L’estate volgeva ormai
al suo termine. L’aria sulle colline
intorno al Distretto 12 iniziava a diventare fresca e tagliente, specie nelle
prime ore del mattino. Gli alberi e la vegetazione cominciavano a mostrare i
segni del peso di una intera estate ormai trascorsa, come al solito, troppo
rapidamente. Le foglie assumevano caldi riflessi giallo dorati che rendevano
ancora più belli, quasi incantati i boschi oltre la recinzione elettrificata.
Dopo la breve pausa estiva Katniss era tornata a scuola e questo le dava meno
tempo per cacciare e dedicarsi alla sua principale attività: quella di far
sopravvivere ciò che restava della sua famiglia dopo la morte di suo padre. Sua
madre alternava periodi di scarsa coscienza a periodi di completa apatia
restando a volte per giorni sotto il portico di fronte al cortile di casa o in
camera sua con lo sguardo perso nel vuoto, quello sguardo che Katniss le aveva
visto per la prima volta alla morte di suo padre. Un tempo era stata la farmacista
del distretto 12, conosceva bene le piante medicinali e Katniss aveva fatto
tesoro di questa conoscenza che le aveva permesso diverse volte di assicurare
una cena decente ai propri cari e le aveva fornito buona merce di scambio per
il baratto al mercato nero del Distretto. Purtroppo questo era uno dei periodi
peggiori per lei e non poteva esserle d’aiuto nelle attività di ogni giorno. Non
le addossava nessuna colpa, sapeva che sua madre era malata e da tempo
aveva ormai accettato il fatto che tutto
fosse caricato sulle sue spalle.
Aveva subito la
ripetizione rituale degli eventi della sua terza mietitura quasi indifferente,
come una cosa a cui ormai era abituata, evitando di pensare al fatto che più
cresceva la sua età e più alte erano le probabilità di essere estratti a sorte per
avere l’impagabile onore di morire per il divertimento della annoiata
popolazione di Capitol City. L’unica cosa che davvero le importava è che fosse
solo lei a rischiare la vita, perché sua sorella Prim non aveva ancora compiuto
i 12 anni di età. Non pensò neppure ai molti biglietti in più con il suo nome
sopra ottenuti in cambio di qualche razione alimentare passata dal Governo ma
lei di quel cibo aveva necessità per assicurare una vita dignitosa alla sua
sorellina, che lei adorava paragonare a una paperella. Solo un oscuro
presentimento turbava la sua anima nel profondo…cosa sarebbe accaduto se lei
fosse stata destinata a divenire un Tributo? Meglio non ragionarci troppo su…Anche
quell’anno Effie Trinker annunciò con il suo improbabile vestito giallo
fosforescente e il suo accento da cittadina della capitale il nome della ragazza prescelta per il
distretto 12. Quando accadde Katniss non sentì neppure bene il suo nome, le
molte ragazze presenti intorno a lei se lo ripeterono l’una all’altra molte
volte quasi come uno scongiuro che anche quell’anno le aveva mantenute in vita.
Tutte salvo la sorteggiata, impietrita, Lizzie Grant, attorno alla quale si
formò immediatamente il vuoto, come se le altre avessero orrore per quella
povera compagna accarezzata dalla Morte. Katniss la conosceva poiché era in
classe con lei anche se non poteva definirla una sua amica , lei non aveva
molto tempo per intrattenersi in pubbliche relazioni. L’unica ragazza con cui
ogni tanto parlava dopo la scuola era la figlia del sindaco Madge Undersee che
faceva la sua stessa strada per raggiungere la scuola del distretto. Lizzie e
l’altro ragazzo prescelto furono presi immediatamente in consegna dai
Pacificatori e portati nella massiccia costruzione del Palazzo di Giustizia,
verso il destino che li attendeva. Alla ripresa delle lezioni Katniss evitò di
guardare e pensare al posto di Lizzie rimasto vuoto, la piccola non era
sopravvissuta neppure un giorno ai 73° Hunger
Games.
Katniss quel giorno
seguì distrattamente le lezioni di Mrs. Perino e non fece altro che pensare al
molto lavoro che l’attendeva a casa. Era importante mettere da parte durante
l’autunno ogni cosa che non fosse strettamente necessaria per sopravvivere in
vista dell’inverno che sarebbe arrivato improvviso sul Distretto 12 già alla
fine del mese di Novembre. La neve avrebbe coperto i campi e i boschi, la
selvaggina sarebbe stata difficile da cacciare a causa del mimetismo con
l’ambiente innevato o per il letargo. Finalmente la campanella liberò Katniss
dalla lezione di storia mille volte ripetuta e passò a prendere Prim nella
classe dei bambini più piccoli. Prim era una biondina dolcissima, troppo
sensibile per far parte di un Distretto così duro, quello dei minatori,
scolpiti nella roccia come il carbone che estraevano per la Capitale.
Nonostante a caccia Prim fosse un disastro, la si poteva sentire arrivare da
almeno un miglio di distanza e insistesse nel curare le prede ferite anziché
dare loro il colpo di grazia, era però una ottima coltivatrice e curava il suo orticello con vera dedizione,
riservando ad ogni coltura non soltanto le cure necessarie ma anche una forma
di affetto quasi fossero piante ornamentali. Quell’anno in particolare la
coltivazione del mais era stata eccellente e Katniss contava di ricavare dal
mais dell’ottima farina gialla e dall’orto anche merce di scambio per
acquistare al mercato nero qualche vestito pesante per l’inverno per Prim. Prim
aveva un fisico delicato e pativa per il freddo mentre Katniss si sentiva a suo
agio nella sua tenuta da caccia, con gli anfibi in pelle e la giubba impermeabile
che era stata di suo padre. Anche lei a volte tremava per il freddo ma si era
addestrata ad ignorare temperature rigide, la fame e la paura degli animali
selvatici, non poteva permettersela se voleva sopravvivere in quell’ambiente
così difficile. Quel pomeriggio Katniss pensò di uscire solo per poco tempo
dalla recinzione elettrificata che era abitualmente senza corrente come il
resto delle case del Distretto 12. Piazzò alcune trappole per conigli e volpi
nel bosco e decise di raccogliere qualche manciata di mirtilli selvatici tornando
verso casa. Fu attratta da un fruscio proveniente da un cespuglio e la sua mano
corse veloce all’arco da caccia che portava sempre con se nelle sue battute nel
bosco. Anche quando usciva solo a piazzare trappole si armava con arco e
coltello da caccia per timore di brutti incontri con animali selvatici oltre la
recinzione. Avanzando sul terreno scosceso e ingombro di rami caduti e
sterpaglie e intenta ad osservare il fitto cespuglio pose il suo piede destro
dentro un tronco caduto. Il tronco fradicio cedette con un rumore secco e dal
cespuglio usci d’improvviso una intera nidiata di quaglie. Katniss scivolò ecadde
a terra preoccupandosi non di se stessa ma di salvare arco e faretra, quelli
erano strumenti di sopravvivenza prioritari. Cadendo la sua caviglia destra
restò intrappolata all’interno del tronco cavo e subito il dolore la fece quasi
gridare.
“Maledizione, caduta
come una dilettante….per delle stupide quaglie…” Pensò tra se e se impedendosi
di lamentarsi ad alta voce. Stette per qualche minuto a terra mentre le fitte
dolorose pulsavano nella caviglia. Alzò al cielo una muta preghiera:
“Oh Dio…. ti prego…. fa
che non mi sia spezzata una gamba o sono davvero nei guai….” A poco a poco il
dolore lancinante divenne più tollerabile e Katniss, dopo aver controllato che arco
e frecce fossero rimasti intatti nella caduta, provò ad alzarsi da terra. Si
appoggiò al tronco di un albero e si mise in piedi sulla gamba sinistra. Aveva
paura a togliere lo stivaletto destro per timore che il gonfiore le impedisse
poi di rimetterlo, tornare a casa scalza avrebbe provocato altri danni. Quando
le parve che il piede facesse un pò meno male provò a metterlo a terra e con
sua sorpresa il dolore fu meno forte del previsto. Anche caricandoci sopra un
po’ di peso il piede non cedeva anche se la caviglia era molto provata. Nel suo
cuore un po’ di nubi si risollevarono e si convinse di aver riportato solo una
brutta distorsione. Seppur zoppicando vistosamente si avvio verso casa, nascose
nel solito tronco cavo arco e faretra e passò la recinzione in un punto dove
c’erano numerosi varchi nel filo spinato e tracce di animali sulla terra umida.
Arrivò a casa a pomeriggio inoltrato.
“Ciao Katniss…perché
zoppichi così…cosa ti è capitato?” Le chiese subito Prim appena la vide
arrivare nel cortile di casa.
“Non è nulla paperella,
solo la tua sorellina non è più capace a stare in piedi…” scherzò Katniss con
un sorriso dolce per non preoccuparla. Prim era affaccendata nel loro
orticello. O per meglio dire si dava da
fare a tenere lontana la loro capretta Lady dai cavoli che avevano un aspetto
davvero invitante. Le piante del mais erano alte un paio di metri e le
pannocchie stavano perdendo le foglie esterne promettendo del ricco granoturco
giallo ed arancio che era una gioia per gli occhi. Anche rape, barbabietole e
fagioli crescevano bene, quell’anno la siccità aveva dato poco fastidio. Grazie
a quei frutti l’inverno sarebbe passato meno duramente.
“Prim, finisci i lavori
nell’orto e porta Lady nel suo recinto nel fienile, ti aspetto in casa per
cena” la invitò Katniss da sotto il portico di casa.
“Va bene Katniss,
qualche minuto ed arrivo….”
Katniss entrò in casa,
tolse il giaccone da caccia e con un po’ di timore sciolse i legacci degli anfibi.
La caviglia destra era gonfia e faceva male ma tutto sommato si era aspettata
di peggio. “Niente che non passi con qualche giorno di calma…” pensò. Aiutata
da Prim preparò la cena che portò in camera alla madre dove era rimasta tutto
il giorno, indifferente alla vita e alle cose di casa. Lei cenò con Prim alla
luce delle lampade a petrolio, era raro avere l’elettricità dopo cena, e si
preparò per andare a letto. A quell’ora di solito leggeva a Prim una favola o
le cantava una vecchia filastrocca. La fiaba era tratta da un vecchio libro che
Katniss aveva barattato al mercato nero per due quaglie. Lo aveva regalato a
Prim per il suo compleanno quando era più piccola, sapeva che a Prim piacevano
le fiabe e voleva tenerla lontana per quanto più tempo poteva dalla crudele
realtà del mondo in cui vivevano, fatta di Hunger Games e di sangue innocente. Era
stata una giornata lunga ed intensa e lei si sentiva molto stanca…degnò solo di
uno sguardo veloce i libri posati sulla sedia di fronte al suo letto e ancora
legati insieme da quando era rincasata da scuola. Mise invece dell’estratto di
arnica e una vecchia benda sulla caviglia sperando che l’indomani sarebbe andata
meglio. Fuori si era alzato un vento freddo da Nord che fischiava passando tra
le imposte di legno sconnesse della loro povera casa ma lei, rassicurata dal respiro
lieve e regolare di Prim e dal silenzio sereno della sua abitazione, si
concesse finalmente un po’ di riposo.
La sveglia arrivò molto
presto. Prima della scuola c’era da preparare qualcosa da mangiare mentre Prim
accudiva ai loro pochi animali, la capretta veniva munta e il gatto restava al caldo vicino alla stufa
appena accesa sperando di rimediare qualcosa per la colazione. La caviglia di
Katniss faceva un po’ meno male ma la benda rimase ancora al suo posto per
evitarle movimenti troppo dolorosi. Oggi non sarebbe uscita oltre la
recinzione, non con quella distorsione. La colazione fu frugale, appena un paio
di fette di pane raffermo e una scodella di latte che la capra forniva loro. Non
molto spesso riuscivano a trasformarlo in un pezzetto di formaggio, una sola
capra non assicurava una produzione di latte sufficiente. Quando passava al
mercato nero Katniss riusciva a scambiare uno scoiattolo per qualche uovo e a
volte ne cuoceva uno per Prim e uno per la madre. Quanto a lei era solita
accampare scuse ed al mattino diceva che le uova non le andavano…così Katniss
teneva per se una mela o un po’ di frutta e andava a scuola perennemente
affamata. Tempo grigio e nebbioso quella mattina, Distretto 12 aveva un’aria
ancora più cupa del solito. Lei e Prim camminarono in silenzio fino a
raggiungere la scuola dove la mattinata prese subito una brutta piega per
Katniss. Mrs. Perino aveva predisposto una sorta di verifica a sorpresa sul
programma di storia svolto fino alla lezione precedente. Il suo rendimento
scolastico a dire il vero non l’aveva mai preoccupata molto, come ogni ragazzo
o ragazza del Distretto la sua prospettiva più probabile era quella di finire a
lavorare in miniera, turni massacranti di dodici ore a giornata senza riguardo
ad alcuna festività. Katniss si era sempre giurata di non finire così a fare
quel lavoro, lei preferiva dedicarsi alla caccia, l’unica cosa che davvero
sapeva fare bene. Sfortunatamente era anche una attività illegale in quanto
praticata al di fuori delle recinzioni elettriche e tramite l’uso di armi che
nessun cittadino era autorizzato a detenere. Se fosse mai stata presa dai
Pacificatori con il suo arco da caccia in mano avrebbe potuto essere condannata
come rivoltosa ed avrebbe rischiato la pena capitale. Fortunatamente i
Pacificatori stessi erano spesso funzionari corrotti che acquistavano la
cacciagione a prezzi di favore al mercato nero, anche grazie a loro Katniss
poteva fare quei piccoli affari che le permettevano di sopravvivere con la sua
famiglia. Katniss lesse svogliatamente le domande della verifica rendendosi
conto che a ben poche di loro avrebbe potuto dare una risposta appena
soddisfacente. Pensò a ciò che aveva
dovuto fare il giorno prima e si convinse che qualche pelle di volpe o un paio
di conigli presi in trappola sarebbero stati una congrua ricompensa per una
insufficienza in storia. L’avrebbero forse tenuta a scuola per sempre facendole
perdere una anno scolastico? O questo le avrebbe potuto dare la garanzia di un
futuro nel Distretto 12? O anche solo la certezza di arrivare a compiere i suoi
18 anni con altre tre “Mietiture” che aveva ancora davanti a se? Cercò lo
stesso di fare ciò che poteva, e anche quella mattina la scuola ebbe termine.
Non si fermò alla mensa scolastica, era piuttosto costosa e lei non amava molto
i momenti di socializzazione non perché fosse una persona scontrosa ma perché a
volte si trovava a disagio nel dover rispondere a curiosità delle sue compagne
riguardo la sua vita fuori dalla scuola: Katniss era sempre prudente nel dare
informazioni sulle sue attività…poteva bastare una parola di troppo fatta con
la persona sbagliata per finire nei guai con i Pacificatori. Lei desiderava
invece che Prim non si sentisse diversa dalle altre bambine e con i soldi
risparmiati sul suo pranzo la sorellina poteva contare su un pasto caldo. Nel
pomeriggio Katniss decise di portare con se la piccola Prim al mercato nero.
Quello non era certo un bell’ambiente per una ragazzina, era un covo di
tagliagole, dove si concentravano tutte le attività illegali del Distretto. Era
tollerato solo poiché i funzionari governativi traevano vantaggi dall’esistenza
di questo mercato parallelo. In quei giorni Prim era riuscita a mettere da
parte un po’ di latte e ne aveva ricavato con l’aiuto della madre un paio di
piccole forme di formaggio che Katniss contava di scambiare insieme con alcune
pelli di volpe e di coniglio per un maglioncino di lana per l’inverno, adatto
alla sua sorellina o anche a lei,
avevano quasi la stessa taglia, la piccola Prim stava diventando una splendida signorina.
Katniss era nota al mercato nero perché spesso portava lì la selvaggina o le
pelli degli animali uccisi o le verdure prodotte dal loro orto. In cambio si
procurava sementi, legna da ardere, indumenti e candele per rischiarare le
lunghe serate d’inverno senza la corrente elettrica. Suo padre l’aveva
introdotta nel giro del mercato nero e tutti coloro che erano soliti far affari
con lui furono lieti, per rispetto alla sua memoria, di far affari con la
piccola Katniss, la promettente cacciatrice il cui padre era saltato in aria in
una esplosione durante il lavoro in miniera. Katniss e Prim arrivarono tra le
baracche di legno dove si teneva il mercato nero, Prim teneva tra le mani la
cesta con il loro formaggio e le pelli. Per Prim tutto quanto era nuovo ed
osservava stupita tanto le merci più svariate che erano sui bachi dei venditori
quanto la strana gente di ogni condizione sociale che faceva affari al mercato.
Minatori, mercanti, cacciatori, agricoltori, proprietari di attività
commerciali trattavano vociando rumorosamente merce di ogni genere. Non di rado
si scatenavano risse che a volte potevano finire molto male con l’intervento
dei Pacificatori che stroncavano la rivolta con metodi violenti. In quel caso
era meglio trovarsi lontano da quel posto… Non lontano dall’ingresso Katniss
vide Gale Hawthorne, suo compagno nelle scorribande di caccia oltre la
recinzione. Erano amici da tempo ed era anche lui un valente cacciatore. Di
solito cacciavano insieme quando la preda era troppo grossa o pericolosa per essere affrontata da una
persona sola, cervi o cinghiali che assicuravano però carne per settimane e
ottimi ricavi al mercato nero.
“Ehi Katniss! Vieni un
po’ a vedere cosa ho preso l’altro giorno….” Disse Gale sorridendo con
impazienza.
Katniss si rivolse a
Prim e le disse di aspettarla solo qualche istante vicino al luogo dove si vendevano i formaggi, a pochi
passi dall’ingresso.
Gale aveva catturato
una magnifica coppia di tacchini selvatici che aveva poi esposto in bella
mostra sui banchi riservati alla cacciagione. Katniss fu stupita nel vedere due
animali così imponenti, davvero bella selvaggina. Il suo pensiero volò per un
istante alle trappole piazzate il giorno prima e con le quali sperava di
prendere qualche volpe o coniglio. In questa stagione le pelli di volpe erano
pagate bene e andavano ad ornare i colletti degli stravaganti abiti delle
signore nella Capitale mentre il coniglio era un buon pasto e una pelle
facilmente scambiabile per generi di prima necessità.
“veramente due
bellissime prede Gale, i tuoi fratellini e sorelline stasera faranno festa!”
disse Katniss. Gale sorrise e notò che Katniss zoppicava ancora.
“Un piccolo incidente
ieri a caccia, niente di grave, passerà tutto in poco tempo, non so però se
sabato potrò cacciare con te, vedrò come va la caviglia…” rispose Katniss.
Gale annuì e tornò in
fretta al bancone dicendole, “Incidenti del mestiere Katnip…” Katniss sorrise a
sua volta.
“Ora devo tornare dalla
mia sorellina, è la prima volta che la porto quaggiù…”
In mezzo alla folla
Katniss cercò la sorellina Prim quando la vide in piedi vicino ai banconi dove
si vendevano i formaggi. Non appena le fu vicino capì dal suo sguardo dubbioso
che era accaduto qualcosa. Anche la cesta con le loro merci non era con lei.
“Prim, dove hai posato
la nostra cesta?” chiese Katniss mentre un sospetto si faceva strada nella sua
mente..
La piccola Prim si
affrettò a dare una spiegazione.
“Katniss è passato qui
un tuo amico, un giovane ragazzo che ti conosce, e mi ha detto che mi avrebbe aiutato
a portare la cesta con le pelli e i formaggi al banco dove li avremmo
venduti….”
Le parole morirono
nella gola della piccola che ora con degli occhi dolci e spaventati non dava
più spiegazioni, cercava solo più un cenno di conferma e di approvazione negli
occhi di Katniss.
“Prim guardami: quando
è successo, com’era quel ragazzo?” le chiese Katniss velocemente.
“Proprio un minuto fa,
è andato da quella parte…è un ragazzo con un giaccone pesante e un cappello di
lana…”
Katniss si voltò
immediatamente e mosse qualche passo nella direzione indicata da Prim…prima di
rendersi conto che in quella ressa la loro preziosa cesta di formaggi e pelli
era stata rubata. I negozianti intorno non avevano notato nulla salvo i
numerosi stranieri destinati al lavoro nelle miniere e giunti con il treno del
mattino nel Distretto 12. L’uomo visto da Prim era sparito nel nulla.
Quando tornò a voltarsi
verso la sorellina non vide altro che un volto carico di innocenza tradita…si
chinò verso di lei e la prese tra le braccia come per nasconderle la vista di
quel luogo che aveva approfittato crudelmente di una bambina povera. Prim ormai
aveva capito in tutta la sua grandezza il raggiro di cui era stata vittima e
piangeva di una disperazione più grande di lei. Katniss subito provò ira non
verso Prim ma verso quel maledetto che le aveva derubate e poi si rese conto
che ora era Prim ad aver bisogno di aiuto. Anche lei per un istante stette per
piangere ma ricacciò indietro le lacrime con rabbia: a lei non era permesso
manifestare il dolore, di fronte a Prim doveva essere forte. La accarezzo
dolcemente e le disse che la colpa di tutto era solo sua e che non avrebbe
dovuto lasciarla sola un istante in quel covo di ladri. Non voleva inoltre che
restasse troppo segnata dall’errore commesso, presto Prim sarebbe stata grande
abbastanza per mettere la sua vita a rischio ogni anno nella Mietitura e dunque
avrebbe dovuto imparare a convivere anche con la dura realtà del mercato
clandestino. Nella sorellina rivedeva la bimba spaventata che era stata lei
solo pochi anni fa, prima che la disgrazia in miniera le portasse via per
sempre il suo papà. Lei almeno aveva potuto imparare dal padre come muoversi in
quell’ambiente mentre Prim non aveva avuto occasioni per imparare ad evitare
quelle ingenuità.
“Coraggio Prim, andiamo
verso casa…qui ormai non abbiamo più nulla da fare” propose Katniss alla
sorella ancora molto scossa.
“Katniss come faremo
con le cose per l’inverno che dovevamo comprare? Sapessi come mi dispiace per
il guaio che ho combinato…” disse sommessamente Prim.
“Ce la faremo lo stesso
Prim, andrò di nuovo a caccia e vedrai che potremo comprare tutto ciò di cui
avremo bisogno…tu farai altro formaggio con il latte della tua capretta e tutto
andrà bene, vedrai…” le rispose Katniss.
Mentre ancora parlava
la sua mente corse al maglioncino di lana del quale avrebbero avuto bisogno,
Prim per andare a scuola e lei per uscire a caccia. Pazienza, lei avrebbe usato
per la caccia qualche vecchissimo maglione della madre troppo bucato da portare
a scuola ma per Prim…
Prese poi Prim per mano
e tornando verso il Giacimento, la periferia della città dove abitavano, spiegò
a Prim alcune regole di base per trattare con la gente non certo tenera del
mercato clandestino. Giunsero a casa a metà pomeriggio, la loro madre non era lì
ma ad aiutare le vicine con il bucato e la pulizia della casa cosa che le
fruttava qualche spicciolo, sempre che la depressione non la mettesse in condizioni di non poter
svolgere tali attività. Katniss lasciò Prim a curare un po’ l’orto e usci oltre
la recinzione, non a caccia perché la gamba le faceva ancora male ma a vedere
se le trappole per conigli e le volpi avevano portato qualche risultato. Non
amava molto quel tipo di caccia, da ottima tiratrice con l'arco che era preferiva
l’appostamento e il colpire la preda. Non era altrettanto brava con le trappole
ma conosceva la tecnica e le permetteva di portare a casa qualche cosa. Quel
giorno poche delle trappole avevano funzionato a dovere, la maggior parte erano
vuote o con l’esca mangiata dall’animale senza averlo catturato. Ridispose le
trappole e portò a casa un coniglio ed una giovane volpe, pagata bene per la
sua pelle. Verso sera calò la nebbia sulle colline intorno e al tramonto del
sole la temperatura scese bruscamente. Nel tornare a casa raccolse anche
qualche mela selvatica, almeno per quel giorno la cena era assicurata. La sera
Prim aveva preparato la tavola e cucinato qualche patata molto bene anche
perché si sentiva ancora in colpa per i fatti della giornata e con il coniglio
e le mele selvatiche anche Katniss sentì comunque la gioia e un po’ di calore nella
loro povera casa dove solo la cucina e il salottino con il camino erano
riscaldati. Dopo la cena lei e Prim salirono nella loro cameretta al piano
superiore, Prim finì i suoi compiti mentre Katniss cercava di porre rimedio
agli spifferi di aria gelida provenienti da fuori. Andarono a dormire presto,
solo sotto le coperte il freddo era tollerabile. Quel momento della giornata
era l’unico istante che Katniss ritagliava per se stessa e per un istante solo
ritornava una ragazza di poco più di 15 anni con i suoi piccoli sogni troppe
volte ridotti al silenzio dalle responsabilità verso la sua famiglia. Il sogno
di una esistenza diversa, nonostante tutto, continuava ad abitare nel suo
cuore, forse un giorno sarebbe riuscita ad avere una vita che valesse la pena
di essere vissuta. Doveva solo tenere duro e cercare di restare viva, nel senso
vero e proprio del termine sopravvivendo alle Mietiture che anno dopo anno le
creavano un senso di disgusto profondo e impedendosi di perdere quella luce
interiore che animava i suoi occhi grigio azzurri. Fu riportata alla realtà
dalla voce di Prim, sepolta sotto le coperte del suo letto.
“Kat….ho tanto
freddo…posso dormire con te per stanotte?”
“Certo
tesoro, vieni qui con me…” la invitò Katniss.
“ Mi vuoi ancora bene
dopo i guai che ho combinato oggi…” disse Prim con un groppo di dolore in gola.
“Certo che te ne voglio
Prim, lo sai che sei la cosa più importante della mia vita, se non avessi te
non avrei altro….” rispose piano Katniss.
La piccola si alzò dal
suo lettino ed entrò in quello di Katniss che le accarezzò il viso delicato e i
bei capelli biondi del colore del grano. Si addormentarono così, dolcemente,
una tra le braccia dell’altra, due uccelline che potevano finalmente godere del
tepore dello stesso nido.