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Autore: Writer96    27/01/2013    3 recensioni
"-Io sono qui perché studiare come vivono quelli come te è il mio lavoro, più o meno.- disse, la voce che era all’improvviso alta e sicura. Lui sbuffò e fece un ultimo tiro di sigaretta, facendo uscire dalle labbra degli anelli di fumo che a June ricordavano terribilmente Alice in Wonderland. Rimase immobile e aspettò che lui, nel silenzio e nel buio parlasse.
-E ripeto, vorresti farmi credere che sei normale, tu? Che scegli di venire qui, di avere a che fare con i disperati che non si salveranno?- disse, la voce amareggiata, qualcosa –forse la mano- che saettava verso l’alto, verso quella che doveva essere la testa. June rimase in silenzio e fece un passo avanti, la mano nella tasca che giocherellava con le forcine rotte dopo l’ultima lezione di ginnastica."
E' una raccolta. Saranno cinque storie, cinque personaggi diversi. Decontestualizzati, strappati via dalla loro solita immagine. Mi servivano dei visi per i personaggi. Ora li hanno.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La serata si prospetta afosa e noiosa, terribilmente uguale ad ognuna delle altre giornate che si susseguono confusamente a luglio.
Michelle ha le braccia incrociate sul petto e si guarda intorno sbuffando e cercando di ignorare la straordinaria penuria di persone che ci sono sul lungomare. Lei e gli altri sono da circa mezzoretta davanti all’ingresso dell’unico locale della zona, un’ex discoteca malmessa che ha come unica attrattiva il fatto di non contenere bambini di cinque o sei anni determinati a cospargere chiunque di sabbia e cose simili.
Fannie sbadiglia sonoramente, nonostante siano appena le dieci di sera e batte un piede a terra, schizzando un po’ di ghiaia addosso a Luke, concentratissimo nello sbirciare oltre la porta per vedere se qualche ragazza carina abbia avuto la sua stessa idea, quella di andare in un locale caldo e piccolo per sfuggire all’opprimente afa mischiata a noia che si respira sulla strada lì fuori.

-Mi annoio, perché non entriamo?- chiede Ben, con marcato accento francese. Michelle sbuffa di più e più sonoramente e guarda l’orologio sul polso di Eddie, fermo impalato che cerca di evitare di sudare ancora di più.
-Stiamo aspettando quel deficiente di Louis.- esclama Luke, stiracchiandosi e ammiccando in direzione di qualcosa, forse una ragazza o più probabilmente un attaccapanni messo in posizione strategica. Fannie guarda Michelle ed entrambe scuotono la testa: conoscono Louis da tutta la vita, e da tutta la vita lo definiscono un deficiente, supportate da Luke che addirittura ci va a scuola insieme, a Doncaster.
-Perché è sempre in ritardo, mi chiedo…- dice Eddie, passandosi una mano tra i capelli e rivelando un alone di sudore sulla maglietta grigia che indossa. Altro sbuffo collettivo, mentre il caldo costringe Michelle a chiedersi perché abbia messo la gonna nera invece che quella beige, seguendo il consiglio di Fannie, che, a detta sua, visto che è di Londra di moda dovrebbe capirne parecchio.
-Secondo lui, finire di cenare alle nove e mezzo e arrivare qui alle nove e mezzo è possibile- commenta depresso Luke, che ha deciso di rispondere ai lanci di ghiaia di Fannie con maggiore violenza. Il commento scatena le risate generali, perché è ben noto a tutti che la puntualità non è certo il forte di Louis. Michelle lo sa benissimo, visto che sono ormai quindici anni che vanno al mare insieme, da quando avevano tre anni, e non c’è mai stata una volta che lui fosse puntuale o addirittura in anticipo. Un sorriso le increspa le labbra, mentre il ricordo della prima volta che si sono conosciuti le affiora alla mente.

-Non puoi prendere quella paletta, è mia.- esclama un bambino con i capelli castani sparati per aria e un’espressione contrariata sulla faccia. La bambina davanti a lui spalanca gli occhi, sorpresa, e si affretta a scuotere la testa.
-No, è mia.- dice, risoluta. Lui si avvicina e le strappa la paletta di mano, urlandole un
“bugiona!”che risuona in buona parte della prima fila. Lei scoppia a piangere e subito una bambina dai capelli rossi corre da lei, guardando il nuovo arrivato con tanta cattiveria quanta ne può contenere lo sguardo di una peste di tre anni.
-L’hai fatta piangere. Sei un maleducato!- dice, mettendosi le manine sui fianchi e arricciando le labbra. Lui le fa una linguaccia e si volta, ma la prima bambina, dopo aver smesso di piangere, si alza in piedi e lo rincorre.
-Aspetta, forse è questa la tua paletta. Vedi, è uguale alla mia, ma la mia ha l’adesivo delle
Pollysopra-esclama e lui guarda stupito lei e le due palette.
-Ah. Ok. Scusa.- pronuncia a stento, prendendo il suo attrezzo e riprendendo a camminare.
-Come ti chiami?- urla la bambina dai capelli rossi, spostandosi gli occhialetti rotondi sul naso con un gesto secco della manina.
-Mi chiamo Louis.- dice, fermandosi in mezzo alla passerella e guardando le due bambine.
-Io mi chiamo Fannie. Lei è Micchelle.- annuncia soddisfatta, spostando di nuovo gli occhialetti, mentre l’amica le sussurra un timido “
Michelle con una sola c”
-Domani giochiamo insieme?- chiede Fannie, mentre Michelle le tira la mano. Louis è ancora perplesso, ma alla fine annuisce e sorride, prima di allontanarsi.



Fannie e Louis erano diventati davvero amici, nel corso dei primi anni. Poi avevano avuto una brutta litigata a circa tredici anni e Michelle, che fino ad allora aveva sempre guardato il rapporto istauratosi tra i due con una certa invidia e timidezza, si era per la prima volta fatta avanti, cominciando a rafforzare quel legame che fino ad allora le era sempre parso così labile e impossibile con Louis.
Da qualche anno si è stufata di guardare l’amico sotto la solita luce di quasi fratello/amico d’infanzia e ha iniziato a studiare i suoi capelli castani, che continuano a starsene sparati per aria, corredati da due grandi occhi azzurri e da un fisico determinato da anni e anni di basket, giungendo alla conclusione che l’eccessiva vicinanza del ragazzo le procura un stretta abbastanza fastidiosa allo stomaco.
Fannie se n’è accorta subito e non ha perso neanche un’occasione per rinfacciare all’amica il fatto, cercando, sotto sotto, di scoprire qualcosa anche da parte di Louis, ma il fatto che Michelle sia arrivata solo da poche ore non ha potuto ancora confermare la sua tesi.
-Ragazzi, ho appena ricevuto un messaggio da messer Louis. Il signorino si è degnato di contattarci. Dice: Sono in cima alla salita, con la bici. Mi godo la scena di voi che morite di caldo e anche il sedere della tizia con la maglia bianca. Ma cosa..?- esclama Luke, guardando il telefono e le persone intorno a lui con un’aria a dir poco sconvolta. Fannie si volta verso Michelle con un ghigno sul volto e la guarda mentre la sua pelle assume una serie di tonalità di rosso veramente sconvolgenti.
-Voi non penserete che io, davvero.. No!- farfuglia, mentre Luke risponde all’amico, battendo velocissimo i tasti del vecchio cellulare.

Stai scherzando, vero? La tizia con la maglia bianca?


All’improvviso sembra che l’aria si sia rarefatta ancor di più e c’è un generale trattenere il respiro, mentre ogni mente lavora frenetica o ridacchia o si pone domande esistenziali sul gusto di gelato da prendere.
-Ha risposto!- esclama Luke e subito Fannie corre vicino a lui, trascinandosi dietro Michelle, che guarda a propria camicetta bianca come se volesse scomparirci dentro e non riemergere mai più.

Quella mora che parla con Fannie. No, sono serissimo. Com’è che non ci stai provando tu?


-E’ impazzito.- decreta Fannie, sbattendo gli occhi e ridendo con Luke, mentre Michelle avvampa di nuovo e corre ad abbracciare Ben, riparandosi dietro di lui come dietro ad un nemico invisibile.
-Lou li porta gli occhiali, di solito?- domanda, sentendosi molto stupida mentre Luke continua a ghignare, in maniera anche abbastanza preoccupante e mostra il messaggio appena inviato a Fannie, che annuisce vigorosamente.
-Luk? Fammi vedere che gli hai scritto…- chiede Michelle e Fannie le passa il cellulare con un sorriso gongolante stampato in faccia.

Perché dovrei provarci?


-Sei crudele!- continua il suo monologo la ragazza, mentre tutti sono ormai concentrati nel cercare la maniera migliore per distruggere la dignità e la reputazione di Louis una volta arrivato.
-Lui è uno stupido, Mich. Ti prego, tesoro, digli di mettere degli occhiali. Non che tu abbia un brutto sedere, è solo che.. beh, sai com’è. Sei tu, dovrebbe riconoscerti.- ride Fannie, posando una mano sul braccio dell’amica e scuotendo platealmente la testa.
-Zitte, ha risposto!-

Perché è carina. La vedo da in cima a una salita, ma difficilmente mi sbaglio ed è abbastanza da urlo.


-Qualcuno ha fatto colpo!- urla Ben, strappando il telefono di mano a Luke, che sta iniziando a chiedersi se l’amico si sia fumato qualcosa. Non che Michelle sia brutta: di media statura, magra e con una cascata di riccioli castani, sembra una fata, con l’unica differenza che non ha le ali e ancora non ha imparato a trillare per bene invece di ridere, ma da qui a confonderla con una sconosciuta estremamente figa… ce ne vuole.
-Non ti ci mettere anche tu, Ben, non posso sopportare una cosa del genere ancora per molto.- piagnucola lei, alzando lo sguardo verso la salita dove si distingue una bici violetta. Fa per scansare i capelli, ma poi si ricorda di averli legati in uno chignon alto e stretto e si rende conto del perché il ragazzo non l’abbia riconosciuta. Decisamente, non è lei che gli piace, ma i suoi vestiti e la sua pettinatura.

Mich?


-Questo messaggio è ambiguo al punto giusto… vediamo se ci conferma quant’è stupido…- sussurra Luke, porgendo il telefono a Fannie, che continua ad annuire sotto lo sguardo sconvolto di Michelle.
La ragazza deglutisce, sconfortata, mentre tutti guardano il telefono di Luke come se contenesse le risposte ai dubbi esistenziali dell’intero universo.
-Eccolo, eccolo!- urla Ben, mentre il telefono fa partire la suoneria dei messaggi.

Mich arriva domani, non è con me. E comunque vi vedo che vi passate il telefono. Dille che non sono un pazzo maniaco.


Stavolta è Michelle a scoppiare a ridere come una pazza, mentre sussurra un “Non ci credo” tra una risata e l’altra. Louis deve essere partito di testa o di occhi visto quello che scrive, decisamente.
Fannie inizia a ridere senza fermarsi neanche un secondo, gli occhi che lacrimano e la matita sbavata da sudore e lacrime.
-Io dico che vi sposate.- dice Eddie, pronunciandosi per la prima volta sulla faccenda. Luke si infila il telefono in tasca non appena vede Louis che parte e scende, i capelli scompigliati e un sorriso idiota in faccia.
-Qua ci vuole la sorpresa con i controfiocchi.- dice e Michelle borbotta qualche insulto lanciato al vento quando Fannie la nasconde dietro le spalle di Ben, giusto trenta secondi prima che arrivi un Louis trafelato e ridanciano.
-Luke, sei un gran bastardo. Adesso penserà che sono un pazzo maniaco arrapato.- dice, credendo di sussurrare, mentre tutti lo fissano allibiti. Louis spalanca gli occhi, davanti alla reazione degli amici, confuso e curioso.

-Veramente, penso solo che tu abbia bisogno di un paio di occhiali…- sussurra Michelle, apparendogli davanti con un sorriso che da timido che era si fa enorme e simile ad un ghigno over-size.
Una volta era successo che Luke, tuffandosi, avesse dato una capocciata bestiale al fondo sabbioso del mare. Era riemerso con le lacrime agli occhi e aveva tossito per una buona mezzora, dicendo con voce strozzata che tutti i suoi neuroni erano ormai morti.
Louis sente di capirlo mentre guarda Michelle in piedi davanti a lui, con un sopracciglio aggrottato e una mano sul fianco.

Il primo pensiero razionale che non sia un ‘imprecazione o peggio è che non ha bisogno di occhiali per notare come la sua amica d’infanzia sia decisamente cresciuta bene.
Il secondo è che probabilmente lei non gli parlerà più e lo eviterà per sempre, mandando all’aria tutti i suoi piani per conquistarla quest’estate. Sospira, mentre le immagini di lui e Michelle –che da un po’ di tempo gli ronzano in testa senza dargli tregua- svaniscono senza aver neanche provato a trovare un compimento.
-Mich, non pensavo ti piacessero le gonne…- dice e si sente così stupido che piuttosto che stare lì si butterebbe anche un centinaio di volte di testa dalla barca. Anche lei sembra pensarla così, mentre si morde un labbro e finge di non vedere Fannie che si spalma una mano in faccia, uccidendo la poca matita rimasta.
-A quanto pare, i gusti cambiano. Ciao, Lou, sono contenta di vederti anche io!- esclama e lui vorrebbe sprofondare di nuovo, facendosi inghiottire dall’asfalto in men che non si dica.
 Luke. E’ colpa di Luke. Poi pensa che in fondo lui ha poche colpe, visto e considerato che non è stato di certo suo il suggerimento di iniziare a parlare della tizia con il bel sedere.
-Entriamo?- domanda finalmente Ben, interrompendo i tentativi di suicidarsi senza farsi notare di Louis. Luke annuisce e dà una pacca sulla spalla dell’amico, ancora un accenno di ghigno sul volto, e Fannie lo segue, trascinando Eddie per la maglietta, stringendo il tessuto in modo da non toccare la parte sudata.
Louis si guarda i piedi e li strascica per terra, continuando a sollevare ghiaia e polvere fino a quando Michelle non dice un esasperato “Basta così!”, indicandosi le scarpe piene di pulviscolo bianco.
-Ehm…- Louis si sente degno di un premio Nobel mentre pronuncia quella parola.

Premio Nobel per la deficienza umana.

-Scusa, è che ero lontano e non ho visto bene che eri tu…- continua, sperando che Michelle faccia valere i suoi neuroni e che capisca quello che lui vuole dire.
-Mmh, perché se avessi saputo che ero io non l’avresti detto, giusto?- ribatte, leggermente piccata, con l’indice sinistro che picchietta sul gomito destro con insistenza. Si sente molto stupida, molto idiota, molto illusa nel portare avanti quella conversazione che finirà male, ne è sicura.
-Esattamente…- dice Louis e in quell’istante vede i suoi neuroni che si suicidano collettivamente, davanti a un ghigno trionfale di Michelle, che ha in mano un’accetta ed è pronta a fare a pezzi anche lui.

Conferito ad Louis Tomlinson per l’incredibile deficienza dimostrata in presenza di Michelle Forest dopo aver dato l’ennesima risposta sbagliata.

-Bene. Sono contenta di saperlo. – esclama risoluta lei, ricacciando indietro un velo di lacrime e marciando all’interno del locale, una serie di insulti che le girano per la testa, indirizzati più o meno a tutto il mondo. Seduta su uno sgabello davanti allo squallido bancone dove lo squallido barman flirta –squallidamente- con un paio di ragazze vestite in modo squallido si dice che è lei stessa ad essere squallida e lo è anche il suo sogno di passare l’estate più indimenticabile della sua vita. Beve un drink leggero, ignorando il sapore che ha e concentrandosi sulle persone che la circondano- davvero poche, se paragonate a quelle che girano nelle discoteche di Cambridge il sabato sera. Ci sono ragazze e ragazzi di tutti i tipi e nessuno di quelli ha una faccia tale da indurla a scendere dallo sgabello e provare a fare un po’ di conversazione o azzardarsi a ballare. Si sente come uno di quegli ubriaconi americani che roteano la birra nel loro bicchiere sentendosi le persone peggiori sulla faccia del pianeta ed in effetti è così, solo che lei non è sbronza e non indossa una camicia non lavata. Sospira e si mette a guardare Fannie che balla con Luke e con Ben, mentre Eddie sta trafficando con il cellulare seduto da qualche parte. E poi vede Louis, Louis che è davvero bello quella sera e che le sta venendo incontro, trafelato e con un’aria mortificata in volto.

-Ho appena riletto tutti i messaggi. Sai qual è stata la cosa più stupida?- fa, dopo essersi seduto su uno sgabello e aver guardato Michelle bere l’ultimo sorso del drink.
-Essere arrivato in ritardo? Non avermi chiamato? Aver detto che una sconosciuta vista da lontano aveva un bel sedere?- pondera le ipotesi Michelle e a lui scappa un sorriso, mentre cerca negli occhi dell’amica qualche segnale che la rabbia di prima è più o meno passata. Ne trova uno solo, minuscolo, quando lei solleva un angolo della bocca e poi si porta il bicchiere vuoto alle labbra, forse per nascondersi.
-Aver detto quelle cose in maniera sbagliata e non direttamente a te.- ammette e a lei sembra di essere appena finita in un romanzo Harmony o cose simili. Lo guarda, mentre giocherella con le venature del legno dipinto del bancone e ha le guance leggermente imporporate.
-Oh.- stavolta è lei a boccheggiare, mentre lui alza lo sguardo e fissa i suoi occhi nei suoi.
-Scusa se dico così poche cose, ma ho la sensazione di essere appena finita in un film e non sono sicura di sapere cosa fare, ora.- continua lei e lui si avvicina leggermente, gli occhi curiosi e una sorta di morsa nello stomaco.
-Come mai? Che succede nei film, adesso?- chiede, notando come lei si stia torturando un labbro con i denti.
-Adesso ci baciamo e il nostro amore vive per sempre.- commenta, con amarezza nella voce e gli occhi che subito salgono in direzione del soffitto. Sono anni che ha smesso di credere alle favolette che propina la televisione sull’amore di una vita trovato ad appena quindici anni e non ha intenzione di ricominciare adesso.
-Cosa c’è di male?- domanda Louis e si avvicina un po’, il cuore che batte di nuovo all’impazzata. Sarà che lui ci ha sempre creduto, in fondo, e che l’unica differenza che c’è tra lui e il bambino di cinque anni che giocava a fare castelli di sabbia è l’altezza, ma si sente ottimista.
-C’è di male che tu vivi a Doncaster o giù di lì, io a Cambridge, che questa vacanza durerà per dieci giorni e poi chi s’è visto s’è visto, che l’anno prossimo andiamo al college e che l’amore non è per sempre e tutte queste cose qui…- sussurra lei, dimenticandosi delle numerose ragioni che le sono venute in mente mano a mano che Louis si avvicina, uno sguardo determinato e un sorriso sulle labbra.
-Questa mi sembra la frase da dire in un film, altrochè. Perdona la mia ignoranza, dovrei dirti che il nostro amore supererà tutto?- chiede, beffardo e lei sorride di nuovo, brontolando un “idiota” che le scivola dalle labbra senza fare rumore.
-Non voglio rimpiangere il non averti fatto capire quanto fossi importante per me. Non mi interessa se dopo questi dieci giorni.. beh, finirà tutto. Siamo amici, ti voglio bene, mi piaci anche… fisicamente e sento qualcosa che va oltre a tutto questo. Non mi interessa se sono dieci giorni e basta, saranno stati dieci giorni di felicità e basta.- conclude lui e Michelle continua a fissarlo, gli occhi che volteggiano indecisi tra le persone nel locale. Ha paura di ferirsi, di stare male e di ricordare, in futuro, questa noiosa e afosa serata semplicemente come un’afosa e noiosa giornata.
-Non mi piace avere rimpianti. Ne ho avuti così tanti, che ormai dovrei averci fatto il callo, ma non è così. Non farmi rimpiangere di non averne avuti.- dice alla fine Michelle, fissando lo sguardo su di lui, le labbra che cercano di formare un sorriso e allo stesso tempo che lottano per rimanere immobili. E’ Louis che si muove e insieme a lui le sue labbra, che sfiorano quelle della ragazza mentre semplicemente mormora un delicato “Ti stanno bene questi vestiti, ma i capelli sono più belli sciolti.”
Michelle si avvicina ancora e lui le accarezza la nuca, sfiorandole il bordo della camicetta. La sente sorridere contro le sue labbra e spera di ricevere un sorriso ancora migliore quando le dirà che università ha scelto.
Perché sarà pure un bambino, Louis Tomlinson. Ma è anche un bambino consapevole del fatto che una volta che ti metti a giocare, devi farlo con tutte le armi che hai. E’ per questo che da una parte non vede l’ora che questo bacio finisca per poter dire a Michelle che se non altro, è riuscito a strappare dei voti abbastanza decenti per poter essere ammesso a Cambridge l’anno dopo.







Writ's Corner
Maledetto sia il ritardo. Non pensate male. 
Il fatto è che ho avuto un milione di cose da fare (non esagero. Davvero. Trovatemi voi ad organizzare la vita di altre sette persone o giù di lì. O a deprimervi. O ad uscire dall'occhio di un ciclone) e che quindi pubblicare è stato davvero difficile.
Non sto qui a tediarvi con quello che mi è successo (se volete saperlo, contattatemi, uno sfogo in più non guasta e saprete perchè non dovreste insultarmi con troppa forza), ma passo a parlare del capitolo.
Questa storia è nata come una OS ORIGINALE, scritta più o meno a Luglio. La verità è che qui ci erano contenute molte delle mie speranze per l'estate, che non solo non si sono avverate, ma sono anche state calpestate con forza (anche qui, altra storia. Molto dolorosa, per me). Per questo ho iniziato ad odiare l'OS e non ho più voluto pubblicarla, perchè la odiavo sul serio. Tuttavia, ho deciso di regalarvela lo stesso, perchè alla fine mi sono ritrovata a superare il mio blocco, in un modo o nell'altro.
Personaggi semplici, amici al mare, speranze alle quali ho voluto dare un lietofine. Non odiatemi.
Love You


Writ
   
 
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