Serie TV > The Vampire Diaries
Ricorda la storia  |      
Autore: Soqquadro04    27/01/2013    5 recensioni
Un Damon Salvatore alle prese con una lettera da scrivere.
Per chi? Per lei. La donna che gli ha spezzato il cuore più volte. Calpestandolo. Non capendo.
Immaginate il poco riflessivo Damon circondato solo da fogli di carta bianchi e dai suoi pensieri.
Pensieri che devono comparire materialmente per riempire le righe regolari di parole irregolari.
Dalla lettera:
"...Ti immagino con quell'aria da bambina infuriata, mentre mi sgridi per aver scelto al tuo posto, e quasi sorrido. Sei e sarai sempre l'unica cui permetto di richiamarmi e poi respirare ancora.
Ti scrivo perché non ho il coraggio, o la forza, di dirti addio guardandoti negli occhi....
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Di Delena e Fluff dilagante'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Lettera a lei

E' notte, tardi. La camera è in penombra, rischiarata debolmente dalla luce dei candelabri e da qualche lume che guizza dall'altra parte delle finestre, fuori, con il chiaro intento di dimostrare che il mondo reale è ancora sveglio e che non sopporta l'uomo che sta sibilando, alterato, dentro quello stanzone cupo. O, almeno, lui la vede così.
Damon appallottola il foglio con gesti bruschi, lanciandolo dall'altra parte della stanza in un moto di stizza.
Lo scrittoio sembra un campo di battaglia, ingombro di abbozzi accartocciati e stropicciati, le venature del legno annerite dall'inchiostro.

Si alza e cammina in circolo per qualche secondo. Si risiede. Pare un leone in gabbia.
Ringhia, frustrato. L'irritazione gli scorre nelle vene, agitandolo e impedendogli di pensare.
Si maledice per quella stupida idea che gli è balzata in testa. Una lettera, bah!
Lui non è il tipo da lettera. Non riesce proprio a mettere ciò che pensa nero su bianco.
E' una persona troppo diretta per la scrittura. Appoggia le mani sul piano della scrivania, tentando di rilassarsi.

Chiude gli occhi e, come sempre, il viso di lei s'insinua nella sua mente, districandosi abilmente nel buio intervallato da macchie colorate. I lunghi capelli color cioccolato, morbidi, profumati di rose. E' da un po' che non gli si avvicina più; non una carezza, uno sfiorarsi delle dita. Gli occhi grandi, scuri e spalancati. Adora quando lo osserva mentre crede che lui non la veda, e si diverte ad alzare lo sguardo cogliendola in flagrante, la vergogna che le tinge le guance di un vivo, umano, rosso caramella. Le sue labbra a bocciolo, delicate come le pennellate di un pittore sul capolavoro di una vita.

Il solo immaginare quel volto, gli lascia in cuore un'amarezza strana. Sa benissimo cos'è. Ha imparato a conoscerla, ormai.
Apre di scatto le palpebre e afferra la stilografica, infilando con violenza la punta nel calamaio.
Gli unici rumori nella camera sono il suo respiro spezzato e il grattare del pennino d'argento sulla carta. Nell'aria, l'atmosfera si fa pesante. Anche le ultime luci in strada si spengono, lasciando solo il buio fuori dai vetri chiusi.

*********************

Elena,
mi sento ridicolo, seduto qui a scriverti una lettera. Perdona questo piccolo gesto da eroe tragico.

Non ti lascio questa mia con l'intenzione di ferirti, ricordalo.
Non ho mai voluto farlo veramente. Mai, neanche quando la tentazione di farti provare ciò che io sentivo cercava di prendere il sopravvento. Neanche quando il mio buonsenso mi gridava che avrei dovuto farti male per riscattare il mio cuore a pezzi. Non ti sei mai accorta di quanto dolore mi procuravi. Di quante volte hai calpestato quel poco che riuscivo a donarti.

Ti imploro di ricordare perché ho compreso -finalmente, dirai tu- quanto ho sbagliato a farti dimenticare.
Ti immagino con quell'aria da bambina infuriata, mentre mi sgridi per aver scelto al tuo posto, e quasi sorrido. Sei e sarai sempre l'unica cui permetto di richiamarmi e poi respirare ancora.
Ti scrivo perché non ho il coraggio, o la forza, di dirti addio guardandoti negli occhi.

Dio, i tuoi occhi. La prima delle tante cose di te che mi hanno fatto lentamente impazzire.
Ti ho mai detto quanto ami perdermi nel loro color fondente, dimenticarmi chi sono, tutte le maschere che mi sono costruito e tutte quelle che mi hanno modellato addosso fino a che, per un motivo o per l'altro, la magia si spezza? Quanto adori la dolcezza di cui sono colmi, così in contrasto col mio essere?
Ti ho mai detto tutto questo? Forse no.

Ti ho mai parlato dei miei sentimenti con sincerità, sezionandone i particolari davanti a te? Hai mai saputo veramente fino a che punto sei in grado di spingermi con un'unica parola, un minuscolo cenno della mano? Se tu chiedevi, io mi occupavo della parte pratica a modo mio. Cercavo di accontentarti, con ogni mezzo. E' ancora così.

Forse, se fossi stato più onesto con te e con me stesso, ora sarebbe tutto diverso. Magari sarei felice, o perlomeno sereno. Non conosco la risposta a questa domanda, non voglio conoscerla. Una consapevolezza del genere porterebbe con se solo il rammarico, e i rimpianti non servono a niente. Che tu ci creda o meno, non ho il tempo, materialmente parlando, di compiangermi.
Sembra ironico, detto da un vampiro. Eppure i problemi mi assillano, le preoccupazioni si moltiplicano e la lista delle avversità cui andiamo in contro si allunga di minuto in minuto.

In un certo senso, contorto e vagamente assurdo, la cosa mi dona sollievo. Riesco a non concentrarmi su ciò che mi uccide piano da dentro, o sul buco nero di depressione che minaccia di inghiottirmi se mi fermo per un solo secondo. Se interrompo il mio valzer di ragionamenti per inseguire una soluzione inesistente alla mia situazione, inciamperò. E sono caduto già troppe volte per poterne sopportare altre. Non mi rialzerei se finissi per terra in questo momento.

Vorrei rassicurarti. Vorrei dirti che capisco, che mi sono arreso senza pensare di lottare, che la vita non mi sembra una gigantesca beffa. Che non sono mai stato tentato di farla finita, anche. Non sai quanto lo vorrei, o quanto vorrei che fosse vero.
Ma se lo facessi, ti mentirei. Non è così, Elena. La verità è che sono arrabbiato e maledettamente geloso e stanco, stanchissimo.
Di combattere, di sforzarmi per rimanere indifferente ad ogni bacio che vi scambiate tu e lui, di fingere sorrisi inteneriti ad ogni abbraccio.

Non posso biasimarti per la tua scelta. Non ti chiedo spiegazioni scomode, né voglio scuse imbarazzate ed imbarazzanti. L'amore è qualcosa di incontrollabile, credo di saperlo meglio di te.
Soltanto, non riesco a non chiedermi se avrei potuto cambiare qualcosa. Se piegandomi all'obbligo di deviare me stesso, ti sarei arrivato tanto vicino da tenerti al mio fianco. Forse, comportandomi diversamente, avrei toccato corde differenti nel tuo cuore. Quelle giuste.

 

Meglio passare alle cose importanti e accantonare l'autocommiserazione, che dici?
Prendi queste ultime righe come una specie di testamento. Rispetta, per favore, le mie ultime volontà.
Conserva questa lettera. E' l'unica traccia di me che rimarrà qui, a Mystic Falls. L'unica cosa che resterà con te. Non negarmi un posto nella tua memoria, Elena. Ti prego. Non lasciare che queste stupide, inutili parole finiscano ad ammuffire in una soffitta, o che vengano perse durante un trasloco. Non puoi odiarmi al punto da volermi cancellare dal tuo passato.

Se mai ti sentirai sola, o abbandonata, ripetiti che sei forte, troppo per farti abbattere da qualche scaramuccia. Perché è così. Sei la donna più forte, e determinata, e decisa che io abbia mai conosciuto. Non sono tanti quelli in grado di tenermi testa, piccoletta.

Se qualcosa ti farà star male, non chiuderti a riccio. Non allontanare chi cerca di aiutarti, perché da sola non potrai che aggravare le cose. Niente è peggio di ciò che hai già affrontato.

Non tagliarti i capelli. Per nessuna ragione. Non sopporterei di sapere che hai eliminato buona parte di quella cascata al caffé.

Se la tua eternità minaccerà di diventare noiosa, vai a Parigi. Un giorno, avrei voluto portartici.
Passeggia nel Quartiere Latino, sali sulla Tour Eiffel e grida con la tramontana, scopri le sue viuzze nascoste, siediti al tavolo di un bistrot in Rue Vaugirard e bevi una cioccolata calda con la panna montata. Magari, affitta un appartamentino in stile Bohemien vicino al Sacro Cuore. Ho passato lì più di un'estate, e non ho avuto alcun ravvedimento.

Se mai ti mancherò, ti basterà entrare nella mia stanza, sederti sul letto e bere un bicchiere di bourbon. E' sullo scaffale, in alto a sinistra. Io sarò certamente nella stessa posizione, anche se non lì accanto a te.

Ti scongiuro, non fare niente di stupido. Siamo d'accordo?
Se ti capiterà qualcosa, qualsiasi cosa, anche solo lontanamente pericolosa, infrangerò la promessa e verrò a tirarti per le orecchie.
Con cose “anche solo lontanamente pericolose”, è compreso anche il venire a cercarmi.
Sarebbe inutile, visto che non mi troverai a meno che non sia io a volerlo. E stai certa che mi obbligherò a sfuggirti.
E, Elena..ti amo. Ti amo e sarà sempre così. Questo, devi proprio evitare di scordarlo.
Poter vedere i tuoi occhi adesso sarebbe meraviglioso. Mi dispiace che sia impossibile.

Tuo e di nessun altro,
Damon

*********************

L'alba colora il cielo di un rosa pallido. Non ha nemmeno fatto caso all'ora.
Una lacrima sfugge al suo controllo. L'ennesima, quella notte. L'asciuga con movimenti stanchi.
Damon accarezza il foglio con le mani, piano, rileggendo con calma in cerca di imperfezioni.
Gli sembra tutto a posto. L'unica pecca sono le piccole sbavature, qua e là.
Piega la lettera in due e aggiunge il destinatario.
Elena, con affetto infinito

Spinge indietro la sedia, dirigendosi verso lo scaffale dei liquori.
Infila la carta sottile fra due bottiglie, nascondendola. E' certo che, quando sarà il momento, la troveranno senza difficoltà.

Da sotto, la voce di lei che lo chiama.
-Damon!- grida, temendo che lui non senta.
Respira profondamente.
-Arrivo, Elena. Sono giù fra un secondo.- lancia un ultimo sguardo alla mensola. La lettera è invisibile.
S'infila una camicia e comincia a scendere le scale, preparandosi mentalmente a quella giornata che gli sembrerà, come al solito, troppo lunga.


 

Angolo autrice: 
Buonanotte ^^
Per questa sera, la Fuori di testa & Company presenta..una Missing Moments XD
Subito dopo la scelta di Elena, Damon deve aver pensato a come fare per andarsene da Mystic Falls (riguardare scena del "patto" fra i fratelli Salvatore XD).
Io credo che non l'avrebbe mai salutata di persona.
Lei avrebbe cercato di trattenerlo, e lui non si sarebbe opposto. Sappiamo tutti che é così.
Di conseguenza...cosa potrebbe scrivere in una lettera d'addio?
Spero che vi piaccia, questa piccola OS ^^
Non ha grandi pretese XD
Ciao,

So04

   
 
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: Soqquadro04