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Autore: ravenmax    28/01/2013    2 recensioni
La storia si svolge nell’autunno tra i 73° e i 74° Hunger Games ai quali Katniss prenderà parte. E’ uno spaccato sulla vita quotidiana di Katniss e della sua lotta per la sopravvivenza nel Distretto 12. Ne emerge una ragazza profondamente umana con le paure e i sogni di una adolescente portata all’estremo dalla durezza della sua vita.
Genere: Drammatico, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen, Primrose Everdeen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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AutunnoCap1

L’estate volgeva ormai al suo termine.  L’aria sulle colline intorno al Distretto 12 iniziava a diventare fresca e tagliente, specie nelle prime ore del mattino. Gli alberi e la vegetazione cominciavano a mostrare i segni del peso di una intera estate ormai trascorsa, come al solito, troppo rapidamente. Le foglie assumevano caldi riflessi giallo dorati che rendevano ancora più belli, quasi incantati i boschi oltre la recinzione elettrificata. Dopo la breve pausa estiva Katniss era tornata a scuola e questo le dava meno tempo per cacciare e dedicarsi alla sua principale attività: quella di far sopravvivere ciò che restava della sua famiglia dopo la morte di suo padre. Sua madre alternava periodi di scarsa coscienza a periodi di completa apatia restando a volte per giorni sotto il portico di fronte al cortile di casa o in camera sua con lo sguardo perso nel vuoto, quello sguardo che Katniss le aveva visto per la prima volta alla morte di suo padre. Un tempo era stata la farmacista del distretto 12, conosceva bene le piante medicinali e Katniss aveva fatto tesoro di questa conoscenza che le aveva permesso diverse volte di assicurare una cena decente ai propri cari e le aveva fornito buona merce di scambio per il baratto al mercato nero del Distretto. Purtroppo questo era uno dei periodi peggiori per lei e non poteva esserle d’aiuto nelle attività di ogni giorno. Non le addossava nessuna colpa, sapeva che sua madre era malata e da tempo aveva  ormai accettato il fatto che tutto fosse caricato sulle sue spalle.  

Aveva subito la ripetizione rituale degli eventi della sua terza mietitura quasi indifferente, come una cosa a cui ormai era abituata, evitando di pensare al fatto che più cresceva la sua età e più alte erano le probabilità di essere estratti a sorte per avere l’impagabile onore di morire per il divertimento della annoiata popolazione di Capitol City. L’unica cosa che davvero le importava è che fosse solo lei a rischiare la vita, perché sua sorella Prim non aveva ancora compiuto i 12 anni di età. Non pensò neppure ai molti biglietti in più con il suo nome sopra ottenuti in cambio di qualche razione alimentare passata dal Governo ma lei di quel cibo aveva necessità per assicurare una vita dignitosa alla sua sorellina, che lei adorava paragonare a una paperella. Solo un oscuro presentimento turbava la sua anima nel profondo…cosa sarebbe accaduto se lei fosse stata destinata a divenire un Tributo? Meglio non ragionarci troppo su…Anche quell’anno Effie Trinker annunciò con il suo improbabile vestito giallo fosforescente e il suo accento da cittadina della capitale  il nome della ragazza prescelta per il distretto 12. Quando accadde Katniss non sentì neppure bene il suo nome, le molte ragazze presenti intorno a lei se lo ripeterono l’una all’altra molte volte quasi come uno scongiuro che anche quell’anno le aveva mantenute in vita. Tutte salvo la sorteggiata, impietrita, Lizzie Grant, attorno alla quale si formò immediatamente il vuoto, come se le altre avessero orrore per quella povera compagna accarezzata dalla Morte. Katniss la conosceva poiché era in classe con lei anche se non poteva definirla una sua amica , lei non aveva molto tempo per intrattenersi in pubbliche relazioni. L’unica ragazza con cui ogni tanto parlava dopo la scuola era la figlia del sindaco Madge Undersee che faceva la sua stessa strada per raggiungere la scuola del distretto. Lizzie e l’altro ragazzo prescelto furono presi immediatamente in consegna dai Pacificatori e portati nella massiccia costruzione del Palazzo di Giustizia, verso il destino che li attendeva. Alla ripresa delle lezioni Katniss evitò di guardare e pensare al posto di Lizzie rimasto vuoto, la piccola non era sopravvissuta neppure un giorno  ai 73° Hunger Games.

Katniss quel giorno seguì distrattamente le lezioni di Mrs. Perino e non fece altro che pensare al molto lavoro che l’attendeva a casa. Era importante mettere da parte durante l’autunno ogni cosa che non fosse strettamente necessaria per sopravvivere in vista dell’inverno che sarebbe arrivato improvviso sul Distretto 12 già alla fine del mese di Novembre. La neve avrebbe coperto i campi e i boschi, la selvaggina sarebbe stata difficile da cacciare a causa del mimetismo con l’ambiente innevato o per il letargo. Finalmente la campanella liberò Katniss dalla lezione di storia mille volte ripetuta e passò a prendere Prim nella classe dei bambini più piccoli. Prim era una biondina dolcissima, troppo sensibile per far parte di un Distretto così duro, quello dei minatori, scolpiti nella roccia come il carbone che estraevano per la Capitale. Nonostante a caccia Prim fosse un disastro, la si poteva sentire arrivare da almeno un miglio di distanza e insistesse nel curare le prede ferite anziché dare loro il colpo di grazia, era però una ottima coltivatrice  e curava il suo orticello con vera dedizione, riservando ad ogni coltura non soltanto le cure necessarie ma anche una forma di affetto quasi fossero piante ornamentali. Quell’anno in particolare la coltivazione del mais era stata eccellente e Katniss contava di ricavare dal mais dell’ottima farina gialla e dall’orto anche merce di scambio per acquistare al mercato nero qualche vestito pesante per l’inverno per Prim. Prim aveva un fisico delicato e pativa per il freddo mentre Katniss si sentiva a suo agio nella sua tenuta da caccia, con gli anfibi in pelle e la giubba impermeabile che era stata di suo padre. Anche lei a volte tremava per il freddo ma si era addestrata ad ignorare temperature rigide, la fame e la paura degli animali selvatici, non poteva permettersela se voleva sopravvivere in quell’ambiente così difficile. Quel pomeriggio Katniss pensò di uscire solo per poco tempo dalla recinzione elettrificata che era abitualmente senza corrente come il resto delle case del Distretto 12. Piazzò alcune trappole per conigli e volpi nel bosco e decise di raccogliere qualche manciata di mirtilli selvatici tornando verso casa. Fu attratta da un fruscio proveniente da un cespuglio e la sua mano corse veloce all’arco da caccia che portava sempre con se nelle sue battute nel bosco. Anche quando usciva solo a piazzare trappole si armava con arco e coltello da caccia per timore di brutti incontri con animali selvatici oltre la recinzione. Avanzando sul terreno scosceso e ingombro di rami caduti e sterpaglie e intenta ad osservare il fitto cespuglio pose il suo piede destro dentro un tronco caduto. Il tronco fradicio cedette con un rumore secco e dal cespuglio usci d’improvviso una intera nidiata di quaglie. Katniss scivolò ecadde a terra preoccupandosi non di se stessa ma di salvare arco e faretra, quelli erano strumenti di sopravvivenza prioritari. Cadendo la sua caviglia destra restò intrappolata all’interno del tronco cavo e subito il dolore la fece quasi gridare.

“Maledizione, caduta come una dilettante….per delle stupide quaglie…” Pensò tra se e se impedendosi di lamentarsi ad alta voce. Stette per qualche minuto a terra mentre le fitte dolorose pulsavano nella caviglia. Alzò al cielo una muta preghiera:

“Oh Dio…. ti prego…. fa che non mi sia spezzata una gamba o sono davvero nei guai….” A poco a poco il dolore lancinante divenne più tollerabile e Katniss, dopo aver controllato che arco e frecce fossero rimasti intatti nella caduta, provò ad alzarsi da terra. Si appoggiò al tronco di un albero e si mise in piedi sulla gamba sinistra. Aveva paura a togliere lo stivaletto destro per timore che il gonfiore le impedisse poi di rimetterlo, tornare a casa scalza avrebbe provocato altri danni. Quando le parve che il piede facesse un pò meno male provò a metterlo a terra e con sua sorpresa il dolore fu meno forte del previsto. Anche caricandoci sopra un po’ di peso il piede non cedeva anche se la caviglia era molto provata. Nel suo cuore un po’ di nubi si risollevarono e si convinse di aver riportato solo una brutta distorsione. Seppur zoppicando vistosamente si avvio verso casa, nascose nel solito tronco cavo arco e faretra e passò la recinzione in un punto dove c’erano numerosi varchi nel filo spinato e tracce di animali sulla terra umida. Arrivò a casa a pomeriggio inoltrato.

“Ciao Katniss…perché zoppichi così…cosa ti è capitato?” Le chiese subito Prim appena la vide arrivare nel cortile di casa.

“Non è nulla paperella, solo la tua sorellina non è più capace a stare in piedi…” scherzò Katniss con un sorriso dolce per non preoccuparla. Prim era affaccendata nel loro orticello.  O per meglio dire si dava da fare a tenere lontana la loro capretta Lady dai cavoli che avevano un aspetto davvero invitante. Le piante del mais erano alte un paio di metri e le pannocchie stavano perdendo le foglie esterne promettendo del ricco granoturco giallo ed arancio che era una gioia per gli occhi. Anche rape, barbabietole e fagioli crescevano bene, quell’anno la siccità aveva dato poco fastidio. Grazie a quei frutti l’inverno sarebbe passato meno duramente.

“Prim, finisci i lavori nell’orto e porta Lady nel suo recinto nel fienile, ti aspetto in casa per cena” la invitò Katniss da sotto il portico di casa.

“Va bene Katniss, qualche minuto ed arrivo….”

Katniss entrò in casa, tolse il giaccone da caccia e con un po’ di timore sciolse i legacci degli anfibi. La caviglia destra era gonfia e faceva male ma tutto sommato si era aspettata di peggio. “Niente che non passi con qualche giorno di calma…” pensò. Aiutata da Prim preparò la cena che portò in camera alla madre dove era rimasta tutto il giorno, indifferente alla vita e alle cose di casa. Lei cenò con Prim alla luce delle lampade a petrolio, era raro avere l’elettricità dopo cena, e si preparò per andare a letto. A quell’ora di solito leggeva a Prim una favola o le cantava una vecchia filastrocca. La fiaba era tratta da un vecchio libro che Katniss aveva barattato al mercato nero per due quaglie. Lo aveva regalato a Prim per il suo compleanno quando era più piccola, sapeva che a Prim piacevano le fiabe e voleva tenerla lontana per quanto più tempo poteva dalla crudele realtà del mondo in cui vivevano, fatta di Hunger Games e di sangue innocente. Era stata una giornata lunga ed intensa e lei si sentiva molto stanca…degnò solo di uno sguardo veloce i libri posati sulla sedia di fronte al suo letto e ancora legati insieme da quando era rincasata da scuola. Mise invece dell’estratto di arnica e una vecchia benda sulla caviglia sperando che l’indomani sarebbe andata meglio. Fuori si era alzato un vento freddo da Nord che fischiava passando tra le imposte di legno sconnesse della loro povera casa ma lei, rassicurata dal respiro lieve e regolare di Prim e dal silenzio sereno della sua abitazione, si concesse finalmente un po’ di riposo.

La sveglia arrivò molto presto. Prima della scuola c’era da preparare qualcosa da mangiare mentre Prim accudiva ai loro pochi animali, la capretta veniva munta e il  gatto restava al caldo vicino alla stufa appena accesa sperando di rimediare qualcosa per la colazione. La caviglia di Katniss faceva un po’ meno male ma la benda rimase ancora al suo posto per evitarle movimenti troppo dolorosi. Oggi non sarebbe uscita oltre la recinzione, non con quella distorsione. La colazione fu frugale, appena un paio di fette di pane raffermo e una scodella di latte che la capra forniva loro. Non molto spesso riuscivano a trasformarlo in un pezzetto di formaggio, una sola capra non assicurava una produzione di latte sufficiente. Quando passava al mercato nero Katniss riusciva a scambiare uno scoiattolo per qualche uovo e a volte ne cuoceva uno per Prim e uno per la madre. Quanto a lei era solita accampare scuse ed al mattino diceva che le uova non le andavano…così Katniss teneva per se una mela o un po’ di frutta e andava a scuola perennemente affamata. Tempo grigio e nebbioso quella mattina, Distretto 12 aveva un’aria ancora più cupa del solito. Lei e Prim camminarono in silenzio fino a raggiungere la scuola dove la mattinata prese subito una brutta piega per Katniss. Mrs. Perino aveva predisposto una sorta di verifica a sorpresa sul programma di storia svolto fino alla lezione precedente. Il suo rendimento scolastico a dire il vero non l’aveva mai preoccupata molto, come ogni ragazzo o ragazza del Distretto la sua prospettiva più probabile era quella di finire a lavorare in miniera, turni massacranti di dodici ore a giornata senza riguardo ad alcuna festività. Katniss si era sempre giurata di non finire così a fare quel lavoro, lei preferiva dedicarsi alla caccia, l’unica cosa che davvero sapeva fare bene. Sfortunatamente era anche una attività illegale in quanto praticata al di fuori delle recinzioni elettriche e tramite l’uso di armi che nessun cittadino era autorizzato a detenere. Se fosse mai stata presa dai Pacificatori con il suo arco da caccia in mano avrebbe potuto essere condannata come rivoltosa ed avrebbe rischiato la pena capitale. Fortunatamente i Pacificatori stessi erano spesso funzionari corrotti che acquistavano la cacciagione a prezzi di favore al mercato nero, anche grazie a loro Katniss poteva fare quei piccoli affari che le permettevano di sopravvivere con la sua famiglia. Katniss lesse svogliatamente le domande della verifica rendendosi conto che a ben poche di loro avrebbe potuto dare una risposta appena soddisfacente. Pensò  a ciò che aveva dovuto fare il giorno prima e si convinse che qualche pelle di volpe o un paio di conigli presi in trappola sarebbero stati una congrua ricompensa per una insufficienza in storia. L’avrebbero forse tenuta a scuola per sempre facendole perdere una anno scolastico? O questo le avrebbe potuto dare la garanzia di un futuro nel Distretto 12? O anche solo la certezza di arrivare a compiere i suoi 18 anni con altre tre “Mietiture” che aveva ancora davanti a se? Cercò lo stesso di fare ciò che poteva, e anche quella mattina la scuola ebbe termine. Non si fermò alla mensa scolastica, era piuttosto costosa e lei non amava molto i momenti di socializzazione non perché fosse una persona scontrosa ma perché a volte si trovava a disagio nel dover rispondere a curiosità delle sue compagne riguardo la sua vita fuori dalla scuola: Katniss era sempre prudente nel dare informazioni sulle sue attività…poteva bastare una parola di troppo fatta con la persona sbagliata per finire nei guai con i Pacificatori. Lei desiderava invece che Prim non si sentisse diversa dalle altre bambine e con i soldi risparmiati sul suo pranzo la sorellina poteva contare su un pasto caldo. Nel pomeriggio Katniss decise di portare con se la piccola Prim al mercato nero. Quello non era certo un bell’ambiente per una ragazzina, era un covo di tagliagole, dove si concentravano tutte le attività illegali del Distretto. Era tollerato solo poiché i funzionari governativi traevano vantaggi dall’esistenza di questo mercato parallelo. In quei giorni Prim era riuscita a mettere da parte un po’ di latte e ne aveva ricavato con l’aiuto della madre un paio di piccole forme di formaggio che Katniss contava di scambiare insieme con alcune pelli di volpe e di coniglio per un maglioncino di lana per l’inverno, adatto alla sua sorellina o anche a lei,  avevano quasi la stessa taglia, la piccola Prim  stava diventando una splendida signorina. Katniss era nota al mercato nero perché spesso portava lì la selvaggina o le pelli degli animali uccisi o le verdure prodotte dal loro orto. In cambio si procurava sementi, legna da ardere, indumenti e candele per rischiarare le lunghe serate d’inverno senza la corrente elettrica. Suo padre l’aveva introdotta nel giro del mercato nero e tutti coloro che erano soliti far affari con lui furono lieti, per rispetto alla sua memoria, di far affari con la piccola Katniss, la promettente cacciatrice il cui padre era saltato in aria in una esplosione durante il lavoro in miniera. Katniss e Prim arrivarono tra le baracche di legno dove si teneva il mercato nero, Prim teneva tra le mani la cesta con il loro formaggio e le pelli. Per Prim tutto quanto era nuovo ed osservava stupita tanto le merci più svariate che erano sui bachi dei venditori quanto la strana gente di ogni condizione sociale che faceva affari al mercato. Minatori, mercanti, cacciatori, agricoltori, proprietari di attività commerciali trattavano vociando rumorosamente merce di ogni genere. Non di rado si scatenavano risse che a volte potevano finire molto male con l’intervento dei Pacificatori che stroncavano la rivolta con metodi violenti. In quel caso era meglio trovarsi lontano da quel posto… Non lontano dall’ingresso Katniss vide Gale Hawthorne, suo compagno nelle scorribande di caccia oltre la recinzione. Erano amici da tempo ed era anche lui un valente cacciatore. Di solito cacciavano insieme quando la preda era troppo grossa  o pericolosa per essere affrontata da una persona sola, cervi o cinghiali che assicuravano però carne per settimane e ottimi ricavi al mercato nero.

“Ehi Katniss! Vieni un po’ a vedere cosa ho preso l’altro giorno….” Disse Gale sorridendo con impazienza.

Katniss si rivolse a Prim e le disse di aspettarla solo qualche istante vicino al  luogo dove si vendevano i formaggi, a pochi passi dall’ingresso.

Gale aveva catturato una magnifica coppia di tacchini selvatici che aveva poi esposto in bella mostra sui banchi riservati alla cacciagione. Katniss fu stupita nel vedere due animali così imponenti, davvero bella selvaggina. Il suo pensiero volò per un istante alle trappole piazzate il giorno prima e con le quali sperava di prendere qualche volpe o coniglio. In questa stagione le pelli di volpe erano pagate bene e andavano ad ornare i colletti degli stravaganti abiti delle signore nella Capitale mentre il coniglio era un buon pasto e una pelle facilmente scambiabile per generi di prima necessità.

“veramente due bellissime prede Gale, i tuoi fratellini e sorelline stasera faranno festa!” disse Katniss. Gale sorrise e notò che Katniss zoppicava ancora.

“Un piccolo incidente ieri a caccia, niente di grave, passerà tutto in poco tempo, non so però se sabato potrò cacciare con te, vedrò come va la caviglia…”  rispose Katniss.

Gale annuì e tornò in fretta al bancone dicendole, “Incidenti del mestiere Katnip…” Katniss sorrise a sua volta.

“Ora devo tornare dalla mia sorellina, è la prima volta che la porto quaggiù…”

In mezzo alla folla Katniss cercò la sorellina Prim quando la vide in piedi vicino ai banconi dove si vendevano i formaggi. Non appena le fu vicino capì dal suo sguardo dubbioso che era accaduto qualcosa. Anche la cesta con le loro merci non era con lei.

“Prim, dove hai posato la nostra cesta?” chiese Katniss mentre un sospetto si faceva strada nella sua mente..

La piccola Prim si affrettò a dare una spiegazione.

“Katniss è passato qui un tuo amico, un giovane ragazzo che ti conosce, e mi ha detto che mi avrebbe aiutato a portare la cesta con le pelli e i formaggi al banco dove li avremmo venduti….”

Le parole morirono nella gola della piccola che ora con degli occhi dolci e spaventati non dava più spiegazioni, cercava solo più un cenno di conferma e di approvazione negli occhi di Katniss.

“Prim guardami: quando è successo, com’era quel ragazzo?” le chiese Katniss velocemente.

“Proprio un minuto fa, è andato da quella parte…è un ragazzo con un giaccone pesante e un cappello di lana…”

Katniss si voltò immediatamente e mosse qualche passo nella direzione indicata da Prim…prima di rendersi conto che in quella ressa la loro preziosa cesta di formaggi e pelli era stata rubata. I negozianti intorno non avevano notato nulla salvo i numerosi stranieri destinati al lavoro nelle miniere e giunti con il treno del mattino nel Distretto 12. L’uomo visto da Prim era sparito nel nulla.

Quando tornò a voltarsi verso la sorellina non vide altro che un volto carico di innocenza tradita…si chinò verso di lei e la prese tra le braccia come per nasconderle la vista di quel luogo che aveva approfittato crudelmente di una bambina povera. Prim ormai aveva capito in tutta la sua grandezza il raggiro di cui era stata vittima e piangeva di una disperazione più grande di lei. Katniss subito provò ira non verso Prim ma verso quel maledetto che le aveva derubate e poi si rese conto che ora era Prim ad aver bisogno di aiuto. Anche lei per un istante stette per piangere ma ricacciò indietro le lacrime con rabbia: a lei non era permesso manifestare il dolore, di fronte a Prim doveva essere forte. La accarezzo dolcemente e le disse che la colpa di tutto era solo sua e che non avrebbe dovuto lasciarla sola un istante in quel covo di ladri. Non voleva inoltre che restasse troppo segnata dall’errore commesso, presto Prim sarebbe stata grande abbastanza per mettere la sua vita a rischio ogni anno nella Mietitura e dunque avrebbe dovuto imparare a convivere anche con la dura realtà del mercato clandestino. Nella sorellina rivedeva la bimba spaventata che era stata lei solo pochi anni fa, prima che la disgrazia in miniera le portasse via per sempre il suo papà. Lei almeno aveva potuto imparare dal padre come muoversi in quell’ambiente mentre Prim non aveva avuto occasioni per imparare ad evitare quelle ingenuità.

“Coraggio Prim, andiamo verso casa…qui ormai non abbiamo più nulla da fare” propose Katniss alla sorella ancora molto scossa.

“Katniss come faremo con le cose per l’inverno che dovevamo comprare? Sapessi come mi dispiace per il guaio che ho combinato…” disse sommessamente Prim.

“Ce la faremo lo stesso Prim, andrò di nuovo a caccia e vedrai che potremo comprare tutto ciò di cui avremo bisogno…tu farai altro formaggio con il latte della tua capretta e tutto andrà bene, vedrai…” le rispose Katniss.

Mentre ancora parlava la sua mente corse al maglioncino di lana del quale avrebbero avuto bisogno, Prim per andare a scuola e lei per uscire a caccia. Pazienza, lei avrebbe usato per la caccia qualche vecchissimo maglione della madre troppo bucato da portare a scuola ma per Prim…

Prese poi Prim per mano e tornando verso il Giacimento, la periferia della città dove abitavano, spiegò a Prim alcune regole di base per trattare con la gente non certo tenera del mercato clandestino. Giunsero a casa a metà pomeriggio, la loro madre non era lì ma ad aiutare le vicine con il bucato e la pulizia della casa cosa che le fruttava qualche spicciolo, sempre che la depressione  non la mettesse in condizioni di non poter svolgere tali attività. Katniss lasciò Prim a curare un po’ l’orto e usci oltre la recinzione, non a caccia perché la gamba le faceva ancora male ma a vedere se le trappole per conigli e le volpi avevano portato qualche risultato. Non amava molto quel tipo di caccia, da ottima tiratrice con l'arco che era preferiva l’appostamento e il colpire la preda. Non era altrettanto brava con le trappole ma conosceva la tecnica e le permetteva di portare a casa qualche cosa. Quel giorno poche delle trappole avevano funzionato a dovere, la maggior parte erano vuote o con l’esca mangiata dall’animale senza averlo catturato. Ridispose le trappole e portò a casa un coniglio ed una giovane volpe, pagata bene per la sua pelle. Verso sera calò la nebbia sulle colline intorno e al tramonto del sole la temperatura scese bruscamente. Nel tornare a casa raccolse anche qualche mela selvatica, almeno per quel giorno la cena era assicurata. La sera Prim aveva preparato la tavola e cucinato qualche patata molto bene anche perché si sentiva ancora in colpa per i fatti della giornata e con il coniglio e le mele selvatiche anche Katniss sentì comunque la gioia e un po’ di calore nella loro povera casa dove solo la cucina e il salottino con il camino erano riscaldati. Dopo la cena lei e Prim salirono nella loro cameretta al piano superiore, Prim finì i suoi compiti mentre Katniss cercava di porre rimedio agli spifferi di aria gelida provenienti da fuori. Andarono a dormire presto, solo sotto le coperte il freddo era tollerabile. Quel momento della giornata era l’unico istante che Katniss ritagliava per se stessa e per un istante solo ritornava una ragazza di poco più di 15 anni con i suoi piccoli sogni troppe volte ridotti al silenzio dalle responsabilità verso la sua famiglia. Il sogno di una esistenza diversa, nonostante tutto, continuava ad abitare nel suo cuore, forse un giorno sarebbe riuscita ad avere una vita che valesse la pena di essere vissuta. Doveva solo tenere duro e cercare di restare viva, nel senso vero e proprio del termine sopravvivendo alle Mietiture che anno dopo anno le creavano un senso di disgusto profondo e impedendosi di perdere quella luce interiore che animava i suoi occhi grigio azzurri. Fu riportata alla realtà dalla voce di Prim, sepolta sotto le coperte del suo letto.

“Kat….ho tanto freddo…posso dormire con te per stanotte?”

  “Certo tesoro, vieni qui con me…” la invitò Katniss.

“ Mi vuoi ancora bene dopo i guai che ho combinato oggi…” disse Prim con un groppo di dolore in gola.

“Certo che te ne voglio Prim, lo sai che sei la cosa più importante della mia vita, se non avessi te non avrei altro….” rispose piano Katniss.

La piccola si alzò dal suo lettino ed entrò in quello di Katniss che le accarezzò il viso delicato e i bei capelli biondi del colore del grano. Si addormentarono così, dolcemente, una tra le braccia dell’altra, due uccelline che potevano finalmente godere del tepore dello stesso nido.

  
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