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Autore: Kiki May    27/01/2013    1 recensioni
Riproposizione di una storia dark che scrissi tempo fa. Cosa sarebbe successo se Buffy non avesse avuto la forza di sconfiggere Angelus e questi l'avesse soggiogata? Warning: tematiche disturbanti. Storia di vendetta e catarsi.
Genere: Angst, Dark, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angel, Buffy Anne Summers
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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E dunque: eccomi con questa storia, che scrissi tanto tempo fa e a cui, per puro caso, ho rimesso mano.
Ho deciso di cambiare qualcosa, eliminare qualche fronzolo e concentrarmi sull'essenza del plot. Credo di aver anche migliorato la resa dei personaggi, che sono più coerenti tra la prima e la seconda parte del racconto, e di aver tolto un po' di carne dal fuoco. Nella prima versione c'erano, forse, degli accenni romantici ed era tutto visto dalla prospettiva di Angel: adesso la prospettiva è alternata e la tenerezza quasi non esiste, non quella romantica almeno, poiché questa non è una fanfiction di genere romantico.

E poi, sì, sempre Angel e Buffy al centro della narrazione. Sempre NC17.
La fanfiction partiva da un'idea di base: What if ... Angelus avesse vinto Buffy nella seconda stagione?

Si presuppongono scenari disturbanti, perciò WARNING.
Credo sia la cosa più dark che io abbia mai scritto.
Ancora una volta, tante belle paroline greche: 1) nemesis, la giusta misura ai torti subiti; 2) kryos, freddo; 3) elpìs, speranza; 4) eros, amore carnale; 5) exodos, uscita.










Shanshu













Nemesis .










Il pavimento della piazza era in pietra lavica. File di vasi in marmo chiaro separavano i tavoli dei locali rivali, affollati di clienti e colmi di bambini. In un angolo, artisti itineranti intonavano classiche melodie ballabili.
Faceva caldo.
C’era, nell’aria, un’insopportabile umidità marina che rendeva difficile la respirazione.
Anche la birra di Angel era diventata bollente.
Indifferente alla folla che lo circondava, Angel sedeva in silenzio, teso all’ascolto dei piccoli passi che, dal nulla, si facevano più vicini.
“Ti aspettavo.” mormorò non appena fu certo d’averla alle spalle.
“Anch’io.” Fu la replica atona.
Angel si voltò.
L’ultima volta che si erano incontrati, lei era poco più che una ragazzina. Impulsiva, solare, col fardello di un destino crudele e pieno di responsabilità.
“Anch’io.” Ripeté la voce inflessibile che, nella memoria, era acuta e lieve. “Da molto tempo. Posso sedermi?”
“Accomodati.”
Con un sorriso privo di gioia, Buffy si sedette.




I musicisti avevano preso a suonare un tango. Una voce femminile si era unita alla melodia delle fisarmoniche.
“Mi hai trovato facilmente?”
“Non proprio. Ho dovuto faticare un poco, sei ben nascosto qui.”
Angel fissò l’interlocutrice.
Buffy era magra.
Innaturalmente, evidentemente magra.
A forza, aveva cancellato ogni accenno di morbidezza femminile. Il suo viso e la sua espressione sembravano induriti dai secoli.
Indossava un vestitino rosa coi fiori e una maglia nera di cotone grosso che arrivava sino ai gomiti, per coprire torace e braccia.
“Ti ho notata la scorsa settimana,” cominciò lui, deciso a terminare la conversazione il più presto possibile. “Ho pensato che sarebbe stato carino affrontare la questione una volta per tutte.”
“Che questione?”
Angel alzò lo sguardo senza paura.
“La mia morte.”




Buffy ridacchiò sgradevole.
“Sei diretto!”
“Sono stanco. Sei venuta ad uccidermi, lo so. Non mi opporrò, ma ti prego di fare in fretta.”
Un bagliore violento attraversò gli occhi verdi della Cacciatrice.
“Non sei nella posizione per avanzare suggerimenti. La pietà non è stata il tuo forte, non sarà il mio.”
Angel deglutì, incapace di obbiettare.
“So cosa hai fatto,” aggiunse incerto, tremante. “So come sono morti. Devono aver sofferto moltissimo.”
“Non moltissimo, abbastanza. Hai subito capito che ero io?”
“L’ho capito dalle modalità delle uccisioni. Li ha eliminati tutti?”
“Sì, tutti. I tuoi minion, i tuoi childe ... Drusilla.”
Angel dovette chiudere gli occhi, scosso da un brivido indesiderato.
“Avresti sofferto di più, li avresti sentiti soccombere fossi stato ancora un vampiro, ma … adesso il tuo cuore batte!” esclamò Buffy, quasi divertita. “Cos’è? Hai ricevuto un premio?”
“Non è stato un premio ...”
“Ma il tuo cuore batte! Puoi uscire di giorno, essere felice!”
“Non è stato un premio! È stato ... sangue di demone. Ero ancora Angelus quando è capitato.”
Buffy batté le ciglia, sorpresa.
“È capitato tredici anni fa, a qualche mese di distanza dalla tua fuga…”




La vita aveva uno strano senso dell’umorismo, pensava Angel, seduto a parlare ad un fantasma del passato.
“ … ero ancora Angelus ed, improvvisamente, non sono stato più nulla.”
“Interessante sviluppo …”
“Ho sentito il peso delle mie colpe più forte di prima. Ho odiato me stesso e le mie azioni, io –“
Buffy lo interruppe con un cenno.
Nei suoi occhi, una luce fredda ed impassibile.
“Voglio raccontarti una storia.”








Kryos .








“Voglio raccontarti una storia,” disse Buffy, atona. “La storia di una ragazza che aveva appena compiuto diciassette anni. Che amava il pattinaggio, le uscite con gli amici, le feste al Bronze. Voglio raccontarti la storia di una ragazza che trascorse tre settimane intrappolata in un sotterraneo, preda della creatura più perversa e disgustosa che sia mai esistita: Angelus,”
Angel tremò nel sentire il suo nome antico. Dovette afferrare il margine del tavolo come fosse un riparo nella tempesta.
La voce di Buffy si era fatta più decisa, passionale.
“Per tre settimane – tre! – ho vissuto un orrido incubo di mostri. Ho subito le peggiori angherie ed ho sopportato il peso del tradimento. Per giorni sono stata sistematicamente violentata, picchiata, torturata ed insultata. Sono stata incatenata così forte che ancora ho i segni ai polsi! Sono stata ‘prestata’ ai minion, come fossi un oggetto senza valore. Alcuni erano peggiori che … Drusilla ha strappato tutti i miei capelli. Ho sofferto un’emorragia interna.
“Sono riuscita a scappare, una mattina. Ho percorso seminuda le strade di Sunnydale, fermandomi ad ogni passo. Non riuscivo a camminare. Sono passata a casa mia. Ho visto Xander.”
Buffy dovette fermarsi a prendere fiato.
“Mi sono diretta all’ospedale che quasi non ci vedevo dagli occhi. Mi veniva da collassare. Non sopportavo la luce del sole…”
“Smettila, ti prego.”
“Cosa?”
“Smettila, per favore.”
“Sai quando ho capito veramente cos’era l’orrore?” domandò lei, con rabbia contenuta. “L’ho capito quando ho visto lo sguardo dell’infermiera di turno. Ha sobbalzato, terrorizzata, ed io ho capito: l’orrore ero io.”
Angel serrò le labbra, cercando di scacciare le immagini del passato che tornavano a tormentarlo. Gli servì tutta l'energia che aveva in corpo.



“Ho passato quattro anni in un ospedale psichiatrico, per riprendere contatto con la vita. Ero costantemente imbottita di pillole. Non provavo nulla. Ogni tanto avevo incubi, ma anche quelli scomparivano nel tempo …
“Ho impiegato mesi per abituarmi a percorrere la strada che dalla clinica porta al panificio dietro l’angolo. Ho dovuto fare appello ad ogni oncia di forza che ancora mi apparteneva per sopravvivere,”
Una patatina cadde a terra. Buffy abbassò lo sguardo, dispiaciuta per lo spreco.
“Ho comprato un appartamento, ho ripreso ad allenarmi. Ho continuato a non sentire nulla. Sono tornata ad uccidere vampiri, nonostante il Consiglio m’avesse già rimpiazzata.”
“E così hai deciso che era tempo per la tua vendetta?” chiese Angel, coperto di sudore.
“Sì.” Annuì lei, in tutta tranquillità. “Sono pronta. E non è vendetta, è giustizia.”
“Sei qui per uccidermi.” Sussurrò lui.
Non ci vedeva quasi più. Sentiva la piazza girargli intorno e le voci farsi distorte e lontane. Un brivido continuo gli tendeva e gelava i muscoli ed un dolore sordo alla bocca dello stomaco lo piegava.
“Stai per avere un malore.” fece Buffy, prendendogli una mano. “Andiamo via di qui.”







Elpìs .









Arrivarono al motel di periferia dove Angel alloggiava.
Raggiunsero la sua stanza ed entrarono senza accendere la luce. La camera era piccola e pulita. Buffy sentiva un odore intenso di lavanda.
Dalla fuori splendevano i colori di un’insegna lampeggiante dai caratteri stilizzati e tondi. Tutto brillava di verde e rosa e arancio.
Buffy si avvicinò alla finestra e scosse le tende per osservare il cielo scuro. Angel posò le chiavi sul mobile accanto alla porta e rimase immobile, incerto sul da farsi.
“Vuoi farlo qui?” chiese dopo qualche istante. “La polizia, la … c’è una cameriera che viene a pulire ogni mattina. È sempre gentile con me. Per favore, distraila … dopo.”
Buffy inclinò il volto e si tese in alto per guardare oltre le stelle, nel blu più profondo.
“Abbi pietà per gli uomini e le donne che mi hanno aiutato in questi anni,” mormorò ancora Angel. “So che non lo merito, ma te lo chiedo lo stesso.”
La Cacciatrice interruppe il suo silenzio.
“Sai cosa mi ricorda tutto questo?” chiese soave, illuminata di rosa e arancio, quasi serena.
“Cosa?”
“La prima volta che sei salito in camera mia, a Sunnydale. Eri nell’ombra e mi sembravi un eroe. Eri così bello e misterioso …”
Angel ingoiò un sospiro.
“E il futuro era incerto – per me soprattutto, perché non avrei dovuto averne uno – ma incredibilmente pieno di speranza. Per un attimo, pieno di speranza.”
Buffy si voltò a guardarlo, la mani strette al manico della borsetta che portava con sé.
“Vorrei poter provare quella speranza anche adesso.” Disse, e lasciò andare la borsa e la maglia di cotone nero e il vestito leggero a fiori.
Si offrì nuda allo sguardo del suo antico carnefice, che la scrutava in lacrime, scosso dai singhiozzi.
“Un’ultima cosa …” sussurrò lei.










Eros .











Le servirono lunghi attimi per abituarsi al contatto fisico, alla vicinanza di Angel. Quando lui trovò il coraggio di baciarla – lievemente, sulle labbra, come fosse la prima volta – lei serrò i pugni sino a farsi male.
Angel dovette carezzarla gentilmente, attirare il suo corpo nudo contro il proprio torace, lasciandola respirare con calma, baciandole il collo per rassicurarla.
Buffy s’abbandonò con un gemito.




La luce verde inondava la stanza d’albergo, i vestiti abbandonati al suolo, le lenzuola sfatte.
Buffy ansimava, il corpo teso dal piacere, le mani irrequiete sul torace di Angel che la scrutava dal basso e la teneva per i fianchi, guardandola muoversi su di lui.
Lei era bella – le avrebbe voluto dire che la trovava bella – nonostante le cicatrici frastagliate che segnavano il suo addome e il torace nudo, gli avambracci illuminati dal verde del neon.
Il suo volto arrossato e caldo era velato dai capelli biondi e la sua espressione addolcita dal piacere rievocava una notte di pura felicità e l’innocenza per sempre perduta.
Angel gemette forte all’intensificarsi dei suoi movimenti. Volò a stringerle il seno, a prenderle il viso inumidito dal sudore. Con una mano carezzò una guancia spigolosa e Buffy gli morse le dita, lievemente.
Lei abbandonò il capo e inarcò la schiena. Pianse.




Steso sul letto, immobile e vinto, Angel tremava di eccitazione e terrore.
Buffy riusciva a sentirlo. L’odore della sua pelle nel mare di lavanda e detergente per pavimenti, tra le lenzuola candide che parevano appena uscite dall’asciugatrice. Dentro di lei.
Aveva lasciato un vampiro immortale, uno spietato assassino ed aveva ritrovato un uomo. Caldo, terrorizzato, in lacrime.
Riusciva a sentirlo, il battito del suo cuore, il tocco delle sue dita.
Il suo respiro.
Riusciva a sentire, finalmente.
Scoppiò in lacrime e si chinò su Angel che la fissava ad occhi spalancati. Gli sputò sulla bocca, lo schiaffeggiò con violenza.
Pianse e rabbrividì. Graffiò il torace che non recava segni del passato e trovò la forza per alzarsi, raggiungere la parete spoglia e accasciarsi in un angolo. Piangere come non ci fosse un domani.




Angel ansimava, steso sul letto.
“Buffy …” chiamò, esitante. “Buffy …”
Lei si teneva lo stomaco, singhiozzando come fosse una bestia ferita. Il suo corpo ossuto splendeva nell'oscurità.
Angel la raggiunse e si chinò al suo fianco.
Udì un ringhio animalesco e un suono indistinto.
“Mi hai spezzata …” mormorò lei, senza fiato. “Mi hai spezzata!” urlò lei.
E continuò a piangere.
“Sì. Sì, l’ho fatto. L’ho fatto.”
L’ex Flagello d’Europa cadde in ginocchio e premette il capo contro il pavimento, in attesa del colpo finale che avrebbe messo fine alla sua esistenza. Desiderò con passione ardente la conclusione, la giusta punizione, per mano della donna che gli aveva regalato un istante di perfetta completezza.
“Ti prego, Buffy … ti prego, fallo. Fallo adesso!”
Buffy piangeva e singhiozzava e premeva la fronte contro la parete.
Rideva. Finalmente.














Nei sogni era facile, immergersi nel pozzo nero della disperazione e riemergere più forti e luminosi di prima.

Invincibili, eternamente liberi.

Non più vittime né carnefici.

Esseri umani.











Exodos .









Angel riaprì gli occhi nella luce del sole che riscaldava la stanza.
Le lenzuola sotto di lui erano bagnate di sudore. Una mosca si posava a tratti sulle sue labbra, solleticandole.
“Buffy?” mormorò, rialzandosi di colpo.
La sentiva armeggiare in bagno.
“Buffy?” ripeté più forte, aggrappandosi ai cuscini umidi.
La porta del bagno s’aprì. Buffy ne uscì, vestita e pettinata. Profumava d’albicocca.
“Angel.”
“Puoi uccidermi adesso. Anche se sono umano …” sussurrò Angel. “Puoi farlo.” Disse, azzardando un sorriso di gratitudine sincera.
Lei lo scrutò, immobile e nudo, col torace arrossato e la guancia gonfia per il suo schiaffo. Prese fiato.
Raggiunse la borsetta che aveva poggiato sul mobile d’ingresso e la aprì, estraendo il paletto che portava sempre con sé. Lo poggiò sul letto, tra le lenzuola.
Vide le lacrime del vampiro che era divenuto uomo, pianse per la cacciatrice che era tornata a sentire compassione e dolore e gioia.
Aprì la porta.

  
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