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Autore: rinoa81    28/01/2013    5 recensioni
Aprendo la porta si ritrovò davanti ad una scena che per poco non lo fece scoppiare a ridere come un matto ma dovette resistere all’impulso ricordando quanto fosse manesca la ragazza in certe situazioni. Una volta si era azzardato a ghignare quando l’aveva vista scivolare goffamente sul ghiaccio e lei si era vendicata tirandolo a terra con lei. Beh, a ripensarci, non era stato poi così male, dopotutto.
Ino stava a terra con un ginocchio sbucciato, gli occhioni lucidi e lo sguardo che aveva avuto spesso da bambina ogni volta che facendosi male si tratteneva dal piangere per poi scoppiare poco dopo. Sparso a terra c’era dello scatolame insieme a qualche pentola che evidentemente era cascati giù inavvertitamente. La solita frana.
“Sei una frana.” Le disse davvero, con sincerità. “E una seccatura.” Aggiunse, porgendole una mano per aiutarla a rialzarsi. Lei non disse niente, facendosi sollevare dal pavimento, guardandosi intorno.
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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Guerra. Guerra. Guerra.

Non esisteva nessun'altra parola a Konoha. Gente rifugiata alla meglio in qualche angolo sperduto, gente che scappava senza sapere dove andare e cosa fare esattamente.

Caos e panico erano le altre due uniche parole che venivano fuori dopo guerra. Non c'era più spazio per nient'altro, tutte le cose che le persone normali facevano ogni giorno erano ormai un lontano, lontanissimo, ricordo.

Ino era nauseata da tutto quello. Le si contorceva lo stomaco ogni volta che pensava al perché di tutto ciò, vite distrutte, vite stravolte, soltanto perché ad un paio di tizi era mancata qualche rotella. Sembrava folle dirlo, ma la verità non era che quella.
Danzo, Pain, Tobi, Madara, Sasuke... tutti uno più pazzo dell'altro.

La follia era la loro arma vincente, il non avere nulla da perdere. Soltanto un folle poteva spingersi tanto oltre, e per dei motivi a dir poco idioti.

Da pazzi appunto.

Tutti loro avevano in comune un passato tormentato e difficile, vissuto esperienze che probabilmente nessuno avrebbe mai potuto comprende appieno, glielo concedeva, ma questo... questo assolutamente non li giustificava.

Tutta quella devastazione...

Tutti quei morti...

Tutta quella follia...

No, non era giustificabile.

Era... arrabbiata, furiosa, triste, depressa, non riusciva a sfogarsi in nessun modo e questo non faceva altro che innervosirla di più. Non aveva la sua vita ormai, le sue cose da fare; il suo mondo non esisteva più e non poteva prendersela con nessuno. Era a dir poco frustante. Sì, era frustrata. Rivoleva la sua vita indietro.

E la cosa che la irritava ulteriormente, era il fatto che i suoi amici sembravano a dir poco tranquilli. Persino Sakura, nonostante Sasuke avesse ormai perso completamente il senno.

Erano tutti lì, in quella specie di casa-rifugio che avevano costruito momentaneamente, in attesa che la situazione tornasse alla normalità. Ma chissà se sarebbe mai tornata davvero. E a loro poi la cosa pareva non dispiacere, si erano subito adattati alla situazione e ogni giorno si impegnavano in qualcosa che non avrebbe portato ad un bel niente. Era del tutto inutile se non riuscivano ad eliminare definitivamente i loro nemici.

Si avviò verso la cucina immersa nei suoi pensieri, l'ora di pranzo stava arrivando e quel giorno era il suo turno insieme a Sakura di preparare il pranzo. Ormai avevano persino i turni, stabiliti da non ricordava chi e per quale motivo. Come se gliene importasse qualcosa, lei voleva solo tornarsene a casa sua. Anche se non l’aveva più.

Trovò Sakura già all'opera che puliva un pesce. O almeno ci provava. Non era mai stata un granché in cucina.

Si fermò un attimo ad osservarla: possibile che fosse davvero così tranquilla? Possibile che dopo tutto quello che era successo si fosse messa il cuore in pace? Al diavolo, persino lei aveva pianto appena saputo di Sasuke, nonostante non provasse più nulla per lui, era pur sempre stato il suo primo amore. Aveva pianto anche per lei, perché sapeva cosa provava, o almeno, pensava di saperlo. Si era sbagliata? No si disse, in tutto quello c'era qualcosa che le era sfuggito. Per un breve istante prese in considerazione il pensiero folle che la sua dichiarazione a Naruto non fosse una farsa. D'altronde, poteva davvero essere così meschina da fingere così proprio con lui?

Ma che..? Diamine, ma era davvero il caso di pensare a queste cose? Pettegola. Oca e pettegola.

Sospirò, fece un distratto cenno di saluto a Sakura e tirò fuori il pesce dal frigorifero. Odiava pulirlo. Era viscido e puzzava, le lasciava le mani puzzolenti anche dopo averle lavate per bene e più volte. Che schifo.

Sospirando di nuovo, si mise a cercare un coltello adatto e voltandosi verso Sakura quasi ringhiando, notò che la stava osservando. "Cosa c'è?" Chiese d'istinto, forse un po' troppo bruscamente, ma non riusciva proprio a controllarsi, e forse era un bene non aver trovato il coltello, altrimenti quel povero pesce avrebbe fatto doppiamente una brutta fine.

Sakura corrucciò lo sguardo, preoccupata. "C'è che sembri un leone in gabbia, mi fai venire l'ansia! Che ti prende?"

Che mi prende? Niente, mio padre è morto, il nostro villaggio non esiste più, ho visto morire centinaia di persone tra cui miei amici, e forse toccherà anche a noi tra non molto. Ma ehi, ho un pesce da pulire!

Non disse nulla di quello che pensava e per tutta risposta Ino schioccò la lingua, scuotendo una mano, facendole segno di lasciare stare. Trovò il coltello, iniziando ad accanirsi sul pesce che aveva disteso sul tagliere.

"Ino... non lascio perdere." Volle insistere Sakura, sinceramente preoccupata. Insomma, dopo tutto quello che aveva passato... aveva pensato che Ino avesse buttato fuori almeno un po' del dolore che si portava ostinatamente dentro. Ne avevano parlato, e con il passare dei giorni le era sembrata più tranquilla. Adesso invece era tornata aggressiva e scontrosa, e non capiva se fosse normale o no. Avrebbe dovuto chiedere a qualcuno appena possibile, si ripromise.

Ino non le rispose, adesso che aveva trovato il coltello la sua concentrazione era riversata tutta sul povero pesce, sbattendo poi tutto quello che le capitava di usare; tegami, utensili, tutto. Aveva iniziato a borbottare sottovoce in un modo che fece venire la pelle d'oca alla povera Sakura che non sapeva più che pesci pigliare: insistere e rischiare di farla esplodere o ignorarla e rischiare comunque di farla esplodere perché accusata di non prestarle attenzione? Non aveva via di scampo. Era fregata.

Ma poi, -tin! Una lampadina si accese nel suo cervello e sorrise pensando alla soluzione più facile e ovvia.

Si dileguò dalla cucina senza farsi notare dalla bionda, ma probabilmente immersa com'era nella sua personale tortura contro il pesce non se ne sarebbe accorta lo stesso. Si era subito diretta verso quello che doveva essere il salotto, dove di solito stavano tutti i suoi compagni prima dell'ora di pranzo, ed infatti li trovò quasi tutti lì, compreso lui.

"Shikamaru, grazie a Dio!" Esordì andandogli incontro, interrompendo la conversazione con Temari, che rimase abbastanza stupita, o forse seccata? Beh, non aveva il tempo di preoccuparsene, adesso.

"Scusate" ebbe la decenza di dire, vagamente imbarazzata.

"Che succede? Dov'è Ino?" chiese lui piuttosto allarmato non vedendola, abituato a rivedere le due amiche tornate ad essere inseparabili.

"Sta massacrando un pesce, devi fare qualcosa!"

"Per il pesce?" domandò il ragazzo, parecchio perplesso.

"No baka, per Ino! Ha una crisi isterica! Ieri sera era tranquilla quando le ho dato la buonanotte, adesso me la sono ritrovata così, borbotta cose e squarta pesci! Ha un’aura terrificante!" cercò di spiegare lei, ma notando la faccia sempre più perplessa di Shikamaru forse non c'era riuscita molto.

"Uhm, sembra grave." Si intromise Temari, ironica.

Sakura si sforzò di ignorarla, ma dentro di lei la vera Sakura era venuta fuori urlando un 'chi ti ha interpellatooo?' e si sorprese, perché Temari le piaceva e la stimava, in generale. Aveva avuto occasione di conoscerla in passato, era una donna forte, dalle idee chiare e precise, ed era una brava ninja. Però, -adesso c'era un però, iniziava a piacerle sempre meno quando parlava di Ino in un certo modo; non diceva chiaramente quello che pensava di lei, -strano per una così schietta, e cominciava a pensare che non fossero belle cose, stando alle frecciatine che ogni tanto lanciava.

All'inizio aveva associato il fatto che fosse gelosa di lei o comunque infastidita perché Ino era un'amica oltre che una compagna di squadra per Shikamaru, e anche se poteva comprenderla, non capiva di cosa realmente si preoccupasse, visto che stava con lui da un pezzo. Beh, forse non stavano proprio insieme, ma ormai lo sapevano tutti che tra quei due c'era qualcosa...

Fermafermaferma! Urlò mentalmente, che diavolo stava facendo? Oddio, ecco cosa succedeva a stare troppo con Ino: si stava trasformando in un'oca pettegola.

Si illuse di scacciare via tutte quelle cose futili dalla sua testa, tornando in sé.

"Temari, non scherzare, sono seria!" cercò di risponderle in modo pacato, tornando a guardare Shikamaru. Lui si grattò la testa, sospirando.

"Mendokuse..."

"Credevo fosse tranquilla... Lo so, è passato solo un mese, ma..."

"A me sembra stia esagerando, adesso." Si intromise di nuovo Temari, piuttosto alterata, ma che comunque teneva un tono di voce fermo e calmo. "Tutti qui hanno perso qualcuno, ma solo lei fa queste storie da melodramma, forse è il caso che le parli qualcuno che non è suo amico!" finì glaciale, dirigendosi verso la cucina.

Sakura la fulminò con lo sguardo, mentre Shikamaru non si limitò soltanto a quello e afferrandole un braccio la bloccò.

"Forse è meglio che vai a prendere un po' d'aria, qui ci penso io." disse con un tono che non ammetteva repliche, sparendo poi nel corridoio che portava alla cucina.

Sakura sospirò sollevata, voltandosi verso Temari. “Ho bisogno di prendere una boccata d’aria anch’io, se vuoi ti accompagno…” disse in un sussurro, sentendosi improvvisamente in colpa per la sua scenata. Forse avrebbe dovuto chiamare Chouji e lasciare in pace Shikamaru, almeno per una volta. Si rese conto che in fin dei conti non era il ragazzo di Ino, o suo padre, o un suo parente. In più adesso c’era Temari, al suo posto forse anche lei si sarebbe infastidita se il suo ragazzo correva da un’altra ogni volta che ne aveva bisogno.

“Mi dispiace, avrei dovuto chiamare Chouji,” le disse sinceramente, seguendola mentre andava fuori.

Temari non si voltò, si fermò davanti la porta principale e afferrò la maniglia.

“Già, avresti dovuto.” Sentenziò lei prima di richiudersi la porta alle spalle.





“Ino?” Shikamaru chiamò la bionda non vedendola davanti ai fornelli, e non sentendo alcun tipo di rumore provenire dalla stanza. Non sentì alcuna risposta e gettò un’occhiata intorno: c’erano utensili e robe varie sul marmo vicino ai fornelli, ma di Ino nemmeno l’ombra. Provò a chiamarla di nuovo, e questa volta avvertì un rumore indistinto provenire dal piccolo ripostiglio lì vicino, dove si trovava la dispensa. Fece qualche passo per avvicinarsi alla porta e il rumore diventò più forte, seguito da una serie di imprecazioni della compagna.
Uh ghigno apparve sul suo viso, era una seccatura.

Aprendo la porta si ritrovò davanti ad una scena che per poco non lo fece scoppiare a ridere come un matto ma dovette resistere all’impulso ricordando quanto fosse manesca la ragazza in certe situazioni. Una volta si era azzardato a ghignare quando l’aveva vista scivolare goffamente sul ghiaccio e lei si era vendicata tirandolo a terra con lei. Beh, a ripensarci, non era stato poi così male, dopotutto.

Ino stava a terra con un ginocchio sbucciato, gli occhioni lucidi e lo sguardo che aveva avuto spesso da bambina ogni volta che facendosi male si tratteneva dal piangere per poi scoppiare poco dopo. Sparso a terra c’era dello scatolame insieme a qualche pentola che evidentemente era cascati giù inavvertitamente. La solita frana.

“Sei una frana.” Le disse davvero, con sincerità. “E una seccatura.” Aggiunse, porgendole una mano per aiutarla a rialzarsi. Lei non disse niente, facendosi sollevare dal pavimento, guardandosi intorno.

“Sarà meglio pulirla…” disse indicando la piccola ferita al ginocchio. Niente di grave, ma vederla con del sangue addosso gli metteva sempre dell’ansia. Era stupido, se ne rendeva conto, ma non poteva farci molto.

Ino lo seguì in silenzio fino al tavolo, si mise a sedere su una delle sedie e aspettò immobile mentre lui bagnava un fazzoletto e le puliva la ferita. “Non è un granché, dopo vai a disinfettarla, mh?”

La bionda non rispose, anzi, girò la testa dall’altra parte guardando altrove.

Shikamaru sospirò. Continuò a pulire il ginocchio anche se praticamente non sanguinava più. Si fermò rimanendo inginocchiato, scomodo, e guardò Ino così pallida e triste che per un attimo ebbe il dubbio che stesse male. Eppure, diavolo, era sempre bellissima. Se ne era accorto, anche durante l’ultima battaglia, come nemmeno lo sporco, i vestiti mal ridotti, la disperazione, la paura, niente era riuscito ad intaccare la sua bellezza. Era bellissima sempre, e lui non poteva fare a meno di pensarlo.

Si sentiva stupido, e un po’ colpevole per quello. C’era in ballo tutto in quei giorni, c’erano le loro vite, le vite di tutti, e lui non riusciva a smettere di guardarla e sperare che stesse bene. Diavolo, si era precipitato da lei solo perché Sakura gli aveva detto cose senza senso e logica, non si era fermato nemmeno un attimo a ragionarci su com’era solito fare. Non era da lui agire in quel modo. Quando c’era di mezzo Ino non riusciva mai a pensare razionalmente. Era andato da lei perché ‘borbottava cose a caso e stava squartando pesci’ il solo pensiero gli fece uscire una mezza risata, più un ghigno forse. E aveva pure lasciato Temari in quel modo, dopo che lei gli aveva detto quelle cose… non poteva più scappare, allora.

“Perché sei qui?” Finalmente si decise a dire qualcosa Ino, tornando alla sua postazione per affettare della verdura come niente fosse.

“Ti infastidisco?” Shikamaru si alzò dalla sua posizione scomoda, aprì il frigo e prese una mela.

Ino gli lanciò uno sguardo di rimprovero. “Tra poco è ora di pranzo, cosa pensi di fare? Non rovinarti l’appetito!” minacciò agitando il coltello per aria.

“Sì mamma…” la stuzzicò lui, non sapendo resistere.

La vide imbronciarsi nel modo in cui sapeva già, e sbuffare. Ghignò per l’ennesima volta nel giro di pochi minuti, era seccante ma non poteva farne a meno. “Vuoi una mano? Cosa cercavi di là?” Si informò, rimettendo la mela in frigo, meglio non osare troppo, in fondo aveva un coltello in mano.

“Si può sapere dov’è quella frontespaziosa?”

“Non lo so. Adesso dimmi cosa ti serve.”

“Non ha più importanza, non mi serve più!”

“Ino…”

“Non trovo mai nulla qui! Niente è al proprio posto! E sai perché? Perché non esiste! Non esiste un posto per qualcosa, qui! Sbottò la bionda infine, colpendo forte una carota.

Shikamaru ascoltò la sua frustrazione e non disse nulla per qualche minuto, poi le si avvicinò.

“Basterà organizzarsi meglio… anche se sarà una seccatura.” Precisò.

“Voglio tornare a casa mia…” sussurrò lei, la sua voce era diventata così bassa d’un tratto che probabilmente non sarebbe riuscito a sentirla se non si fosse avvicinato ulteriormente. La conosceva bene, si stava sfogando così. Era fatta così Ino, se la prendeva per qualsiasi cosa o con chiunque senza accorgersene; doveva buttare fuori tutta la rabbia in quel modo, e ormai aveva accettato quel suo lato. Giusto o sbagliato che fosse, andava bene così, glielo aveva insegnato lei, le persone si sfogano sempre in modi diversi: chi si butta sul cibo, ci al contrario non riesce a mangiare, chi piange, chi ride, chi si isola e chi invece vuol far baldoria. Il suo era urlare un po’ contro qualcuno, già da bambina, e spesso le vittime erano state lui e Chouji. Sapeva anche che quando avrebbe urlato abbastanza si sarebbe stancata così tanto da non voler parlare per qualche ora, forse un giorno, e sarebbe tornata tranquilla.

Lui non era di certo il tipo che si metteva a fare promesse a qualcuno come Naruto, specie ad una donna, e se poi per giunta questa donna era Ino… no, troppo seccante e rischioso. Avrebbe fatto le cose alla sua maniera come sempre.

Fece un piccolo salto per sedersi sul bancone dove stava lavorando Ino, adesso la guardava dall’alto verso il basso e lei lo guardò curiosa. Arrabbiata, ma sempre curiosa.

Sentì qualcosa allo stomaco a ritrovarsi i suoi occhi così vicini, sempre così vivi, così dannatamente belli.

Le parole gli uscirono da sole, ferme, come la sua convinzione che quegli occhi lo avrebbero portato alla rovina.

“Dovremmo andare a vivere insieme.”

Ino per poco non si mozzò un dito, lo guardò di scatto sicura di aver sentito male.

“Eh?” Riuscì solamente a dire, smarrita. Era sicura di avere la faccia di un pesce lesso, la stessa aria intelligente. E si era pure accorta che avere Shikamaru troppo vicino, pericolosamente vicino, stava mandando in pappa il cervello ed era sicura di essere pure arrossita come una tredicenne. Grandioso.

“Sì, dovremmo farlo.” Continuò tranquillo lui, come se le avesse appena proposto di andare a mangiare da qualche parte. “Io, tu, mia madre e la tua.” Riprese dopo qualche secondo. “Ci pensavo da un po’. Quando sarà tutto finito, stare insieme aiuterà tutti. Certo, sarete tre donne contro un povero ragazzo… la mia rovina.”

Ino si diede ancora una volta della stupida, ma fraintendere le cose ormai era diventata la sua specialità. D’altronde era talmente confusa e travolta dagli eventi che non riusciva più a distinguere bene il reale dal surreale. “Sì, sembra una buona idea…” disse con poco entusiasmo. Non ne era totalmente convinta, ma se Shikamaru ci aveva riflettuto a lungo, non poteva sbagliarsi, non poteva andare male.

Lui però non sembrò soddisfatto della reazione che aveva avuto, continuava a guardarla come se si aspettasse altro. “Sarà una seccatura sopportarti tutti i giorni anche a casa… già immagino come mi sveglierai tutte le mattine… aaah, che seccatura.”

Ino non poté fare a meno di sorridere e pensare che forse stava cercando un modo per smuoverla, tirarla su, o qualsiasi cosa simile che potesse darle un po’ di serenità. Sapeva che negli ultimi giorni era stata più che insopportabile, intrattabile, ed anche egoista perché era cosciente del fatto che di certo non era l’unica a soffrire. Eppure… eppure lui era sempre là, si stava prendendo cura di lei, non l’aveva lasciata un attimo.
All’improvviso si ricordò di Temari, che le aveva detto solo la sera prima delle sue intenzioni con lui una volta finito tutto. Gli avrebbe chiesto di trasferirsi a Suna con lei, ed era stato come ricevere l’ennesima pugnalata al cuore.

“Shikamaru…”

Lui le scostò una ciocca ribelle dal viso, con una naturalezza disarmante, come se non fosse stata la prima volta che le riservava un gesto del genere, e si sentì arrossire di nuovo, mordendosi le labbra per frenare l’impulso di baciarlo.

“Shikamaru…” ripeté, cercando di mostrarsi tranquilla mentre aveva il cuore in panne. “Non devi più preoccuparti, adesso sto meglio…” Se in parte era vero, dall’altra era anche vero che non sarebbe stato facile, ma per come stavano andando le cose, doveva ritenersi fortunata soltanto per il fatto di essere ancora viva. Forse era il momento di smetterla di tenere legati tutti con il suo egoismo, non era così che doveva essere.

“Quando sarà tutto finito… non sentirti in obbligo verso nessuno, staremo tutti bene anche se vorrai andare via. Perciò…” abbassò lo sguardo, non sapendo bene come continuare senza tradirsi.

“Starete bene…”

“Sì…”

“Dovresti guardarmi negli occhi però, così non sei credibile.” La rimproverò, serio. “Non voglio andare da nessuna parte, discorso chiuso.” Fece per scendere dal bancone, ma la bionda lo bloccò toccandogli una gamba. “Rimanere qui solo perché pensi che non sapremo andare avanti senza di te è da presuntuosi, lo sai?”

“Ino… smettila di fare così, non cadrò nella tua trappola. Non me ne andrò comunque, non voglio più scappare.”

“Scappare da cosa?”

“Quando sarà tutto finito… ci sarebbe una cosa di cui vorrei parlarti.” Dichiarò lui guardando da un’altra parte. Non aveva un discorso ben preciso da farle, e non avrebbe perso tempo a prepararne uno. Non sarebbe stato romantico, non voleva una risposta, l’unica cosa che gli interessava era che Ino sapesse che al mondo c’era un ragazzo pigro e svogliato pronto a dare anche la vita per lei. Tutto qui.

La ragazza corrucciò la fronte, sottraendo la mano dalla sua gamba, riprendendo a cucinare. Ci pensò un attimo su’ e sapeva che di qualsiasi cosa si trattasse, lei avrebbe dovuto fare la stessa cosa. Ne aveva di cose di cui gli avrebbe voluto parlare, ma l’unica importante che valesse la pena aspettare un dopo, che non aveva sbandierato come aveva fatto in passato con Sasuke, erano i sentimenti nati e cresciuti senza che se ne rendesse conto. Se in un primo momento si era detta di non dirgli nulla per rispetto verso Temari, adesso le cose erano cambiate, lei era cambiata, forse anche lui. Adesso vedeva le cose in modo diverso, la guerra in qualche modo cambia tutto, volente o nolente.

C’era anche il rischio di non riuscire mai a dirgli niente, nel peggiore dei casi. A questo non aveva pensato più di tanto, aveva dato per scontato che ce l’avrebbero fatta, dovevano  farcela, tutti, tutti quanti. Inoltre da brava “femmina curiosa”  come l’apostrofava spesso lui, non era sicura di riuscire a non torturarlo per sapere cosa doveva dirle. Non era una cosa che succedeva spesso, anzi. Era un evento, e forse se lo sarebbe perso. Non l’avrebbe mai saputo, se lo sentiva, il pessimismo stava avendo la meglio. O la curiosità.

“Quando sarà tutto finito? E se… se non finisse mai?” azzardò la bionda, tornando verso di lui.

“Sei solo curiosa, ammettilo.” Shikamaru assottigliò gli occhi, e Ino gli pizzicò una gamba, indispettita. Beccata.

“Beh… forse.” Ammise, facendo il broncio, osservandolo scendere dal piano di lavoro con un piccolo salto come aveva fatto prima per salire. All’improvvisò sentì le sue mani afferrarle la vita e spingerla fino al mobile che aveva dietro. Le tirò indietro il ciuffo che era solito coprirle l’occhio, sistemandolo dietro l’orecchio, con una delicatezza che la fece rabbrividire e far tremare le gambe allo stesso tempo.

“Femmina curiosa…” le canzonò lui all’orecchio, accennando un sorriso.

“Oh, allora!” urlò la voce di Kiba, entrando in cucina. “Ma quand’è che si mangia qui? Ma che caz...” si bloccò di colpo davanti alla scena che si trovò davanti. Shikamaru però non si mosse di un millimetro, mentre Ino paonazza in volto cercava di spingerlo via in tutti i modi. Ma Kiba fece dietro-front in pochi secondi senza dire nulla, solo quando si chiuse la porta alle spalle si mise a ridere e urlare. “Cho! Stai a sentire questa, amico!”

“Tu sei matto! Adesso chissà cosa andrà a dire quell’invasato!” urlò Ino, smettendo di cercare di liberarsi dalla sua stretta, tanto era inutile. E in fin dei conti non le dispiaceva nemmeno, però non era per niente abituata a quel genere di contatto con lui. Non era abituata ad uno Shikamaru così… sexy? Intraprendente?

“Vedi cosa succede a forzare le cose, seccatura? Non è il momento.” Dichiarò il ragazzo, lasciandola andare. “Vado a vedere cosa combina quel casinista, che palle…”

“Shikamaru?” lo chiamò la ragazza, ancora rossa in viso. “Quando sarà tutto finito, allora?”

Lui si infilò le mani in tasca, e sorrise, raggiungendo la porta.

“Quando sarà tutto finito…” promise, sincero.


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N/a: E rieccomi con l'ennesima ShikaIno XD Oh, questi due non mi stancano mai, non posso farci niente. Tra l'altro sto già scrivendo un'altra storia, ultimamente sono parecchio ispirata, mi era mancato davvero tanto scrivere e spero di non riavere un altro blocco... in ogni caso vedrò di sfruttare al meglio le idee che mi frullano in testa XD

Questa storia è stata betata da Solarial, che ringrazio per essersi gentilmente offerta quando le avevo solo chiesto un parere generale XD

Che altro dire? Spero di aver fatto un lavoro discreto e di aver strappato almeno un sorriso :)

A presto! 
   
 
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