Les étoiles de Harry Potter à
Paris
Scoop ! Romantique
Promenade pour Watson et Grint
Passo i polpastrelli sul ritaglio di giornale tra le mie mani, e
non posso fare a meno di sorridere.
Al nostro ritorno in hotel, Rupert ed
io non siamo stati altrettanto fortunati, rispetto
all’andata, intendo. Forse perchè aveva quasi smesso
di piovere; forse perchè qualcuno aveva soffiato
un’informazione di troppo; o forse, semplicemente
perché i giornalisti avevano finito di bere il caffè mattutino: non l’abbiamo
mai saputo. Ma al rientro, i paparazzi erano bello che
appostati. Che senso avrebbe avuto spremersi le
meningi su un diversivo? Non ce n’erano. Così, il mio collega ed io non abbiamo
potuto far altro che smontare dalla Mini (con l’unica accortezza di parcheggiare
ad una certa distanza dall’entrata, in modo da non farci fotografare da soli in
macchina), ed avviarci verso l’entrata.
E bum, bam, bom, frittata fatta. “Miss Watsoooòn! Un souris!” e urla, e
flash, ed un tallonatore in particolare spinto via da
Rup col gomito come fosse un fuscellino,
e poi ancora flash, e flash, e flash, abbastanza per
riempirci un album. Parentesi di pace conclusa, e peccato che fosse durata così
poco...
Ricordo di essermi sfiorata le labbra nervosamente ancora una
volta, appena oltre le blindatissime porte di vetro
del 5 stelle. Così, non so perchè,
e non erano più rosse. Nessuno avrebbe capito, almeno su questo potevo stare tranquilla.
I giornali erano usciti la mattina dopo, prestissimo, e Rupert mi aveva passato questo ritaglio distrattamente,
sull’aereo. Leggiucchiando l’articoletto, avevo pensato solo che “casa”, quella
sensazione di “casa” che tanto mi era mancata, ormai era vicina, e mi era parso
buffo averla pensata così irraggiungibile, almeno finchè
Rupert non mi aveva raggiunta
e trascinata via.
Intanto, Hermione dentro di me
ghignava compiaciuta, rimbombandomi nel cuore con un ruggito degno di una vera anima
Grifondoro.
-
Emma...
La porta è socchiusa, e l’apro
involontariamente bussando, sorprendendo Emma in piedi vicino al letto.
Sentendomi entrare, volta il collo con la velocità di un colpo di frusta, e mi sento improvvisamente in colpa. – Perdonami, non volevo,
la porta –
-
Tranquillo, colpa mia... E poi, di solito, se la porta è chiusa male e tu
entri, succede qualcosa di bello – Risponde lei; non so il motivo, ma il suo riferimento a
quello che ho fatto a Parigi mi fa arrossire.
Era tanto tempo che non succedeva più, non mi era capitato
neanche baciandola (pardon, Ron non era arrossito
baciando Hermione, forse perchè...
Boh, perchè lo aspettava da
tanto tempo); il mio rossore accende anche le sue guance.
-
Dimmi pure.
-
Sì, ehm... David chiama per
un po’ di disposizioni tecniche, e Dan ha bisogno di sostegno morale, visto che tra un’ora bacia Bonnie ed ha il terrore... Sai... –
Farfuglio. Ma lei ha capito al volo: - Certo, i
trenta ciak con Katie. Non oso pensarci.
Ed ha ragione. Fu una tortura cinese
per il mio amico, e se ci ripenso capisco ed approvo
che Alfie ci abbia messo in guardia, quella volta.
-
Arrivo subito – taglia corto lei, riponendo il foglio di giornale che aveva in
mano nella scatola colorata sopra il letto. Mica ho
bisogno di chiederle che articolo sia, però lo faccio lo stesso, adoro stuzzicarla,
non ho mai smesso.
-
Emma, ancora quel ritaglio? Sono passati–
-
...Sei mesi. Lo so, lo so. –
Già. Anche per me è strano, Emma. Non
te lo dirò mai, ma lo è anche per me.
-
Ma... – si liscia la
camiciola con le dita, come se non sapesse che fare con le mani e volesse
tenerle impegnate. – Te lo ricordi quel discorso che ti ho fatto quella volta, su... Beh, Dawson’s Creek, e il fatto che
con te... –
Le faccio un cenno con la testa, ho capito. Si lamentava che non
le attribuivano mai flirt con me, e so anche
come si concluderà quello che sta dicendo ora.
-
Sì, beh... – Abbassa lo
sguardo. – Ogni tanto lo rileggo. Non ti sei
salvato neanche tu, e forse sei l’unico per cui lo
scoop era davvero motivato. – sussurra, portandosi
una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Una ciocca di capelli più scura di
quelle a cui mi ero abituato da anni.
Da quella lettera sono cambiate tante cose. Emma sta attuando
quella che alcuni chiamano “Rivoluzione”, altri “Ritorno alle Origini”. Io
semplicemente non do un nome alle decisioni che sta
prendendo. Emma ha cominciato ora a fare quello che io faccio da anni: separa Hermione da sé stessa.
Lo vedo da tante piccole, insignificanti cose. Il colore dei
suoi capelli, forse, la più eclatante: tre mesi fa, ossia
all’inizio delle riprese del sesto film, sono tornati dell’esatto colore di sei
anni fa, ai tempi della Pietra Filosofale, e della stessa acconciatura, folta e
scarmigliata. Forse, i giornali commenteranno che si è abbruttita, ma io non lo
credo: a parte il fatto che è carina comunque, è
soltanto... Hermione.
Sul set è attenta, concentrata, non sgarra
un colpo, il regista va in estasi. E la sera, quando usciamo tutti
insieme a bere qualcosa, torna Emma, con gli abitini
chic e le sue risate nervose, gli occhi che ridono, la risposta pronta.
Daniel e gli altri forse non hanno capito questa metamorfosi: so per certo che Dan sospetta parecchio (del resto, quell’articolo in
francese con foto annesse l’ha visto pure lui). Ma
nessuno se l’è ancora spiegato. Nessuno, tranne me.
E ne vado orgoglioso.
- Fatto. Andiamo?
Emma ha rimesso la scatoletta sotto al letto. Annuisco, e le
porgo il braccio. – Signorina?
-
Oh, che cavaliere. Rup?
-
Sì?
-
So che domani ci sono le scene con Lavanda.
-
Oh, sì. Me lo ricordo.
-
Bene. Perchè la parte-Hermione
di me potrebbe non esserne giuliva...
Ridacchio. – Non vedo
come la cosa possa turbarmi. I canarini li aggiungono al computer. Sono salvo.
Ci facciamo contagiare un po’ dalle risate, fino ad arrivare
alla Sala Grande, dove Dan si prepara mentalmente
alla scena incriminata che lo aspetta. Ha bisogno di noi.
-
E comunque, - Aggiungo
pensieroso, - Tu sei perfettamente in grado di controllare l’Hermione che c’è in te. Tienila a bada.
-
Oh, sai... La parte-Emma potrebbe
anche decidere di darle man forte.
Oddio, che cos’ho
detto?
Il braccetto di Rup si scioglie
all’istante, e non ho bisogno di vederlo per capire di
averlo lasciato senza parole.
Tiro dritto.