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Autore: Eleanor_    27/01/2013    4 recensioni
Erano ancora in ritardo. Ancora, dopo ormai quattro anni che Harry Potter e sua moglie Ginny Weasley portavano i tre figli al binario nove e tre quarti, presso King’s Cross. “Difetto di famiglia” pensò Albus, il fratello di mezzo. Stava per iniziare il suo terzo anno a Hogwarts, la scuola di Magia e Stregoneria.
 
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Questo è il mio primo e vero libro. E come avrei potuto non scrivere riguardo al bellissimo mondo di Harry Potter? *scarsi applausi*. Bè... per la gioia del mondo sono qui! Non mi resta che chiedervi (gentilmente, sia chiaro) di leggere, se non avete nient'altro da fare, questa storia. Grazie!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Potter, Famiglia Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Erano ancora in ritardo. Ancora, dopo ormai quattro anni che Harry Potter e sua moglie Ginny Weasley portavano i tre figli al binario nove e tre quarti, presso King’s Cross.
“Difetto di famiglia” pensò Albus, il fratello di mezzo. Stava per iniziare il suo terzo anno a Hogwarts, la scuola di Magia e Stregoneria.
La sorella minore, Lily, stava invece per iniziare il primo anno. Era gasatissima ma impaurita, anche se cercava di non darlo a vedere. Il fratello maggiore, James, se ne accorse. Si avvicinò alla sorella e le sussurrò: –Tranquilla Lily. Vedrai che dopo un po’ la paura si trasformerà in adrenalina! Tanto io e Al ti abbiamo già raccontato tutto di Hogwarts. In più se c’è qualcuno che ti da fastidio io sarò sempre lì, sono al quarto anno!– con quell’aria pomposa che a Lily ricordava tanto lo zio Percy. James, nonostante i modi un po’ distaccati, era sempre stato protettivo, verso sua sorella minore. Infondo aveva quattordici anni, e Lily solo undici. Lui adorava sua sorella, anche se non l’avrebbe mai ammesso.
James aveva i capelli scuri e spettinati, che non stavano mai in ordine. Bei lineamenti e occhi castani. Aveva anche una spruzzata di lentiggini sul viso.
Harry Potter era un Auror, un cacciatore di maghi oscuri. In quel periodo, stranamente, i maghi oscuri erano aumentati di numero rispetto agli anni precedenti.
Ginny Weasley invece era giornalista sportiva per La Gazzetta del Profeta.
Fino a pochi anni prima aveva fatto parte di una squadra femminile di Quidditch, le Holyhead Harpies. Poi però, con l’arrivo dei figli a scuola, aveva scelto di dedicare più tempo a loro, scegliendo un lavoro meno movimentato.
Albus, detto da tutti Al, era un bel ragazzo. Aveva i capelli scuri ma non spettinati. Stavano, di solito, in ordine con una spazzolata. Era l’unico dei tre fratelli ad aver ereditato gli splendidi occhi verdi del padre e della nonna Lily.
Lui e il fratello erano stati smistati in Grifondoro, la casa dei coraggiosi.
Rise quando gli venne in mente quanto si era preoccupato di venire smistato in Serpeverde, ormai tre anni prima. Al era sempre stato il più calmo. James, invece, era sempre allegro, molto vivace e scherzoso. Amava dare fastidio al custode di Hogwarts, Gazza, e alla sua gatta Mrs. Purr. Ormai Gazza era andato in pensione, quindi tutti gli sforzi di James erano incentrati sul farla pagare a Pix, il poltergeist che ormai da anni infestava i corridoi e le sale della scuola, cercando di farlo inciampare e lanciandogli piccole fatture.
Del piccolo gruppetto che correva veloce sulle traversine, la persona che si notava di più era di sicuro la piccola Lilian, detta da tutti Lily. Lily aveva dei bellissimi capelli rosso fuoco, come quelli della madre, svolazzanti, lunghi e lisci. Anche lei aveva le lentiggini. Gli occhi erano blu, ma solitamente si schiarivano quando c’era bel tempo.
Tutti i tre fratelli erano belli, quasi avessero sangue di Veela che gli scorreva nelle vene.
Erano le undici meno dieci, e se Lily, Albus e James volevano trovare un bel posto sul treno, ormai era troppo tardi.
Senza neanche badare ai Babbani che camminavano vicino ai binari e li guardavano sorpresi, Harry e Ginny passarono la barriera tenendo l’uno il carrello e l’altra la mano della figlia. Albus e James ammiccarono e anche loro attraversarono la barriera.
Ogni volta che passava attraverso la barriera del binario nove e tre quarti, a Harry venivano in mente i ricordi dei vecchi tempi a Hogwarts, passati con gli amici Ron Weasley ed Hermione Granger.
“Quando Remus, Sirius, Piton e Silente erano ancora vivi” pensò Harry.
–Papà! Il treno sta per partire, devo muovermi!–. La voce della figlia scosse Harry dai suoi pensieri.
–Sì, scusa Lily. Ti do una mano con i bagagli?– rispose sorridendo.
–No, grazie. Ora devo andare– disse la ragazzina. Harry le baciò i capelli.
–Buona fortuna, piccola. Vedrai che ti divertirai un sacco–.
–Certo! Vi manderò le lettere ogni settimana, promesso!– esclamò.
–E ricordati di salutare Neville– aggiunse il padre.
Lo sguardo della piccola era preoccupato. –Cosa c’è che non va?– chiese subito Harry.
–Bè… ecco… io so che posso scegliere, ma… uffa papà! E se mi smistassero in Serpeverde?–. Harry le prese la mano.
–Hai le stesse preoccupazioni di tuo fratello, eh? Sai Lily, se ti smistano in Serpeverde, significa che tu sei una ragazza astuta, ambiziosa e che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno!–.
Il sorriso di Lily riapparve all’istante. –D’accordo, ma spero comunque di essere una Grifondoro!–. Detto questo salutò la madre e salì sul treno scarlatto: l’Espresso di Hogwarts.
Una lacrima scese sulla guancia di Ginny. Era una ragazza cocciuta e coraggiosa, e non piangeva quasi mai, ma quella scena la addolcì. Harry si affrettò ad asciugarle la lacrima. Le mise una mano tra i capelli e la baciò. Lei sorrise e accarezzò la guancia del marito. Ormai erano quasi quarantenni ma si amavano come quando stavano insieme ad Hogwarts.
Ed ecco. Anche la loro bambina era partita. Harry e Ginny si presero per mano, e riattraversarono la barriera. Avrebbero rivisto i figli solo a Natale.
L’Espresso era appena entrato nelle campagne inglesi. Faceva ancora molto caldo, infondo era solo il primo settembre! Lily stava camminando lentamente per guardare in quale scompartimento ci fossero i suoi cugini. Toc toc. Sobbalzò. Dallo scompartimento vicino a lei, spuntò una faccia sorridente cosparsa di lentiggini come le sue e incorniciata da capelli ricci e rossi.
–Rose!– urlò Lily aprendo la porta e gettando le braccia al collo della cugina, che ricambiò l’abbraccio.
–Ciao Lily! Come stai? Sono così felice che tu stia iniziando il primo anno! Hogwarts è fantastica ma Al e James te ne avranno parlato, no?– squittì Rose.
–Anche troppo!– ammise Lily. Rose frequentava il terzo anno, come Albus. Dietro di lei era seduto Hugo.
–Ciao Hugo!– esclamò. Hugo era molto simile a sua sorella, tranne per il colore degli occhi (i suoi nocciola, quelli di Rose azzurri) e dei capelli (Hugo ce li aveva castani). Lily andò ad abbracciare anche lui.
–Ehi, Lily. Emozionata?– disse, senza trattenere un guizzo di felicità.
–Sì! Perché, tu no?–.
–Anch’io sono entusiasta, certo!–.  Anche lui avrebbe iniziato il primo anno a Hogwarts. Lily si sentiva sempre bene in compagnia dei cugini.
–Come stanno gli zii? Litigano sempre?– azzardò Lily.
–Naturalmente. Per ogni minima cosa. Ma si amano così tanto!– rispose Rose sbattendo velocemente le lunghe ciglia, per poi fare una smorfia.
–Spero tanto di essere smistata in Grifondoro– sospirò Lily cambiando improvvisamente discorso. Guardava fuori dal finestrino gli edifici scuri che si rincorrevano.
–Tranquilla. Anche Corvonero non è male sai, è la Casa degli intelligenti. Tassorosso è per i buoni d’animo come te. Serpeverde patria degli ambiziosi–. Rose era una Grifondoro, come la maggior parte dei cugini Weasley. C’era da dire però che Lily non aveva mai conosciuto una ragazza intelligente come Rose, ed era strano che come la zia Hermione, non fosse stata smistata in Corvonero.
–Anche papà me l’ha detto– continuò Lily.
–A proposito, come stanno la zia e lo zio?– chiese Rose, inclinando la testa.
–Molto bene. Vi salutano e dicono che a Natale siete invitati da noi a Godric’s Hollow–.
–Verremo di certo, vero Hugo?–.
Hugo aveva prestato molta attenzione al dialogo tra le due e commentò soltanto –Siete due gocce d’acqua, lo sapevate?–.
Lily e Rose scoppiarono a ridere.
–Un attimo– disse Lily guardandosi intorno –dove sono Fred e Roxanne. Fred non è diventato prefetto vero?–.
 –Tranquilla, non c’è questo rischio. Non so nemmeno io dove sono!– rispose Hugo.
Pochi minuti dopo i tre ragazzi videro una persona alla porta.
–Oh, ciao Lorcan! Vieni dentro!– intimò Hugo. Il ragazzo entrò, con un movimento fluido. Era alto, aveva i capelli biondo platino talmente chiari da sembrare bianchi, e gli occhi azzurri. Il suo nome era Lorcan Scamandro, ed era il figlio di Luna Lovegood. Era andato spesso a casa Weasley per compleanni e feste di famiglia. Sorrise e si sedette vicino a Lily. Lo scompartimento era grande, per cui era vuoto per metà. Rose non ebbe nemmeno il tempo di chiudere la porta che Albus entrò, sorrise a tutti e si sedette vicino a lei.
–Non vedo l’ora di iniziare! Papà ha detto che il terzo anno impareremo come “combattere” un molliccio, e in più ci sono le nuove materie. Io ho scelto Aritmanzia e Cura delle Creature Magiche. Secondo papà ho fatto bene a non scegliere Divinazione. Chissà perché… non me l’ha voluto dire– cominciò Albus, con il suo solito tono tranquillo.
Il viaggio trascorse piacevolmente. In compagnia dei cugini o degli amici, tutti si sentivano a casa. Persino Lorcan aveva iniziato a parlare con Trevor Paciock, che era arrivato a pomeriggio inoltrato.
–Secondo me, Trevor, mio nonno è pazzo. Dai… l’hai mai visto?–.
–Sì, e mi sembra un genio. Infondo la sua rivista è una delle più seguite della Gran Bretagna!– replicò Trevor.
–Mah…– sospirò Lorcan.
–Ciao Lysander!–. Lily salutò energicamente il fratello di Lorcan, appena arrivato.
I due ragazzi avevano gli stessi capelli biondi, Lysander un po’ più “bianco sporco”, ma gli occhi erano molto diversi: il piccolo ce li aveva grigi molto scuri. Era poco più basso di suo fratello e il suo viso non aveva più i lineamenti da bambino. “È cresciuto” pensò Lily “è più carino dell’ultima volta in cui l’ho visto”.
–Aspettate!– irruppe Rose, facendo sobbalzare tutti.
–Che c’è?!– chiese Hugo a mezza voce.
–Credo di non aver fatto firmare l’autorizzazione per andare a Hogsmeade a mamma e papà!– esclamò. –Controllerò dopo: ho l’agenda nello zaino–.
–Io invece l’ho fatta firmare subito! Non vedo l’ora di passare i fine settimana fuori da Hogwarts– si vantò Albus. Rose lo fulminò con lo sguardo.
Il resto del viaggio passò velocemente. C’era chi si scambiava le figurine delle Cioccorane, chi giocava a Sparaschiocco e chi agli scacchi dei maghi.
 –Guardate cosa ho preso dalla scrivania di papà ieri sera!– disse James, entrato nella cabina verso le cinque. Estrasse dalla borsa una pergamena gialla e stropicciata.
–Ma quella è…– chiese Trevor strabuzzando gli occhi.
–La Mappa del Malandrino– concluse Albus. –Non dovevi rubarla! È di papà–.
–Non l’ho rubata! L’ho… presa in prestito… senza chiedere. Ma comunque a papà non servirà a casa!– confessò James.
Albus borbottò qualcosa di molto simile a un “cosa sarebbe allora?” ma James non gli fece caso e uscì dallo scompartimento: aveva appena bussato alla porta il suo migliore amico Philip Thomas.
Viaggiarono ancora per un’altra ora. Erano ormai le sei. –Dovremmo metterci le divise– propose Rose. –Siamo quasi arrivati a Hogsmeade–.
In silenzio assoluto i ragazzi si infilarono le divise: Albus e Rose con lo stemma di Grifondoro, Lorcan con lo stemma di Corvonero. Passarono meno di dieci minuti e, finalmente, il treno si fermò.
All’esterno, nel giardino, il vociare degli studenti che scendevano dall’espresso scarlatto si faceva sempre più forte.
Trevor, Lysander, Lily e Hugo si guardarono in silenzio, senza riuscire a cogliere l’uno le sensazioni dell’altro. Scesero anche loro e seguirono goffamente il resto del gruppo del primo anno.
Il lungo mantello svolazzante era fastidioso e teneva molto caldo.
Albus, Rose e Lorcan salirono su una carrozza. Chiunque avrebbe detto che venivano trainate magicamente, ma gli amici conoscevano molto bene la loro storia.
–Sembrano trainate per magia, ma in realtà alla guida ci sono dei Thestral. Me l’ha detto mamma– dichiarò Lorcan.
–E perché non li possiamo vedere?– chiese un ragazzo, un Tassorosso, salito con loro.
–Bè… possono essere visti solo da chi ha visto la morte– spiegò il biondo. Il mezzo continuava a far sobbalzare i ragazzi.
–E tu li puoi vedere, Lorcan?– domandò Rose.
–Oh, io no. Chi di voi li può vedere?– rispose lui.
–No, proprio no– disse Albus.
–Ma, ehm, tu chi sei? Non ti ho mai visto in giro– attaccò Rose voltandosi verso il Tassorosso.
–Oh, che maleducato. Io sono Brett Hunter, sono al secondo anno. E come avrete capito– disse indicando lo stemma del tasso sulla divisa – sono un Tassorosso. Voi invece? Come vi chiamate?–.
Albus rispose: –Io sono Albus Potter, ma tu puoi chiamarmi Al– e fece un ampio sorriso. –Loro, invece sono Rose Weasley, mia cugina, che frequenta il terzo anno con me, e Lorcan Scamandro che è al secondo anno–.
–È un vero piacere. Tu sei il figlio di Harry Potter, vero?–.
Il ragazzo annuì sereno.
–Ma dove sono i tuoi fratelli?– domandò Brett.
–Lily sta arrivando a Hogwarts in barca – è al primo anno, mentre James sarà in un’altra carrozza. Lui e i suoi amici spesso vanno per conto loro– concluse. Continuarono a parlare fino all’arrivo al castello.
Nel frattempo, Lily e Hugo stavano seduti sulla barca dietro Hagrid. Il mezzo–gigante era diventato ormai anziano, la sua barba non era più nera ma striata di argento. I capelli ispidi erano un po’ più corti del solito e quasi del tutto argentei. Trevor e Lysander erano seduti parecchie barche più indietro, con due ragazzini dall’aria elettrizzata. I due cugini invece avevano un solo compagno: un ragazzo smunto e pallido di nome Raymond Montague, a quanto pareva.
–Hugo, scommetto un galeone che finirà a Serpeverde– sussurrò Lily all’orecchio del vicino.
–Hai già perso. Secondo me, un tipo così debole andrà a Tassorosso. Comunque ci sto!– rispose lui e si strinsero la mano. Per tutto il resto del viaggio non fecero altro che parlare con Hagrid del più e del meno. Scoprirono che l’amico era riuscito ad addomesticare un drago di nome Hubert.
–Quando vede che appoggio della verdura sul tavolo inizia a sputare fuoco! Non capisce che non ce la voglio dare a lui! L’altro giorno ha bruciato la coda a Davis! Povero cagnolone!– raccontò agli amici.
La pioggerella leggera si era trasformata in un vero e proprio acquazzone, così, appena scesi, i ragazzi si trovarono bagnati fino all’osso, infreddoliti e con gli abiti appiccicati alla pelle. Gli studenti salirono la lunga scalinata sentendo, passo dopo passo, salire la curiosità per il loro futuro.
“Calma Lilian, calma. Tutte le persone che ti circondano sono entusiasta, perché tu sei tesa?” si disse Lily. Arrivati in cima ai gradini di marmo, si trovarono davanti una donna anziana, magra e allampanata, con i capelli bianchi e una camicetta di tartan rossa. Dava l’impressione di essere una donna severa e intransigente.
–Benvenuti, studenti, a Hogwarts. Io sono la Preside, professoressa  McGranitt. Stiamo attendendo perché possiate essere smistati nella vostra Casa. La vostra Casa sarà la stessa per tutti e sette gli anni. Sarà in tutto e per tutto la vostra famiglia. Le quattro Case sono Tassorosso, Grifondoro, Corvonero e Serpeverde. Il Cappello Parlante sceglierà la Casa adatta a voi e la decisione sarà definitiva. Aspettate qui un attimo– dichiarò la donna, indicando uno spazio accanto a lei.
I ragazzi si disposero nel piccolo spiazzo, chiacchierando fitto fitto.
–Wow, la McGranitt ha partecipato alla battaglia contro Voldemort!– notò una piccola ragazzina con i capelli corti.
–Sì, hai ragione! La mamma mi ha detto che è stata fantastica– è un’abile strega!– fu la risposta di un ragazzino con il viso da topo. –La conosci la mia mamma? È Calì Patil! Ha partecipato anche lei alla guerra!–.
–Sì, ne ho sentito parlare. Io sono figlia di una Babbana e un mago. Papà mi ha fatto leggere “Storia della Magia”– rispose la ragazzina.
–Ciao–. Lily udì una voce alle sue spalle. Si girò e osservò la sconosciuta. Aveva un viso molto grazioso, lunghi capelli scuri che le ricadevano sulle spalle e grandi occhi castani.
–Ehm… ciao–.
La ragazza scoppiò a ridere. –Scusa non sai chi sono, vero? Mi chiamo Lyla Thomson. Ho sentito tanto parlare di tuo padre e volevo conoscerti, Lily!– canticchiò e fece un sorriso a trentadue denti.
–Sono felice di conoscerti, Lyla. È un po’ strano che qualcuno mi conosca senza che io gli abbia detto chi sono!– confessò Lily.
–Hai ragione! Ammiro molto i tuoi genitori, anche se non ho mai saputo tutto quello che è accaduto. Vedi, io sono una Nata Babbana– disse Lyla.
–Capito. Se vuoi, un giorno ti racconterò. Infondo è la storia preferita di papà– propose infine la rossa.
–Eccomi. Bene, siamo pronti per iniziare, seguitemi– la voce della McGranitt irruppe dall’alto. Gli studenti si scambiarono delle occhiate e seguirono la Preside, oltre il portone e poi attraverso il lungo corridoio della Sala Grande.
La grande stanza era illuminata da centinaia di torce appese ai muri. Partendo dal centro della sala quattro lunghi tavoli erano disposti parallelamente tra loro e attorno stavano seduti gli studenti più grandi, tutti con cappello e divisa neri. Un quinto tavolo era disposto di fronte al muro più lontano dal portone d’ingresso. Là sedevano tutti i professori. Al centro era collocata una poltrona vuota, dove solitamente sedeva la McGranitt. Lily cercò con gli occhi i suoi parenti; trovò Louis e Lorcan al tavolo dei Corvonero, Lucy tra i Tassorosso, Fred, Roxanne, Rose e Dominique tra i Grifondoro, ma non riuscì ad individuare né i fratelli né Philip Thomas.
Di fronte al tavolo dei professori si trovava uno sgabello di legno con sopra un cappello sporco, vecchio e rovinato. Nel cappello si aprì uno squarcio simile a una bocca e quello iniziò a canticchiare la canzone di sua invenzione che ogni anno poteva esibire allo Smistamento.
Quando ebbe finito, uno scroscio di applausi invase la sala.
–Ora chiamerò i vostri nomi e voi verrete a sedervi qui. Poi appoggerò il Cappello Parlante sulla vostra testa e lui vi smisterà nella vostra Casa– dichiarò la Preside. Srotolò una lunga lista e iniziò a leggere:
–Alcock Lydia!–. Una bambina con il viso tondo e i capelli biondi raccolti in treccine ordinate si sedette sullo sgabello.
–Mmm… una mente non male… ambiziosa e prudente. Ma anche originale… SERPEVERDE!– sentenziò il Cappello, con voce roca. Lydia si alzò e andò a sedersi al tavolo dei Serpeverde, che la stavano aspettando applaudendo.
–Avebury Rosemary!–. Un’altra ragazza con gli occhi a palla uscì dalla fila.
–Ohhh… qui vedo sincerità… generosità: TASSOROSSO!–.
Poi tocco a Barton Zachariah che diventò Serpeverde, Belby Gabriel un Corvonero e Canon Colin un Grifondoro. C’erano molti studenti prima di Lily così ne approfittò per cercare ancora i fratelli.
Si guardò intorno e li trovò dopo un bel po’ di ricerche: erano seduti al centro del tavolo dei Grifondoro e la stavano salutando con la mano. Lei ricambiò e tornò a seguire lo smistamento. Erano arrivati alla lettera “N”. Newell Daphne diventò Corvonero, Oliver Emily una Grifondoro…
–Paciock Trevor!–. Lily osservò l’amico mentre cercava di farsi strada impacciato tra gli altri studenti. Al tavolo dei professori, Neville Paciock –insegnante di Erbologia– stava parlando con i vicini, visibilmente orgoglioso.
–Bene. Qua trovo grande intelligenza, bontà e tanta voglia di mettersi al lavoro. Ma anche coraggio, vedo. Niente male. È davvero una decisione difficile–. Gli ci vollero parecchi minuti per prendere una decisione.
–Sei diventato un Testurbante1, ragazzo, è una cosa rara, sai? Ho preso però la mia decisione:  GRIFONDORO!– concluse il Cappello. Lily sorrise e applaudì all’amico.
–Potter Lilian!–. La rossa sussultò. Si sentì sbiancare, con la coda dell’occhio guardò i fratelli e iniziò a salire gli scalini. Si sedette sullo sgabello mentre la McGranitt le poggiava il Cappello sulla testa.
–Ah! La figlia di Harry Potter! Onorato! Vediamo un po’… dove ti metto? Sei spaventata di finire a Serpeverde come i tuoi fratelli e tuo padre, vero?–. La ragazza annuì impercettibilmente.
–Porteresti bene lo stemma, sai? Staresti bene in quella Casa, ma non posso decidere solo io: anche la tua volontà conta molto. Direi che non mancano lealtà e fiducia. Sì, ci sono: GRIFONDORO!–. Lily provò un’enorme sollievo e un’incredibile felicità. Si alzò e andò a sedersi accanto a Trevor, ancora un po’ spaesata e non proprio capace di capire che era davvero una rosso–oro. Toccò poi a Lyla che diventò Grifondoro e a Lysander. Anche lui sprofondò nella panchina vicino a Lily con grande sorpresa generale, parlando e presentandosi a tutti.
–Weasley Hugo!–. Quel nome catturò subito l’attenzione di molti rossi.
–Ma quanti Weasley!– commentò il Cappello. –Finiranno mai?! Cosa abbiamo qui? Oh, non ti faccio attendere… GRIFONDORO!–.
Felicissimo, Hugo si accomodò di fronte a Lysander.
Quando finalmente anche Young Bartholmew si fu seduto al tavolo dei Corvonero, la McGranitt si alzò dalla poltrona e disse:–Benvenuti e bentornati! Il custode, il signor Martine2, mi ha chiesto di rammendarvi che la Foresta Proibita è un luogo assolutamente vietato. Nessuno studente può entrarci o visitarla. Detto ciò, le lezioni inizieranno dopodomani, essendo domani una domenica. E ora non vi faccio aspettare più a lungo: buon appetito!–.
Come per magia (anzi, per magia) i piatti sul tavolo si riempirono di tutti i cibi immaginabili: cosce di pollo, costolette di maiale, prosciutti, verdure, pasticci di rognone, patate al forno, roast beef, torte di melassa e intere caraffe di succo di zucca. I ragazzi iniziarono a mangiare quel ben di Dio, stanchi ormai di avere lo stomaco vuoto.
–Salve, ragazzi, benvenuti a Hogwarts! Io sono Sir Nicolas de Mimsy–Porpington, fantasma di Grifondoro! Sempre a vostra disposizione!– urlò un fantasma, con i capelli ricci, due grandi baffi e un pizzetto, comparendo dal nulla. Il fantasma, detto Nick–Quasi–Senza–Testa, vagava per i tavoli, ridendo e scherzando con chiunque gli fosse vicino.
Dopo una buona ora i ragazzi si alzarono dal tavolo e, seguendo i prefetti, salirono vari piani per arrivare finalmente alla torre dei Grifondoro.
–Qual è la parola d’ordine?– disse il quadro che stava davanti alla porta che portava ai dormitori, il quale rappresentava una signora piuttosto in carne, con un vestito rosa di velluto e delle amiche che chiacchieravano allegre dietro a lei.
–Pozione Polisucco– rispose il prefetto, Jonathan Pearse. Il ritratto della donna si aprì verso l’esterno e Jonathan entrò nel buco scoperto. Così fecero tutti gli altri.
–Bene. Questa è la sala comune. Sulla bacheca verranno esposti i nuovi avvisi. Ricordate la parola d’ordine, che cambierà regolarmente. I dormitori dei ragazzi sono di sopra a sinistra, quelli delle ragazze, invece, a destra. Tutto è già nelle vostre stanze, animali compresi. Domande?– chiese e si guardò intorno. Nessuno alzò la mano.
–Ottimo, buonanotte– concluse. Ci fu un coro di lagnosi “buonanotte” e tutti salirono nelle camere.
Lily si trovò in stanza con Lyla, Emily Oliver, Audrey McKenna e Denise Jameson. Era entusiasta delle compagne, che si erano rivelate simpatiche fin da subito. Emily aveva le guance rosse ed era un po’ tonda, aveva lunghi capelli biondi e occhi azzurri. Audrey era magra, non molto graziosa, aveva le ciglia scurissime e capelli corti e ricci, mentre Denise era davvero una bella ragazza: aveva due treccine che le arrivavano sotto le spalle, la pelle leggermente bronzea e gli occhi scurissimi. Si era presentata a Lily baciandola sulla guancia e le era sembrata molto socievole.
Ancora con il sorriso sulle labbra, senza quasi essersi resa contro di essere davvero a Hogwarts, la rossa si lavò i denti e si fece una veloce coda di cavallo, per poi mettersi il pigiama e buttarsi sul letto.
–’Notte Clio– sussurrò alla sua splendida gatta soriana.
Le ragazze si scambiarono la buonanotte, assonnate per la lunga giornata e si addormentarono, una dopo l’altra. L’ultima fu Lily, che ascoltando il leggero russare di Audrey si sentiva libera da ogni pensiero perché era consapevole che stavano iniziando gli anni migliori della sua vita.


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Note:
1- testurbante: una persona lo diventa quando il Cappello Parlante per prendere la decisione impiega più di cinque minuti. Alcuni testurbanti conosciuti sono la McGranitt e Vitious. Ho voluto far diventare Trevor un testurbante perché anche per il padre, Neville, era stato difficile prendere una decisione.
2- Martine: Gazza è finalmente andato in pensione. Ho scelto di far diventare custode questo tizio. Il cognome, “Martine”, è un nome modificato. L’originale era Martinet cioè dall’inglese “severo”, dal carattere del custode.

Spazio finale scrittrice:
ecco! Finalmente ho fatto! Era da moltissimo che volevo scrivere una storia stile “Diciannove Anni Dopo”. Ringrazio moltissimo Emmy_Nerisse per il bellissimo disegno che mi ha fatto. Grazie mille Emma! Come al solito mi hai salvato la vita! Ringrazio in anticipo chiunque voglia commentare e spero lo facciate in tanti! Un commentino per sapere che ne pensate non mi fa certo male, anzi xD. Spero che questo capitolo non sia troppo lungo, ma sennò non sapevo come dividerlo. Alla prossima, Ele_99.

  
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