piaceva stuzzicare il suo luogotenente.
«Signore,» disse lei, pacata, «dopo tutti questi anni in cui mi ha avuta come sottoposta, dovrebbe aver capito che abbiamo una diversa concezione di “uscire insieme”.»
Roy rise, sentendo la propria scioltezza ritornare. Guardò l’espressione corrucciata del luogotenente contrarle il viso ancora una volta, che continuò: «Sono seria, signore. Prima di tutto, sarebbe poco professionale da parte di entrambi e la nostra efficienza sul luogo di lavoro ne risentirebbe».
«Non penso che questo m’importerebbe più di tanto in una relazione, mia cara» sorrise ancora il colonnello, accentuando l’enfasi sulle ultime due parole. L’altra replicò prontamente, senza battere ciglio: «Non ne dubito, signore, ma preferirei veramente non essere come quella giovane donna che – perdoni la mia maleducazione nel caso questa mia assunzione sia errata – probabilmente ieri si è portata a letto, e che di sicuro è anche causa del suo ritardo oggi.»
Ora Roy sì, che voleva ridere. Era vero il fatto che ieri sera loro due, assieme al resto della squadra e Hughes, avevano fatto tardi dopo una bevuta di celebrazione di una missione compiuta e che si era svegliato tardi quella mattina a causa di ciò, ed era altrettanto vero che vi fu una bionda che non smetteva di ammiccare verso il giovane ufficiale. Ma lo giurò, era troppo stanco quella sera, e aveva desiderato solo ritornare a casa per farsi una buona dormita.

Decise di divertirsi con il luogotenente ancora un po’, comunque.
«Oh, sì, lei» finse Roy di richiamare alla mente quella donna. «Molto sensuale, lo ammetto. È stato molto piacevole passare una notte con lei. Devi sapere che quando mi ha trascinato a casa sua e ha cominciato a—»
«Mi scusi se la interrompo» irruppe Riza, accigliando sia perché il superiore le aveva improvvisamente dato del tu, che per il fatto che la conversazione le stava scivolando dalle mani, «ma terrei davvero non sapere i dettagli delle sue, uh, avventure notturne.»
«No di certo,» sorrise Mustang, «ed infatti preferisco di gran lunga te.»
Riza roteò gli occhi, impaziente. Roy si complimentò per la propria abilità di far cambiare alla propria subordinata umore tanto facilmente. «Colonnello, signore, la prego di smetterla con questa messinscena.»
«Ma sto dicendo la verità» disse con il tono più sincero che poté usare. E questa volta si alzò, causando alla Hawkeye un visibile sussulto. Quando si trovò a pochi centimetri da lei, il luogotenente spostò sorprendentemente lo sguardo da lui.
Le posò le mani sulle spalle. «Riza, vorrei che tu abbia accanto un uomo che sappia amarti come meriti, capire le tue parole e proteggerti. Davvero. Voglio che abbia il potere di farti ridere quando tutto sta andando a rotoli e che ti aiuti a rilassarti con le sue parole dopo una giornata di lavoro. So che non sono niente di tutto questo, ma ti giuro che farò del mio meglio per—»
«Per non essere tale, certo» concluse Riza, e tolse le mani del superiore dal proprio corpo con tranquillità. E con un sorriso, scrollò le spalle guardandolo divertita e rimproveratoria, informandolo: «Mi dispiace, signore, ma la conosco abbastanza per sapere quando non sta facendo sul serio». E, presi i documenti sulla scrivania di Roy, gli disse: «Vado a consegnare queste pratiche. Non si faccia troppo sentimentale adesso che la sto lasciando solo qui dentro». Roy sorrise a quanto il luogotenente potesse divenire pungente e osservatrice in momenti come quello.
«Però dicevo sul serio» la chiamò, quando ella fu sul punto di uscire dalla stanza. Riza si voltò a guardarlo, curiosa. Lo vide con quell’infantile sorriso stampato in faccia, e si ritenne ormai abituata a quel lato giocoso del colonnello, poiché se lo aspettava. «Quando ho detto che eri bella, che avevi dei begli occhi e che non capivo il motivo per cui non ti piaceva l’idea di noi due uscire insieme, lo intendevo.»
Vista la semplicità del tono con cui Roy lo disse, il luogotenente si meravigliò. L’idea di credergli la sfiorò, ma la mise subito da parte: così pensò l’uomo. Dopotutto, ci sarebbe voluto un qualcuno molto più complicato di lui per poter riuscire a scalfire quel suo carattere. Lei invece lasciò uscire una lieve risata. «Ne terrò certamente conto, signore. Con permesso,» gli sorrise ed aprì la porta, uscendo dall’ufficio.
Fu la volta di Mustang di essere sorpreso. Le aveva aperto i suoi pensieri giocosamente, aspettando che lei non desse peso ad essi. Il problema era il fatto che lui, al contrario di Riza, non aveva alcuna idea di quando lei fosse seria in certe conversazioni.

Così fu lasciato lì a registrare pienamente ciò che aveva fatto pochi secondi prima, e appoggiandosi alla scrivania di mogano, cominciò a massaggiarsi le tempie con la mano destra ed a maledirsi per avere un luogotenente tanto scaltro. Sentì il viso acquisire calore, e sudò freddo.
Quando Maes e Jean, che erano riusciti a svignarsela prima che Riza li scoprisse ad origliare, entrarono per complimentarsi con lui e a stuzzicarlo, Roy riuscì solo a biascicare un: «Almeno mi sono risparmiato il suo terzo grado».
 
Dirigendosi verso l’ufficio di un collega, Riza ridacchiò sotto i baffi al pensiero della faccia tutta seria del colonnello. Era fermamente convinta che stesse scherzando, ed anche se non lo fosse stato, non aveva realizzato che stava descrivendo proprio sé stesso. Pensò che fosse un completo idiota. Sospirò, con il cuore in pace.
Una volta ogni tanto, andava bene lasciar vincere l’istinto maschile.












N/A:
A dir la verità, questa fanfiction è nata come un esperimento. Volevo semplicemente vedere se riuscivo a scrivere qualcosa del genere ancora una volta, dal momento che le mie ultime fanfiction sono state tutte sdolcinate e malinconiche. Se dovessi paragonarle, direi che quelle erano dei colori a pastello mentre questa è un verde-giallognolo vivace. Non chiedetemi perché. /ride
Dopo solamente 22 episodi, comincio già ad amare questa serie e questa coppia, ergo è nata la mia nuova OTP. Fermatemi LOL. E la cosa più brutta nell’iniziare una serie già completa da anni, è il fatto che ormai trovo spoiler dappertutto – non vedo l’ora di arrivare alla morte di Maes e l’episodio in cui alcuni tizi feriscono Riza davanti agli occhi di Roy solo per piangere perché sono troppo emozionale (e masochista). Ma credo di dover aspettare ancora un bel po’ OTL. A proposito, sto vedendo gli episodi con i sottotitoli in inglese, e mi scuso se alcuni nomi non sono giusti nella versione italiana – ad essere franchi, non ho nemmeno letto una fanfiction su FMA in italiano >_> /fanatica dell’inglese rfndijnsan
Ad ogni modo, dal momento che ho cominciato a guardare l’anime solamente domenica, vi prego di essere indulgenti e di perdonare l’OOC eventualmente presente nei personaggi. Fino ad adesso, ho l’impressione che Riza sia davvero ristretta nei confronti di Roy quando si parla di lavoro. Spero di averveli resi bene, li sto ancora esplorando :’D La vostra kohai farà di tutto per completare la serie e capire come funziona il subconscio dei suoi personaggi per offrirvi le sue umili fanfiction in modo più decoroso, ahah.
Credo che rimarrò in questo fandom per un bel po’.
Rainy.
PS: Sì, parlo sempre così tanto quando mi si lascia spazio, e giusto una nota: non è sbagliato scrivere “il luogotenente” anche per riferirsi ad una donna.
   
 
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