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Autore: sayuri_88    26/01/2013    3 recensioni
Edward si è appena trasferito in una nuova città e durante una fuga si scontra con due occhi marroni come il cioccolato e....LEGGETE^^
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Eccomi! Avevo detto che questo sarebbe stato l'ultimo capito. Bene, non lo è. Bella si è infuriata perchè le ho dato poco spazio e Edward non è riuscito a calmarla e così eccomi qui con un capitolo tutto suo. E' piccolo piccolo ma abbiamo una visuale su quello che sente Bella. Spero vi piaccia.
Il prossimo sarà davvero l'ultimo, purtroppo.
Vi ricordo la mia pagina FB per spolier, informazioni e tutto quello che vi serve.


Buona lettura!



…: Donna avvisata, mezza salvata :…

 

 

 

Quella sera abbiamo imparammo a scoprirci. Ai primi gesti impacciati e insicuri si sostituirono quelli più consapevoli e sicuri di uan coppia che diventava sempre più complice. Era bello e ogni volta mi sento sempre più legata a lui e il nostro rapporto si è rafforzato.

 

Il giorno di Capodanno avevo letto che questo sarebbe stato l’anno più importante della mia vita e per la prima volta ci hanno azzeccato.

 

Avevo conosciuto Edward, Alice e avevo ripreso in mano la mia vita, letteralmente. Mia madre mi aveva condizionato la vita anche troppo ma senza il loro arrivo chissà quanto ci avrei messo a capirlo da sola e a uscire dal mio guscio.

 

Anche Jake è rimasto sorpreso dal mio cambiamento e anche un po' offeso, non era stato lui, l’amico di sempre, a farmi riprendere ma gli è passata presto. Era felice per me.

 

Con uno sbuffo, cambio posizione sul letto e poggio la testa sulle mani chiuse a pugno.

 

Solo ora mi rendo conto di quante cose stessi perdendo escludendo tutto e tutti dalla mia vita. Anche la rabbia se non è svanita è comunque diminuita. Certo cinque anni non si possono cancellare così con un colpo di spugna ma m’impegno e sto ricominciando a vivere davvero.

 

Prima lasciavo che fossero il risentimento, il dubbio, la paura a guidare la macchina della mia vita, ora ho messo le mani sul volante e vado dove voglio io. O almeno la maggior parte delle volte perché gli esami di fine anno mi stanno mandando fuori di testa. Come faccia Edward a stare così calmo proprio non lo so. Okay, forse lo so, lui ha studiato sempre e non è rimasto indietro come la sottoscritta.

 

— Bella! Hai visite! — urla papà dal piano terra.

 

— Alleluia — esclamo balzando giù dal materasso e precipitandomi giù per le scale. Quanto ci ha messo ad arrivare?

 

Papà è tornato alla sua partita ed Edward è fermo all’ingresso, con lo zaino su una spalla, una mano stretta a tenere la spallina e l’altra nella tasca dei pantaloni.

 

In un altro momento mi sarei soffermata su quanto sembrasse un modello con quella posa naturale ma al momento ho un problema più grosso. Edward, appena mi sente scendere le scale mi sorride raggiante e visto come si sporge credo si aspetti il solito saluto ma non c’è tempo per quello. Lo prendo per la spallina e lo spingo con me su per le scale fino in camera mia senza dare retta alle sue proteste. Una volta dentro chiudo la porta.

 

— Ciao, anche a te, Bella — borbotta una volta che mi fermo. Raggiungo il letto su cui sono sparpagliati diversi fogli e il libro di matematica.

 

— Mi devi spiegare questa cosa — dico senza dargli retta. Certe volte penso che potrebbe piantarmi in asso per come lo tratto in alcune occasioni ma poi mi dico che lui sa benissimo come sono e che sapeva i rischi che correva mettendosi con me.

 

Il mio motto è: tutto o niente.

 

Lascia cadere lo zaino a terra mentre prende il libro e mi guarda con un sopracciglio alzato e un sorriso sfrontato sulle labbra. Ricambio il suo sguardo chiedendomi cosa gli frulli per la testa.

 

Negli ultimi mesi l’Edward più timido e riservato ha fatto posto a un altro Edward più impertinente e quel sopracciglio arcuato e quel sorrisetto, che quando lo fa, mi verrebbe voglia di prenderlo a schiaffi e chiuderlo in camera con me per il resto della giornata allo stesso tempo, sono un chiaro segno che il nuovo Edward ha preso possesso di quello vecchio.

 

Alla dottor Jekyll e Mr. Hyde, per intenderci.

 

Con un dito infilato nella pagina incriminata, chiude il libro e incrocia le braccia al petto e divarica leggermente le gambe in una posa che al posto di essere minacciosa, mi suscita l’esatto opposto. Pensieri smielati, tanto che mi si è formata la carie sui denti, affollano la mia mente mentre nuvolette rosa, cuoricini rossi e arcobaleni sostituiscono il grigiore del cielo di Forks. Se potessi, mi tirerei un pugno in faccia da sola.

 

Da quando ho iniziato a essere così, così… Bleah!

 

Ma è bello e per quanto mi faccia sentire una di quelle stupide ragazzine, tutte ormoni e romanzetti rosa, non cambierei questa situazione per nulla al mondo.

 

— È così che saluti il tuo ragazzo?

 

È il solo che con una frase riesce a farmi sentire in colpa, come nemmeno mio padre c’è riuscito quando mi stava insegnando a guidare e, facendo la retromarcia, avevo preso un pieno un fungo di cemento.

 

Dispiaciuta, gli cingo il collo con le mani e lo bacio sulle labbra mentre sorride trionfante. Lo sento abbandonare la sua posa e ricambiare la mia stretta sui fianchi e non ci mette molto a rendere il bacio più profondo.

 

Quando ci stacchiamo, le mie guance sono letteralmente in fiamme, come le sue del resto. Sorride felice e quel sorriso fa felice anche me. Come ho detto, sto diventando molto smielata. 
Mi bacia la punta del naso prima di lasciarmi andare e sventolarmi il libro davanti agli occhi.

 

— Ti dirò lo stesso che ho detto a mia sorella. Se v’impegnaste un po' di più durante l’anno, non arrivereste all’ultimo momento senza riuscire a fare esercizi così semplici.

 

Tutto o niente… e così prendo anche quel lato da irritante paparino di Edward che esce in questi momenti. Sistemo la maglietta e alzo gli occhi al cielo per poi lasciarmi cadere sul letto. — Bla, bla, bla… okay, ora però spiegami l’esercizio. Per favore — aggiungo dopo la mia occhiataccia.

 

Sghignazza e si mette al mio fianco recuperano un foglio bianco e una penna.

 

— Allora, non è difficile… — e passiamo la seguente ora a cercare di farmi entrare in testa quelle stupide e inutili regole di matematica.

 

Che poi a cosa serve sapere quanto fa la radice quadra di X più uno, fratto, due per la radice quadra di X più uno, meno uno uguale a tre, nella vita vera?

 

Non andrò mai dal panettiere o da un commesso in un negozio a chiedergli il pane o un paio di pantaloni in questo modo.

 

— Bravissima, visto che non era difficile? — si congratula con me dopo essere riuscita a risolvere un esercizio senza il suo aiuto. Annuisco con enfasi, fiera di me stessa per aver sconfitto per una volta la matematica.

 

— No, sono un genio — affermo scatenando la sua risata.

 

— Certo, hai ragione, Einstein.

 

Rido con lui e butto i fogli e il libro a terra per potermi sdraiare comodamente sul materasso. Edward non si lascia pregare e si sistema al mio fianco arpionandomi i fianchi.

 

— Non mi merito un premio? — mormoro a un soffio dalle sue labbra. Cavolo quando gli sono così vicina diventano una calamita per me.

 

Lui sembra pensare la stessa cosa delle mie perché non smette di fissarle con bramosia ma prima che potesse annullare le distanze, si blocca con un’ombra a oscurargli il viso.

 

— C’è tuo padre da basso.

 

Mi faccio più vicina, adagiandomi contro di lui e sorrido sorniona.

 

— Alla tele danno la partita della sua squadra preferita. Nemmeno un terremoto lo schioderebbe dal divano.

 

Rassicurato, riprende da dove si era interrotto. Con mia grande soddisfazione.

 

È il mio principe azzurro che è arrivato nella mia vita, galoppando sul suo cavallo bianco, e mi ha salvato da me stessa e dagli errori che stavo facendo. Gli sono grata per tutto quello che fa per me, molte delle volte inconsapevolmente.

 

Se solo una ragazza prova ad avvicinarlo per provarci, avrà vita breve. Parola di Bella Swan.

 

Donna avvisata, mezza salvata.

 

La mano di Edward scende lungo i miei fianchi fino a infilarsi sotto la maglietta di cotone facendomi rabbrividire. Mi sento bene, sono in pace con il mondo. Sorrido mentre mi do della drogata. È la mia droga e ne sono assolutamente dipendente.

 

Non ho mai provato a usarla ma come degna figlia di uno sceriffo ne conosco i sintomi e le conseguenza ed Edward mi fa sentire come quelle persone che mettono la loro vita nelle mani di quella polverina bianca.

 

 

 

 

Ovviamente il momento non poteva durare molto, doveva esserci qualcuno a rovinare il momento.

 

Il rumore della porta che si apre di colpo ci fa sobbalzare ma non facciamo a tempo ad allontanarci che mio padre fa capolino all’interno.

 

— Bella, sai che non… — inizia a dire Charlie ma si blocca a vederci. Una mano di Edward è sulla mia pancia - ancora sotto alla maglietta! -, e le mie sono sul suo petto. In più le labbra rosse e il mio viso che assomiglia a un pomodoro, non lasciano dubbi su quello che stavamo facendo.

 

Papà assume la posa da capo sceriffo barra padre super-iper-protettivo barra geloso e tuona: — Allontanati lentamente dal letto e da mia figlia, Edward Cullen, e siediti alla scrivania.

 

Okay, questa volta papà ha fatto venire i brividi lungo la schiena pure a me ma mi riprendo presto e riservo al mio genitore uno sguardo truce.

 

Nonostante abbia accettato bene Edward, è pur sempre un padre e questo va bene, ma deve capire che non ho più cinque anni! Chissà che farebbe se sapesse fin dove ci siamo spinti io e il mio ragazzo.

 

L’obiettivo della sua furia fa come gli è stato ordinato e si siede rigidamente sulla poltroncina come un imputato in attesa della sentenza. Fortuna che nello stato di Washington la pena capitale è stata abolita.

 

— Avete finito di studiare? — chiede rivolto al mio ragazzo. Lui nega con il capo e farfuglia qualcosa una serie di parole sconnesse tipo: esercizi, pausa, riprendere, esami…

 

Papà annuisce e apre la porta del tutto fermandola con il fermaporta a forma di maialino che mi aveva regalato dopo un viaggio a Seattle quando avevo quindici anni.

 

— La partita è finita, io starò nella mia stanza che è questa qui a fianco — sottolinea con uno guardo eloquente fissando Edward. Lui deglutisce e annuisce.

 

— Papà non ti sembra di esagerare giusto un po'? Era solo un bacio! — m’intrometto decisa a difendere il mio assistito.

 

Ora lo sguardo assassino è rivolto a me. Mamma mia, sono tornata nell’ottocento per caso?

 

— Aveva le mani sotto la tua maglietta. Ai miei tempi non ci comportava così alla vostra età.

 

Trattenni una risata. — Infatti, stavi per diventare padre alla mia età.

 

Charlie punto in viso e in visibile imbarazzo fece un passo indietro, tornando nel corridoio e quel gesto sembra fargli riprendere tutta la sua sicurezza. — Dettagli. Mia la casa, mie le regole. Porta aperta e tu — dice additando Edward che se possibile diventa ancora più pallido — ti tengo d’occhio — conclude portando l’indice e il medio all’altezza dei suoi occhi e poi a quelli del ragazzo, imitando uno di quei wrestler alla tele, e finalmente se ne va.

 

Edward rimane a fissare la porta aperta anche dopo che mio padre se n’è andato da diversi minuti. Bocca aperta, occhi sbarrati e mani sui gioielli di famiglia.

 

Sventolo una mano davanti al suo viso e sembra ridestarsi. Sembra, perché si gira verso di me senza perdere lo sguardo terrorizzato.

 

Sbuffo e gli chiudo la bocca con un gesto secco e gli sorrido cercando di rassicurarlo.

 

Recupero la seggiola a dondolo e mi sistemo al suo fianco.

 

— È tutto fumo, niente arrosto, lo dovresti sapere. Ti reputa un bravissimo ragazzo e non permetterà che ci molliamo per paura di ritrovarsi un punk tatuato, che potrebbe avere una pessima influenza su di me, alla sua tavola.

 

La sua espressione si fa pensierosa e poi gli occhi scintillano di una nuova consapevolezza e finalmente esce dal suo stato di torpore.

 

— Non vi sento più parlare! — la voce profonda di mio padre ci fa alzare gli occhi e scoppiare a ridere.

 

Edward si rilassa sulla sedia e mi guarda con gli occhi che brillano.
Per la prima volta negli ultimi cinque anni posso dire di essere davvero felice. Lungo la strada della mia vita ci saranno sempre dei dossi che mi obbligheranno a rallentare o dei cantieri che mi obbligheranno a cambiare strada ma ora so che posso farcela, che posso schiacciare l’acceleratore e superare ogni cosa.

Grazie, Edward.









Se su una spiaggia mentre osservi il tramonto facessi un incontro speciale?
Ho pensato a come deve essere passare le vacanze estive per una persona che non può, per cause di forza maggiore, passare una giornata sotto il sole come fanno tutti ed è uscito questo...spero vi piaccia^^
Dal capitolo:
Sognavo che un giorno avrei potuto correre sotto il sole, andare alla spiaggia a nuotare e poi asciugarmi sulla sabbia, pranzare in un parco mentre i raggi del sole sfioravano la mia pelle come delle carezze. Un sole che mi era amico insomma. Ma la realtà era ben diversa.
 


Quando un compito ti può cambiare la vita.
Dal capitolo 1:
« Cullen, Swan! In coppia ».
Nello stesso momento due persone, un ragazzo e una ragazza, alzarono la testa di scatto e guardarono la professoressa con occhi sbarrati, come se davanti a loro avessero il demonio in persona.
La professoressa ignara della reazione provocata, camminò tranquillamente verso la ragazza mora poggiando un bambolotto sul suo tavolo. [...]
« Per le prossime due settimane sarete i genitori di questa tenera bambina » annunciò sorridente la donna continuando poi il suo giro.
 


« Senta… » iniziai raccogliendo tutto il coraggio « io avrei un paio di gruppi che vorrei davvero lei sentisse » ma mi bloccai quando vidi il suo sguardo esasperato mentre poggiava la tazza di caffè sul tavolo di vetro. Il rintocco che ne seguì risuonò come una marcia funebre nella mia mente.
« Ho i postumi della sbornia, sette linee telefoniche che suonano e una ragazza che non capisce che è stata solo una questione di una notte… »
«Ho afferrato il concetto » lo interruppi incassando il colpo e dandogli le spalle feci per uscire dalla stanza.
« Swan, » mi richiamò e io mi voltai speranzosa. 
Il mio capo mi squadrò da capo a piedi prima di dire « sei carina » commentò facendomi arrossire, tanto da assomigliare a un peperone, a causa del complimento inatteso e soprattutto per l’inopportunità della cosa. « Slacciati un bottone e ti faccio partecipare alla scelta mattutina dei nomi ».
Lo guardai come se fosse pazzo e sperai con tutta me stessa di aver capito male.
« Un bottone e una canzone » ripeté confermando che avevo capito bene la sua richiesta.
 


« Le tre regole d’oro delle ragazze dello chalet. Prima regola: niente amici nello chalet. Seconda regola: feste finché vuoi, basta che la colazione sia sul tavolo alle otto in punto. Se non ti svegli, fai i bagagli. Terza regola: non si va a letto con i clienti. Salvo che non siano in forma o ricchi o che ci provino ».
« In pratica, ci sono solo due regole ».
« In pratica ».
 


Ti accarezza con lo sguardo, manca così poco per toccarvi.
Lo desideri il suo tocco, lo brami.
E quasi ti senti una sciocca per volerlo.
 


lei era il bersaglio degli scherzi di lui, lei una bimba timida e ciocciottella che vedeva in lui il suo peggiore incubo. Che succede se lei se ne va, per tornare solo otto anni dopo? è tutto come prima o per una qualche ragione nascerà qualcosa di bello?
Dal capitolo:
Lei che stava porgendo la mano si blocca come fulminata- I-Ian?- la guardo interrogativo non capendo il suo cambiamento repentino, che le è preso? 
Si schiarisce la gola - Ian…Knight?- a quanto pare le hanno già parlato di me. Sorrido strafottente.
-il solo ed unico- sbianca completamente.
 


Ancora prima di formulare un pensiero, il mio corpo scatta e il cervello da ordine ai piedi di muoversi e con l'ombrello copro la sua esile figura. Il suo profumo mi colpisce come un pugno in faccia, mi beo di quel momento.
Il mio corpo freme di desiderio, ne vuole di più, sempre di più, desidera un contatto più profondo, desidera prenderla e portarla in un posto solo per noi, dove lei é solo mia, dove io sono solo suo, dove lei suona solo per me.
- bisogno di aiuto signorina? - dico con voce resa roca dal turbinio di emozioni che sono in atto dentro di me.
Passione. Desiderio. Bramosia. Dolcezza. Tenerezza. Senso di protezione. Possesso. Devozione.
I suoi occhi, blu come un cielo d'estate, incatenano i miei e non posso impedire alla mia mente di ritornare al primo giorno che la vidi.
 


Extra dalla mia storia "Beastly". Daniel è un vampiro da molti secoli condannato a una vita di tenebre contro la sua volontà. E' una bestia. Tutto cambia quando, lungo il suo cammino incontra Isabel, giovane matricola della Dartmouth.


Bella è una normale ragazza che vive a Forks da sola e un giorno d'estate scopre che il mondo in cui è vissuta fino ad ora era solo una piccola parte di quello che è realmente...
 


- ONE SHOT DELL'ESTATE -
Un viaggio in solitaria che porterà una ragazza alla scoperta di un mondo che neanche immaginava. Quello che pensava fosse solo una favola per bambini è in realtà un mondo nascosto, ai più. Un'avventura che la porterà a conoscere qualcuno che le mostrerà questo misterioso nuovo mondo.
Dalla storia:
Giocherellai con la piccola collana che portavo al collo. Era molto semplice, fatta con frammenti di corallo rosso da cui pendeva una metà di conchiglia, simile al nautilus, ma più piccola, e al centro una bellissima perla. Non so com’era possibile, ma questa cambiava colore in continuazione, col tempo avevo associato la cosa all’influenza dell’umore, come quegli anelli che vedono lungo le spiagge o nei negozi di souvenir. Ogni volta che provavo forti emozioni, il suo colore cambiava.
Come ne ero venuta in possesso? Beh, questa è una bella storia.


- Oddio!oddio! Edward ho paura - mormorai avvinghiandomi al braccio del mio ragazzo.
Mi aveva convinto a entrare in quell’edificio che sembrava aver scritto a caratteri cubitali “abbandonate ogni speranza voi che entrate” ma che il mio adorato ragazzo, a quanto pare, non aveva visto. Dovrò suggerirgli una visita dall’oculista mi appuntai mentalmente una volta che saremmo usciti da quell’inferno.


Ispirato alla Bella e la Bestia.... Isabel sta per partire per l'università dove farà nuove conoscenze, nuove amicizie e qualcosa di più.... ma non tutto è come sembra.
Dal capitolo:
Isabel s’imbarcò sull’aereo con sentimenti contrastanti. 
Gioia, per l’inizio di una nuova esperienza. Tristezza, per dover salutare suo padre e i luoghi dove era cresciuta e che l’avevano fatta sentire al sicuro. Timore, perché aveva come il presentimento che qualcosa sarebbe successo e che questo le avrebbe sconvolto l’esistenza, in bene o in male ancora non lo sapeva.


C’era una volta una bambina tanto vivace quanto sbadata, correva sempre anche per andare da una stanza all’altra, i genitori non sapevano come farla stare ferma soprattutto perché aveva la tendenza a sbattere contro oggetti fermi e inciampare sui suoi stessi piedini ed erano preoccupati che potesse farsi molto male, ma la amavano tanto e quando la vedevano a terra a piangere per l’ennesima caduta la rassicuravano e le davano un bacino sulla bua per fargliela passare e la piccolina rassicurata tornava felice a saltellare per la casa o il giardino mentre i genitori amorevoli, aspettavano la successiva caduta.
In un girono di fine giugno correva nei campi col suo fratellone, quando….


“Ennesima tragedia! " così ha esordito questa mattina Emilio Fede al TG4.
Non vuole essere offensiva o altro è solo una cavolata scritta dopo aver visto "una notte al museo 2" dove i doppiatori italiani hanno modificato alcune battute
   
 
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