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Autore: giustino pavesino    25/01/2013    4 recensioni
Come mio solito ero rintanata nei bagni di scuola e tenevo fra le labbra screpolate e sottili una sigaretta.
Insipravo, espiravo, e vedevo passarmi davanti la vita senza coglierne nemmeno un briciolo.
Era questo quello che facevo da diciassette anni a questa parte; trascorrevo le mie giornate fumando e passeggiando sotto la pioggia fissando il pavimento e pensando a come pianificare il mio suicidio.
"Non c'è niente di male nel chiedere un aiuto"
Facevano di me una psicopatica, e puntualmente mi emarginavo ancora una volta dal resto del mondo, e mi piaceva, mi piaceva essere sola e non avere nessuno con cui parlare, mi piaceva sapere di non avere nessuno di cui preoccuparsi, di vivere la vita alla giornata.
Niente preoccupazioni, niente guai, niente di niente, solo solitudine.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hannah's pov

Come mio solito ero rintanata nei bagni di scuola e tenevo fra le labbra screpolate e sottili una sigaretta.
Insipravo, espiravo, e vedevo passarmi davanti la vita senza coglierne nemmeno un briciolo.
Era questo quello che facevo da diciassette anni a questa parte; trascorrevo le mie giornate fumando e passeggiando sotto la pioggia fissando il pavimento e pensando a come pianificare il mio suicidio.
"Non c'è niente di male nel chiedere un aiuto"
Facevano di me una psicopatica, e puntualmente mi emarginavo ancora una volta dal resto del mondo, e mi piaceva, mi piaceva essere sola e non avere nessuno con cui parlare, mi piaceva sapere di non avere nessuno di cui preoccuparsi, di vivere la vita alla giornata.
Niente preoccupazioni, niente guai, niente di niente, solo solitudine.
Ogni giorno mi svegliavo e quando mia nonna aveva voglia di mandarmi a scuola mi ci mandava, sennò avevo la totale libertà di restarmene chiusa in camera con la finestra aperta, la tendina bianca e ricamata mossa dal vento, e il solito pacchetto di sigarette poggiato sul comodino rovinato dal tempo.
A scuola non c'era mai niente di nuovo, ogni giorno eri costretto a vedere come pestavano la gente gratuitamente e senza un motivo valido e dovevi startene lì a tacere senza proferire parola, sennò finivi male.
E come tutti gli altri giorni sgattaiolavo fuori dalla classe e mi richiudevo nei bagni, mi alzavo sulle punte e aprivo la finestra più vicina.
Mi ci appoggiavo contro ed estraevo dai jeans il pacchetto semi-vuoto di sigarette, ne accendevo una e facevo riempire i miei polmoni di fumo.
E di nascosto mi lasciavo scappare un sorriso.
Un sorriso che c'era solo quando ero consapevole del fatto che mi stessi facendo del male.
Ne finivo una e la spiaccicavo sotto i piedi accendendone un'altra e così via, e in questo modo trascorrevo le mie giornate, e mi stava bene.
Era una gioia quando sapevi che da lì a poco sarebbe arrivata la domenica; niente solite facce che puntualmente vedevi quando metti piede in quell'edificio che si ostinano a chiamare scuola.
O almeno lo era per i ragazzi come me, che di tardo pomeriggio uscivano di casa e si dirigevano nei posti più insoliti, pur di star da soli.
Quelli che si fermavano a pensare con lo sguardo vuoto e fisso in un punto preciso e che rimanevano così per tutta la giornata.
Quelli come me che la vita la sprecavano perchè sapevano che di speranza non ce n'era e non si sforzavano di trovare un modo per sorridere, perchè non gli importava.
Ogni giorno sapevi che il tempo passava sempre più velocemente e tu la vita la buttavi come niente fosse, e preferivi startene agli argini di un fiume con le ginocchia al petto piuttosto che socializzare ed essere felice.
E anche quel giorno fu come gli altri, niente di più, niente di meno.
Ero uscita di casa e avevo camminato a testa bassa cercando di non incontrare gli sguardi dolci e compassionevoli della gente che ti guardava e provava pietà verso di te perchè non vestivi come la moda comandava e non avevi il tuo gruppo di amici.
Mi ero seduta sulle travi e avevo alzato lo sguardo godendomi il sole tramontare.
Poi abbassai lo sguardo e mi fermai ad osservare il fiume che mi si trovava di fronte.
Fu in quel momento che vidi due Converse nere e mal messe davanti ai miei occhi, così incrociai le braccia poggiandole sulle ginocchia e mi voltai verso destra.
Lo riconobbi subito, a scuola lo vedevo ogni mattina fare le corse al suono della campanella per non essere ridotto come uno straccio per l'ennesima volta.
"Posso?" la voce gli tremava e questo era evidente, ma non mi bastò per poterlo giustificare ed essere carina con lui.
"Non è di mia proprietà il posto" gli risposi, e non lasciai trapelare nessuna emozione quando pronunciai quelle parole.
Niente sentimenti. Per me non esistevano.




Aloha!
ciao a tutte! eccomi con una nuova ff
so di averne inziata da pochissimo un'altra ma oggi ho scritto questa roba qui e ho voluto pubblicarla
è corto perchè è solo il prologo, ma spero vi piaccia ugualmente
inoltre il banner l'ho fatto in modo meno elaborato poichè nell'altro quasi non si capiva chi fossero i personagi lol
fa schifo, lo so, ma ho sonno e sono riuscita a fare solo quello çç
comunque, la ff la continuerò solo dopo aver ricevuto abbastanza recensioni, se non piacerà la cancellerò
un bacio,
Jade
  
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