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Autore: unicorn_inthemind    26/01/2013    2 recensioni
Jonson.
Ma lì, su quel vetro che si affacciava sul giardino del retro, solitamente segnato appena dalle gocce di pioggia quando qualche sera pioveva, se ne stava ben disteso un animaletto assai strano. Che fosse un insetto non c’erano dubbi, lo si vedeva dalle ali marroni ripiegate a formare un triangolo e le antenne lunghe che partivano dalla sommità del capo.
Seth si avvicinò incuriosito alla bestiolina, era immobile e appiccicata testa in giù al vetro come a sfidare la forza di gravità
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Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Jonson.'
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Hai paura delle falene?

A Debora, alla sua papiliofobia.


Il piccolo Seth si era svegliato tardi quella mattina, tanto era domenica e a scuola non si andava. Era balzato giù dal letto coi piedini scalzi solleticati dal tappeto azzurro che ricopriva quasi metà della sua stanza e era andato ad aprire il vetro della propria finestra.

Ma lì, su quel vetro che si affacciava sul giardino del retro, solitamente segnato appena dalle gocce di pioggia quando qualche sera pioveva, se ne stava ben disteso un animaletto assai strano. Che fosse un insetto non c’erano dubbi, lo si vedeva dalle ali marroni ripiegate a formare un triangolo e le antenne lunghe che partivano dalla sommità del capo.
Seth si avvicinò incuriosito alla bestiolina, era immobile e appiccicata testa in giù al vetro come a sfidare la forza di gravità; il piccolo avrebbe voluto allungare la mano e toccare quelle piccole antennine all’apparenza pelose e morbide ma si trattenne. Sapeva bene quando toccavi un insetto attaccato alla finestra quello si spaventava e si metteva a sbattere la testa contro il vetro fino a che non moriva per le botte, lo aveva visto fare alle mosche.
Ma quella creatura non era una mosca, era più grossa e con le ali molto più grandi, sulle quali se sembrava quasi ci fossero disegnati due occhi. Era più bella di una mosca, le mosche sembravano cacchine con due piccole ali trasparenti quella invece sembrava più una farfalla.

“Papà!” chiamò a gran voce Seth mentre si dirigeva in cucina, era certo di trovarli lì.
E infatti Victor e Joe erano proprio nella cucina, seduti attorno al tavolo ognuno preso dalle sue cose. A un capo del tavolo, Victor era letteralmente sommerso da carte e fogli di protocollo e la fronte era attraversata da un’unica e marcata ruga di concentrazione. Joe invece se ne stava tranquillo, seduto di fianco a lui a sorseggiare caffè tra un’occhiata e l’altra che lanciava al compagno.
“Papà, sulla finestra della mia stanza c’è...” effettivamente cosa c’era?
“C’è una farfalla strana.” era una farfalla, certo, ma era strana col corpo cicciottello e le antenne pelose.

Victor sbuffò vivamente facendo quasi volare alcuni fogli e guardò di sottecchi Joe come per dirgli ‘ho da fare, potresti occupartene tu, amore?’ anche se, chiunque conosce Victor Jonson, potrebbe affermare con certezza che se mai l’uomo avesse parlato il suo sarebbe stato più che altro un ‘va a vedere che vuole, sono sommerso di lavoro io.’
Ma il compagno si sarebbe alzato comunque, che Vic avesse semplicemente sbuffato o aperto bocca, avrebbe fatto il giro del tavolo per prendere in braccio il piccolo e sarebbe andato a vedere questa strana farfalla. Cosa che fece, purtroppo per lui.  

E’ assai stano, l’essere umano, con le sue paure. Da piccolo ha il terrore cieco di quelle grandezze immateriali che paiono inghiottirti in un battito di ciglia, come il buio, ma poi quando diventa grande e grosso, tanto che dovrebbero essere gli altri ad avere paura di lui, inizia ad avere paura di ogni creaturina più piccola della sua mano.
Joe non aveva paura degli insetti, o meglio, Joe non aveva paura delle farfalle, delle mosche, dei moscerini e delle zanzare ma di tutti gli altri esserini minuti che volavano, strisciavano o camminavano ne aveva il terrore cieco.

“VIC!” strillò sulla soglia della stanza del bambino, facendo sobbalzare il compagno in cucina.
Victor si alzò con lentezza dal tavolo e si diresse ancora più lento in camera del figlio, tanto gli isterismi di Joe erano all’ordine del giorno. Cosa c’era quella volta, la finestra del bagno ancora chiusa o i vestiti caduti a terra nella loro stanza?
Ma quando raggiunse i due, Joe gli si catapultò dietro la schiena schiacciandovisi contro e usandolo come scudo. Cosa buffa dato che doveva starsene rannicchiato a causa dei quasi quindici centimetri di differenza che li separavano.
“Cosa è quella... quella... cosa?!” domandò spaventato spingendolo nella stanzetta di Seth.
Il figlio sembrava tranquillo invece, seduto sul letto con le gambe lievemente ciondolanti, passava gli occhi scuri dai genitori alla finestra, soffermandosi particolarmente su quel triangolino rovesciato in un angolo del vetro. Victor ci si avvicinò lento per capire di cosa effettivamente si trattasse e ci andò tanto vicino che alla fine Joe si staccò dalla sua schiena per andarsi ad incollare all’armadio sul lato opposto della stanza.

Victor avvicinò piano un dito alla creaturina e quando la vide muoversi lenta verso di lui la lasciò salire sulla punta del suo indice muovendo per un attimo le piccole ali marroni.
“Cosa vuoi che sia, Joe? E’ una falena.”
“Una fa-cosa?” domandò Seth balzando giù dal letto ed avvicinandosi alla mano del padre per osservare meglio l’insetto. Joe invece non si mosse, mugugnò leggermente nel vedere che anche il piccolo si avvicinava a quella bestia ma non staccò per nessuna ragione al mondo i palmi aperti dall’anta chiusa dell’armadio.
“Falena, Seth, è una falena. Una farfalla che esce solo di notte, si riconosce perché è più cicciona e ha questi peli sulle antenne” spiegò il padre movendo lievemente il dito in modo che la farfalla notturna drizzasse le antenne in allerta.

Joe non sembrava gradire che i due rivolgessero tante attenzioni a quella cosa che il compagno teneva nella mano come se nulla fosse, impallidì all’idea che magari quell’insettaccio si sarebbe messo a svolazzare per la stanza. Sarebbe potuto finire sulla faccia del figlio, o tra i suoi capelli... oddio, che visione terribile! Il più giovane si passò una mano tra i capelli castani assicurandosi che non ci fossero ospiti indesiderati all’interno.
Si sentiva pervaso ovunque da un formicolio preoccupante, come mille insettini che gli strisciavano sottopelle. Tremò all’idea di essere sommerso da una valanga di falene, con le loro zampette e le ali, le antenne...

“Vic, butta-fuori-quella-cosa!!!” strillò un’altra volta aderendo completamente con la schiena all’armadio. Se solo fosse stato un fantasma avrebbe potuto passarci attraverso e scappare dieci, cento, mille metri più lontano da quella visione terribile.
A sentire quelle parole, Victor sospirò rassegnato mentre apriva la finestra con la mano libera. Dopotutto, di certo non avrebbe potuto tenere quell’insetto come animale da compagnia. Peccato, le falene gli piacevano.
Ma Joe gli piaceva dippiù: mille, diecimila... un’infinità di volte dippiù.
Mise fuori la mano con sopra la farfalla notturna e prese a muoverla ancora una volta per far staccare l’esserino che vi si stringeva.
“Ma papà, se è una farfalla notturna non morirà se la liberiamo di giorno?”
“Oh no, piccolo, adesso lei volerà a trovarsi un rifugio sicuro in cui riposarsi fino a stanotte.” e dicendo ciò Victor scrollò più forte l’indice facendo ridestare la farfalla dal suo dormiveglia e volare in direzione di un cespuglio ombroso del giardino.

Dopo aver richiuso la finestra si avvicinò piano al compagno, era diventato pallido e solo adesso che il vetro era stato richiuso riprendeva a sciogliersi.
“Sei isterico, sai?” si trattenne dal ridere poggiandogli una mano sulla spalla, ma a quel contatto Joe scartò verso la porta inciampando nei suoi stessi piedi e quasi cadendo a terra, se non fosse stato che all’ultimo instante si aggrappò alla maniglia.
“NON TOCCARMI CON QUELLE CAZZO DI MANI PRIMA DI NON ESSERTELE LAVATO ALMENO VENTI VOLTE!” rispose l’altro.

E paranoico,  pensò Vic mentre si insaponava per la terza volta le mani sotto lo sguardo attento e severo del compagno sulla porta del bagno.

Angolo autrice:
Io mi schiero con Victor, le falene sono fighe.
Ahahah, ok, questa cosa mi è uscita un paio di giorni fa quando mi sono ritrovata una falena sul vetro della stanza.
Voi pensate quello che vi pare, ma quell'esserino aveva degli occhioni dolcissimi *-* non erano i soliti pallini neri, erano grandi e ocra, parevano dorati *o*
E adesso la ho come sfondo del cellulare.
Bho, ditemi cosa ne pensate della mia ennesima scemata coi miei cari Jonson, Uni.

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