Loro due non discutono, non urlano, non litigano.

Si distruggono a vicenda.

 

Il tutto nasce così,  dal nulla.

Da una qualsiasi conversazione il volume si alza e cominciano le urla.

Ma sono urla senza senso, emesse per spaventare.

Ed è questo che succede.

Lei, quella forte, si spaventa e inizia a piangere.

Così lui le urla di smetterla. 

E lei si arrabbia.                             

Incomincia a colpirlo con la forza del soldato che vuole diventare.

Lui finge di non sentire dolore, ma poi si stanca e la costringe a fermarsi. 

Spesso finiscono per terra,  con il corpo possente di lui che la schiaccia a terra per tenerla ferma. 

E allora lei usa l'unica arma che le rimane. 

Le parole.

Quelle dette con cattiveria per ferire.

E ci riesce, ogni volta.

Sa sempre cosa dire e si ferma quando vede negli occhi che ama il dolore.

Allora si pente. 

Ma è troppo tardi. 

Lui la lascia andare, esce, scappa senza dire una parola, senza guardarla.

Per qualche secondo regna il silenzio.

Poi le lacrime incominciano a disegnare strani percorsi sul viso della ragazza.

Lacrime vere, disperate.

 

Ma non passa un minuto che uno dei due corre tra le braccia dell'altro, implorando il perdono.

E mentre stanno così stretti,  i pezzi del loro cuore tornano insieme.

 

Mi fa male vederli.

Rappresentano tutto ciò che non ho.

Stanno insieme non perché si amano. No, quello viene dopo.

Stanno insieme perché divisi non esistono.