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Autore: Mimi18    28/01/2013    9 recensioni
Forse non era destinata ad essere una ficwriter; anzi, ne era quasi sicura, erano più i capelli che aveva perso in quel periodo che quelli che le erano cresciuti, per non parlare poi delle unghie mangiucchiate o delle occhiaie, che facevano apparire il suo viso più bianco di quanto non fosse.
Greta è una ficwriter.
Greta attualmente ha il solo desiderio di trovare una nuova idea per la sua prossima storia.
Greta è senza ispirazione.
Greta ha bisogno di muovere il sedere e cercare una musa o una svolta.
Greta ha bisogno di sentire le gambe molli e le farfalle nello stomaco.
Tra incidenti programmati, compagni di classe invadenti, amiche pervertite, amiche slasher, ormoni sballati, capelli che cadono a vista d'occhio e più acidità che baci, la storia di Greta che non voleva una storia d'amore per sé, ma solo a scopo didattico.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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5. Non s’ha da fare!

 

 

È cosa scientificamente provata che ogni protagonista di una fan-fiction che si rispetti, il giorno successivo ad aver ricevuto un bacio, si presenti nella propria aula a testa alta pronta ad affrontare il vile marrano che ha compiuto tale gesto.

Ebbene, io sono Greta Scacchi e, al momento, ho il mio stupido ed inutile fratello che mi imbocca. «Fai ‘aaaa’», dice con un sorriso e premendo il cucchiaio contro le mie labbra. Si sta divertendo, lo so bene, perché questa mattina mi sono finta malata per la prima volta in cinque anni di scuole superiori. Ovviamente nessuno ha creduto a questa palla, sono l’unica della mia famiglia a non prendere un’influenza come si deve dalla quarta elementare, quando Cristian mi ha chiuso fuori dalla piscina interna a metà gennaio, con addosso uno striminzito costume olimpionico e i capelli bagnati.

«Non voglio il tuo stupido brodo di pollo», sibilo assottigliando gli occhi e lui sbatte le ciglia, adorabile, chinandosi su di me e facendo cozzare i nostri nasi.

«La mia splendida sorella è malata, quindi ho preso una mattina di pausa dall’università per prendermi cura di lei», spiega pratico, allontanando una ciocca di capelli dalla mia faccia. Viso, volevo dire viso. Faccia non fa molto da fan-fiction. Rischi di essere criticata perché non hai utilizzato il giusto linguaggio che si richiede ad un’originale romantica, Naruto ce ne scampi!

«Perché non ti appendi per le mutande al chiodo nel muro? Ne sarei felice», borbotto e Ivan ridacchia, rimboccandomi le coperte - sì, sa che non sono malata, ma si diverte così lui poverino - e poi se ne va.

E ritorna.

«Che vuoi?»

Oh, so ringhiare. Sono una persona che da grande (…) potrebbe fare la doppiatrice di gatto Silvestro o di Tom. Mio dio, ho già un futuro spianato di fronte al mio viso e…

Ivan mi da un bacio sulla guancia.

«Che cosa diavolo sarebbe? Che schifo!»

«Un pegno del mio amore!»

Afferro una ciabatta e lo prendo dritto in fronte. Barcolla molto teatralmente, gliene do’ atto, ma poi mi sorride.

«Nulla scalfirà il mio amore per te, sorella diletta!»

«M U O R I!»

Scappa dalla porta lasciandosi dietro il suo profumo Hugo Boss e muovendo il bacino a ritmo di Thriller. Spero non si metta a ballarla in corridoio, c’è giusto una finestra che da’ sulla casa della signora Cazzi-miei-mai (in simpatia, Tarantino) e l’ultima volta le è quasi venuta una sincope pensando che Ivan fosse un maniaco - non aveva tutti i torti neppure lei,  ben vedere.

C’è da dire che se avesse un fucile e volesse utilizzarlo contro di lui avrebbe tutta la mia stima, ma con le braccia rachitiche che si ritrova temo non sollevi nemmeno il suo gatto, Tremotino. È una fan dei fratelli Grimm, il pesce rosso si chiama Raperonzolo.

«Gesù», nascondo la faccia sotto le lenzuola. Fa caldo, terribilmente, pare quasi che l’autunno non abbia intenzione di arrivare nonostante manchino giusto un paio di giorni.

Il mio armadio non è ancora stato riempito dai vestiti dai colori tetri e dai giubbini, perché nessuno si azzarda a mettere un paio di jeans lunghi con venti gradi all’ombra. Sarebbe un suicidio, l’hanno capito persino i professori che, nonostante i lavori esterni alla scuola che provocano rumore, hanno deciso di lasciare opportunamente aperte le finestre.

Il mio pensiero, dopo la parola ‘scuola’, vola direttamente a Gianluca. Non mi importa poi molto se avrà pensato o meno a me, questa mattina, di fronte al cancello della scuola. Romanticamente, sono una protagonista, quindi deve averlo fatto per forza di cose. Sicuramente avrà ripensato ai miei capelli rossi sotto le dita, al sapore della mia bocca, alle mie mani sulle sue spalle… okay, tutto ciò è molto sensibile, ma al momento è l’ultimo dei miei problemi.

C’è un altro punto che è scientificamente provato nella storia delle fan-fiction, ossia: se il protagonista bacia la sua principessa e si rivela interessato a lei, c’è sempre qualcosa sotto. Che sia un crollo finanziario, una scommessa, una minaccia o un matrimonio combinato perché in realtà Gianluca è di stirpe reale, non mi è dato saperlo.

Insomma, analizziamo attentamente la vicenda. Ho sottomano gli appunti che ho gettato sul Quaderno delle Idee Segrete - Lilith (è il mio nickname) e pare che nessun dato riporti ad un possibile crollo finanziario. Il padre di Gianluca è sempre uno stimato dentista che a nove anni mi ha costretto a mettere un apparecchio, poi un altro a dodici e un ultimo a quattordici, per due anni. Sua madre, bella donna, è sempre la solita insegnante di danza del ventre e a volte mi piacerebbe prendere lezioni da lei. Potrei imparare a muovermi, a risultare sensuale, e sicuramente quando Gianluca - perché sarà lui, questo è sicuro - mi sfilerà le mutande, scelte appositamente per l’occasione da Bianca, saprò cosa fare. Oppure guarderò un porno con il blocco per gli appunti con lei ed Ivan, così da rendere realtà persino la posa più inverosimile.

Cancello con una riga netta il primo problema, passando alla scommessa che sicuramente sarebbe opera di Simone. Non so, ma lui sembra un vero patito di queste cose, questi intrighi, e se ci fosse lo zampino di Priscilla - «Io te l’ho detto che non ti piace» e bla, bla, bla - non mi stupirei affatto. Ma la mia mente aperta e di larghe vedute non mi permette di trovare un fine ultimo a questa possibilità, perché le persone normali fuori da una fan-fiction non fanno queste cose.

Quindi, per esclusione, Gianluca in realtà cerca un matrimonio combinato. Ora ne sono certa, è un conte o un duca e, per sfuggire alle ire della sua famiglia, deve cercare una plebea che si decida a sposarlo, rischiando così di perdere il proprio cuore - e la propria patata.

…e io devo smetterla di leggere manga, sinceramente, ma non oggi!

Facendo ben attenzione che mamma non sia dietro la porta con il suo tailleur di Chanel prima di andarsene in ufficio, afferro le pantofole con la faccia da pinguino e le infilo, dirigendomi a passi felpati verso l’armadio laterale.

Detective Conan mi farebbe un baffo, sapete?

Guardando ancora incerta verso la porta, prendo un respiro profondo e lo apro, facendomi invadere le narici dall’odore di carta e inchiostro, abbandonandomi contro le mensole e guardando i miei adorati manga. Sono duemilacentoventisette in totale, e li amo tutti. La maggior parte di essi sono shojo - e sono sicura di non dovervi dare la spiegazione di tale significato -, ma le serie più lunghe sono sicuramente shounen.

Afferro con decisione dei numeri precisi di Naruto, la serie completa di Cuori di menta e, infine, con estrema attenzione, sfilo Fruits Basket. Sono sicura che non troverò la soluzione in uno di questi fumetti, ma certamente impiegherò il tempo in maniera più fruttuosa dello studiare o, peggio!, pensare al bacio di Gianluca.

Non c’è niente di meglio di un bel manga, al mondo, se si parla con me. Se parlaste con Bianca vi direbbe il sesso, mentre Priscilla risponderebbe un ‘SasuNaru, lemon, rating rosso’. Non ricordo da dove le sia nata questa passione: alle elementari era un fagottino adorabile vestito sempre di rosa, con i boccoloni biondi e tutti i maschietti che l’amavano, poi alle medie ha iniziato a parlare di Saiyuki e Priscilla non è più stata la stessa.

Non che me ne rammarichi, io manco la conoscevo alle elementari, citavo solamente le parole di sua madre. Secondo me quella bambina tifava già i suoi compagni di classe e li obbligava a giocare con le Barbie, in modo tale da traviare le loro menti innocenti.

Bianca, invece, posso affermare con sicurezza che era malata anche alle elementari. Non abbiamo mai frequentato la stessa classe, ma era la mia vicina di casa e le mie Barbie sono state deflorate a causa sua: usando il letto della Casa da sogno di Ken, faceva fare cose sconce sotto i miei occhi innocenti. E il protagonista di tali scempi, tra l’altro, non era Ken ma Aladdin. Quindi cornificava senza pietà l’uomo senza carota, che si rifaceva con la bambola di Sailor Moon.

Poi è cresciuta e ha messo in piedi una centrale del latte sul suo petto, in prima media ha dato il primo bacio e in prima superiore sono arrossita sotto le coperte per il dettagliato racconto della sua prima volta. Non ero minimamente interessata a sapere che un pene, messo in bocca, aveva una consistenza liscia e che la…

«Greta, hai una visita».

Sollevo lo sguardo da Shikamaru e il ‘Prenditi cura del mio corpo!’ di Ino, per puntare gli occhi in quelli verdi di Gianluca.

…sto scherzando, in realtà è Bianca. Ci siete cascati vero? Lo so, sono una protagonista bastarda, ma se questa fosse stata una vera fan-fiction sarebbe sicuramente andata come ho detto io.

«Scuola?»

Bianca solleva il DVD di Harry Potter e la Camera dei segreti, una busta che probabilmente contiene un libro di Martin e qualche pacco di patatine assolutamente non salutari.

«Priscilla ha appena finto un mal di testa, svenendo sulle gambe di Simone - secondo me è cotta di lui - e ci sta per raggiungere», spiega pratica lanciando scarpe nell’angolo e togliendosi il cappotto.

È accollata, brutto segno.

«Mattia mi ha scritto un messaggio», continua, sedendosi al mio fianco e guardando con amore Ino e Shikamaru.

«Oh, il fedifrago bastardo».

«Ho minacciato di castrarlo se non avesse cancellato il mio numero, e non so se è la stazza di mio padre ad averlo preoccupato o quella di mio fratello».

Il fratello di Bianca gioca a rugby, un pilone, non è esattamente ciò che la gente comune chiama ‘agnellino’. Avevo una cotta per lui in prima media, poi è cresciuto così tanto che Bianca, da grande amica, mi ha gentilmente avvisato che il suo cazzo avrebbe sicuramente sfondato la mia patata qualora avessimo fatto sesso.

Si era conclusa così una delle mie prime cotte adolescenziali, per la salvaguardia della mia patata, ora una specie protetta e a rischio estinzione.

«Tu e Gianscopatelo?»

Sbatto le ciglia, inclino la testa e poi mi abbandono ad uno sbuffo. «Lui non ha cercato me, io non ho cercato lui».

Bianca annuisce, soddisfatta. «Sapevo che non poteva piacerti».

«Però mi piace come bacia, di solito è solo bava, con lui sono riuscita persino a sentire la lingua».

«Tesoro, se baciasse male dopo tutte le lingue che ha avuto in gola sarebbe come minimo da espatriare».

Non che non abbia ragione: in tanti anni di onorata carriera da trombatore Gianluca non ha mai sentito una critica verso la propria persona. Giulia ci ha elencato personalmente le posizioni che riuscivano a fare, la lunghezza del pene e la sua circonferenza, decretando che non aveva mai dovuto fingere un orgasmo in sua presenza.

Faccio per dirle che, effettivamente, ha ragione quando Ivan passa di fronte alla porta saltellando e cantando «Siamo noi le Winx, fonte di energia, la mia magia» e scomparendo oltre il corridoio fino alla sua camera.

Devo avere la bocca aperta, perché Bianca me la richiude. «Mi sa che prima o poi ci finirò a letto».

La osservo, poi scrollo le spalle. «O tu o Priscilla, questo è sicuro».

«Non ti infastidisce?»

Faccio una smorfia di disgusto, al pensiero. «Mi disgusta l’idea che potrebbe chiedermi seriamente una cosa a tre», rabbrividisco, «e Ivan potrebbe stuprarmi per farlo».

«Un incesto con lui ci scapperebbe».

La cosa preoccupante è che non sta scherzando, ma lascio correre. In realtà non è sempre così aperta, ma decanta lodi al culo di mio fratello fin da quando ne ho memoria e lo stesso vale per Priscilla: non ho mai compreso sinceramente perché, nella vita, solo io avessi il reale potere di comprendere l’idiozia di Ivan. Perché lui è idiota, non potete non concordare con me.

Bianca inserisce il DVD di Harry Potter, salta doverosamente la pubblicità, mettendo l’opzione lingua inglese e sedendosi con un pacco di Fonzies tra le mani.

«Sono i migliori», solleva il pacchetto giallo, «hanno uno slogan porno».

Compare Ivan, vestito di tutto punto, che ammicca ad entrambe.

«Se non ti lecco la fica godi solo a metà», e se ne va lasciando Bianca a sbavare e una me stessa completamente senza parole: ancora mi stupisco di certe sue uscite.

Passa una buona mezzora prima che Priscilla si presenti con una vaschetta di gelato tra le mani, due DVD - Brokeback Mountain e Una notte da leoni - e una rivista tra le mani. Getta le ballerine ai piedi del letto, afferra un cuscino e mette in pausa.

«Gianluca dopo le lezioni vuole venire qui», avvisa senza troppi giri di parole guardandomi dritta negli occhi, non sbatte le palpebre nemmeno una volta e ho sempre invidiato la fermezza del suo sguardo.

«Perché?»

Bianca si mangiucchia un’unghia. «Ho un preservativo alla menta nella borsa, lo metto nel primo cassetto della scrivania».

Si alza lasciando che ora non ci sia nulla tra me e Priscilla. Ha uno sguardo serio, ho paura di sapere quello che vuole aggiungere.

«Simone prima stava baciando Caterina del quarto b», una lacrima sulle sue ciglia bionde, mamma quant’è carina.

La stringo forte, dicendole che no, è stata solo una svista e che Simone è terribilmente gay e probabilmente si vede in segreto con Leonardo nello sgabuzzino delle scope.

«Ho sentito delle urla, da lì», dice Bianca chiudendo il cassetto.

«Erano le tue?»

Ci pensa un attimo. «Anche».

In realtà mi piacerebbe continuare il discorso relativo a Gianluca, ma Priscilla al momento non capisco per cosa sia provata, ma lo è: non penso avesse una cotta per Simone, ma sicuramente la sua particolare attenzione per lui non lo faceva risultare indifferente.

Singhiozza un poco sulla mia spalla, asciugandosi gli occhi con i miei kleenex e, alla fine, mi guarda.

«Ha chiesto di te anche Cristian».

Uhm, il mio cuore è dolorante, ora. Il pensiero di quel ragazzo fa male persino a distanza, e dire che non dovrei odiarlo, ha apprezzato i miei capelli in modo singolare.

«Sicura che Gianluca ti piaccia?»

Mi alzo dal letto, aprendo l’armadio.

«Non ne ho la minima idea, ma sicuramente ho bisogno di una doccia».

«Sì, non vorrei mai che non scopaste perché puzzi di sudore».

 

 

Dovrei piantarmi un’espressione stupita in viso, ma in realtà temo di avere una paralisi facciale e corporea, perché sono in ginocchio con il mio pigiama azzurro e corto, i capelli appiccicati alla schiena e le ginocchia sudate.

Quando entra, Gianluca mi sorride.

«Allora mi stavi solo evitando», dice ridacchiando e io mi chiedo come sia possibile che un ragazzo così bello sia nella mia stanza. È umanamente ingiusto che la bellezza non sia stata distribuita equamente, ora io non avrei il cervello il brodo di giuggiole e riuscirei ad alzarmi in piedi senza cadere, se fossi una fica pazzesca.

Per fortuna - o per pietà - Gianluca si limita ad appoggiare una borsa di carta a terra e si siede accanto a me, sfiorandomi le gambe con una mano. Rabbrividisco anche se è terribilmente caldo, pare quasi che le fiamme che dovrebbero ardere i miei capelli siano sotto i suoi polpastrelli.

Deglutisco, ho la gola riarsa.

«Sono qui per parlare».

«Bianca diceva per deflorarmi».

Stupida, stupida, stupida lingua, non puoi impiegare il tempo in modo più utile? Bacialo, se proprio non puoi evitare di sparare cazzate! Mio dio, dov’è il mio neurone Carry quando serve?

Gianluca, dal canto suo, piega le labbra in un sorriso così sexy che sarebbe giusto che io morissi adesso, sul colpo, ne sarei sinceramente felice: niente di più dolce al mondo, dopo questa morte.

Sono stupita che, nel mio cervello, si scatenino queste parole a caratteri cubitali: voglio baciarlo.

Non ho le farfalle nello stomaco, non lo amo e probabilmente non lo amerò mai, ma so che gli ormoni hanno un potere superiore e, sinceramente, è ora che la sottoscritta Greta Scacchi provi le gioie del piacere carnale.

«Non sapevo nemmeno fossi vergine», sussurra e io mi rendo conto solamente ora che si è avvicinato.

Okay, Greta, ragiona: siete in casa da soli - Ivan non è utile nemmeno questa volta - e tu sei vergine. Il massimo che hai fatto con un ragazzo è stato toccargli la carota oltre i pantaloni, per poi fuggire perché «Voleva che gli facessi un pompino, che schifo!» e questo due anni prima. Siete su un letto sufficientemente grande per starci entrambi, ma ne basterebbe metà per fare quello a cui stai pensando. E sto parlando con me stessa come se ci fosse un’altra interlocutrice.

Mi mordicchio le labbra, sarei la peggiore delle protagoniste se facessi sesso con lui ora, senza nemmeno amarlo.

Questa regola devo seguirla, non può essere infranta o verrò fustigata per tale ignominia.

Deglutisco di nuovo e questa volta Gianluca ha una mano calda sulla mia coscia.

«Non sono pronta».

Bugia, ho così caldo tra le gambe che solamente il preservativo alla menta di Bianca potrebbe raffreddarmi, ma ho un onore da fic-writer da rispettare, io.

«Nemmeno per baciarmi?»

«Oh no, per quello sono prontissima».

Questa, teoricamente, avrebbe dovuto essere una battuta mentale. Tuttavia, ormai ho capito che il mio cervello vomita tutto ciò che passa al convento, senza nemmeno chiedere prima un permesso scritto, passando dall’Assemblea dei neuroni fino al mio cuoricino, che sta letteralmente immobile.

Sto per baciare Gianluca - ancora e ancora e ancora - e questo non batte.

Quando chiudo gli occhi e sento la sua bocca contro la mia, le sue dita nei capelli e le nostre lingue si toccano, mi chiedo come sarebbero altre labbra sulle mie.

È solo un attimo, un breve flash, ma gli occhi che vedo quando sollevo leggermente le palpebre non sono quelli di Gianluca.

Contro ogni logica ed ogni etica da fic-writer che si rispetti, però, non lo scaccio. Afferro la sua polo, trascinandolo con me e sopra di me sul materasso che cigola paurosamente. Ringrazio il cielo perché non ci sia nessuno in casa, soprattutto quando le sue dita si infilano oltre la canottiera del mio pigiama, sfiorando con i polpastrelli caldi il mio ombelico.

Gli mordo il labbro inferiore e dalla protuberanza contro la mia coscia capisco che lui sta apprezzando tutto quanto. E io odio, odio, odio il fatto che non ci sia il batticuore ma solo una mera e primitiva eccitazione.

Sento la sua mano salire dalla gamba al fianco e ringrazio Priscilla e le sue cerette mentalmente, perché la mia pelle è così vellutata che farebbe invidia al sederino di un neonato.

Si solleva sui gomiti, guardandomi negli occhi.

«I tuoi capelli sono docili».

«Che vuoi dire?»

«Pensavo me li sarei trovati ovunque, invece sono piuttosto obbedienti», li accarezza con un gesto distratto e io vorrei poter fare le fusa, perché il suo sguardo mi sta sciogliendo dal desiderio.

Allungo incerta le dita verso la pelle scoperta del suo collo, toccando la linea sottile che lo collega al viso, fermandosi contro la sua bocca. Lecca la punta dell’indice, facendomi rabbrividire.

Una sua mano è tra le mie gambe.

«Posso?»

E me lo chiede?

«Sorellina del mio cuore, cosa ci fai con quel corpo maschile sopra il tuo e una sua mano tra le immacolate gambe?»

Ivan è contro lo stipite della porta con un sorriso sghembo e le braccia incrociate, per nulla imbarazzato. Beh, nemmeno io lo sono, ma Gianluca sì e fa un volo dal letto epocale. Credo che me lo ricorderò per tutta la vita.

«Stavamo pomiciando», rispondo candidamente e con il cervello completamente liquefatto. Sono una donna di malafede.

Ivan, ora, assottiglia gli occhi. Credo che stia per prendere a pugni Gianluca, perché non l’ho mai visto così arrabbiato, ma sono una sciocca: dovrò iniziare a conoscere meglio Ivan, prima o poi.

«E non ti faceva urlare? Non posso accettarlo», dice e se ne va con il naso per aria, per poi esclamare un «Voglio le tue grida e mi masturberò con esse!» dal corridoio e sbattere la porta.

Gianluca mi guarda perplesso, ma noto nei suoi occhi la felicità per essere scampato alle ire di un fratello, cosa che probabilmente gli accade poco frequentemente.

In effetti, mi domando quante volte nella sua vita sia stato scoperto mentre era a letto con una ragazza da qualcuno di esterno.

Vorrei chiederglielo, un giorno, quando avremo più intimità.

«Ti hanno mai scoperto e picchiato, per una cosa simile?»

O anche oggi, secondo la logica del mio cervello.

Si alza in piedi, guardandomi perplesso, ma i miei occhi sono completamente puntati sulla sporgenza dei suoi pantaloncini. Cazzo. In tutti i sensi possibili e immaginabili.

«Due volte», ridacchia divertito, perso in chissà quali pensieri. «Possiamo riprovare?»

«Non dovevamo parlare?»

Annuisce con un sorriso, baciandomi leggero sulla bocca e soffiando contro le labbra. Credo che sia qualcosa di assolutamente erotico, ho ancora caldo.

Si sdraia al mio fianco, cingendomi le spalle con un braccio e portando quello libero dietro la testa. Osserva il soffitto curioso, con le sopracciglia crucciate e le labbra leggermente aperte.

«Potremmo uscire».

«Ora?»

Stupida Greta.

«No, intendo in generale, senza ufficializzare. Ti bacerò se avrò voglia di baciarti in classe, così come non sarò obbligato a chiamarti tutte le sere», schiocca la lingua contro il palato, «anche perché credo che mi uccideresti se mai lo facessi».

Ora sono io a ridere e a rilassarmi, anche se questa non è la proposta di un principe azzurro con pure intenzioni e io dovrei rifiutarla, da futura protagonista quale sono.

Tuttavia, nemmeno io sono una principessa da salvare, ho un fratello stupido e due amiche essenzialmente fuori di testa, quindi va bene così.

«Ora possiamo distrarci un po’?»

Sollevo gli occhi. «Vuoi guardare un film?»

Lui ride, mentre si volta completamente a guardarmi.

«Magari dopo».

 

 

*

 

 

È giovedì e questa settimana pare non voglia giungere al termine, però oggi il sole è coperto dalle nuvole e io ho dovuto addirittura indossare una felpa gialla - scelta al telefono con Bianca, la sera prima, dopo averle raccontato dettagliatamente dove le dita di Gianluca erano state fino a due ore prima.

Qualcuno mi saluta distratto, mentre scarabocchio la giustificazione sul libretto e lasciando poi cadere a terra la penna.

Sbuffo, piegandomi ad afferrarla.

«Non posso rifiutare un’offerta come questa», mi rialzo di scatto e sento il petto sprofondare, mentre Cristian e Silvia - una compagna di Bianca - sono abbracciati contro la siepe.

Sono stranamente a disagio di fronte ai suoi capelli spettinate e agli occhi scuri, che scrutano con ostinazione le mie gambe.

«Usa la bocca per fare altro, Donati».

«Gelosa?»

«Preoccupata, a dire il vero».

Sbatte le ciglia deliziato, mentre Silvia piega le labbra indecisa sul da farsi. È una bella ragazza, con dei riccioli neri che invidierò fino alla fine della mia insulsa vita, mi chiedo cosa l’abbia portata tra le braccia di quel bifolco. Oh cielo, a dire il vero me lo chiedo sempre quando lo vedo con una ragazza.

Cristian è un bel ragazzo, persino io sono costretta ad ammetterlo, ma l’unico discorso serio che ho sentito uscire dalla sua bocca è stato… Ecco, non me lo ricordo nemmeno.

«Sono preoccupata che Silvia possa venire contagiata dalla tua ignoranza, spero non si trasmetta oralmente».

E, salutando una Silvia ridacchiante, lascio Cristian con il broncio offeso. Non che lo sia veramente, ma se non sbaglio mi aveva dato della frigida, dovevo vendicarmi in qualche modo.

Vengo nuovamente bloccata nel corridoio da Priscilla e Simone, che arrivano insieme ridendo come due pazzi e un Marco rosso in viso, che mi abbraccia non appena mi vede.

«Prendono in giro la mia camicia», spiega affranto, sospirando. È così carino che mi chiedo come possa avere diciotto anni, sembra molto più giovane ed è bello da morire, ma non l’ho mai visto con nessuna ragazza dacché ne ricordi.

Eccetto Priscilla, ma loro sono amici. Di sesso, vorrei dire, ma non me lo permettono perché sarebbe una bugia bella e buona.

«Scacchi, vuoi sapere che notizie mi giungono dal popolo?»

Simone ammicca nella mia direzione, stampandomi un bacio sulla tempia e facendomi sospirare, mio malgrado. È un ormone ambulante, mi chiedo perché decidano di accerchiarmi sin dal primo mattino: sono una ragazza sensibile, io.

«Gianluca?»

«Mi ha detto la novità, deduco che sarete dei nostri d’ora in poi».

Sollevo gli occhi al cielo.

«Avrei preso in considerazione l’idea, se Cristian non…»

«Certo che sì!», squittisce invece Priscilla deliziata, lasciandosi abbracciare da Simone, che le arruffa anche i capelli.

Marco tossicchia, io entro in classe e butto lo zaino sotto il banco.

Che mi lascino stare e facciano tutti quello che vogliono, penso, picchiando la fronte contro il davanzale della finestra. Sono ansiosa, inutile nasconderlo, non ho ancora visto Gianluca ma pare che gli altri sappiano già tutto, perché Simone è la peggior pettegola di tutti i tempi.

Mi chiedo quanto sia stata intelligente l’idea di ‘non è ufficiale, ma usciamo’, e che cosa penseranno i miei lettori di me. Sicuramente che penso solo al sesso - relativamente vero, io però io amo i miei lettori - e che non avrò mai una storia d’amore da scrivere su Word.

Sospiro esausta, quando la professoressa entra in aula seguita da Gianluca pieno di fogli tra le mani e ricordo improvvisamente che non me ne frega nulla di cosa pensa la gente, quando lo vedo, perché è così bello che chiunque avrebbe preso la mia decisione. Per forza!

«Decadentismo», annuncia a labbra strette la prof. Paduano, mentre Gianluca distribuisce fotocopie e, di fronte al mio banco, da’ un buffetto sulla mia guancia.

«’Giorno», sussurra e mi si dovrebbero cariare i denti, ma l’unica cosa che posso fare è sciogliermi come neve al sole e ricambiare lo sguardo ostile di Cristian con un sorriso soddisfatta.

Ammicco nella sua direzione, prima che qualcun altro possa dire nulla e inizio a prendere appunti. Per il resto delle tre ore, non esiste nessuno eccetto la voce della mia professoressa e i ricordi delle dita di Gianluca tra le gambe.

 

Ho sempre odiato quelle coppie che, ben lungi dal pensare ai poveri single presenti nella scuola, si baciano contro i muri o nei corridoi, impavidi di fronte ai bidelli armati di scopa o alle minacce sorde di professori particolarmente bigotti.

Ebbene io, oggi, sono nascosta dietro la macchinetta guasta del caffè, appoggiata con la schiena al muro e contro il corpo di Gianluca, mentre mi bacia tranquillamente ed incurante delle primine che stanno per avere una crisi di pianto di fronte all’improvviso ‘impegno’ del loro sempiterno idolo.

Stringo così forte la sua maglietta che lui ride, staccandosi da me e appoggiando la fronte alla mia.

«Cristian mi ha strappato dieci pagine del libro», dice e io guardo le sue ciglia, sono lunghissime e chiare, anche lui ha uno sguardo che potrebbe uccidere proprio come Priscilla.

Parentesi, proprio lei ci sta guardando dal calorifero insieme a Simone e Leonardo, mentre Bianca dorme con un bicchiere di caffè appoggiata alla cattedra delle bidelle. Lei, solitamente, inizia ad ingranare verso l’una e mezzo.

«Quello è stupido», rispondo giocando con una ciocca di suoi capelli, mentre piega le labbra in un sorriso sghembo e malizioso, che lascerebbe più ragazze senza parole.

Io, invece, posso baciarlo.

«Vibra qualcosa nella tua tasca», mi avvisa dopo una manciata di secondi e io arriccio il naso indispettita.

Vedo Marco passare di fronte a noi con lo zaino sulle spalle, salutare alcuni compagni di classe e dirigersi verso le scale.

«Posso?»

Gianluca annuisce, scansandosi di qualche centimetro.

Guardando lo schermo del cellulare e leggendo proprio il nome ‘Marco’ come mittente arriccio la bocca.

 

“Ti devo parlare, oggi vengo da te.”

 

Credo che casa mia abbia tutte le potenzialità per diventare un confessionale, ma non nascondo il tremore delle mie budella quando rileggo quelle poche parole.

«Qualcosa non va?» Chiede Gianluca, appoggiando il mento sulla mia testa - è paurosamente alto - e io lo guardo.

«Ti farò sapere».

Pare stupito dalla risposta, probabilmente si aspettava un ‘Fatti gli affari tuoi!’ e sorrido. Non sarà sicuramente nulla di grave.

 

 

 

 

 

 

N/a: finalmente riesco a prendere lo stampo delle autrici originali, facendo finire il capitolo proprio quando c’è un mistero da svelare! In realtà, è qualcosa di molto, molto, molto grave. O forse no. (L)

In ogni caso, ecco Greta e Gianluca, che hanno giustamente deciso di prendersi il meglio che questa relazione possa dare: il sesso. Non propriamente completo, ma fossi stata in Greta avrei fatto la stessa cosa.

Ivan, a sorpresa, è il personaggio che preferite praticamente tutte. Avrei pensato Cristian, ma mi fa piacere notare come sia secondo, a lui voglio tanto bene: è un po’ sfigato. Non trattatelo male.

Per il resto, posso solo ringraziarvi. Credo ci aggiorneremo lunedì prossimo, alla larga martedì, mi raccomando: non lanciatemi contro niente! Io vi amo e vi lascio con il re di questa storia: Ivan.

Un bacio!

   
 
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