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Autore: LaniePaciock    28/01/2013    11 recensioni
Sono passati mesi da quando Alex Tully, il padre di Richard Castle, è ‘risorto’, ma di lui nessuno ha più avuto notizia… Ora è quasi Natale e Rick avrebbe solo una cosa da chiedere a Babbo Natale, solo un desiderio da esprimere…
[Spoiler 5x09]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Altro personaggio, Kate Beckett, Martha Rodgers, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
- Questa storia fa parte della serie 'Rick's dad'
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ATTENZIONE: questa storia sarebbe un mezzo seguito di 'Montgomery's friends' (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1074228&i=1)... Se non l'avete mai letta vi perderete qualche particolare, ma la cosa più importante che dovete sapere è che Alex Tully è il padre di Rick! :) Buona lettura!! ;)
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A Katia e Sofia,
le mie due pazze, sclerate
(e un po' pervertite, ammettiamolo)
ma assolutamente fantastiche
compagne di stanza.
Questa è per voi, ragazze!
Grazie <3


“Ma come mi è venuta in mente quest’idea?” sussurrò lo scrittore sconsolato e con il fiato grosso.
“Castle, che stai mugugnando ancora?” chiese divertita la detective avvicinandosi all’uomo. Sembrava si fosse appena mossa, tutta fresca e pimpante, mentre era già un po’ che girava sulla pista. Rick invece era appena entrato e già stava sudando.
“Niente” replicò lui con una mezza smorfia. “Mi stavo solo chiedendo come mi è venuta in mente questa geniale idea della pista di pattinaggio…” La donna non riuscì a trattenersi dal ridere davanti alla sua faccia imbronciata.
“Oh, andiamo, non è poi così difficile!” esclamò Beckett. Rick le lanciò un’occhiataccia.
“Non è difficile per te forse, ma io non ci sono mai saputo andare su questi… cosi!” aggiunse guardando con uno sguardo frustrato e offeso i pattini  bianchi ai suoi piedi, come se fosse solo colpa loro il suo scarso equilibrio. Kate si morse il labbro inferiore per non ridere di nuovo.
“Lo sai che mi hai convinto tu a venire qui, vero?” domandò la donna divertita. Lui sbuffò. “Se non sai neanche andarci sui pattini perché ti sei impuntato così tanto per venirci?” Lo scrittore rimase in silenzio per qualche secondo, imbarazzato e forse anche un po’ preoccupato per la reazione che avrebbe potuto avere la sua musa.
“Perché è da quando ho visto la foto di te ragazza con i pattini in mano che volevo osservarti scivolare sul ghiaccio…” confessò incerto alla fine. Kate lo guardò per un momento sorpresa. Quindi scosse la testa e sorrise dolcemente. Ora capiva perché, adesso che stavano insieme ed era arrivato l’inverno, più di una volta l’uomo le aveva proposto di andare a pattinare sullo stagno ghiacciato di Bryant Park. Dopo diverse insistenze alla fine aveva ceduto. Era da quando sua madre era in vita che non pattinava. Ed era anche per questo che non aveva voluto saperne fino a quel momento di riprendere in mano i pattini. Ma ora che il drago era in carcere e sua madre aveva avuto finalmente giustizia, non c’era più niente che la trattenesse. Tranne i casi al distretto e se stessa. Ma era sera e omicidi fortunatamente non ne avevano avuti. Mancavano poco meno di due settimane a Natale, ma stranamente i criminali erano stati fino a quel momento molto più tranquilli degli anni passati. Inoltre erano anni che non pattinava e le mancava terribilmente. Le sue remore iniziali in realtà riguardavano la possibilità di fare figuracce davanti al suo scrittore, visto il lungo tempo trascorso dall’ultima volta che si era avvicinata a una pista di pattinaggio. Ma poi si era ricordata di chi stava parlando. Richard Castle, l’uomo più irritante, dolce, tenero e imbranato del mondo. Avrebbe potuto farcela.
Rimettersi i pattini quel giorno era stata una sensazione indescrivibile. Lei aveva sempre amato pattinare, fin da quando era bambina. Scivolare leggera sul ghiaccio era quasi come volare per lei. Aveva infilato con cura quei pattini bianchi che ora aveva ai piedi e li aveva allacciati con altrettanto impegno ed eccitazione repressa. Tutto questo sotto gli occhi attenti e curiosi di Rick. Il suo sguardo su di sé non era riuscito a farla deconcentrare. L’uomo aveva osservato ogni sua mossa senza dire nulla, semplicemente studiandola con quel suo mezzo sorriso dolce che aveva sempre quando sapeva che la sua musa stava facendo qualcosa che le ricordava sua madre in senso positivo.
Una volta finito di allacciare tutto con cura, Kate si era fermata a osservare quei due pattini bianchi avvolti sui suoi piedi. Quindi aveva preso un respiro profondo e si era avvicinata lentamente alla pista ghiacciata, quasi con timore. Per un momento aveva avuto paura di essersi dimenticata tutto. In fondo erano passati anni. Ma non era stato così. Appena la lama dei pattini era entrata in contatto con il ghiaccio infatti, era stato come se non avesse mai smesso. Le sue gambe si erano mosse quasi automaticamente, con grazia, scansando le persone davanti a lei, virando, prendendo velocità, rallentando. La sensazione di volare non era svanita.
Per un attimo le era sembrato di ritornare al Dicembre di tredici anni prima, quando sua madre l’aveva portata a pattinare per l’ultima volta. Aveva chiuso gli occhi e si era goduta quella sensazione di ritorno al passato. Per un secondo si era sentita di nuovo la ragazzina scalmanata che faceva disperare sua madre quando accelerava troppo in mezzo alla pista, rischiando non solo di prendere qualche altro povero pattinatore, ma anche di schiantarsi su una delle balaustre laterali. Quasi le era sembrato di sentire l’eco delle sua urla esasperate.
Poi però aveva aperto di nuovo gli occhi, ferma in mezzo alla pista, ed era tornata al mondo reale. Per un momento la malinconia aveva rischiato di prendere il sopravvento su di lei, come sempre quando il pensiero della morte di sua madre si manifestava. Non ci sarebbe più stata Johanna ad accompagnarla. Un secondo dopo però aveva alzato gli occhi e il sorriso era tornato sul suo volto. Perché sua madre non c’era più, ma il suo scrittore, appena entrato in pista abbarbicato alla ringhiera laterale in precario equilibrio, era sempre lì con lei. Il sorriso dolce si era trasformato però quasi subito in divertito. Anche perché l’uomo le aveva accennato al fatto che non fosse granché sul ghiaccio, ma a guardarlo sembrava che quasi non li avesse mai visti un paio di pattini!
Rick intanto l’aveva guardata ammaliato per tutto il tempo. Aveva osservato la sua donna muoversi sinuosa tra la folla come se questa fosse solo un ostacolo di poco conto. Per fortuna sembrava che la ferita alla gamba inflittagli dal drago non fosse che un lontano ricordo. Erano passati mesi, ma a volte, quando faceva ad esempio movimenti bruschi o era stanca, la vedeva passarsi nervosamente la mano sulla coscia dove sapeva si trovava la cicatrice. Anche lui era guarito ormai. Il segno sul suo fianco era indelebile, ma ormai non gli faceva più male se non in qualche raro caso in cui tentava di allungarsi troppo, magari anche solo per stirarsi o prendere qualcosa in qualche scaffale alto. La cicatrice sul suo volto invece, una sottile striscia biancastra che partiva dal sopracciglio e gli arrivava al mento, un regalo del fratello di Maddox, era pressoché svanita. Quasi non sapeva se rallegrarsene o meno. In fondo Kate gli aveva detto che quel segno lo faceva molto macho. Oh, beh, tanto ne aveva sempre un’altra di cicatrice. E quella era solo per i suoi occhi.
Rick sorrise sollevato quando capì che Kate non si sarebbe arrabbiata per averle detto che la voleva vedere su una pista da ghiaccio a causa di una vecchia foto con lei, i pattini e Johanna. La osservò scuotere la testa con un lieve sorriso alla sua uscita. Rimase incantato per un momento a guardarla, mentre mille altri pensieri su di lei gli si affollavano in mente. Primo fra tutti, la consapevolezza che quella donna straordinaria avrebbe passato il Natale a casa sua. Con lui. Sì, ci sarebbero stati anche Martha, Alexis e Jim, ma era lei a casa sua con lui! A Natale!! A volte gli sembrava ancora incredibile.
Quando glielo aveva proposto, la settimana prima, all’inizio Kate si era dimostrata riluttante all’idea, ma gli aveva spiegato perché. Da quando era entrata in polizia, tutti i turni natalizi li prendeva lei perché potesse sorvegliare la felicità di quelle persone la cui famiglia non era stata brutalmente spezzata. Né lei né suo padre avevano più festeggiato. Lei rimaneva al distretto e lui andava a chiudersi nella casa in montagna. “Avevamo ancora le decorazioni in casa quando è morta” gli aveva spiegato quella volta la detective. Lui aveva annuito in silenzio. Ovvio, era il 9 gennaio quando uccisero Johanna. “Mettere via i festoni fu un po’ come mettere via il Natale.” Lui aveva capito. Non aveva voluto forzarla a venire, ma non avrebbe voluto nemmeno passare il Natale senza di lei. Così le aveva chiesto se sarebbe potuto passare per farle compagnia. La detective era rimasta spiazzata dalla sua richiesta e aveva cercato di convincerlo a rimanere a casa con Martha e Alexis con scarsi risultati. In ogni caso per fortuna non ci furono bisogno di troppe discussioni. Meno di due giorni dopo infatti, Kate aveva ripensato alla sua proposta e aveva accettato l’invito, convincendo anche suo padre a venire. Rick ne era rimasto sorpreso, ma enormemente felice. Era il momento di cominciare una nuova tradizione natalizia.
In quel momento si accorse che la detective gli stava parlando e che lui non aveva sentito una sola parola, troppo preso dai suoi pensieri e dalle guance un po’ arrossate per il freddo, ma assolutamente adorabili, della sua musa. Scosse appena la testa cercando di concentrarsi.
“Mettila così, Castle” esclamò Kate all’improvviso a braccia conserte davanti a lui. “Se non ti stacchi da quella balaustra, non imparerai mai a pattinare!” Lo scrittore fece una smorfia.
“Se mi stacco, cado” dichiarò convinto. “E non ci tengo a congelarmi il sedere!” aggiunse aggrappandosi ancora più saldamente alla ringhiera. Poi ci ripensò e voltò la testa verso di lei con uno sguardo malizioso. “Certo che se poi mi prometti di aiutarmi a scongelare, allora potrei anche pensare di…” Beckett roteò gli occhi e non lo fece neanche finire. Gli diede una manata sul braccio per zittirlo. A quel gesto, Rick quasi cadde. Ritrovò il suo precario equilibrio iniziale, con non poche difficoltà, e si immobilizzò.
“Ma sei impazzita??” si lamentò subito l’uomo guardandola come fosse uscita di senno. “Ti ho detto che cado, Beckett!!”
“E io ti ho detto che se non ti sposti subito da quella ringhiera, rimpiangerai di non averci neanche provato, Castle!” replicò lei con aria seccata, senza però riuscire a trattenere un sorriso divertito. Lo scrittore la guardò male.
“Tu mi vuoi morto, confessa, detective” iniziò a dire Rick con fare melodrammatico. “Mi vuoi ibernato. Io poi voglio vedere da chi vai a farti fare tutti quei fantastici massaggi che le mie magiche dita possono regalarti! Per non parlare del dopo massaggio…” aggiunse sottovoce con un sorriso furbo. Kate si morse il labbro inferiore e gli si avvicinò lentamente fino a trovarsi a pochi centimetri dal suo viso.
“Sai, se non ti stacchi immediatamente, allora inizierò davvero a cercare qualcun altro che sappia fare quei massaggi…” Castle la guardò offeso e sorpreso, con la sua più classica faccia da cane bastonato. “E poi dimmi tu, caro il mio scrittore” aggiunse la detective abbassando la voce e avvicinandosi ancora di più all’uomo con un sorrisetto malizioso. “Se io ora ti lascio qui, tu dove la trovi un’altra che ti fa certi giochetti con la lingua e il ghiaccio?” sussurrò un secondo prima di passarsi lentamente la suddetta lingua lungo il labbro superiore. Rick deglutì. Al solo pensiero iniziava a sentire caldo. Automaticamente staccò una mano dal parapetto per circondarle la vita e sentire il calore di lei su di sé. Il movimento brusco però lo fece rinsavire e insieme perdere l’equilibrio, tanto che quasi cadde a terra. Beckett lo guardò stupita, le sopracciglia alzate e la bocca semiaperta. Aveva decisamente un equilibrio pessimo…
Osservandolo meglio però, mentre Rick si ancorava di nuovo con le mani alla ringhiera, la donna si accorse del perché. Lo scrittore era rigido come uno palo. La detective scosse la testa rassegnata. Per forza che alla minima mossa rischiava un volo sul ghiaccio!
“Castle, lo sai che dovresti essere più sciolto nei movimenti?” domandò retorica Beckett. Lui la guardò per un momento confuso. Poi rivolse lo sguardo al suo stesso corpo, come se stesse controllando le sue condizioni.
“Io sono sciolto” rispose l’uomo. Kate alzò un sopracciglio e Rick sbuffò. “Va bene, forse non completamente sciolto…”
“Castle, sembri uno stoccafisso” dichiarò lei lapidaria. A quelle parole lo scrittore la guardò imbronciato. Un momento dopo però qualcosa catturò l’attenzione dell’uomo. Kate lo vide diventare più serio all’improvviso mentre puntava lo sguardo dietro di lei. La donna si voltò perplessa, le sopracciglia aggrottate. Erano le otto di sera e non c’era molta gente che pattinava a quell’ora. Era già buio e la maggior parte delle persone era a casa al caldo a cenare. Avevano scelto di venire in quel momento al laghetto ghiacciato anche per la poco folla che sapevano vi avrebbero trovato. La detective quindi capì subito cosa il suo scrittore stesse osservando. Qualche metro più in là di loro infatti, quasi al centro della pista, c’era un uomo che pattinava piano tenendo per mano il suo bambino. Facevano piccoli passi in avanti, il padre sicuro, il bambino molto meno, mentre quello spiegava passo passo al piccolo come spostare il peso e muoversi, controllando allo stesso tempo che non cadesse.
Quando la detective si girò di nuovo verso Rick, l’uomo aveva distolto lo sguardo e ora aveva gli occhi puntati sulle sue mani guantate e ancorate alla ringhiera, senza però vederle. Lo sentii sospirare piano.
“Kate, nessuno mi ha mai insegnato a pattinare” sussurrò all’improvviso l’uomo senza guardarla in volto, come se fosse un segreto inconfessabile. “Mia madre non aveva mai tempo, anche perché questo è il periodo dei grandi spettacoli, lo sai, e… beh, ovviamente, non è che mio padre fosse molto presente…” aggiunse con tono ironico e amaro. Kate capì subito qual era il problema. Si avvicinò di nuovo a lui e gli posò una mano sul braccio.
“Lo hai più sentito?” domandò piano.
“Da quel giorno?” replicò lo scrittore con uno sbuffo sarcastico. “Mai.” La sua musa lo guardò tristemente senza sapere bene cosa dire. Iniziò ad accarezzargli lentamente il braccio.
“Hai mai provato a contattarlo?” chiese ancora. Rick scosse la testa.
“Lui è… insomma, lui è della CIA! Avevo paura di non trovarlo o distrurbarlo o… non lo so…” ammise lo scrittore con voce appena più stridula del normale.
“Non ci hai neanche provato, vero?” sussurrò la donna. Di nuovo Rick scosse la testa e abbassò lo sguardo colpevole.
“Aveva detto che avrebbe chiamato… e invece…” lo sentì mormorare, talmente piano che quasi non lo udì. La presa sulla balaustra si fece ancora più stretta. Beckett era pronta a scommettere che le nocche gli fossero diventate ormai bianche sotto i guanti.
“Rick, mi spiace, ma lui… ecco…” cercò di trovare le parole adatte in modo da provocare il meno dolore possibile, ma lo scrittore la precedette.
“Ma lui è della CIA e quindi è ovvio che non abbia nessun contatto con l’esterno perché probabilmente è in missione o chissà cos’altro” esclamò atono e sconfortato, come se si fosse imparato a memoria quella frase e se la fosse ripetuta all’infinito. I suoi occhi blu erano puntati sui suoi guanti, ma non li vedeva realmente. Kate strinse appena la presa sul suo braccio, a indicargli la sua presenza e vicinanza. Rick fece un sospiro rassegnato. “Mi chiedo quasi se mi avesse detto la verità quando aveva sostenuto di essermi sempre stato vicino…” disse con amarezza. Kate ricordò che lo scrittore gli aveva parlato di alcuni brevi momenti condivisi in passato con suo padre, senza che lui però sapesse realmente chi era, finché Tully non glielo aveva rivelato. Piccoli momenti, da una semplice partita a baseball al parco al come tenere in braccio Alexis appena nata in ospedale, ma che per Rick erano significati tantissimo. “Forse quelli che mi aveva confessato erano in realtà gli unici momenti in cui c’era stato davvero…” Prese un altro respiro profondo e alzò gli occhi al cielo, come a cercare una risposta alle sue domande nelle stelle e nella Luna sopra di loro.
“Rick…” cercò di confortarlo la detective, ma le parole le morirono in gola. Non sapeva cosa fare, né dire. Sapeva che Rick si sentiva di nuovo abbandonato dal padre. Lo aveva conosciuto solo per pochi giorni e poi era sparito di nuovo per mesi, nonostante la promessa di farsi sentire. Avrebbe voluto consolarlo, dirgli che suo padre si sarebbe di nuovo fatto vivo e presto… Ma lei stessa credeva davvero che Tully l’avrebbe fatto? Scosse la testa. L’aveva conosciuto e sapeva che teneva alla sua famiglia, ma non capiva ora perché quel silenzio. No, doveva dare nuova fiducia al suo scrittore.
Kate aprì ancora la bocca per parlare, ma in quel momento Rick si girò di nuovo verso di lei e inchiodò i suoi occhi blu, diventati improvvisamente più profondi e scuri, in quelli di lei. La donna rimase con la bocca semiaperta, le sopracciglia aggrottate. Lo sguardo nei suoi occhi l’aveva colpita come un macigno. Di solito brillavano di luce e speranza. Ora tutto quello che poteva vedere erano sconforto e delusione. Non sopportava vederlo così. Inoltre le faceva male sapere di essere impotente davanti alla sua infelicità. Rick era sempre stato così sicuro che prima o poi avrebbe rivisto, o per lo meno risentito suo padre. Ma erano passati mesi. E di Alex Tully nemmeno l’ombra.
Beckett in quel momento sentì di poter odiare Tully. Nonostante li avesse aiutati con il drago, nonostante avesse salvato la sua stessa vita, nonostante tutto quello che aveva fatto per loro, in quel momento sarebbe stata capace di strozzarlo se solo lo avesse avuto davanti. Sapeva che suo figlio era particolarmente sensibile sull’abbandono paterno. Pensava davvero che un’apparizione fugace avrebbe cancellato anni di nulla? Che dopo essersi fatto vedere e conoscere, allora Rick non avrebbe più pensato a lui? Diavolo, gli sarebbe costata tanto una chiamata??
Dopo qualche secondo Rick distolse lo sguardo e prese un respiro profondo a occhi chiusi. Quindi si girò di nuovo verso di lei, stavolta con un piccolo sorriso in volto, sebbene ci fosse ancora traccia di malinconia nei suoi occhi.
“Beh, direi che non è il caso di continuare a parlare di cose tristi e senza senso” dichiarò lo scrittore con tono che voleva essere leggero. “In fondo siamo venuti qui per divertirci, no? Anche se ho come l’impressione che il divertimento prevederà anche un contatto diretto del mio fondoschiena con il ghiaccio…” aggiunse poi in un secondo momento lanciando uno sguardo rassegnato alla pista. Kate sorrise dolcemente alla sua uscita e scosse la testa. Rick avrebbe sempre trovato il modo di svicolare dalle conversazioni scomode con una battuta. Senza pensarci la donna allungò una mano e gli accarezzò il volto, lasciandolo spiazzato. Dopo il primo secondo però si riprese, chiuse gli occhi e appoggiò appena il volto alla mano della sua musa, godendosi quel calore inaspettato e più che ben accetto.
“Esprimi un desiderio” dichiarò all’improvviso Kate. Le era venuta un’idea. Forse non sarebbe mai riuscita nel suo intento e avrebbe perso solo tempo. Ma avrebbe impiegato tutte le sue energie per portarla a compimento. Rick riaprì gli occhi e la guardò confuso e sorpreso.
“Uhm… cosa?” domandò. Credeva di aver capito male.
“Esprimi un desiderio” ripeté la donna sicura e dolce insieme. Gli passò una mano tra i corti capelli per poi farla scendere, sfiorando con la punta delle dita la sbiadita cicatrice sul suo volto. Lo sentì rabbrividire leggermente sotto il suo tocco, non sapeva bene se per lei o per il freddo.
Rick aggrottò le sopracciglia, quindi scosse la testa e sorrise furbo guardandola negli occhi.
“L’hai vista la mia vita, detective? Io ho già tutto ciò che desidero” rispose piegandosi appena verso di lei come a volerla baciare. Un secondo dopo però si ricordò della sua instabilità sui pattini e, con una smorfia scocciata, si tirò su piano, accontentandosi di lanciare uno sguardo avido lungo il corpo della donna per far capire meglio il messaggio. Kate roteò gli occhi e sorrise divertita della sua presunta impossibilità a muoversi.
“Dico sul serio, Castle” lo redarguì la detective.
“Anche io, Kate. Davvero” replicò lo scrittore sincero, mettendo da parte lo scherzo. “Tu sei tutto quello che desideravo da anni.” La donna gli sorrise appena, rossa in volto. Non riuscì a sostenere il suo sguardo e abbassò gli occhi imbarazzata. “Un altro desiderio era che catturassimo il drago una volta per tutte” continuò l’uomo. Kate rialzò gli occhi su di lui. “Così che tu potessi essere finalmente libera di vivere la tua vita senza più odio o paura. E anche quello è stato realizzato.” Kate sorrise ancora e allungò di nuovo una mano per accarezzargli il volto. Questa volta Rick voltò appena la testa e le baciò il palmo. “E poi ora so anche chi è mio padre” aggiunse alla fine. “E l’ho pure conosciuto. Quindi che altro dovrei desiderare?” Il tono avrebbe voluto essere spensierato, ma non era riuscito a eliminare un fondo di tristezza.
“Di rivederlo” rispose Kate senza pensarci. Rick sbuffò e tornò a concentrare lo sguardo davanti a sé sui suoi guanti ancorati alla fredda ringhiera.
“Ormai ho perso le speranze…” mormorò sconfortato.
“TU??” domandò Kate con un tono talmente stupito da far girare verso di lei lo scrittore allarmato e un altro paio di pattinatori intorno a loro. “L’eterno bambino che non hai mai smesso di credere nell’impossibile, nella magia e in Babbo Natale?? Tu hai perso la speranza??” Rick alzò appena le spalle, abbassando lo sguardo.
“Forse è arrivato il momento di crescere, di smettere di pensare di vivere nelle favole e di sognare ad occhi aperti…” sussurrò ancora lo scrittore.
“Rick, guardami” lo interruppe bruscamente la donna. Rick prese un respiro profondo e i loro occhi tornarono a incrociarsi. “Sai cosa sei tu?” chiese in tono severo. L’uomo aggrottò le sopracciglia confuso. Quindi scosse la testa e si strinse appena nelle spalle, quasi aspettandosi un rimprovero per il tono duro in cui era stata pronunciata la domanda. Kate lo osservò per un lungo momento, gli occhi socchiusi. Poi la sua espressione cambiò totalmente. Gli fece un piccolo sorriso infatti che lo spiazzò. “Tu sei un sognatore” dichiarò la donna dolcemente. “Sei uno di quelli che, mentre cammina per la strada, alza ancora gli occhi al cielo per osservare che forma hanno le nuvole. Sei uno di quelli che la notte esprime ancora un desiderio alla Luna…” aggiunse alzando gli occhi verso il cielo. Rick seguì il suo sguardo. Quasi esattamente sopra di loro una luna piena splendeva tranquilla nel cielo nero stranamente pulito. “Perciò esprimi un desiderio, scrittore da strapazzo” disse alla fine Kate, con tono a metà tra un ordine e una richiesta, tornando a guardarlo.
Rick abbassò di nuovo gli occhi verso di lei e rimase per un momento incantato a osservarla. Lo sguardo della sua musa era sicuro e tenero insieme. Le sue guance un po’ rosse per il freddo e per il discorso la rendevano adorabile. Come avrebbe potuto negarle una simile richiesta? O meglio, come avrebbe mai potuto negarle qualsiasi cosa? Dopo qualche secondo lo scrittore sospirò e riportò gli occhi sui suoi guanti. Poi rialzò la testa a osservare la Luna.
“Vorrei che Alex… che mio padre fosse presente a Natale” mormorò alla fine Rick senza staccare gli occhi dal satellite luminoso sopra di lui. Dopo un momento però riabbassò lo sguardo e scosse la testa, come per riprendersi da un sogno. “Vorrei rivederlo o anche solo sentirlo... So che è impossibile” aggiunse velocemente rivolto alla detective, quasi si aspettasse di essere ripreso da un momento all’altro. “Ma mi farebbe piacere.” Kate sorrise dolcemente e annuì. “Altrimenti” aggiunse un momento dopo lo scrittore con un sorriso furbo. “Un altro desiderio sarebbe vedere te vestita in tuta di pelle sulla tua famosa moto!” “Non so, Castle, non credo che riusciresti a sopportarne la vista senza svenire…” replicò maliziosa Kate mordendosi il labbro inferiore.
“Non credo riuscirei a svenire” dichiarò Rick sovrappensiero. “Sarei troppo occupato a toglierti i vestiti e a cercare di non farmi venire un infarto contemporaneamente…”  Come risposta Kate gli colpì un braccio. Rick ridacchiò e lei scosse la testa.
Rimasero qualche momento in silenzio, un lieve sorriso sulle labbra di entrambi, semplicemente a guardarsi negli occhi. L’uomo aveva cambiato discorso velocemente, ma la detective sapeva ciò che provava. Lei sua madre non avrebbe più potuta vederla, ma lui ne aveva ancora la possibilità. Chiedeva soltanto di poterla sfruttare almeno ancora una volta nella vita. E lo poteva capire benissimo.
Kate distolse lo sguardo e lo indirizzò verso la pista ghiacciata, come se si fosse ricordata solo in quel momento del luogo in cui erano.
“Allora, scrittore” esclamò all’improvviso con un sorriso divertito. “Hai ancora voglia di un giro di pista?” domandò. Rick fece una smorfia che la fece scoppiare a ridere.
“Devo proprio?” replicò l’uomo in tono lamentoso e preoccupato. Kate osservò il suo uomo, rigido come un palo e ancora attaccato saldamente alla balaustra laterale. Scosse la testa con occhio critico. Di questo passo non sarebbe mai riuscita a farlo muovere. D’un tratto le venne un’idea. Si morse il labbro inferiore e si fece ancora più vicina allo scrittore. Quindi, capendo che sarebbe stato impossibile staccargli le mani dalla ringhiera, almeno per il momento, si abbassò e si infilò tra le braccia tese dell’uomo. Rick la guardò sorpreso, la bocca semiaperta, come se avesse appena fatto una qualche magia davanti ai suoi occhi. A quel punto la donna, bloccata ai due lati dalle braccia dello scrittore, avvicinò pericolosamente il viso a quello di lui e gli appoggiò entrambe le mani sul petto. Sentì il respiro dell’uomo accelerare.
“Forse ho trovato un modo per farti sciogliere un po’…” sussurrò maliziosa la donna a pochi centimetri dalle sua labbra. Essendo più bassa dello scrittore non sarebbe riuscita ad arrivare più vicino. Avrebbe dovuto muoversi lui.
Rick deglutì. Poi, quando non riuscì più a resistere al respiro caldo di lei sulla sua pelle, si abbassò lentamente, per paura di cadere con mosse brusche, e la baciò. Il bacio si fece subito più approfondito. Kate infilò le mani tra i suoi capelli corti e morbidi e lo attirò di più a sé. Sentì un lieve gemito provenire dallo scrittore quando avvicinò ulteriormente il suo corpo a quello dell’uomo e non riuscì a trattenere un sorriso nel bacio. Sapeva come farlo impazzire. Solo che, anche senza mani, anche lui sapeva perfettamente come farle perdere il contatto con la realtà. Dopo qualche secondo infatti Kate stava già quasi per dimenticarsi perché aveva dato inizio a quel bacio. Quasi. Si riprese, senza interrompere il bacio, schiaffeggiandosi mentalmente per restare lucida.
Kate gli mordicchiò piano il labbro inferiore e automaticamente lo scrittore rispose con ancora più passione. In questo modo Rick si accorse a malapena delle mani della donna che dalla sua nuca si erano spostate lentamente dietro la schiena di lei. All’improvviso sentì, nonostante i guanti, le mani calde di Kate sulle sue, ancora attaccate alla fredda ringhiera. Il contrasto netto tra il calore della donna e il ghiaccio del metallo lo fece rabbrividire. Lo scrittore ci mise diversi secondi prima di capire che la detective stava cercando di staccargli le mani dalla balaustra un dito per volta. Di malavoglia si staccò da lei e la guardò inquieto mentre sentiva l’ultimo residuo di freddo scivolare via dalle sue dita, sostituito dal solo calore della sua musa.
“Kate…” mormorò con voce allarmata. Si guardò i piedi preoccupato, quasi terrorizzato, come se avesse paura che all’improvviso il ghiaccio si animasse e cercasse di farlo cadere di sua spontanea volontà. Strinse automaticamente la presa sulle mani della donna.
“Rick, guardami” gli ordinò ancora una volta Kate. Lui alzò gli occhi blu nervoso e incontrò lo sguardo calmo della sua musa. “Ti fidi di me?” chiese la detective. Rick aggrottò le sopracciglia confuso. Era ovvio che si fidava di lei, che domande! Poi però sentì la presa della donna sulle sue mani stringersi appena e capì a cosa si riferiva. Osservò per un momento le loro dita intrecciate. Quindi prese un respirò profondo e tornò a guardare i due occhi verde-marrone che amava, sorridendo appena.
“Sì” dichiarò sicuro. Kate gli sorrise dolcemente. Si avvicinò piano a lui e gli lasciò un bacio a fiori di labbra. Quindi, con lentezza, un passo per volta, senza staccare gli occhi dai suoi, iniziò a indietreggiare sulla pista tirandoselo dietro. Lo scrittore la teneva saldamente per le mani e osservava ogni sua mossa con occhi sgranati, anche se non avrebbe saputo dire se per paura o eccitazione. Al primo accenno di movimento riapparve un guizzo di panico nei suoi occhi blu. Poi pian piano sparì.
Con il passare dei minuti, Rick si fece sempre più stabile. Aveva voglia di imparare e seguirla. Così cominciò a replicare il movimento dei piedi di lei, prima goffo e incerto, poi più sicuro. Kate lo osservava come una madre orgogliosa con il figlio. Rick ce la stava mettendo tutta. Era sudato e instabile, ma ce la stava facendo. La detective gli diede qualche suggerimento sulla postura e sulla distribuzione del peso, ma per il resto il suo uomo imparò davvero in fretta. Non riuscì a nascondere un sorriso fiero e divertito quando Rick mezz’ora dopo lanciò un urlo di gioia per aver fatto un giro di pista da solo. Nell’ora successiva si divertirono a inseguirsi, spingersi, riprendersi, abbracciarsi, baciarsi. Quando lasciarono la pista, stanchi ma felici, lo scrittore era caduto in tutto solo tre volte.
 
Rick ricontrollò, per quella che doveva essere la ventesima volta almeno, che tutto nella casa fosse in ordine. Voleva lasciare la sua musa a bocca aperta. E aveva come il sospetto che ci sarebbe riuscito. Sperò solo di non aver esagerato. Lanciò un’occhiata all’orologio da polso. Kate e suo padre sarebbero arrivati nel giro di dieci minuti. Quasi non ci credeva che avrebbero passato la sera della vigilia di Natale insieme!!
Il cappone con patate era in forno, l’acqua per la pasta era già sui fornelli pronta per essere messa a bollire e il dolce era in frigo. Questo voleva dire che aveva tempo per un ultimo controllo della tavola apparecchiata e del salone. Non sapeva neanche lui da dove gli arrivasse tutta quell’ansia. Forse era perché era il loro primo Natale insieme. Questo pensiero gli stava dando alla testa. Stava già risistemando le posate, spostandole di mezzo millimetro a destra, quando Alexis scese le scale.
“Ehi, papà!” lo salutò allegra. “Sei già pronto?” domandò poi guardandolo stupita. Suo padre era famoso per prepararsi sempre all’ultimo momento.
“Certo” replicò Rick sorridendole. Lanciò un’occhiata al vestito della figlia. Era un abito lungo fino sopra il ginocchio, nero con pailette rosse, senza maniche e con scollo a V. “Lo sai che ti sta davvero bene quel vestito, piccola?” disse lo scrittore facendola arrossire.
“Quindi non ti dispiacerà se lo metterò anche alla festa dell’università tra due settimane, vero?” domandò innocentemente la ragazza. Rick quasi si strozzò con la saliva. Le lanciò un’altra occhiata. All’improvviso quella scollatura gli sembrò troppo profonda. E come aveva fatto a non accorgersi della lunghezza, ben poco lunga, dell’abito??
Aprì la bocca per rispondere con un “Sì” secco, ma non ne uscì suono. La osservò con sguardo perso per un momento. Quindi richiuse la bocca e sospirò. La sua bambina era cresciuta ed era all’università ormai. E ora sembrava ci fosse anche questo nuovo ragazzo di cui gli aveva parlato recentemente… Max, credeva avesse detto fosse il suo nome. Aveva fiducia nella sua bambina. Sapeva che non avrebbe fatto quello che aveva combinato lui alla sua età. Lei era quella responsabile. Per quanto lo addolorasse che un qualsiasi individuo di sesso maschile mettesse gli occhi, se non le mani, pensiero spaventoso, su di lei, avrebbe dovuto farsene una ragione. Lei era grande, per quanto l’avrebbe sempre considerata la sua bambina.
“No” rispose alla fine con un mezzo sorriso. “Non mi dispiacerà.” Alexis lo guardò a bocca aperta, gli occhi sgranati, troppo stupita della sua risposta. Un momento dopo però chiuse la bocca e alzò un sopracciglio. Il padre sbuffò. “Ok, sì, forse un po’ mi dispiacerà, va bene? Però mi fido di te, tesoro, e so che starai attenta…” La ragazza rimase per un momento immobile. Quindi si fiondò ad abbracciarlo.
“Grazie” disse piano. Rick sorrise e le lasciò un bacio sulla testa. Quando si staccarono, Alexis diede un’occhiata alla sala. Era quasi del tutto nascosta dagli addobbi natalizi. “Sicuro che tutto questo non spaventerà Kate, papà?” domandò perplessa. Lo scrittore scosse la testa.
“No, no, vedrai, la stupirò!” replicò allegro. Era quello che temevo… pensò la ragazza con un sospiro. Vide suo padre lisciarsi invisibili pieghe sulla camicia. Era scura e con sottili ghirigori che la rendevano allo stesso tempo elegante e un po’ festosa. Insieme ai pantaloni neri sembrava più magro e ringiovanito di qualche anno. O forse era quello lo doveva a Kate. Preferì non indagare.
Lo scrittore tornò vicino al tavolo da pranzo per continuare a spostare di pochi millimetri piatti, posate e quant’altro già perfettamente sistemati. Alexis lo osservò poi partire spedito alla volta del salone, anche in questo caso cercando inesistenti imperfezioni nelle decorazioni.
“Papà?” lo chiamò Alexis. Un mugugno fu ciò che ottenne in risposta. “Papà, pensi di riuscire a calmarti?” domandò vedendolo diventare sempre più ansioso e maniacale ogni secondo che passava.
“Mm… no, direi di no” rispose l’uomo come se fosse la cosa più normale e ovvia del mondo, continuando senza interruzione il suo giro di ricognizione del salone. Sembrava uno di quei soldati inflessibili che si vedevano nei film, quelli addetti al controllo dell’ordine e della pulizia delle camere dei cadetti. Alexis si aspettò quasi di vederlo passare un dito su un mobile per controllare se c’era polvere. Sospirò rassegnata. Sentendola, Rick si fermò nel mezzo della stanza e si girò verso di lei sorridendo. “Comunque grazie del pensiero, tesoro!” La ragazza alzò gli occhi al cielo.
“Figurati…” mormorò scuotendo la testa, mentre suo padre riprendeva il giro di controllo.
“Se pensi che si calmerà prima dell’arrivo di quella splendida creatura che è la detective Beckett, allora puoi aspettare che il sole ghiacci, tesoro” esclamò all’improvviso Martha, apparsa sulle scale in quel momento, alla nipote. Indossava una gonna blu con motivi floreali violacei, una camicia fucsia e una giacchetta con maniche a tre quarti in tinta con la gonna.
“Molto spiritosa, mamma” commentò ironico ad alta voce dal salone lo scrittore senza voltarsi.
“Dico solo che non dovresti essere così nervoso per Kate, Richard” lo riprese la madre benevolmente. “Non scapperà solo perché è il primo Natale che passa con noi… A meno che tu non faccia qualcosa di altamente stupido, ma ho come l’impressione che ti perdonerebbe lo stesso” aggiunse divertita e maliziosa insieme. Rick si girò appena per lanciarle un’occhiataccia. Alexis ridacchiò di nascosto.
In quel momento suonò il campanello del loft. Rick si irrigidì nel mezzo del salone. Si girò di scatto, puntò lo sguardo verso la porta e deglutì. Martha scosse la testa rassegnata nel vederlo in quello stato e andò ad aprire. Alexis seguì la nonna per andare a salutare gli ospiti visto che il padre sembrava momentaneamente non disponibile.
Lo scrittore si passò una mano tra i capelli prima di ricordarsi che li aveva già sistemati prima. Li rimise a posto velocemente e in modo un po’ convulsivo. Si specchiò per un secondo sul megaschermo della televisione per controllarsi un’ultima volta. Quindi prese un respiro profondo per calmarsi e si avviò verso la porta dove già sentiva le voci della sua musa e del padre salutare sua madre e sua figlia.
“Ciao Ka…” le parole gli morirono in gola quando vide la figura della detective. Si era tolta il cappotto e aveva appena messo in mostra l’abito rosso fuoco dalle spalline sottili e lo scollo a V che indossava. Era lungo fino poco sotto il ginocchio, ma aveva una taglio trasversale sulle gambe che le lasciava praticamente scoperte quando camminava. Rick non ricordava più come si respirasse. E doveva anche aver perso la mascella da qualche parte.
Quando la sua musa lo sentì avvicinarsi, si girò verso di lui e gli sorrise radiosa. Il suo sorriso… un altro colpo al cuore per il povero scrittore.
“Ciao Rick” lo salutò Kate, divertita e imbarazzata dalla sua faccia da pesce lesso. Dietro di lei, Alexis ridacchiava con una mano davanti alla faccia e Martha alzava gli occhi al cielo. Jim semplicemente li osservava con un sorriso divertito.
“Per l’amor del cielo, Richard!” esclamò all’improvviso l’attrice con tono esasperato. “Un po’di contegno o la tua bava bagnerà tutto il pavimento!” A quelle parole Rick scosse la testa per riprendersi e chiuse la bocca, mentre Kate arrossì e si morse il labbro inferiore. Lo scrittore si schiarì la voce e si avvicinò agli altri. Ricordandosi della presenza del padre della detective, gli allungò incerto una mano per salutarlo.
“Ehm… salve Jim” disse, ancora un po’ frastornato e imbarazzato.
“Rick” rispose l’altro stringendogli la mano e sorridendogli. “È sempre un piacere essere invitato da voi.”
“Oh, il piacere è nostro credimi!” esclamò Rick sincero.
Dopo i primi convenevoli con Jim, lo scrittore si voltò di nuovo verso Kate e andò a fermarsi davanti a lei. La sua musa aveva in volto quel sorrisetto divertito, imbarazzato e malizioso insieme che lo faceva impazzire. Avrebbe voluto trascinarla in qualche posto chiuso seduta stante e baciarla fino a non avere più fiato. Ma aveva due grossi problemi. Uno: la sua famiglia. Due: quello che più lo spaventava, il padre di Kate. Sapeva di essere nelle grazie di Jim, ma anche dopo mesi aveva sempre paura di fare una mossa sbagliata che avrebbe potuto in qualche modo far cambiare la buona opinione che aveva di lui. Sentì il genitore in questione sospirare.
“Rick, guarda che puoi baciarla anche in mia presenza” dichiarò Jim ridacchiando. “Di certo non mi scandalizzo per questo. Certo, forse se evitaste di scambiarvi quegli sguardi focosi in mia presenza sarei anche più contento…”.
“Papà!” lo rimproverò la figlia, ormai diventata dello stesso colore del vestito. Colto sul fatto, Rick spostò lo sguardo imbarazzato dalla sua musa. L’occhio però gli cadde sulla sua scollatura. Decise che osservare il pavimento in quel momento sarebbe stata la cosa migliore. All’improvviso Martha sbuffò facendo voltare tutti verso di lei.
“Uff, questi giovani d’oggi!” esclamò prendendo a braccetto Jim. “Mi domando da quand’è che si vergognano tanto di baciarsi davanti a noi” commentò l’attrice trascinando l’uomo verso il salone.
“Forse da quando si sono accorti che a ogni loro bacio scoppia un incendio…” rispose Jim ridacchiando e facendosi accompagnare dalla donna. Alexis li seguì ridendo. Kate alzò gli occhi al cielo e Rick scosse la testa divertito e rassegnato.
“Ricordami perché ho deciso di portare anche mio padre?” borbottò la detective. Lo scrittore ridacchiò. Poi, approfittando dell’assenza di genitori e figlia, le passò un braccio attorno alla vita e la attirò a sé.
“Perché è Natale e a Natale siamo tutti più buoni!” replicò con un sorriso furbo Rick a pochi centimetri dal suo viso. Kate sospirò rassegnata, ma sorrise. Poi gli prese il viso tra le mani e lo tirò a sé per baciarlo come avrebbe voluto fare da quando aveva messo piede in quella casa.
Lo scrittore approfondì quasi subito il bacio passandole la lingua sulle labbra e facendole schiudere la bocca. Gli era già mancato troppo il sapore di lei. Con una mano la spinse ancora di più contro il suo corpo. Non riuscì a trattenere un sorriso nel bacio quando un piccolo gemito uscì dalle labbra della sua musa. Quando si staccarono erano entrambi senza fiato. Rick appoggiò la fronte contro quella della donna.
“Sei bellissima…” mormorò lo scrittore accarezzando lentamente il fianco di Kate con una mano.
“Anche tu non sei male stasera, scrittore…” replicò la detective, divertita e imbarazzata, facendo incontrare i loro nasi giocosamente.
“Solo stasera??” domandò l’uomo fintamente offeso. Kate ridacchiò. Quindi gli lasciò un piccolo bacio a fior di labbra e si staccò da lui. “Ci conviene andare a controllare che tua madre e mio padre non portino sulla cattiva strada tua figlia…” Rick mugugnò un poco per quel distacco, ma sospirò e annuì. La prese per mano e la condusse verso il salone. Dopo nemmeno mezzo passo però si bloccò e fece fermare anche lei, preoccupato.
“Che succede?” domandò Kate perplessa.
“Uhm… ti avverto che ho… ecco, ho un po’ decorato la casa…” balbettò lo scrittore. La donna aggrottò le sopracciglia. Quanto poteva aver mai addobbato l’appartamento? Evidentemente si era dimenticata che era di Richard Castle che parlava, ma se ne ricordò subito appena arrivò alla soglia del salone. Rimase a bocca aperta.
All’entrata del salone erano stati messi a guardia quelli che sembravano due Babbo Natali allegri in bronzo alti praticamente quanto lei. Ghirlande di foglie verdi e nastri rossi erano appesi su ogni superficie verticale disponibile, finestre comprese, della camera. Addossato a una delle pareti c’era un grande tavolo su cui lo scrittore aveva ricostruito un intero villaggio natalizio in miniatura, personcine e cagnolini compresi. C’era anche un piccolo Babbo Natale che solcava il cielo sulla sua slitta. Metà dei personaggi erano in movimento e davano al tutto un tocco di vita. In quel momento si udì un fischio e Kate si accorse che sull’intero perimetro del tavolo vi era posizionata una rotaia ferroviaria. Un altro fischio e un trenino fece la sua comparsa da un angolo, percorse tutto un lato del tavolo e si infilò in una galleria dall’altra parte. La detective notò il padre guardarsi attorno stupito tanto quanto lei dal divano su cui era seduto in compagnia di Martha e Alexis. Ciò che catturò quasi subito l’attenzione di Kate però fu l’enorme albero decorato in un lato della stanza. Non era sfarzoso, anzi in sé era abbastanza semplice con un’unica fila di lucine gialle che si snodava lungo tutto l’albero, nastri bianchi appesi qua e là e palline di diverse forme e colore, fatte a mano o nuove. La stella sulla cima era pure illuminata. Era bellissimo. Erano anni che non vedeva un albero di Natale e si accorse che le era mancata quella vista.
Kate rimase diversi secondi immobile, gli occhi sgranati, la bocca aperta, ad ammirare la meraviglia davanti a lei. Poi sentì due braccia circondarle la vita e il petto caldo dello scrittore contro la sua schiena. La testa dell’uomo spuntò da una delle sue spalle.
“Allora?” domandò in un sussurro con tono ansioso. Il suo respiro caldo sul collo la fece automaticamente stringere di più a lui. “Che ne pensi? So che è dalla morte di tua madre che non tirate più fuori un festone, quindi spero non ti dia fastidio tutto questo…”
“Rick è bellissimo” mormorò Kate interrompendolo. Lo sentì sospirare sollevato. “A lei sarebbe piaciuto molto” aggiunse un momento dopo. Rick non ebbe bisogno di chiedere per capire che ‘lei’ era Johanna. Strinse di più a sé la detective. “Lei amava mettere festoni ovunque… e fare l’albero non troppo colorato, ma pieno, proprio come hai fatto tu. E il villaggio in miniatura! Sarebbe impazzita per quello…” dichiarò Kate con un mezzo sorriso triste. Lo scrittore le lasciò un piccolo bacio sulla spalla. “Prendevamo un pezzo l’anno con le statuine semoventi” continuò la donna ricordando i Natali passati con sguardo perso verso il salone. “Adorava cambiargli posizione e creare un villaggio diverso ogni volta. Del quale io immancabilmente finivo per rompere qualche pezzo perché volevo giocarci a tutti i costi…” confessò scuotendo la testa. Sentì Rick sorridere sul collo. “Ecco forse l’unica cosa che avrebbe disapprovato sarebbero stati questi due Babbo Natale guardiani” aggiunse poi un secondo dopo scacciando la malinconia e sorridendo, accennando con la testa alle due state tra cui si erano fermati. Rick le guardò e si imbronciò.
“Ma a me piacciono Gandalf e Silente!” esclamò offeso. Kate girò appena la testa per guardarlo con un sopracciglio alzato.
“Hai dato un nome alle statue??” domandò scettica. Lui annuì orgoglioso. Le indicò la statua a destra.
“Lui è Albus Silente!” esclamò allegro. “Vedi che ha gli occhiali a mezzaluna come il mago di Harry Potter?” Kate roteò gli occhi, ma non disse niente. Rick allora le indicò l’altra statua. “E lui invece è Gandalf! Ha lo stesso bastone lungo del Gandalf de Il Signore degli Anelli, non vedi?” La donna sospirò e scosse la testa, un sorriso divertito in volto. Quindi si girò tra le sue braccia fino a fronteggiarlo e gli passò le mani dietro al collo. Rick le circondò la vita con le braccia e la tenne attaccata a sé.
“Mi fai un favore?” domandò la detective con aria seria. Rick, che già pensava di ricevere un qualche rimprovero, la guardò con la sua faccia da cucciolo bastonato. In ogni caso annuì. Per lei avrebbe fatto tutto. Un attimo dopo però Kate lo spiazzò sorridendogli dolcemente. “Non cambiare mai.” A quelle parole un sorriso enorme si aprì sul volto del suo scrittore. Quindi le andò incontro e la baciò piano.
“Ogni tuo desiderio è un ordine, mia musa” le sussurrò poi sull’orecchio un momento prima di lasciare un bacio appena sotto di esso, facendola rabbrividire.
“Dì un po’, i tuoi amici qui hanno già conosciuto Boba in bagno?” domandò la donna divertita quando si staccarono. Rick ridacchiò.
“No, non ho ancora avuto occasione di presentare loro il mio magnifico Boba Fett a grandezza naturale!” replicò l’uomo. Poi lanciò un’occhiata maliziosa al corpo della donna. “Magari potrei fargli conoscere anche la sexy guerriera spaziale di Nebula 9, se ti rimettessi il vestito…”
“Una volta non ti è bastata??” esclamò Kate cercando di non ridergli in faccia, mentre ripensava alla sua apparizione vestita da Cloe… con maschera di mostro! L’aveva fatto saltare giù dal letto e correre a chiudersi in bagno per mezz’ora. Rick fece un sorrisetto furbo.
“Ora che so cosa mi aspetta sotto quella maschera, e soprattutto sotto quel vestito, non credere che scapperò via così facilmente un’altra volta…” mormorò riavvicinandosi a lei per baciarla.
“Richard!!” lo chiamò all’improvviso Martha dal divano. “Caro, non avete ancora finito di salutarvi?” domandò ironica. “C’è una cena che aspetta di essere preparata!” Rick sbuffò e alzò gli occhi al cielo. Kate non riuscì a non scoppiare a ridere alla sua espressione scocciata.
“Certo, mamma” borbottò irritato l’uomo, mentre si staccava di malavoglia dalla sua musa.
“Dai andiamo, scrittore” lo incitò Kate divertita, prendendogli una mano e tirandolo in cucina. “Ti aiuto a finire di preparare”
“Ma è già tutto pronto…” mugugnò Rick attirandola di nuovo verso di sé con la sua faccia da cucciolo bastonato. “Devo solo mettere su l’acqua per la pasta, ma pensavo di aspettare ancora un momento visto che per il cappone ci vorrà ancora una mezz’ora buona…” Kate sospirò.
“Va bene, Rick, ma almeno non stiamo qui all’entrata del salone” disse la donna lanciando un’occhiata critica alle due statue intorno a loro. “Andiamo a sederci con gli altri per un po’.” Rick annuì rassegnato e insieme raggiunsero Martha, Alexis e Jim seduti sui due divani posizionati a lato della sala.
 
Rimasero a chiacchierare per una ventina di minuti, poi Rick annunciò che andava ad accendere il fuoco per la pasta. Si alzò e si avviò in cucina. Kate fece per seguirlo, ma lui la fece risedere sul divano, dicendole che doveva solo rilassarsi. Rick accese il fuoco nel fornello e controllò il cappone in forno. Quindi rimase in cucina ad attendere che l’acqua bollisse, captando intanto parti di discorso degli altri quattro in salone. Un suono gli fece drizzare le orecchie e sciogliere il cuore. La risata della sua musa. Amava sentirla ridere. E quando l’artefice di quella risata era lui, non poteva fare a meno di sprizzare gioia da ogni poro e dimenticare per un momento tutto ciò che c’era intorno a loro…
All’improvviso il telefono di casa squillò e lo riportò alla realtà. Scosse la testa per riprendersi.
“Alexis, puoi andare tu per favore?” domandò alla figlia alzando intanto il coperchio della pentola per controllare che l’acqua non stesse già bollendo. La ragazza gli rispose affermativamente dalla sala e si alzò per andare a recuperare il telefono sul tavolo poco più in là.
“NONNO??” gridò all’improvviso Alexis stupita e felice. Rick girò la testa così velocemente verso di lei che quasi si fece male. Non è possibile... pensò senza riuscire a capacitarsi seriamente della parola che aveva appena urlato sua figlia.Devo averlo immaginato… Lanciò uno sguardo al divano. Se l’avesse solo sognato, gli altri sarebbero stati tranquilli a chiacchierare. Invece poté constatare che non era una sua fantasia. Sua madre infatti era seduta immobile, la bocca semiaperta, gli occhi sgranati con un luccichio di speranza puntati verso la nipote. Jim, seduto accanto a lei, era rigido, la schiena dritta, lo sguardo indecifrabile puntato verso la ragazza. Kate lo lasciò sorpreso: guardava anche lei verso Alexis, ma aveva le sopracciglia aggrottate e uno sguardo strano… quasi di disappunto. Non ebbe però tempo di rimuginarci sopra. La figlia aveva iniziato a tempestare l’uomo al telefono di domande le cui risposte però dovevano averla lasciata insoddisfatta, vista la sua espressione delusa. Meno di un minuto dopo chiamò Martha perché la raggiungesse. Dopo un momento di immobilità vide sua madre alzarsi quasi di scatto e correre verso il telefono. La voce con cui rispose era rotta, incredula, felice. Rick rimase a guardarla parlare senza muovere un muscolo. Il panico iniziò a invaderlo. Tra poco sarebbe toccato a lui.
Cercò di calmarsi prendendo un respiro profondo. In fondo era solo suo padre al telefono, no? Dopo mesi senza farsi sentire, facendolo sentire di nuovo abbandonato, rompendo la promessa che aveva fatto di chiamare. No, non c’è l’avrebbe fatta a muovere quei pochi passi verso il telefono e a parlargli come se nulla fosse. Dannazione non poteva! L’irritazione stava sostituendo il panico. Perché solo ora?? pensò con astio. Crisi di coscienza?? Poteva anche farsela venire prima!! La rabbia stava iniziando a prendere il sopravvento.
Però… Focalizzò di nuovo lo sguardo sulla madre al telefono. Però ora ha chiamato… La rabbia lo abbandonò all’improvviso. Si sentì svuotato. Non sapeva cosa provare. Non l’aveva mai saputo, quando si parlava di suo padre. Non aveva mai saputo decifrare le emozioni che lottavano dentro di lui.
Lanciò un’occhiata alla pentola accanto a lui, come se sperasse di trovare in essa la soluzione al suo problema, non curandosi dell’acqua che bolliva già da qualche minuto. Vide il suo riflesso nel metallo lucido. Era storpiato, ma due punti colorati si distinguevano chiaramente. I due punti blu dei suoi occhi. Quegli occhi blu appena più chiari di quelli Alex Tully. Appena più brillanti di quelli di suo padre.
“Richard…” Il richiamo flebile di sua madre trascinò via Rick dai suoi pensieri. Alzò lo sguardo. L’attrice aveva gli occhi lucidi, ma sorrideva. Lo stesso sorriso di quando, mesi prima, aveva comunicato alle sue donne che Tully era vivo. “Richard, vieni forza” lo chiamò ancora Martha. Come un automa fece un passo in avanti. Quindi un altro, meccanicamente. Lanciò un’occhiata a Kate sul divano. La sua musa lo stava guardando con un sorriso dolce in volto. Aveva però un’aria un po’ dispiaciuta. Per cosa, ancora non riusciva a capirlo. In fondo era stata lei a dargli fiducia, a fargli credere che suo padre l’avrebbe contattato di nuovo.
All’improvviso si ritrovò, non sapendo bene come, davanti a Martha. La madre gli tese il telefono con fare incoraggiante. Rick sbatté le palpebre, come se si fosse appena ridestato da un lungo sonno. Quindi prese la cornetta in mano. Prima di portarla all’orecchio prese un respiro profondo.
“Pronto…” La voce gli uscì più instabile di quello che pensava.
“Ciao, ragazzo…” lo salutò una voce calda e insicura quasi quanto la sua. Rimase sorpreso da quel tono. Nonostante tutto il suo cuore accelerò. Aprì la bocca per salutarlo a sua volta, ma prima che ne uscisse suono si fermò. Non lo avrebbe chiamato Papà. Non ora.
“Ciao, Alex” replicò, stavolta più sicuro, appena più freddo di prima. Sentì un sospiro dall’altra parte del telefono.
“Non me ne fai passare una, eh?” disse ironico l’uomo, ma con una vena di tristezza. “Mi dispiace non essermi fatto sentire in tutti questi mesi, Richard” aggiunse pentito. “Ma ti avevo detto che ti avrei chiamato prima o poi…”
“Speravo più prima che poi sinceramente...” sbottò lo scrittore risentito.
“Hai dimenticato tutto ciò che è seguito alla mia comparsa?” domandò l’uomo con tono a metà tra l’ironico e il serio. “E comunque tranquillo. Se fosse successo qualcosa mi sarei fatto vivo prima…”
“Quindi stavi aspettando che arrivasse un altro ‘drago’ per degnarti di sentirci?” replicò duro Rick.
“Beh, non serviva un drago… a dir la verità sarei tornato anche con un gatto selvatico con le unghie un po’ taglienti…” rispose ancora una volta scherzando, sperando di alleggerire almeno un poco la tensione tra loro. Il silenzio che seguì le sue parole però lo fece sospirare rassegnato. “Ascoltami, Richard, mi dispiace davvero non aver chiamato prima. È solo che…” lasciò la frase in sospeso.
“Solo che cosa?” domandò lo scrittore un momento dopo seccato, ma allo stesso tempo curioso di capire perché avesse deciso ancora una volta di ignorare lui e la sua famiglia. Sentì Alex schiarirsi la gola a disagio.
“Solo che pensavo… pensavo che ora che mi avevi conosciuto… ecco… che ora fossi a posto e…” Tully sembrava decisamente imbarazzato e in difficoltà. Rick non gli aveva ancora mai sentito quel tono incerto. In ogni caso però capì ciò che il padre stava cercando di dirgli.
“Pensavi che ora che ti avevo conosciuto, che sapevo chi eri, non avrei più avuto bisogno di te?” concluse per lui lo scrittore con un misto di amarezza e incredulità. Poteva quasi vedere l’uomo dall’altra parte del telefono annuire piano. Sospirò. “Papà, io avrò sempre bisogno di te…” mormorò Rick. Sentì Alex trattenere il respiro.“Ho sempre voluto conoscere mio padre” continuò. “Volevo sapere chi era, cosa faceva, perché non era con me. Quando sei arrivato, hai sconvolto la mia vita e quella delle persone a cui tengo e che non sono solo la mia famiglia, ma la nostra famiglia. Credevi davvero che sarei stato a posto semplicemente sapendo della tua esistenza? Io non scherzavo. Mi sarebbe piaciuto davvero sentirti e magari vederti ancora. Non chiedevo molto, una chiamata ogni tanto. So che alla CIA è piuttosto difficile prendersi momenti liberi, che telefonare a un familiare può voler dire far saltare una copertura. Lo capisco. Sul serio. Però sul serio mi sarebbe piaciuto per una volta poter sentire mio padre anche solo per fare quattro chiacchiere o per sapere come stava…” Pensò alla sua musa che questa possibilità non l’avrebbe mai più avuta con sua madre. Lui ancora poteva. E proprio lei gli aveva insegnato a non sprecare le poche occasioni che si presentavano.
“Sai cosa sono io, ragazzo?” domandò all’improvviso Alex. “Un codardo” si rispose secco con tono auto accusatorio. Rick aggrottò le sopracciglia confuso.
“Un codardo?” ripeté lo scrittore. “Ma che stai…”
“Lasciami finire ti prego” lo supplicò l’agente. Rick rimase in silenzio lasciando il padre libero di continuare. “Io sono un codardo. Sai perché non ho chiamato prima, anche se mi prudevano le mani dalla voglia di prendere questo maledetto telefono e comporre il numero?” Automaticamente Rick scosse la testa, nonostante l’altro non potesse vederlo. “Perché avevo paura che vi foste riabituati alla vostra vita senza di me, che se vi avessi chiamato alla fine mi avreste detto solo ‘Ehi, che altro vuoi? Ti sei ripresentato finalmente e grazie tante. Il tuo momento l’hai avuto, ora lasciaci tornare alle nostre vite, che le hai già sconvolte abbastanza…” Rick sentì tutta la tristezza in quelle parole e gli si formò un nodo allo stomaco. “Così semplicemente ho preferito fare come avevo sempre fatto. Scappare dai problemi e… beh, osservarli a distanza” disse ridacchiando appena, alludendo alle volte in cui Rick aveva scoperto di essere stato praticamente pedinato da lui. “E da lontano osservare come andavate avanti felici nella vostra vita senza di me…”
Dovevamo andare avanti anche senza di te” lo fermò bruscamente Rick con amarezza. “Come abbiamo sempre fatto. Ma non per questo eravamo del tutto felici.”
“Ora lo so, ragazzo” rispose Alex quasi con un sospiro sollevato. Rick percepì un lieve sorriso dal tono.
“Dove sei?” si azzardò a domandargli lo scrittore dopo qualche secondo di silenzio. Magari, se fosse stato vicino, avrebbe almeno potuto tentare di convincerlo a venire un poco al loft. Lo sentì ridacchiare.
“Mi dispiace, ragazzo, è top secret” replicò Tully divertito. In un altro momento si sarebbe esaltato nel sentire che suo padre faceva cose ‘top secret’. Probabilmente per questo glielo aveva detto, perché sapeva gli sarebbe piaciuto. Ma, appunto, in un altro momento.
“Ah… ok…” replicò Rick cercando di rispondere sullo stesso tono, ma non riuscendo a nascondere un po’ di tristezza. Alex dovette sentirla chiaramente perché rimase in silenzio per qualche secondo e quando parlò ancora lo chiamò con tono più dolce e senza più scherzo.
“Richard...”
“Sì?”
“Esprimi un desiderio.” Lo scrittore aggrottò le sopracciglia confuso, la bocca semiaperta dallo stupore.
“Cosa?” domandò piano, incerto.
“Esprimi un desiderio” ripeté l’uomo.
Rick cercò di dire qualcosa, ma non riuscì a spiccare parola. Per la prima volta, da quando quella conversazione era iniziata, si guardò intorno. Trovò subito gli occhi di Kate che lo osservavano dal divano. La sua musa lo guardava ancora con quel sorriso dolce, ma anche con un accenno di irritazione nascosta, che le aveva visto prima. Inspirò aria nei polmoni per rispondere, ma ancora una volta non uscì suono dalle sue labbra. Non può essere… Lui… lui non poteva essere… senza farsi vedere… lì… lui era lì… alla pista… rifletté sconcertato senza riuscire a tirare fuori un pensiero coerente. Fu in quel momento che il suono di una sirena lontana sulla strada, probabilmente un’ambulanza, fece capolino nella sua coscienza. Si avvicinava, la sentiva crescere d’intensità. Una qualche parte del suo cervello la registrò come un’informazione importante anche se non avrebbe saputo dire bene perché. “Richard?” lo richiamò alla realtà Tully. Rick scosse la testa per riprendersi e liberarla da quei pensieri aggrovigliati. Decise di lasciar perdere per il momento il fatto che fosse stato ancora una volta praticamente pedinato dal padre.
“Non credo che il mio desiderio si realizzabile, Alex…” replicò in tono sconsolato qualche secondo dopo.
“Tu esprimilo, ragazzo” lo interruppe Alex. “Babbo Natale ha un sacco di modi per portare regali”. Quasi poteva vederlo sorridergli e fargli l’occhiolino.
Poi lo scrittore registrò di nuovo lo stesso suono di sirena prima, stavolta a volume più elevato. Molto più elevato che se l’ambulanza fosse passata sotto le sue finestre in effetti. Ci mise un secondo di più per capire che l’identico suono cadenzato che sentiva proveniva dal telefono che aveva in mano. Non è possibile… pensò allontanando per un secondo l’apparecchio dall’orecchio e guardandolo incredulo.È una coincidenza… Riavvicinò il telefono appena in tempo per sentire che Alex gli stava parlando di nuovo. “Esprimi un desiderio, ragazzo” disse in un soffio sovrastando appena il suono della sirena, prima di chiudere la comunicazione.
La stanza all’improvviso sembrò molto silenziosa. Il rumore della sirena, ora molto debole, proveniente dalle finestre, scomparve del tutto un paio di secondi dopo. Rick aveva ancora il telefono all’orecchio, le sopracciglia aggrottate, la bocca semiaperta. Il suo respiro era affaticato, come se avesse appena finito di correre una maratona.
“Papà… tutto bene?” domandò dopo qualche momento Alexis con tono preoccupato. Lo scrittore si girò verso di lei, ma i suoi occhi non riuscirono a metterla a fuoco.
“Richard, cosa ti ha detto?” chiese Martha ansiosa quanto la nipote. Si voltò verso sua madre, anche questa volta senza realmente vederla. “Sei pallido…” aggiunse l’attrice incerta. Fu in quel momento che Rick scosse la testa per riprendersi. Sbatté le palpebre e finalmente mise a fuoco la stanza e i suoi occupanti. Alzò gli occhi su Kate. La detective era ancora seduta sul divano e si mordicchiava nervosamente il labbro inferiore osservandolo a sua volta. Sembrava aspettare una su reazione. In quel momento lo scrittore si ricordò del telefono. Lo allontanò piano dall’orecchio e lo osservò confuso, come se avesse all’improvviso preso vita tra le sue mani e si fosse trasformato in un gremlin. Quindi alzò gli occhi verso la finestra del salone a pochi passi da lui. Aveva attaccato dei festoni al vetro e la luce dell’appartamento si rifletteva su di esso, ma riuscì comunque a vedere ciò che accadeva all’esterno. Nevicava. ‘Esprimi un desiderio’… pensò Rick. Kate ha ragione. Io sono uno sognatore. Che cosa mi costa quindi esprimere un desiderio? Tra l’altro è anche la Vigilia di Natale… Ma se non si avverasse? Aggrottò le sopracciglia. Davvero voleva pensare ai se e ai ma in quel momento? Osservò i fiocchi di neve scendere lenti al di là del vetro e prese una decisione. I suoi occhi emanarono una luce diversa, più calma e sicura di quella avuta fino a quell’attimo.
“Richard…?” provò a richiamarlo Martha, ma lui non se ne curò. Chiuse gli occhi. Ed espresse il suo desiderio alla neve.
Quando li riaprì, qualche secondo dopo, aveva un lieve sorriso sulle labbra. Magari non si sarebbe avverato ancora per lungo tempo, ma forse, chissà, prima o poi sì. E poi sognare non costava nulla…
“Chissà perché…” esclamò all’improvviso Rick girandosi di nuovo verso il salone e inchiodando i suoi occhi blu in quelli di Kate. La sua musa trattenne il respiro, ma poi si rilassò un poco quando capì che il suo tono non era arrabbiato. Anzi aveva una nota divertita nella voce. “Ma ho come l’impressione che questo…” continuò lo scrittore alzando appena il telefono che aveva ancora in mano per indicarlo. “Sia opera tua.” Kate arrossì e si morse il labbro inferiore, senza però ammettere nulla. Non ne ebbe bisogno. Rick capì subito che aveva ragione. Le reazioni della sua musa fino quel momento gli erano sembrate troppo strane e solo in quell’attimo aveva capito perché.
Lasciò il telefono sul tavolo e si diresse verso di lei, ignorando sua madre, sua figlia e Jim. Arrivò al divano e le si fermò davanti. Kate aveva la bocca semiaperta e lo sguardo confuso. Non sapeva cosa volesse fare. Poi l’uomo si protese in avanti, appoggiando le mani allo schienale del divano esattamente ai due lati della testa di Kate. La sovrastava, ma non era una sensazione spiacevole per la detective. “Non ho idea di come tu abbia fatto…” mormorò lo scrittore, il viso a pochi centimetri da quello della donna. “Ma grazie.” Kate sorrise e abbassò lo sguardo imbarazzata. Gli occhi di Castle esprimevano gratitudine e un amore incondizionato.
“Per così poc…” La detective non riuscì a finire la frase perché Rick colmò il piccolo spazio tra di loro e la baciò. Un bacio lento, dolce, carico di tutto il sentimento che l’uomo, nonostante il suo lavoro, non sarebbe riuscito a esprimere a parole. Uno di quei baci che vorresti non finisse mai.
Non si accorsero minimamente di Jim che iniziò a tossicchiare imbarazzato, né di Alexis, rossa in volto, che tentava di guardare tutto fuorché suo padre e Kate, né di Martha che al contrario della nipote li osservava con un sorriso dolce e malinconico.
Musa e scrittore si staccarono più di un minuto dopo completamente indifferenti ai sospiri sollevati di almeno due dei tre occupanti della stanza. Rick rimase a pochi centimetri da Kate, immobile, il sorriso sulle labbra riflesso in quello della sua donna.
“Sapete che questa casa non è sprovvista di camere, vero?” esclamò d’un tratto Martha divertita, rompendo il silenzio e la magia creatasi fra i due. Entrambi si voltarono a guardarla stupiti, come se si fossero ricordati solo in quel momento degli altri occupanti della stanza. Kate arrossì violentemente e abbassò lo sguardo. Rick invece, malvolentieri, si raddrizzò dal divano e guardò male la madre per l’interruzione.
“Sì, grazie, mamma, lo sappiamo...” commentò ironico lo scrittore.
“Oh, quindi le avete già provate tutte?” lo interruppe la madre con finta innocenza, un sorrisetto malizioso in faccia e un bicchiere di vino in mano. La telefonata di Alex doveva averla rinvigorita. E quando l’aveva preso il vino??
“Mamma!!” la riprese imbarazzato e irritato Rick. Se possibile Kate divenne ancora più rossa. Jim e Alexis non riuscirono a non ridacchiare per le facce dei due amanti. Per sbrogliarsi, lo scrittore borbottò qualcosa sul dover andare a mettere la pasta in pentola.
“Ti aiuto!” esclamò subito la detective, scattando in piedi nonostante non servisse proprio una mano per buttare semplicemente la pasta in acqua. Il problema era che non aveva una scusa migliore per scappare dagli sguardi dei presenti e aveva approfittato di quella dell’uomo. Entrambi si allontanarono verso la cucina. Martha, Alexis e Jim si rimisero comodi e ghignanti a chiacchierare sui divani.
Rick alzò il coperchio della pentola, controllò l’acqua, che bolliva già da diverso tempo ormai, e buttò dentro la pasta. Recuperò un mestolo e diede una girata al tutto. Quindi lanciò uno sguardo all’orologio per tenere d’occhio il tempo. A quel punto si girò verso Kate e la trovò con la testa nel frigo. Lo scrittore era sicuro che la detective volesse scoprire che dolce avesse preparato stavolta. Oppure tentava di togliere il rossore dalle sue guance grazie al freddo. Ad ogni modo non avrebbe visto la torta perché l’aveva incartata con cura, proprio per scongiurare l’eventualità di una sua occhiata curiosa.
Scosse la testa divertito. Controllò che i tre in salone non stessero guardando, quindi la raggiunse, le passò un braccio intorno alla vita e la attirò a sé e fuori dal frigo. La schiena di Kate si rilassò completamente contro il suo petto.
“Che cercavi lì dentro? La mappa per Atlantide? L’ingresso per Narnia?” le sussurrò Rick divertito all’orecchio. Le lasciò un bacio appena sotto di esso che la fece rabbrividire. Kate scosse la testa, un lieve sorriso sulle labbra.
“In realtà cercavo un posto per nascondermi per le prossime ore. Speravo che il tuo frigo mi potesse ospitare…” replicò la donna con un finto sospiro rassegnato. Lo scrittore ridacchiò sul suo collo. Poi appoggiò il naso su di esso e rimase semplicemente fermo a inspirare il profumo di ciliegie della sua musa. Kate gli carezzò distrattamente i capelli con una mano, godendosi il calore dell’uomo sul suo corpo lontano da occhi indiscreti finché ne aveva la possibilità.
“Ancora grazie…” mormorò all’improvviso Rick. La detective non ebbe bisogno di chiedere di cosa parlava. Fece un mezzo sorriso.
“Volevo che fosse il tuo regalo di Natale…” confessò la donna in un sussurrò. “So che avevamo detto niente regali quest’anno, visto che è il primo che siamo insieme, ma quando siamo andati a pattinare ti ho visto così… sconfortato. Volevo fare qualcosa per te, per farti tornare il sorriso…” Rick la strinse di più a sé e le lasciò un altro bacio sul collo e uno sulla guancia. “Non sopportavo di vederti in quello stato…” mormorò a voce ancora più bassa la donna. Kate continuava automaticamente a passargli una mano tra i capelli. Rick ascoltava in silenzio l’ammissione, godendosi le carezze della sua musa e stringendola a sé dolcemente. “Così ho provato a cercare Tully” dichiarò dopo un momento a voce un po’ più alta. “Sai, in fondo è stato anche abbastanza facile trovarlo. Anche perché tecnicamente lui ha trovato me…” aggiunse ridacchiando appena. Rick aggrottò le sopracciglia confuso e lei si spiegò. “Ho fatto un paio di telefonate e non sono riuscita a sentirlo, ma credo che in qualche modo abbia saputo che lo stavo cercando. Si è fatto vivo lui con me.” L’uomo annuì pensieroso. Poi Kate emise un lieve sospiro. “Non era esattamente quello che avevo sperato per stasera in realtà, ma…”
“È il regalo più bello che potessi farmi, amore” mormorò Rick interrompendola. Kate smise di carezzargli i capelli e si voltò verso di lui. Lo scrittore allargò appena le braccia perché riuscisse a girarsi e poi la strinse di nuovo a sé. La donna gli passò lentamente una mano sul viso, andando a tracciare con la punta delle dita la linea della cicatrice ormai quasi invisibile sul suo volto.
“Avrei voluto poter fare di più…” replicò piano. Lo scrittore scosse la testa e sorrise.
“È molto, molto più di quanto avrei mai sperato al momento” dichiarò l’uomo dolcemente, lasciandole un piccolo bacio sulle labbra. “E io non ti ho fatto niente per Natale!” esclamò un momento dopo con una faccia da cucciolo bastonato.
“Beh, vorrà dire che ti farai perdonare alla prossima festività, scrittore…” commentò Kate ridacchiando. Rick scosse la testa con un mezzo sorriso. Se avesse potuto, l’avrebbe già ringraziata approfonditamente prima sul divano. Anzi probabilmente sarebbe ancora lì a ‘ringraziarla’, o forse si sarebbero spostati in camera da letto, se non fosse stato per la presenza dei parenti che l’avevano costretto a limitarsi.
“Comunque una sorpresa così non me l’aspettavo proprio” ammise lo scrittore per evitare che i suoi pensieri volassero troppo a immagini vietate ai minori di loro due sul divano o sul letto.
“Pensavi di essere l’unico a saper fare sorprese?” domandò con un sopracciglio alzato Kate e un lieve sorriso in volto. In effetti di solito le sorprese erano il punto forte del suo scrittore. Ma questa volta l’aveva superato. Rick scosse di nuovo la testa.
“Kate, tu mi sorprendi ogni giorno dalla prima volta che ci siamo incontrati” dichiarò l’uomo serio e dolce, carezzandole il fianco con una mano. La detective sorrise imbarazzata e si morse il labbro inferiore. Erano mesi che stavano insieme, avevano fatto l’amore ben più che una volta e quando potevano flirtavano alla grande. Ma ancora adesso non riusciva ad abituarsi ai suoi complimenti.
Lo scrittore non resistette oltre. Era troppo adorabile, troppo bella, troppo straordinaria. Colmò ancora una volta i pochi centimetri tra i loro volti e la baciò piano, dolcemente. In poco però il bacio si fece più approfondito. Le mordicchiò leggermente il labbro inferiore, facendola gemere, e lo accarezzò piano con la lingua. Lei schiuse la bocca per permettere alle loro lingue di incontrarsi di nuovo e...
“Richard, caro, a che punto siete??” domandò all’improvviso Martha ad alta voce dal divano per farsi udire dalla cucina. “Qui iniziamo ad avere una certa fame!” Rick sbuffò nel bacio e Kate ridacchiò. L’attrice non sapeva cosa aveva interrotto, perché erano in un punto della cucina un po’ nascosto da una delle tante cianfrusaglie natalizie di Castle in giro per il salone.
“Mamma, sono impegnato! Sto cercando di parlare con la mia partner!” dichiarò di rimando Rick scocciato. Kate alzò un sopracciglio alla sua affermazione.
“Questo sarebbe il tuo modo di parlare?” domandò la donna a bassa voce. Lo scrittore ghignò e annuì. “Se è così che usi la bocca, non oso immaginare come usi le mani mentre scrivi allora…” continuò mordendosi il labbro inferiore. In realtà lo sapeva. Oh, se lo sapeva come usava quelle mani. Ma semplicemente non poteva fare a meno di giocare con lui. Era impossibile non farlo con Richard Castle.
Rick fece un sorrisetto furbo alle sue parole. Kate notò che i suoi occhi blu avevano appena assunto una tonalità più scura.
“Stanotte ti farò vedere io come scrive uno scrittore del mio calibro…” mormorò l’uomo a un soffio dalla sua bocca. Kate sorrise e fece per avvicinarsi di nuovo alle sue labbra quando un suono li distrasse.
“Il campanello?” domandò confuso lo scrittore più a sé stesso che alla donna davanti a lui. Chi diavolo poteva suonare al suo appartamento la Vigilia di Natale??
Kate guardò verso la porta perplessa, poi annuì e alzò appena le spalle. A malincuore Rick si staccò da lei e si diresse verso la porta.
“Saranno i soliti bambini che girano per le case cantando carole natalizie” ipotizzò Martha dal divano vedendo il figlio avvicinarsi alla porta. “Ricordati poi di dargli qualcosa, caro” aggiunse quindi prima di dare un sorso al suo bicchiere di vino ormai quasi vuoto. Lo scrittore annuì distrattamente prima di raggiungere l’atrio passando tra Gandalf e Silente.
Rick aprì la porta e... si trovò davanti Babbo Natale! Sgranò gli occhi e la bocca gli rimase semiaperta dalla sorpresa. Di certo non si sarebbe mai aspettato di trovarsi il vecchio simpatico in rosso davanti alla porta di casa! Anche perché, si sa, Babbo Natale passa dal camino.
Dopo il primo secondo di smarrimento, iniziò a osservare curioso l’uomo. Il vestito era perfetto. Stivaloni e cinturone entrambi neri e con fibbia dorata. Pantaloni, casacca e cappello rossi contornati da soffice pelo bianco. Pancione prominente. Barba bianca riccioluta e lunga fino a metà petto. Dietro le spalle anche il classico sacco marroncino pieno di doni.
“OH, OH, OH!!” gridò all’improvviso Babbo Natale con voce profonda, appena attutita e distorta dalla barba, facendo prendere un infarto al povero scrittore che fece un balzo all’indietro. Il vecchio approfittò del suo movimento per fare un paio di passi in avanti ed entrare nel loft. Martha, Alexis e Jim si alzarono dai divani e si avvicinarono all’entrata incuriositi. Kate invece arrivò dalla cucina guardinga, un sopracciglio alzato nel vedere che alla porta c’era Babbo Natale. D’istinto portò una mano al fianco, ma ovviamente non trovò la fondina con la pistola. “Buon Natale, brava gente!” disse ancora ad alta voce l’uomo con la sua voce profonda e camuffata allargando le braccia. Da sotto la barba si intuiva che aveva un gran sorriso in volto. Un momento… Rick aggrottò le sopracciglia pensieroso, la mano ancora attaccata alla maniglia della porta spalancata. Perché la voce mi pare familiare?
Un attimo dopo accadde un fatto che lasciò tutti i presenti scioccati: Martha si gettò senza la minima esitazione fra le braccia di Babbo Natale. L’attrice nascose subito il viso tra la sua barba, circa all’altezza del suo collo, e lo strinse forte contro di sé. Stretta che lo sconosciuto ricambiò a pieno, buttando il sacco che aveva alle spalle per terra e infilando il naso tra i capelli rossi della donna. Potevano sentirli mormorare, anche se non riuscivano a capire cosa si stessero dicendo. Poi Rick vide il Babbo Natale alzare una mano per spostarsi la lunga barba. Era di schiena quindi non riuscì a vederlo in faccia. Però intuì benissimo ciò che successe il momento dopo nonostante la mole stessa dell’uomo lo coprisse. Sua madre e lo sconosciuto si stavano baciando.
Ci vollero diversi secondi prima che qualcuno si decidesse a dire o fare qualcosa.
“Uhm… mamma?” disse alla fine Rick schiarendosi la gola. La madre si scostò appena dal tipo e guardò il figlio. Lo scrittore notò che aveva gli occhi lucidi, ma un grosso sorriso in volto. “Lo… lo conosci? Conosci Babbo Natale?” Martha lo guardò stupita e confusa per un momento. Quindi un lampo di comprensione passò nel suo sguardo. Scosse la testa divertita e si staccò dall’uomo. Fu a quel punto che il vecchio si girò verso di lui. Prima ancora di vedere il viso dell’uomo davanti a lui, ora libero dalla barba, Rick vide i suoi occhi. Prima non li aveva notati. Erano occhi blu. Di un blu appena più scuro e profondo dei suoi. Ancora una volta rimase a bocca spalancata. Non è possibile… pensò incredulo.Non… non posso crederci… non posso assolutamente crederci e poi scoprire che non è… che non è LUI… non posso… farebbe troppo male… eppure… eppure…
Rick rimase immobile. Il respiro cominciò a diventargli affannoso. Sentiva il suo cuore battere furiosamente contro lo sterno. Finalmente mise a fuoco l’intero viso dell’uomo, oltre agli occhi. Dovette prendere un paio di respiri profondi per calmarsi, prima di riuscire a parlare. Quando lo fece, la sua voce era fievole ed esprimeva insieme paura e gioia, incredulità e certezza . “…Alex…?”
Sentì a malapena Kate, Alexis e Jim trattenere il fiato a quella domanda che era insieme anche una constatazione. Non lo avevano ancora riconosciuto perché il vestito copriva bene le sue forme e la faccia era ancora in parte coperta dalla barba, spostata malamente, oltre che dal cappello.
Il movimento che il Babbo Natale fece per portare la mano dal fianco alla testa gli sembrò il più lento a cui Rick avesse mai assistito. Ma finì finalmente anche quello quando l’uomo si tolse con un solo movimento sia la barba storta sia il copricapo e il Babbo Natale si mostrò completamente per quello che era e per quello che lo scrittore aveva ardentemente sperato che fosse: Alex Tully.
Rick rilasciò il fiato che non si era neanche accorto di aver trattenuto. Alex lo guardava con un mezzo sorriso, felice di essere lì, ma evidentemente preoccupato dalla reazione che avrebbe potuto suscitare la sua apparizione.
Lo scrittore notò che suo padre non era poi cambiato molto dall’ultima volta che l’aveva visto mesi prima. Aveva qualche ruga in più certo, ma per il resto sembrava lo stesso. Sempre che quella pancia fosse finta.
“Ciao, ragazzo” lo salutò l’uomo con tono leggermente imbarazzato. Siccome il figlio sembrava non decidersi a dire qualcosa, Alex guardò sé stesso e spalancò le braccia alzando appena le spalle. “Scommetto che tra i tanti padri che ti eri immaginato, non avevi mai pensato che potesse essere Babbo Natale, vero?” domandò scherzoso, ricordando quando Martha gli aveva confessato che il piccolo Rick inventava ogni giorno un padre diverso, dal cowboy spaziale all’inventore della panna spray. Tutto quello che riuscì a fare lo scrittore fu scuotere la testa in segno di diniego. Un momento dopo si schiarì la gola.
“No, io… io non l’ho mai creduto Babbo Natale…” riuscì a farfugliare alla fine Rick. Poi aggrottò le sopracciglia. “Ma… ma come…? Insomma… tu non eri lontano? Posto ‘top secret’ e tutto…?” Alex sorrise del suo balbettio e fece un cenno con la testa a Kate, pochi passi più in là di loro.
“Dovresti ringraziare la tua musa, Richard” dichiarò con tono a metà tra il grato e il divertito. “Senza di lei, io probabilmente non avrei mai avuto neanche il coraggio di chiamare. Figurarsi arrivare alla porta di casa tua…” Rick sbatté le palpebre, come se fosse uscito in quel momento da un sogno, e si voltò verso Kate incredulo. “A proposito…” aggiunse poi Alex rivolgendosi alla diretta interessata. “Buonasera detective Beckett” la salutò sorridendo. Kate gli rispose con un sorriso in risposta al suo e un cenno del capo.
“Era questo che intendevi prima, vero?” domandò lo scrittore all’improvviso capendo in quel momento perché la sua musa gli fosse sembrata irritata dalla chiamata. “Il regalo non era la sua telefonata. Era la sua presenza…” Kate si morse appena il labbro inferiore e annuì.
“Quindi… ehm… posso entrare?” domandò incerto Alex dopo qualche secondo di silenzio e immobilità. Rick tornò a guardarlo e si accorse in quel momento che in effetti erano ancora davanti alla porta spalancata del loft. L’agente CIA era già entrato da solo in pratica, ma voleva essere sicuro che andasse bene a suo figlio. In fondo la casa era sua. Lo scrittore scosse la testa per riprendersi, quindi annuì e finalmente un mezzo sorriso si fece strada sul suo volto.
“Sì certo… Accomodati pure” gli disse facendo un cenno con la mano verso il salone, dove si trovavano ancora due stupiti Jim e Alexis. Fu in quel momento che i due si ripresero dallo stupore dell’apparizione. Alexis si gettò senza pensarci troppo tra le braccia del nonno. L’uomo la strinse subito a sé sorridendo. Si erano conosciuti per poco, ma la ragazza si era affezionata subito molto a Tully.
Quando si staccarono, Alex rimase per un momento fermo, preoccupato, quando i suoi occhi incontrarono quelli di Jim Beckett. Il padre della detective lo aveva sempre odiato per averlo portato via dalla sua bambina il giorno stesso della morte di Johanna per interrogarlo. Dal giorno del suo ‘funerale’ al cimitero però, Tully sapeva anche che il sentimento verso di lui non era più così intenso come prima, visto che aveva salvato la vita di Kate. Sperava solo che lo ricordasse anche Jim. E sembrò essere davvero così, perché il padre della detective avanzò di qualche passo e gli allungò una mano.
“Non ho mai potuto ringraziarti personalmente per quello che hai fatto per mia figlia mesi fa” disse Jim. “Vorrei farlo ora. Non dico che mi starai più simpatico, Tully…” aggiunse subito con una mezza smorfia. “Però… grazie per aver salvato la mia bambina.” Il tono con cui aveva pronunciato l’ultima frase era estremamente grato e sincero. Alex rimase immobile ancora per un secondo. Poi sorrise sollevato all’altro uomo e gli strinse la mano.
“Dovere” replicò Tully serio. “E poi è stato davvero un piacere conoscere e aiutare tua figlia. Non ci sono molte donne forti e tenaci come lei in circolazione. Anche se dovrei dire soprattutto testarde…” Voltò la testa verso la detective e le fece l’occhiolino. Kate cercò di trattenere un mezzo sorriso imbarazzato, con scarso successo, e abbassò lo sguardo. Rick guardò perplesso alternativamente la sua musa e suo padre. Iniziò a chiedersi cosa si fosse inventata per convincerlo a venire… Anche se ovviamente sapeva quanto poteva essere persuasiva la sua detective.
“Voi andate pure a sedervi e chiacchierare in salone” disse all’improvviso Rick rivolto ai presenti. “Io devo… uhm… scambiare un paio di parole con Kate. E finire anche di preparare la cena” aggiunse subito quando vide che Martha stava già per contestare. “Voi andate e non preoccupatevi. Ci pensiamo noi!” continuò lo scrittore spingendoli praticamente in salone. A quel punto, avendoli messi sulla giusta strada, si voltò di nuovo e andò a grandi passi verso Kate. Sentì a malapena suo padre lanciare un’esclamazione stupita davanti alla quantità di roba natalizia contenuta nel salone. Prese per mano la sua musa e la trascinò in cucina, nella zona riparata dagli occhi degli altri. Kate, stupita dal comportamento del suo partner, oppose involontariamente un po’ di resistenza.
A quel punto Rick la portò davanti a sé e la fece indietreggiare di un passo facendola sbattere con la schiena contro il frigo. Ma lei non se ne curò minimamente, perché Rick la stava già baciando con foga. Sembrava una replica del loro primo vero bacio. L’unico particolare differente era che ora la donna non aveva cozzato contro la porta dell’appartamento, ma contro quella del frigo. Per fortuna Alexis doveva aver acceso lo stereo e una musica natalizia aleggiava nell’aria, perché altrimenti gli altri nel salone avrebbero sicuramente udito il gemito strozzato di Kate nel momento in cui Rick le baciò il collo appena sotto l’orecchio, nel punto in cui sapeva di farla impazzire di più. Quando i due si accorsero di non avere più aria nei polmoni, rallentarono il bacio e infine si staccarono, mantenendo però le fronti unite. Entrambi ansimavano.
“E… e questo… per cos’era?” domandò Kate dopo qualche secondo quando riuscì finalmente a respirare abbastanza da poter parlare.
“Perché non so quale miracolo tu abbia compiuto…” rispose Rick staccandosi appena da lei per guardarla negli occhi. Le portò una mano al viso e le carezzò piano una guancia con il pollice. “Non so cosa tu abbia detto o fatto e non lo voglio neanche sapere… So solo che hai la straordinaria capacità di realizzare tutti i miei desideri... Grazie.” Kate sorrise. In quel momento le vennero in mente le parole che aveva detto a Tully quella sera di diversi giorni fa per convincerlo una volta per tutte a venire al loft...
 
“Cazzo, Tully!!” urlò esasperata e arrabbiata. Era già più di un’ora che erano al telefono e ancora non era riuscito a convincerlo a venire solo per una sera a casa Castle. Per fortuna che l’aveva chiamata mentre era al suo appartamento da sola e non al loft di Rick. “Possibile che non riesci a capire che basterebbe anche solo sentire la tua voce ogni tanto per farli felici?? Sono passati mesi, Tully!! MESI!! Hanno paura!! Paura di essere dimenticati o messi da parte! Paura di essere abbandonati di nuovo da te! Soprattutto Rick! Sai benissimo che è sempre stato terrorizzato dall’idea di essere stato di troppo, di essere stato un regalo non desiderato…” La rabbia la abbandonò e sospirò stancamente. “Sai cosa desidera tuo figlio per Natale? Suo padre. Non basta una sola visita nella vita, Alex. Hai una famiglia che nonostante tutto ti ama. Aiutali a cancellare il dolore e a costruire nuovi ricordi con te. Ora hai la possibilità di vederli senza doverli spiare di nascosto. Sfruttala. Ti prego. Non ti chiedo di farlo per me. Ti chiedo di farlo per Martha, Alexis e Rick. Dopo lo spavento che gli hai fatto prendere con la tua finta morte questo è il minimo che gli devi…”
 
Alex dopo quella sfuriata aveva promesso che ci avrebbe pensato su. Niente di più. Non era stato molto, ma Kate si era accontentata e aveva sperato che ci pensasse davvero. Evidentemente era stato così per fortuna. L’uomo aveva dato ascolto alle sue parole. Probabilmente aveva voluto saggiare il campo con la telefonata prima di presentarsi davvero alla porta. Oppure semplicemente gli piacevano le entrate in grande stile tanto quanto al figlio. L’importante era che in quel momento fosse lì, a solo una stanza di distanza.
Rick si riavvicinò a lei per lasciarle un altro bacio, stavolta più piccolo e dolce, sulle labbra.
“Sai cosa succederebbe se ora mi trovassi davanti allo Specchio delle Brame?” sussurrò lo scrittore divertito e dolce insieme. La donna aggrottò le sopracciglia e lo guardò confusa. “In Harry Potter è lo specchio che ti mostra ciò che più desideri” le spiegò Rick. Kate annuì. “Se mi ci specchiassi ora vedrei solamente me stesso, ne sono sicuro. Perché non avrei più niente da desiderare. Vorrei solo che fosse lo stesso anche per te…” mormorò lo scrittore appena più triste. La donna capì cosa intendeva. Il fantasma di sua madre aleggiava sempre vicino a lei. Lei avrebbe visto Johanna Beckett in quello specchio, come Harry Potter aveva visto i suoi genitori. “Vorrei poter realizzare ogni tuo desiderio come tu fai con me…” continuò Rick. “Dimmi solo cosa vuoi, Kate. Esprimi tu questa volta un desiderio. Vuoi la Luna?” domandò indicando la finestra da cui in un angolo si vedeva uno spicchio di satellite luminoso. “Io la prenderò al lazo per te. Vuoi…” Kate lo fermò mettendogli una mano sulla bocca. Aveva gli occhi appena lucidi e sorrideva.
“Rick, tutto quello che voglio al momento mi sta stringendo a sé” sussurrò. Lo scrittore sorrise sotto la sua mano. La spinse via da sé con il naso e si riavvicinò al suo viso per lasciare un altro bacio a fior di labbra.
“Ti amo, Kate…” sussurrò quando si staccò. La donna sorrise a sua volta, gli passò una mano tra i capelli e lo attirò di nuovo a sé.
“Ti amo anch’io, scrittore” mormorò appena prima di baciarlo ancora. Un bacio tenero e lungo.
“Papà, a che punto siet… Ops!” Alexis, che era appena entrata in cucina sorpassando al zona coperta dalle cianfrusaglie natalizie, spostò subito lo sguardo da loro imbarazzata. Rick e Kate si staccarono velocemente. La detective era rossa in volto. “Ehm… scusate, ma la nonna mi ha detto di venire a vedere se vi serviva una una mano per aggiungere le cose in tavola…” Rick si schiarì la gola e maledì mentalmente sua madre.
“Uhm… no, no, tranquilla tesoro, ora le portiamo noi” rispose alla figlia. Kate si morse il labbro inferiore imbarazzata dietro di lui. Si sarebbe volentieri rinchiusa di nuovo dentro il frigo. La ragazza annuì e fuggì velocemente alla volta del salone. Lo scrittore sospirò rassegnato. “Credo siano state più le volte in cui ci hanno interrotti piuttosto che quelle in cui ci siamo baciati tranquillamente…” borbottò irritato. Kate non riuscì a trattenere un sorriso alla vista della sua faccia simile a quella di un bimbo a cui hanno appena tolto il suo giocattolo preferito.
“Dai, Rick” lo riprese ridacchiando e spingendolo verso i fornelli dove la pasta ancora cuoceva. “Finiamo di preparare altrimenti rischiamo di avere una ciurma di parenti affamati in cucina!”
“Anch’io sono affamato…” mugugnò ancora l’uomo senza farsi sentire, lanciando un sguardo vorace al profilo della sua donna che si allungava per prendere un altro piatto dalla credenza. “Ma nessuno che ci pensa alla mia di fame, eh?”
 
La cena fu abbastanza tranquilla. Rick però dovette cuocere di nuovo la pasta. Secondo lui, perché c’era una persona in più quindi doveva aumentare le dosi. Secondo Kate, perché lo scrittore aveva lasciato così tanto la pasta sul fuoco che era diventata una poltiglia immangiabile. Cappone e patate invece fortunatamente bastarono per tutti e non ci fu bisogno di aggiunte.
Chiacchierarono e scherzarono per buona parte della serata. All’inizio Rick ci mise un poco per cominciare a parlare liberamente con Alex, ma poi si sciolse e iniziò a tempestarlo di domande peggio di sua figlia. Gli chiese tutto quello che non era riuscito a domandargli, un po’ per rabbia e un po’ per mancanza di tempo, durante il suo ultimo soggiorno al loft. Tutto quello che per anni avrebbe voluto chiedere a suo padre. Jim faticò un momento ad accettare la presenza di Tully, ma a fine serata riuscì addirittura a sorridere con lui.
“Ragazzo, se avessi saputo che cucinavi così bene, mi sarei fatto vivo molto prima!” esclamò Alex una volta che ebbero finito anche il secondo. Non indossava più il vestito rosso di Babbo Natale, ma un completo blu scuro che aveva tenuto nascosto sotto quello finto e artificialmente ingrossato del vecchio portatore di regali. “Non avevo notato fossi così bravo l’ultima volta…” continuò l’agente allungandosi un po’ sulla sedia e passando un braccio intorno alle spalle di Martha seduta accanto a lui. Rick alzò le spalle.
“Beh, diciamo che l’ultima volta non ero molto in vena di cucina…” rispose lo scrittore quasi scusandosi. Quando l’aveva ospitato a casa aveva cucinato con la testa altrove. All’epoca lo sopportava a malapena ed era stato solo per supplica di Alexis e Martha che l’aveva ospitato al loft. Inoltre i suoi pensieri in quei giorni erano di apprensione per Kate e odio per il drago. Di certo non ci aveva speso troppo tempo nell’arte culinaria.
Il padre annuì comprensivo.
“Sì, in effetti non è che abbia fatto poi molto per meritarmi una cena del genere all’epoca…” replicò malinconico. Martha si avvicinò di più a lui. Quindi gli poggiò una mano sulla guancia e lo fece girare verso di lei.
“Alex, smettila di pensare al passato” gli ordinò l’attrice guardandolo negli occhi. “Te l’ho già detto. Il passato è passato. Ora c’è solo il presente e il futuro.” Alex rimase immobile a fissarla per qualche momento, gli stessi occhi da cucciolo bastonato che Kate conosceva bene nel figlio. Quindi l’agente sorrise e annuì. Si chinò appena verso di lei e le lasciò un piccolo bacio sulla guancia. Un po’ troppo lungo per gli standard del figlio.
Rick infatti si schiarì la voce guadagnandosi una gomitata nelle costole da Kate. Non era abituato a vedere effusioni tra i suoi genitori, ma di certo era una cosa che non gli era mancata. Ora comprendeva benissimo quale poteva essere stato l’imbarazzo di Alexis quando aveva beccato lui e Kate in cucina. E loro si stavano scambiando molto di più che qualche bacetto sulla guancia. Si appuntò mentalmente di stare più attento con sua figlia in giro. Martha e Alex lo guardarono ridacchiando divertiti, ma si staccarono un poco per non mettere a disagio lo scrittore.
“Dolce-time!” esclamò Rick alzandosi all’improvviso in piedi per togliersi dall’imbarazzo. Kate stava per andare con lui, ma la bloccò. “È una sorpresa anche per te. Quindi stai qui, mia cara musa curiosona” le comandò mettendole le mani sulle spalle e facendola risedere. La detective gli lanciò un’occhiataccia e lui ridacchiò divertito. Sentì appena Alexis dire scherzosa “Sono stata troppo tempo in università… Da quando in qua papà scherza così con il fuoco??” prima di entrare in cucina seguito solo dalle note di una delle canzoni natalizie in uscita dallo stereo. Prese un piatto largo e due spatole per dolci. Quindi recuperò dal frigo il dolce incartato. Delicatamente lo aprì e lo tolse dalla carta per poi appoggiarlo sul piatto. Lo osservò per un momento felice che non si fosse rovinato. Era un tiramisù con ciliegie. In pratica aveva preparato un tiramisù normale, con tanto di savoiardi imbevuti di caffè in tre strati e crema spumosa per ogni piano. Aveva poi aggiunto il suo ingrediente segreto, cioè il cioccolato a pezzetti sparso praticamente ovunque nel dolce. E infine sull’intera superficie superiore aveva messo, oltre alla crema, ciliegie tagliate a metà. Inoltre, per dargli il tocco finale, aveva scritto con il cioccolato fuso ‘Buon Natale’ a grandi lettere. Ci aveva messo mezz’ora per riuscire a farlo in bella scrittura corsiva senza fare disastri.
Rick prese il tutto e tornò in salone dove gli altri stavano chiacchierando placidamente.
“Ehi, arriva il nostro chef con il dolce!” esclamò Jim sorridendo quando lo vide avanzare con attenzione tra le decine di decorazioni sparse per il salotto. Tutti si voltarono curiosi verso di lui. Lui si fermò a un passo da tavolo, quindi fece un mezzo inchino.
“E ora, signore e signori, il dessert!” dichiarò Rick con un gran gesto della mano e un tono semiserio prima di posare il piatto al centro del tavolo. “La mia ultima specialità!” annunciò lo scrittore orgoglioso. “Ciliegiamisù!”
“Ciliegia… che??” domandò Kate guardandolo con un sopracciglio alzato.
“Ciliegiamisù” ripeté Rick allegro. “Tiramisù con ciliegie” spiegò come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Ma non è stagione di ciliegie” osservò Jim.
“Beh, no, qui no” ammise Rick. “Ma in Australia sì. Queste piccoline si sono fatte un bel viaggio per arrivare fino qu…”
“Ti sei fatto mandare ciliegie dall’Australia??” domandò Kate incredula interrompendolo. Rick scosse la testa.
“Un mio amico doveva tornare qualche giorno fa da lì e gli ho chiesto di portarmene un po’” rispose alzando appena le spalle.
“Sono più rosse del solito…” commentò Alexis inclinando appena la testa di lato. A Kate ricordò molto lo scrittore nei suoi momenti di pura curiosità. “Che varietà sono?”
Sweetheart” rispose Rick con un sorriso dolce. La figlia alzò la testa stupita, poi sorrise. Il nome del frutto era anche il modo in cui la chiamava nei momenti in cui gli serviva maggiore conforto.
Rick recuperò piatti e cucchiaini per il dolce, quindi fece le fette e ne diede una ciascuno. Per fortuna aveva pensato bene di farla un po’ più grande del dovuto, così tutti ne ebbero un pezzo abbondante. Poco dopo, con grande gioia dello scrittore, la sala si riempii di apprezzamenti per il dessert.
“Mm…” mugugnò Kate al settimo cielo assaggiando il dolce. “Ciliegie, caffè e cioccolato! I miei gusti preferiti!”
“Lo so…” commentò ridacchiando Rick. “E, pensa un po’, stranamente da un po’ di tempo a questa parte sono diventati anche i miei gusti preferiti! A parte il cioccolato, quello mi piaceva già” aggiunse con tono ovvio. Poi alzò le spalle. “Comunque…” continuò avvicinandosi di più a Kate seduta accanto a lui. “Nel caso ti interessasse saperlo, non ne sono e mai ne sarò sazio di questi gusti…” disse con un sorriso furbo e una voce appena più profonda, completamente dimentico degli altri intorno a loro. Kate arrossì e si morse il labbro inferiore.
“Ragazzo, figlia e genitori di entrambe le parti presenti!” lo ammonì Alex. “Non mi sembra il caso che continuiate questo discorso ora. E poi è anche per questo che hanno creato le camere da letto…” aggiunse ridacchiando.
“Alex!” esclamò Rick imbarazzato lanciando contemporaneamente uno sguardo preoccupato alla figlia. Kate stava tentando di nascondersi dietro la sua fetta di Ciliegiamisù con scarsi risultati. Alexis vide l’occhiata del padre e alzò gli occhi al cielo.
“Papà è inutile che fai quella faccia” dichiarò la ragazza con un sospiro rassegnato. “Ho capito benissimo a cosa stavi alludendo e ringrazio il nonno di averti fermato perché altrimenti conoscendoti saresti anche andato avanti…”
“Questo perché tuo padre dimentica spesso di avere gente intorno quando parla con la nostra detective” commentò Martha divertita.
“Non credo sia solo lui, Martha. Anche Katie diventa piuttosto ‘assente’ quando c’è Rick in giro…” aggiunse Jim ridacchiando.
“Papà!!” esclamò Kate ancora più rossa in volto.
“Ma cos’è una congiura??” domandò lo scrittore incredulo passando lo sguardo tra i presenti. “Vi siete messi d’accordo mentre eravamo di là a finire di preparare la cena, vero?”
“Tesoro, con il tempo che ci avete messo a ripresentarvi, noi avremmo potuto commettere un delitto e tornare senza che neanche ve ne accorgeste!” dichiarò Martha divertita sorseggiando un po’ di vino, tra gli sguardi imbarazzati di Kate e Rick e le risate di Alexis, Alex e Jim.
 
Il resto della serata passò velocemente tra chiacchiere e risate. Musa e scrittore ovviamente non furono esenti da battutine maliziose dei rispettivi genitori. Ma quello in fondo lo avevano già messo in conto quando avevano deciso di cenare tutti insieme la Vigilia di Natale.
Allo scoccare della mezzanotte brindarono al Natale appena arrivato. Rimandarono lo scartamento dei regali alla mattina successiva visto che c’è ne erano solo per Rick, Alexis e Martha. Lo scrittore però decise di impadronirsi comunque di un ‘regalo’. Con la scusa di dover prendere altro vino e di aver bisogno di un consulto, trascinò Kate in cucina. Quindi la afferrò per la vita e la strinse a sé, baciandola di nascosto dagli altri.
“Sai che non è l’ultimo dell’anno, vero?” commentò Kate con un mezzo sorriso quando si staccarono qualche momento dopo.
“Ma questo non è un bacio da ultimo dell’anno!” dichiarò lo scrittore fintamente scandalizzato.
“Ah sì?” replicò la donna alzando un sopracciglio. “E com’è allora?” domandò poi maliziosa mordendosi il labbro inferiore. Rick fece un sorrisetto furbo. Si riavvicinò senza dir nulla e iniziò a lasciarle una scia di baci leggeri dalle labbra fino all’orecchio. “Abbi un po’ di pazienza, detective” mormorò quindi con voce provocante e divertita insieme. Il suo respiro caldo sul collo la fece rabbrividire. “Fra qualche giorno ti mostrerò com’è un bacio da ultimo dell’anno…”
 
“Quindi… devi proprio andare?” domandò Rick incerto. Erano quasi le due dei notte. Alexis era crollata addormentata mezz’ora prima sul divano e anche gli altri iniziavano a dare i primi segni di cedimento. La serata era stata lunga e la stanchezza aveva preso il sopravvento. In poco tempo, dopo il crollo della ragazza, tutti si erano ritrovati a sbadigliare assonnati. E Alex aveva annunciato che per lui era tempo di andare.
“Credo proprio di sì” rispose l’agente finendo di infilarsi gli stivaloni neri da Babbo Natale. Quando ebbe concluso l’operazione, raddrizzò la schiena con una mezza smorfia di dolore. “Uff, non sono più giovane come un tempo…” lo sentì borbottare a bassa voce lo scrittore. Tully sarebbe uscito di nuovo travestito com’era entrato. E in effetti, come lui stesso aveva detto ridacchiando nel corso della serata, non c’era niente che passasse più inosservato di un Babbo Natale a New York in periodo natalizio.
“Pensi che una volta varcata quella soglia…” disse Rick indicando la porta del loft con un cenno della testa. “Ti deciderai almeno ad alzare quel benedetto telefono e chiamare stavolta?” domandò scherzoso. Il tono però nascondeva ansia e un po’ di risentimento. Alex sorrise dispiaciuto e annuì.
“Stavolta sì, ragazzo” affermò appoggiandogli una mano sulla spalla. Lo scrittore era in piedi davanti a lui, le braccia incrociate al petto e lo sguardo torvo. Il suo scetticismo era evidente. “Te lo prometto” continuò infatti Tully. “Chiamerò presto. E talmente spesso che mi chiederai di smetterla!” dichiarò ridacchiando. Rick sorrise appena e scosse la testa. Poi Alex tornò serio. “Lo so che ne ho combinate tante in passato e che ti risulta difficile credermi… Ma mi dispiace sinceramente. E poi ora basta!” esclamò all’improvviso con tono quasi rabbioso. Rick aggrottò le sopracciglia, confuso. Ci mise un momento a capire che era arrabbiato non verso di lui, ma verso sé stesso. “Non voglio più rischiare di perdere tutto questo…” continuò Alex facendo un largo gesto con la mano verso il salone dove stavano Martha, Alexis, Kate e Jim. “… per la mia stupidità e codardia. Non voglio più rischiare di perdere la mia famiglia, ragazzo” aggiunse poi in tono più dolce guardandolo negli occhi. Rick rimase per un momento a osservarlo dubbioso, come se volesse leggergli dentro se quelle parole fossero vere. Alla fine lo scrittore sorrise e annuì. I due occhi blu davanti a lui sembravano sinceri. Volle crederci. Volle crederci davvero con tutto il cuore.
“Ti sveglio Alexis” affermò Rick prima di allontanarsi verso il salone.
“Lasciala riposare…” cercò di fermarlo Tully. Lo scrittore però lo fermò scuotendo la testa.
“Se si sveglia e scopre di nuovo che non è riuscita a salutarti, è capace che mi uccide e nasconde il mio cadavere” replicò Rick ridacchiando. Poi si bloccò, in mezzo tra Gandalf e Silente, pensieroso. “Ora che ci penso… Ha fatto il tirocinio con Lanie, quindi saprà anche sicuramente come nascondere le prove…” aggiunse preoccupato. Fece una smorfia trattenendo un brivido e raggiunse la ragazza addormentata, mentre Alex ridacchiava dietro di lui.
“Tesoro, svegliati…” mormorò lo scrittore alla figlia accarezzandole un braccio. Alexis mugugnò qualcosa e si rigirò sul divano dove era stesa. Kate non riuscì a reprimere un sorriso nel vedere quella scena. Rick faceva esattamente la stessa cosa quando non voleva svegliarsi. Al secondo richiamo però, a differenza del padre, lei aprì lentamente gli occhi. Si guardò intorno sorpresa, non ricordandosi di essersi assopita sul divano, e si mise seduta stropicciandosi gli occhi.
“Mi sono addormentata, vero?” borbottò imbarazzata. Rick ridacchiò e annuì.
“Alex sta andando” le comunicò lo scrittore. La ragazza sgranò gli occhi sul padre, quindi voltò la testa in cerca del soggetto della frase.
“Te ne vai di già?” domandò triste quando l’ebbe individuato. Tully, ora vestito completamente da Babbo Natale a eccezione delle barba, era appoggiato con un gomito sul braccio semisteso di Gandalf e li osservava con un mezzo sorriso in volto. L’agente annuì solo. Alexis allora si alzò e corse ad abbracciarlo. “Grazie di essere tornato” disse con il viso nascosto tra le pieghe della casacca rossa. “Mi mancherai, nonno…” aggiunse poi con tono triste. Alex la strinse più forte a sé.
“Mi mancherai anche tu, bambina mia” sussurrò tra i suoi capelli rossi prima di lasciarle un piccolo bacio sulla testa. Quando Alexis si staccò aveva gli occhi lucidi. Fece un paio di passi indietro in modo che anche gli altri, che nel frattempo si erano avvicinati, avessero la possibilità di salutarlo. Jim avanzò di un passo e gli allungò la mano.
“Buona fortuna, Tully” lo salutò semplicemente. “E torna presto da questa famiglia. Ne hanno bisogno loro come ne hai bisogno tu.” Alex gli strinse la mano e annuì.
“Grazie, Beckett. Lo farò” rispose con un sorriso sincero. “Buona fortuna anche a te con il tuo studio di avvocati.” Jim annuì come ringraziamento. Non riuscì però a trattenere un sorrisetto divertito. Alla parola ‘avvocati’ infatti l’agente aveva fatto una piccola smorfia schifata. Evidentemente non gli stavano molto simpatici. Poi fu la volta di Kate fare un passo verso Tully.
“Arrivederci, Alex” disse abbracciandolo brevemente, ma con calore.
“Arrivederci, Kate” replicò l’uomo con un sorriso. “Prenditi cura di mio figlio, detective” aggiunse tra il serio e il divertito quando si separarono. “Ha il brutto vizio di cacciarsi nei guai anche quando non li va a cercare…”
“Ehi!” esclamò offeso Rick. Kate ridacchiò e annuì, avvicinandosi poi allo scrittore e intrecciando la sua mano con quella di lui.
“Lo controllerò giorno e notte, tranquillo” dichiarò la detective con lo stesso tono, lanciando un’occhiata al suo uomo.
“La parte della notte mi piace…” commentò Rick con un sorrisetto furbo. Kate roteò gli occhi e gli diede uno schiaffo sul braccio. Lo scrittore mugolò risentito e si passò la mano libera sul punto colpito. La detective alzò gli occhi al cielo alla sua reazione. I presenti invece ridacchiarono divertiti alla loro scenetta. Qualche secondo dopo tutti tornarono più seri. Era il turno dei saluti di Martha.
L’attrice rimase a guardare Alex immobile per qualche secondo, come a volersi imprimere bene a mente la sua immagine prima che sparisse fuori dall’appartamento. Poi coprì gli ultimi metri tra di loro e si buttò letteralmente tra le sue braccia come quando era entrato ore prima. Tully la strinse a sé con forza. Ancora una volta Rick li udì mormorare piano. Lo scrittore sentì un nodo allo stomaco. Per un attimo si mise nei panni di sua madre. Cosa avrebbe fatto se gli avessero detto che non avrebbe più visto Kate? Se gli avessero annunciato che era morta? Se poi gli avessero comunicato che stava bene, ma che non si sapeva quando l’avrebbe rivista o sentita? Gli si mozzò il respiro in gola. Istintivamente strinse la presa sulla mano di Kate, ancora legata alla sua. La sua stretta fu subito ricambiata dalla donna.
Alex e Martha si staccarono qualche minuto dopo, ma non prima di essersi scambiati un ultimo bacio. Rick allontanò lo sguardo a disagio. Per quel poco che aveva visto però avrebbe potuta dirla una scena da film. Alex, appena proteso verso di lei, avrebbe potuto benissimo essere il soldato protagonista del film che stava per partire con prima nave in porto. Bastava immaginarlo vestito da marinaio e non da Babbo Natale. Sua madre invece, piegata un po’ all’indietro dall’impeto del bacio dell’uomo, poteva essere la fidanzata che il soldato lasciava a casa, ma che amava profondamente e da cui un giorno sarebbe tornato. La donna di cui avrebbe sempre portato la foto appresso per non dimenticarla mai. E forse la sua fantasia non era del tutto immaginazione. Anzi era quasi realtà. Perché effettivamente Rick aveva visto di sfuggita davvero quella foto. E non solo.
Meno di mezz’ora prima infatti, Alex si era andato a cambiare di nuovo in Babbo Natale e aveva appoggiato per comodità il suo portafoglio su un tavolo. Da questo però spuntava un angolino bianco che aveva attirato l’attenzione dello scrittore. Curioso, Rick l’aveva aperto e ci aveva trovato, oltre ovviamente a carte di credito varie, documenti e un po’ di soldi, anche una tasca un nascosta da cui sporgevano alcune piccole foto. Le aveva tirate fuori, controllando che nessuno lo vedesse, ed era rimasto a bocca aperta. Una delle foto spiccava davanti a tutte. Era vecchia, scolorita e un po’ usurata, ma lo scrittore aveva riconosciuto senza problemi sua madre da giovane. In un’altra c’era lui da ragazzino con uno zaino in spalla. A occhio e croce doveva aver avuto al massimo quindici anni. Poi un’immagine di Alexis appena nata in quelle che sembravano le culle della nursery dell’ospedale. In un’altra ancora sua figlia di circa dieci anni che si dondolava allegra sull’altalena del parco. Erano in tutto una decina di foto e tutte ritraevano lui, sua madre e sua figlia in diversi momenti della vita. Erano tutti scatti rubati. Una sola li ritraeva tutti e tre assieme. Anche quella, come la foto di sua madre da giovane, sembrava molto usurata. L’immagine li rappresentava seduti in un bar con davanti tre cioccolate calde. Alexis era una bambina, non doveva aver avuto più di sei o sette anni, e tutti e tre ridevano felici per una battuta dello scrittore o per uno degli ultimi racconti di incidenti a teatro di sua madre. Sentendo riavvicinarsi Alex, Rick aveva rimesso tutto a posto e aveva fatto finta di niente. Ma ora sapeva che li portava sempre con sé. E quella scoperta l’aveva in qualche modo rassicurato.
Quando Martha si allontanò da Tully aveva gli occhi lucidi. L’emozione per averlo ritrovato, la paura di perderlo di nuovo, la tristezza nel vederlo già andare via dopo così poco, la gioia nell’averlo rivisto vivo e vegeto perché in realtà le serviva in una prova visiva per crederci davvero… tutto questo leggeva lo scrittore nelle lacrime nascoste di sua madre.
A quel punto Alex si girò verso il figlio. Rick slacciò la sua mano da quella di Kate, ma rimase fermo sul posto incerto, non sapendo bene come salutarlo.
“Sicuro che non vuoi rimanere qui stanotte come Jim?” chiese lo scrittore speranzoso. Avevano offerto al padre di Kate di rimanere nella stanza degli ospiti per la notte così da non dover preoccuparsi di tornare a casa la notte della vigilia di Natale con tanta neve e pochissimi taxi in circolazione. Quando aveva accettato, Kate era stata decisamente sollevata. Avevano fatto la stessa proposta durante la cena a Tully, ma aveva rifiutato. E ancora una volta scosse la testa.
“Mi dispiace, ma non posso restare” rispose con un sorriso un po’ malinconico. “Sarà per la prossima visita” aggiunse poi facendogli l’occhiolino. Rick fece un mezzo sorriso e annuì con un sospiro.
“Ti accompagno alla porta” dichiarò lo scrittore. Entrambi si avviarono alla porta dell’appartamento, distante pochi passi, e vi si fermarono davanti. “Dove andrai ora?” domandò ancora Rick.
“Ma che domande sono??” esclamò l’agente, lasciando lo scrittore confuso. “Sono Babbo Natale, no?” continuò divertito sistemandosi la barba sulla faccia. “Devo tornare dai miei elfi al Polo Nord, ovviamente!” Rick rimase per un momento immobile, la bocca aperta. Poi scosse la testa e ridacchiò. Ora capiva Kate quando gli diceva che forse assomigliava a suo padre più di quanto pensasse.
Rialzò la testa e lo guardò in quegli occhi blu così simili ai suoi. Alex lo stava osservando, un piccolo sorriso in volto seminascosto dalla barba. Gli tese una mano.
“Arrivederci allora, Alex” disse lo scrittore con un sospiro. Tully aggrottò per un secondo le sopracciglia, quasi ferito dall’uso del suo nome e dal saluto formale. Ricambiò comunque la stretta di mano. Un momento dopo però attirò il figlio verso di sé e lo abbracciò. Rick rimase immobile, la bocca spalancata, troppo stupito per fare qualsiasi cosa. Un pensiero lo investì all’improvviso. Suo padre… suo padre lo stava abbracciando. Questo dato di fatto gli mozzò il fiato. Trattenne quel poco di respiro che gli era rimasto. Aveva paura che se solo si fosse mosso avrebbe scoperto che era tutto un sogno, che in realtà niente di quella serata era accaduto. Sicuramente si sarebbe ritrovato sul divano con sua madre che lo svegliava per ricordargli di preparare la cena. Ma la mano forte e calda di Alex era ancora stretta alla sua, il braccio libero era intorno alle sue spalle, ne sentiva chiaramente il peso, e il forte odore di agrumi dell’uomo era lì che lo avvolgeva.
Rick sbatté le palpebre più volte. Pregò che non svanisse tutto in una nuvola di fumo. E ricambiò al stretta di suo padre.
Quasi non ci credeva. Dopo quarantadue anni stava realmente abbracciando suo padre.
Quando si staccarono, a Rick sembrò essere passato troppo poco tempo da quando lo aveva stretto a sé. Si scostò da Alex a malincuore. Sapeva che sarebbe passato altro tempo prima di rivederlo di nuovo. Ma ora non si sentiva più senza padre o abbandonato. Non si sarebbe sentito mai più così.
“A presto, ragazzo” mormorò l’agente con un sorriso triste. Rick notò che aveva gli occhi lucidi. Non riuscì a rispondergli subito. Aveva ancora un groppo in gola. Alex aprì la porta del loft.
“Ciao…” sussurrò in risposta lo scrittore un secondo prima che la porta si richiudesse davanti a lui e dietro le spalle dell’uomo. “… papà.”

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Xiao!! :D:D 
Oddio quanto tempo è che non pubblico?? XD Scusatemi, ma un po' per problemi miei, un po' per un momento con poca voglia di scrivere e un po' che ora sono sotto esami (e quindi spendo 3/4 del mio tempo a studiare -.-) non sono riuscita a finire questa storia che avevo in mente da prima di Natale! Voleva essere un regalo per le due pazze sopranominate che riescono a farmi sorridere anche quando sono giù o ammalata (e che ho consciuto proprio grazie al caro Tully! :D) ma purtroppo sono in ritardo... 
Per il momento sarò ancora un po' impegnata, ma ho già in mente il seguito per "How I Met..." nel caso qualcuno fosse interessato... X)
Beh, che dire, se volete lasciarmi un pensiero sono contenta, altrimenti se entrate anche solo a leggere sono contenta lo stesso! :) Spero solo che la storia vi sia almeno un po' piaciuta! :)
Ok dovrei aver finito di blaterare! XD
A presto! :D
Lanie
  
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