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Autore: Yuki Delleran    27/01/2013    0 recensioni
"C’era una volta, tanto tempo fa, un territorio misterioso suddiviso in quattro regni: il Regno di Cuori, il Regno di Fiori, il Regno di Quadri e il Regno di Picche. Monarchi potenti governavano su queste regioni e la magia, loro prerogativa, era ancora una realtà viva e tangibile. Nonostante la reciproca prosperità, i quattro regni erano spesso in conflitto tra loro a causa delle ambizioni dei loro signori che miravano alla conquista di nuovi territori a discapito dei vicini. Le vicende qui narrate racconteranno la storia di uno di questi conflitti e delle conseguenze su uno dei regni."
[Cardverse AU]
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Royalty of Spades
Fandom: Axis Powers Hetalia / Cardverse AU
Rating: giallo
Personaggi: Arthur Kirkland (Inghilterra), Alfred (America), nominati: Francis (Francia)
Pairings: America/Inghilterra
Riassunto: "C’era una volta, tanto tempo fa, un territorio misterioso suddiviso in quattro regni: il Regno di Cuori, il Regno di Fiori, il Regno di Quadri e il Regno di Picche. Monarchi potenti governavano su queste regioni e la magia, loro prerogativa, era ancora una realtà viva e tangibile. Nonostante la reciproca prosperità, i quattro regni erano spesso in conflitto tra loro a causa delle ambizioni dei loro signori che miravano alla conquista di nuovi territori a discapito dei vicini. Le vicende qui narrate racconteranno la storia di uno di questi conflitti e delle conseguenze su uno dei regni."
Disclaimer: Hetalia e tutti i personaggi appartengono a Hidekaz Himaruya.
Note: Un doveroso grazie a Hina che ha messo insieme il mio caos informe di idee creando una trama che avesse un senso. Questa storia è sua quanto mia.
Beta:  MystOfTheStars
Word count: 1170 (fdp)




Prologo



C’era una volta, tanto tempo fa, un territorio misterioso suddiviso in quattro regni: il Regno di Cuori, il Regno di Fiori, il Regno di Quadri e il Regno di Picche. Monarchi potenti governavano su queste regioni e la magia, loro prerogativa, era ancora una realtà viva e tangibile. Nonostante la reciproca prosperità, i quattro regni erano spesso in conflitto tra loro a causa delle ambizioni dei loro signori che miravano alla conquista di nuovi territori a discapito dei vicini. Le vicende qui narrate racconteranno la storia di uno di questi conflitti e delle conseguenze su uno dei regni.

Da sempre il ruolo della Regina di Picche era stato quello di amministrare il regno e trattare con le potenze straniere sostenendo il Re e donandogli la sua forza. Arthur discendeva dalla stirpe reale e quando era stato riconosciuto come erede della carica certo non si sarebbe aspettato di dover fare tutto da solo. Il problema che si era presentato durante quella generazione era l’assenza del Re. Il titolo non veniva passato di padre in figlio come eredità di famiglia, ma a ricoprirlo di volta in volta era un prescelto la cui idoneità si manifestava tramite la comparsa del simbolo del regno su una parte del corpo al raggiungimento della maggiore età. Inoltre, quando il Re e la Regina s’incontravano, il riconoscimento tra loro era istantaneo poiché i loro poteri erano complementari. Arthur era a conoscenza di tutto questo, così come sapeva che il potere della Regina poteva esistere solo in funzione del Re e che mai era capitato che questo equilibrio si spezzasse. Quello che non riusciva a comprendere era perché il suo Re non si trovasse da nessuna parte. Dalla sua ascesa al trono in poi le ricerche erano state continue ma infruttuose, nonostante questo non poteva rassegnarsi a governare in solitudine e accettare semplicemente che per quella generazione non ci sarebbe stato nessun Re di Picche. Inoltre, dal confinante Regno di Fiori, giungevano sempre più spesso pressanti richieste di “diventare tutt’uno con loro”, che altro non erano se non velate minacce d’invasione armata, e Arthur non poteva fare nulla con il suo potere incompleto.
Meno minacciose ma altrettanto inquietanti erano le notizie provenienti dall’alleato Regno di Quadri. Il sovrano, Francis Bonnefoy, persisteva nell’inviargli strani messaggi in cui parlava di un tipo diverso di unione, sostenendo che una Regina non potesse stare senza un Re, che lui potesse offrirgli la sua protezione nonostante avesse già una consorte e che di certo il suo regno ne avrebbe tratto vantaggio. Arthur era incerto se attribuire quell’interesse maggiormente al suo regno o alla sua persona, vista la dubbia fama dell’individuo in questione, ma in ogni caso era giunto al limite della sopportazione sia per le frequenti visite a palazzo, sia per il solo saperlo appena oltre i confini.
Quella situazione non poteva perdurare, per la sua sicurezza e per quella dell’intero regno era assolutamente necessario rintracciare il Re di Picche. Se davvero non si trovava all’interno della casta nobiliare, allora avrebbe fatto estendere le ricerche sull’intero territorio: il suo Re era là fuori da qualche parte e Arthur era più che mai determinato a rintracciarlo.
L’organizzazione delle varie spedizioni aveva richiesto più tempo del previsto poiché era stabilito che pattugliassero tutte le terre entro i confini di Picche. Ulteriori difficoltà si erano aggiunte per il fatto che la Regina stessa avesse deciso di prendervi parte: era molto raro che i regnanti abbandonassero le loro residenze per motivi diversi da incontri diplomatici o guerre, di certo non accadeva mai per motivi personali. Nonostante questo Arthur fu irremovibile, la sua presenza sarebbe stata fondamentale.
Era ancora dello stesso parere, anche se decisamente più demoralizzato, quando, alcuni mesi dopo, rientrò a palazzo dopo aver battuto palmo a palmo l’intero territorio insieme alle squadre di ricerca. In lui aveva iniziato a farsi strada la convinzione che non avrebbe mai avuto nessuno al suo fianco e che fosse condannato a governare in solitudine per il restante tempo che gli era concesso.
Proprio il tempo era il fattore principale su cui si basava il potere dei regnanti di Picche, in grado, a seconda delle occasioni, di manipolarlo a loro piacimento. Non per nulla il simbolo della casata reale era un orologio e sia il Re che la Regina lo portavano costantemente addosso, suscitando l’invidia, il timore e la brama di possesso dei Paesi confinanti.
Quello che i nemici non sapevano, che non avrebbero mai dovuto sapere, era che il suddetto potere era vincolato alla presenza di entrambi i reali e, principalmente, agiva in maniera reciproca. Nello specifico, una Regina senza un Re verso cui convogliare la propria energia, era poco più di un comune essere umano.
Proprio a questo stava pensando Arthur mentre sorseggiava il suo tè in giardino durante una delle rare pause dal lavoro che si concedeva. Molto probabilmente lui non avrebbe mai saputo cosa si provava a condividere la propria energia con la persona che viveva al suo fianco.
Aveva appena posato la tazza sul piattino quando un improvviso fruscio attirò la sua attenzione verso una macchia di cespugli poco lontano. Non era raro che un coniglio o un cerbiatto sbucasse da quelle parti mentre vagava per l’ampio parco che circondava il palazzo, ma rimase piuttosto allibito quando si vide spuntare davanti un ragazzo, anzi un giovane uomo, dall’aspetto malridotto e coperto di stracci. Il primo impulso fu quello di chiamare le guardie, era intollerabile che lasciassero intrufolare in quel modo gente sicuramente malintenzionata, ma lo sguardo sperduto dello sconosciuto lo indusse a bloccarsi. Provava una strana sensazione alla bocca dello stomaco, una sorta di commozione, un’improvvisa nostalgia che lo attanagliava nonostante fosse certo di non aver mai visto quella persona. Si trovò quindi ad alzarsi e ad avvicinarsi.
«Stai bene? » chiese circospetto.
Certo, sapeva difendersi, ma la prudenza non era mai troppa.
Il ragazzo alzò su di lui due occhi di un azzurro incredibile e totalmente smarriti, che gli fecero balzare il cuore nel petto.
«Questo è il giardino di una residenza nobile? » chiese titubante. «Non vorrai farmi arrestare, spero. Non volevo fare niente di male. »
Ad Arthur bastava guardarlo per sapere che stava dicendo la verità, ne aveva la certezza assoluta, anche se totalmente irrazionale.
«Non lo farò. Chi sei? Come sei finito qui? » chiese fissandolo con sguardo indagatore e tentando di trovare una spiegazione logica alle sue sensazioni.
Lo sconosciuto lo fissava a sua volta, assottigliando lo sguardo come se non riuscisse a mettere a fuoco la sua figura.
«Mi chiamo Alfred. Ero uno schiavo del Regno di Fiori, ma sono nato in quello di Picche, la mia famiglia faceva parte dei tanti prigionieri di guerra. » spiegò. «Sono scappato per tornare a vivere nella mia terra. Penso che la libertà sia un diritto di tutti. A proposito, che posto è questo? »
Mentre parlava quello che restava della logora camicia che indossava gli era scivolato da una spalla, svelando una voglia dalla forma inconfondibile. Arthur ebbe un tuffo al cuore che gli tolse il fiato e gli rese difficoltoso rispondere.
«Questo è il palazzo e io… sono la Regina. Benvenuto a casa… mio Re. »
   
 
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