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Autore: Claudia Ponto    25/01/2013    2 recensioni
Perversi pensieri di una donna senza nome sulla perfezione dell'androide Cell
-storia partecipante al contest Cell: il fascino del male-
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cell
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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 Perfetto.
Perfetto.
Era questa la parola che il dottor Gelo, mio padre, continuava a ripetere continuamente.
Perfetto.
Quella parola, il significato che c’era dietro, erano l’ossessione di una vita intera.
 
Mio padre è ricordato per le sue incredibili gesta scientifiche scaturite dalla sua fantasia perversa, una macchina capace di realizzare l’impossibile e dar vita all’orrore, soprattutto dai potenti capi dell’organizzazione della Red Ribbon che lo avevano ingaggiato per i loro scopi di conquista del mondo.
Io lo ricordo per il suo assurdo desiderio di creare un essere vivente che fosse, in ogni suo singolo elemento, senza alcun difetto: non avrebbe avuto malattie o debolezze, sarebbe stato superiore a qualsiasi individuo sia fisicamente che psicologicamente, un dominatore che della morte non ne avrebbe mai avuto il timore.
 
Un giorno trovai il coraggio di chiedergli perché tentasse, con disperazione a mio avviso, di trovare la Perfezione.
Lui, con la follia negli occhi, mi rispose perché era stanco di essere circondato da persone difettose.
Difettose… era così che definiva la gente normale, neanche se fossimo delle macchine.
Eppure coloro che avevano lavorato e vissuto con lui non potevano essere considerate difettose, io le avevo conosciute ed erano, senza ombra di dubbio, perfette. Nei miei confronti non so cosa pensasse, anche se molto probabilmente mi considerava con la stessa bassa opinione per il resto dell’umanità.
Per questo mi stancai di sentire quelle cazzate e me ne andai per sempre.
L’ho perso di vista per molti anni, poi con chissà quale coraggio mi decisi di ritrovarlo, ma apparentemente sembrava scomparso dalla faccia della terra, e me lo immaginai nascosto in qualche ex covo della banda mafiosa per cui aveva lavorato per tanti anni, talmente attaccato alla sua privilegiata posizione che non voleva abbandonarla neanche ora che era stata distrutta dalle fondamenta.
 
Proprio quella ricerca mi ha fatto finalmente capire il suo concetto di perfezione.
 
L’essere perfetto, il sogno di mio padre… era realtà, vivo davanti ai miei occhi.
Non pensavo di poterlo incontrare così all’improvviso in un momento banale della giornata come fare la spesa, in città poi, in un caldo pomeriggio estivo.
L’ho capito subito che era lui, i suoi occhi erano simili ai suoi: colmi di gloria e desiderio di superiorità.
Il suo aspetto, per gli altri, era quello di un mostro: ali nere che gli permettevano di volare, un pungiglione sulla schiena, alto e fisico snello, un paio di corna disposte a V sul capo, la pelle verde chiaro tempestata di macchie scure, il volto umano… ma dal colorito bianco e viola.
Per me invece era quello di un fenomeno, di come gli esseri viventi avrebbero dovuto essere se non fosse per le malattie, le debolezze della carne e della mente.
 
Perfetto.
Ora quella parola suscitava in me un effetto differente.
Un effetto nuovo.
Piacevole.
Eccitante.
Erotico.
Non so cosa mi sia preso ma quell’essere mi fa impazzire i sensi.
Si accende una sorta di calore in me.
Lancia raggi laser dalle mani e sfere di luce, forse ha anche la capacità di scatenare i desideri più assurdi del mio essere. Non faccio nemmeno caso alla gente morta intorno a me, è lui che mi interessa, e lui che voglio.
Quando si accorge della mia presenza non posso fare a meno di sussultare, i suoi occhi penetranti sono incredibili, il cuore nel mio petto comincia a battere più veloce. Si avvicina con una certa eleganza, il petto muscoloso che luccica al sole, mi sorride e mi sento trascinare sempre più a fondo da quella sensazione di eccitazione, il fuoco interno che sta divampando, facendomi immaginare l’impensabile nei suoi confronti.
 
Non ragiono più come prima, la lucidità è andata a farsi fottere.
Una voce sconosciuta mi urla nella testa che devo averlo.
Devo avere lui.
Devo avere la Perfezione.
 
<< Sta cercando qualcosa? >> mi chiese, con una voce incredibilmente profonda, quando finalmente è davanti a me.
<< La perfezione… >> gli rispondo senza fiato.
<< Allora l’hai trovata. >> mi risponde poco prima di uccidermi.
 
Si.
Non avevo più dubbi.
Nemmeno in quel momento che stavo per morire.
Mio padre aveva sempre avuto ragione e io scioccamente non avevo capito.
Aveva creato l’essere perfetto… e io mi ero follemente innamorata di esso.
 

  
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