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Autore: serelily    25/01/2013    10 recensioni
Il giovane Armonio ha attirato lo sguardo di Ipparco, fratello del tiranno Ippia di Atene. Aristogitone non può accettare che qualcuno provi a rubargli il suo amante. Non è disposto a lasciarglielo prendere.
-Delirio nato per l'esame di Storia Greca
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
- Questa storia fa parte della serie 'Grecità e dintorni'
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ARMODIO E ARISTOGITONE


 

 

Aristogitone osservò il ragazzo steso di fianco a lui stiracchiarsi, ancora nudo e languido per l’orgasmo appena avuto.
Armodio era uno dei ragazzi più belli che avesse mai visto, e lo adorava. Adorava il modo in cui le sue gote si imporporavano mentre lo prendeva, adorava il modo in cui gemeva, in cui lo baciava e lo amava.
Era perfetto, con il giovane corpo ancora nel fiore degli anni, scattante e muscoloso. La pelle dorata lo rendeva quasi una creatura divina, accentuando i suoi boccoli biondi e gli occhi scuri.
Sapeva che doveva stare attento se non voleva perderlo. Aveva visto come Ipparco, il fratello del tiranno, lo guardava, aveva visto il desiderio nei suoi squallidi occhi.
«Non crucciarti» disse Armodio allungandosi su di lui per baciarlo dolcemente sulle labbra «Non sarò mai suo, non cedrò mai alle sue lusinghe»
«E’ il tiranno» disse Aristogitone con un sospiro «Può farti fare ciò che vuole, Armodio»
Il ragazzetto sospirò sconsolato, stendendosi sopra il corpo del suo amante e sentendolo rieccitarsi.
«Allora dobbiamo fare qualcosa» disse risoluto «Non possiamo permettere a Ippia di rovinare quello che c’è tra di noi»
Aristogitone lo guardò perplesso.
«Che intendi?»
«Uccidiamolo» fece Armodio guardandolo negli occhi «Uccidiamolo e insieme a lui uccidiamo quel bastardo di suo fratello. Liberiamo Atene da questa piaga, mio amore»
Aristogitone annuì. Era stato già oltremodo oltraggioso che Ipparco avesse provato a prendersi il suo giovane amante. Al rifiuto di questo, aveva addirittura accusato la sorella di Armodio di non essere vergine e l’aveva estromessa dalla cerimonia di offerta alle feste Panatenee. Aristogitone era stufo di tutto questo.
«Lo faremo, amore mio» disse Aristogitone baciandolo «Lo faremo alle deste Panatenee, uccideremo i due tiranni»
Senza parlare più, cominciarono a baciarsi e a sfregarsi l’un l’altro, sentendo rinascere il desiderio dentro di loro.
Quello che avevano in mente sarebbe potuto costargli la vita, ma non importava più, ormai.
Si appartenevano, e Aristogitone avrebbe ucciso pur di non lasciare il suo giovane amante in mani che non fossero le sue. Era il suo ragazzino, gli apparteneva di diritto, e Ipparco avrebbe pagato cara la pretesa di volerglielo derubare.
 
Aristogitone non credeva che sarebbe andata a finire in quel modo, anche se sapeva che i rischi erano alti.
Guardare negli occhi il suo amato, mentre la vita fluiva dal suo corpo, era straziante. Aveva fatto tutto per lui, non gli interessava se l’avrebbero perso.
Ma vedere Armodio morire era qualcosa che lo corrodeva dall’interno.
Una voce urlava nella sua testa, chiedeva pietà, chiedeva di essere messo lui al posto del giovane ragazzo.
Nonostante fossero riusciti nel loro intento di uccidere Ipparco, non avevano neutralizzato Ippia, il tiranno.
E lui li aveva catturati, li aveva giudicati colpevoli di tradimenti e ora Aristogitone era costretto a vedere l’amore della sua vita morire in modo così crudele.
Calde lacrime macchiarono il suo viso, ma era confortato dalla consapevolezza che avrebbe incontrato il ragazzo negli Inferi, in qualche modo.
Non avrebbe mai rinunciato a lui, non dopo tutto quello che aveva fatto per poterlo amare in pace.
Sospirò di sollievo quando vide che la tortura di Armodio era finita. Il ragazzo aveva esalato l’ultimo respiro ed era crollato a terra.
Aristogitone sapeva che ora sarebbe toccato a lui, era il suo momento. Ma non aveva paura della morte, non quando sapeva che dall’altra parte ad aspettarlo c’era già il suo Armodio.
Chiuse gli occhi e sorrise, incurante del dolore. Le lacrime avevano smesso di bagnare le sue guance.



La mia anima di studentessa di storia torna a farsi sentire, questa volta con una reinterpretazione di un fatto realmente accaduto nel 514\13 a.C., dove Armodio e Aristogitone ordirono una cospirazione per uccidere i tiranni Ippia e Ipparco figli di Pisistrato. Anche la storia d'amore tra Armodio e Aristogitone è reale, come la motivazione che li ha spinti a compiere la congiura. Io ho solo immaginato il modo in cui si sono svolti quei fatti.
Spero che vi sia piaciuta!
Baci,
Sere <3
   
 
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