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Autore: AliceC12    27/01/2013    2 recensioni
-Non riesco a smettere di fissarti-
-Allora non farlo, perchè quando incontro i tuoi occhi, il mio cuore riprende a battere-
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Chris Evans: una vita tormentata dall'odio del padre, da una passione irrealizzabile e dalla perdita del suo unico punto di riferimento, verrà messa ancora più alla prova dalla presenza di un ragazzo.
Zayn Malik: sarà il suo peggiore incubo, la illuderà, le spezzerà il cuore, la farà soffrire.
Ma quando capirà quanto lui sia dannoso, i loro destini saranno incondizionatamente legati e la loro intesa troppo forte per essere spezzata. Lui ormai è la sua DROGA.
Un ringraziamento a tutte coloro che seguiranno la storia. Un bacio :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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1. Malik


-Brave ragazze! A domani-
Uscii dallo spogliatoio umido accompagnata delle mie migliori amiche Rose e Jenny,borsone da ginnastica in spalla, divisa impregnata del sudore e della stanchezza degli allenamenti appena terminati ancora addosso.
Raggiunsi l’armadietto e vi lanciai la borsa di malavoglia, con le braccia indolenzite e l’unico desiderio di affondare le mie stanche membra in una vasca ricolma di acqua bollente e sali profumati dove rilassarmi per ore sprofondando nella mia musica.

-Hey Evans bel completino!-
Mi voltai per riconoscere l’autore di un complimento sì troppo ironico e capii di dover posticipare il mio tanto desiderato bagno quando constatai che si trattava di quel cretino di Styles, accompagnato dai suoi quattro amichetti.
-Styles!- mormorai stampandogli un umido bacio sulla guancia.
-Come sta la mia atleta preferita?- domandò con fare scherzoso.
-La tua atleta vorrebbe farsi un bagno- risposi tentando di rendere il più palese possibile il mio desiderio di abbandonarli e tornare a casa.
Quei cinque ragazzi costituivano il gruppetto liceale di ragazzi montati, palestrati, i giocatori di football dalla media eccellente, sogno erotico di qualsiasi individuo di sesso femminile si aggirasse nei corridoi dell’istituto.  Posso dire lo stesso di me e delle mie amiche: cheerleader, io capitano e loro senior, appartenenti alla elite privilegiata della scuola che tutti rispettavano e ammiravano, lodata per la bellezza e la popolarità dei membri che la costituivano.
Tra i due schieramenti correva buon sangue. Simpatia alimentata principalmente dal fatto che potevano guardarci il sedere nel corso delle partite.
E poi c’era lui: Zayn Malik, leader del gruppo di sesso maschile, uno dei ragazzi più odiosi, insopportabili, mal mostosi e cocciuti che avessi mai conosciuto,  di quelli che avresti voglia di prendere a badilate nei denti ogni singolo giorno dell’anno, festività e week-end inclusi.
Se ne stava lì immobile, appoggiato con la spalla sinistra agli armadietti, sguardo assente e vuoto rivolto verso un qualche dettaglio del pavimento che era riuscito a catturare la sua attenzione, solitamente rivolta verso il decolleté di Rose.
Dopo una lunga discussione riguardo la partita del giorno seguente “Michaels vs Tigers”, che tentai di ridurre all’essenziale poiché il mio fisico rivendicava un letto, finalmente io e le mie amiche riuscimmo a congedarci salutando tutti con un bacio sulla guancia e dandoci appuntamento al giorno seguente.
-Evans… la gonnellina tirala un po’ più su, la cellulite sarà più visibile- era strano che il simpaticone non mi avesse ancora rivolto qualche insulto di cattivo gusto, ma offese da parte sua erano ormai all’ordine del giorno e non c’era occasione in cui sarebbe riuscito a cogliermi impreparata.
-Malik, perché non vai a controllare quella della tua fidanzata? Penso che potresti navigarci dentro- ribattei acida e mi allontanai, accompagnata dall’eco dei ragazzi che altro non fece se non alimentare la mia autostima.

Ecco, finalmente: vasca, lettore MP3, capelli raccolti, porta chiusa a chiave, via l’accappatoio e il mio corpo potè finalmente raggiungere il paradiso. Un bagno caldo dopo gli allenamenti era l’elisir contro i dolori muscolari  e un ottimo metodo per rilassarsi dopo essere stata costretta a  sopportare per tutto il giorno la faccia strafottente di Malik.
Ben un’ora e mezza più tardi, la condizione cenciosa delle mie mani mi fece capire che era arrivato il momento di uscire dalla vasca.
Sistemai i capelli raccogliendoli in una coda di cavallo e mi catapultai sul letto, mantenendo gli auricolari nelle orecchie.
Mi abbandonai contro il materasso osservando con sguardo serio il soffitto bianco e ripensando alla marea di compiti assegnateci per il giorno seguente che ancora non avevo finito e che non avevo intenzione di iniziare sino a che la mia sete di sinfonie non si fosse placata.
La musica era la mia passione, non potevo farne a meno sebbene non avessi mai imparato a suonare alcuno strumento. Se mai avessero dovuto incontrarmi per strada a passeggiare, correre o guidare senza gli auricolari a tutto volume nelle orecchie, avrebbero di certo dovuto ricoverarmi con prognosi “scambio di personalità”.
La musica mi faceva sentire libera, priva da ogni restrizione, regola o pregiudizio della società. Era capace di trascinarmi via da quello schifo di vita che trascorrevo tra gli ordini di un padre troppo esigente e una madre apprensiva, e catapultarmi in una realtà parallela fatta di note e melodie, dove non è necessario soddisfare le richieste altrui per essere conforme alle mode e ai target sociali basati unicamente sull’aspetto fisico e la bellezza esteriore.
Vi rinunciavo unicamente dove il regolamento proibiva  l’utilizzo di un apparecchio musicale, vale a dire durante le lezioni, dove era indispensabile tutta la mia attenzione per mantenere una media scolastica ammirevole.

-Levati quel coso delle orecchie e scendi a mangiare-
Tuonò mio padre spalancando la porta ed interrompendo “Bleeding out” degli Imagine Dragons.
Io e mio padre non avevamo un bel rapporto, spesso mi domandavo se fossi nata per caso, per uno stupido errore del destino, o se lui mi avesse mai desiderata.
Ero arrivata più volte a pensare che l’odio di mio padre nei miei confronti fosse dovuto al fatto che ero stata il prodotto di una scappatella di mia madre con il postino, tanto la delusione nei suoi occhi era accesa quando mi guardava.
Non avevo ricordi felici in sua compagnia; passeggiate nel parco, giochi all’aperto, castelli di sabbia in riva al mare, solletico accompagnato dalle risate divertite di una tenera bambina di cinque anni erano solo un recondito desiderio del mio subconscio ma che mai da piccola avevo tastato con mano.
Le nostre conversazioni si frammentavano in meno di cinque battute a vicenda e, la maggior parte delle volte,  si tramutavano in liti.
Il minimo pretesto per litigare, lo coglieva così da mostrare la superiorità che poteva esercitare su di me e usare quella discussione come scusa per non rivolgermi la parola nei tre giorni a venire, come se i litigi gli fornissero l’alibi perfetto per non dover ascoltare le inutili cantilene della figlia che non aveva mai desiderato.

-Jenny, hai studiato chimica per domani?- domandai durante la nostra solita conversazione telefonica delle 21.30.
-Per domani c’era chimica?-
-Suppongo che la risposta sia un NO- sghignazzai.
Jenny non era una di quelle ragazze definite “studentessa modello”, meglio dire che riusciva a scovare il briciolo d’ispirazione che le permettesse di cominciare a studiare, solo l’ultimo mese di scuola quando si ritrovava costretta a passare interminabili ore sui libri per recuperare la miriade di materie insufficienti. Ma era l’incarnazione della dolcezza e non riuscivo a non adorarla.
Ci eravamo conosciute all’età di 8 anni quando mi aveva soccorso dopo una brutta caduta sul selciato ruvido del cortile della scuola ed era stata così gentile da accompagnarmi in classe e prestarmi uno dei suoi cerottini delle barbie, che mi ero preoccupata di restituirle il giorno seguente.
Nei giorni a venire si era preoccupata della condizione del mio ginocchio nonostante questi avesse subito solo una piccola lesione superficiale, ma il suo interesse nei miei confronti mi fece scoprire qualcosa a me totalmente estraneo: la preoccupazione che un individuo può provare nel vedere un amico in difficoltà, emozione che non mi era mai parso di notare negli occhi di mio padre.
-Sono nei casini! Va beh, mi inventerò un mal di pancia…- classica scusa a cui i professori fingevano di credere, nonostante fossero più che consapevoli di quanto la dedizione allo studio di molti alunni fosse a dir poco inesistente.
- Ti ha dato fastidio vero?- esclamò all’improvviso, cogliendomi alla sprovvista e senza lasciarmi il tempo necessario per elaborare o rispondere alla domanda.
-La battuta di Zayn intendo-
Come faceva a capire sempre tutto senza che le confidassi nulla? Ero davvero così trasparente?
Mi addormentai con quel pensiero, tentando di sviluppare una risposta credibile alla sua domanda, ma non ne trovai nessuna in grado di convincermi che non me ne fregasse assolutamente nulla.
Dopo tutto, non è mai piacevole quando un ragazzo ti insulta. Doveva essere quello il motivo del mio malessere crescente ad ogni sua singola battutina sarcastica.

-Dov’è Jenny?- Domandò Rose durante la prima ora, rivolgendo trepidamente lo sguardo verso l’orologio per regolare i minuti che la separavano dall’oblio dell’interrogazione.
-C’è chimica oggi!-
Si limitò ad annuire prima di rifondarsi con la testa sul libro; la mia concisa spiegazione le aveva fornito l’idea di quale fosse il piano della nostra amica.
-Clark, Richson, interrogati!- la prof di chimica, Mrs –o come affermava lei-  Mss  Runovam fece capolino nella classe, permettendo al mio cuore di riprendere un battito regolare dopo aver scoperto di non essere prossima all’interrogazione.

La pausa pranzo era la mia materia preferita: l’unica preoccupazione cui prestare attenzione era l’ammontare di calorie che il misterioso pasticcio di carne della Signora Enza poteva apportare all’organismo.
Stavo già preparando la mia mente a rimanere calma quando avrei dovuto sopportare il tono saccente con il quale Malik affermava di saper svolgere gli esercizi di atletica durante l’ora di educazione fisica, e  la stavo allenando a rispondere a modo, mostrandogli le mie capacità anziché aggredirlo a parole.
Avrei decisamente voluto mandarlo a quel paese, ma la media comportamentale sulla mia pagella era più importante per l’ammissione al college che rispondere bruscamente ad un idiota.
Ed ecco il momento tanto atteso!!
-Cosa ci vorrà mai a fare una rondata?- affermò con aria di superiorità scrutando le espressioni perplesse dei nostri compagni, preoccupati di rompersi l’osso del collo.
-E allora cosa ci vorrà a fare una rovesciata senza mani con salto mortale?- lo sfidai io, consapevole che, questa volta, avrei portato a casa una meritata vittoria, mentre lui avrebbe incassato il colpo dato il mio passato da ginnasta.
-Mostracela allora- mi mise alla prova con aria di sfida, ma la sua espressione mutò completamente passando da divertita ad allibita e irosa quando, con quella performance riuscita alla perfezione, mi guadagnai una bella A sul registro.

Erano appena le 12.00, altre tre ore fra quelle quattro mura non le avrei sopportate. Avevo una media scolastica eccellente ma detestavo il pensiero che pile di mattoni uniti da calce e ricoperti di tintura giallo vomito, potessero tenermi prigioniera e lontana dalla mia passione.
Decisi di saltare l’ora di francese sicura che Mr Banlieu non se ne sarebbe accorto vista la sua nomea di “talpa” dovuta alla vista poco arguta che lo caratterizzava, e intrapresi una lenta e riflessiva camminata lungo il corridoio, sempre in compagnia del mio amato MP3.
Dopo solo pochi minuti udii dei passi avvicinarsi cautamente a me, mi voltai ma non scorsi nessuno. Solo in seguito, qualcuno mi afferrò per il polso  e mi trascinò negli spogliatoi.
Mi spinse contro il muro, stringendomi fermamente i fianchi e rendendomi impossibile liberarmi da quella morsa letale.
Le sue labbra bloccarono le mie prima che potessi emettere qualsiasi gemito  e fu lì che lo riconobbi: i suoi baci passionali in grado di confondermi le idee, le sue mani calde e possenti che scorrevano lungo la mia colonna vertebrale fermandosi poco al di sotto della zona glutei e provocando un violenta scarica ormonale nel mio corpo, le sue labbra carnose ardenti di desiderio che mi attraevano come due calamite dai poli opposti.
Appoggiai una mano dietro la sua nuca e con un colpo secco lo avvicinai ulteriormente a me, i nostri petti si sfiorarono così da eliminare la minima distanza che ci separava l’uno dall’altra, tentando di renderci un tutt’uno e farci fondere insieme. Le sue labbra si staccarono dalle mie ma solo per tornare a percorrere arrogantemente il mio collo mentre con le dita accarezzava la pelle liscia sotto il maglioncino, offuscando qualsiasi pensiero logico la mia mente fosse in grado di elaborare in quel momento.



Spazio Autrice: Ciao ragazze! Sono nuova nel mondo di EFP e questa è in assoluto la prima FanFiction che scrivo e specialmente che pubblico. Scrivere mi piace davvero moltissimo quindi ho voluto condividere questa storia con voi sperando vi piaccia. So per certo che essendo il primo capitolo, non posso aspettarmi molto, ma se doveste trovarla interessante, lasciate una piccola recensione per farmi sapere cosa ne pensate. Mi farebbe davvero molto piacere, un bacione <3
  
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