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Autore: AlwaysAttract    28/01/2013    8 recensioni
Louis non sapeva neanche come fosse riuscito a diventare stracotto di un tipo come Harry Styles, i giocatori di football non gli erano mai interessati, certo, ogni tanto ci faceva un pensierino quando li vedeva cambiarsi in spogliatoio, ma era sempre uscito con ragazzi semplici e divertenti, un po’ come lui.
Lui e il capitano della squadra di football non si erano mai sopportati prima dell’inizio dell’ultima estate: Harry non faceva altro che prendere di mira, insieme ai suoi amichetti, Louis per essere gay e Louis non poteva che soffiargli il primato in tutte le materie scolastiche e, ovviamente, anche la borsa di studio.
Verso metà luglio, per qualche inspiegabile motivo, avevano partecipato allo stesso campo estivo organizzato dalla parrocchia locale e, sempre per qualche inspiegabile motivo, si erano ritrovati a baciarsi, ubriachi fino al midollo, attorno alle ultime fiamme del falò mentre tutti gli altri dormivano nelle loro tende, ignari di tutto.
AU!Highschool
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note: Salve a tutti lettori! Questa è la mia prima long Larry, e sì, mi sono fissata con loro, sono la mia OTP. Per questa storia mi sono ispirata alla storia antagonista di The Perks of Being a Wallflower ma attenzione, ho detto ispirata! Non ho intenzione di copiare un bel niente dalla storia fra Patrick e Brad (: 
Spero vi piaccia (:
(Il rating potrebbe alzarsi)



Pioveva già da un po’ quando Louis Tomlinson arrivò sul retro del supermarket più piccolo della zona: le mani in tasca, senza ombrello e bagnato come un pulcino. Cercò di ripararsi sotto una pensilina della casa più vicina ma niente da fare, la pioggia gli arrivava dritta in faccia, gelida e violenta.
Sbuffò maledicendo il suo presunto fidanzato: era incredibile come ogni volta riuscisse a trovare i posti più impensabili per incontrarsi, sempre i più desolati e indiscreti, lontani dagli occhi di tutti.
Soprattutto lontani dagli occhi di chi vedeva Harry Styles come un mito, un idolo.
Louis non sapeva neanche come fosse riuscito a diventare stracotto di un tipo come Harry Styles, i giocatori di football non gli erano mai interessati, certo, ogni tanto ci faceva un pensierino quando li vedeva cambiarsi in spogliatoio, ma era sempre uscito con ragazzi semplici e divertenti, un po’ come lui.
Lui e il capitano della squadra di football non si erano mai sopportati prima dell’inizio dell’ultima estate:  Harry non faceva altro che prendere di mira, insieme ai suoi amichetti,  Louis per essere gay e Louis non poteva che soffiargli il primato in tutte le materie scolastiche e, ovviamente, anche la borsa di studio.
Verso metà luglio, per qualche inspiegabile motivo, avevano partecipato allo stesso campo estivo e, sempre per qualche inspiegabile motivo, si erano ritrovati a baciarsi, ubriachi fino al midollo, attorno alle ultime fiamme del falò mentre tutti gli altri dormivano nelle loro tende, ignari di tutto.
Dopo il campo estivo non si videro fino all’inizio della scuola, per Louis fu inutile evitarlo perché già al secondo giorno si ritrovò in bagno con Harry alle calcagna e un succhiotto sulla clavicola destra.
E baci segreti dopo baci segreti, Louis si prese alche la verginità segreta di Harry Styles.
Louis non avrebbe mai pensato fino a quel giorno di fine settembre che Harry, il belloccio della scuola, fosse vergine, mai, mai, mai lo avrebbe immaginato e quel “non l’avevo mai fatto, Louis”, così sincero dopo l’orgasmo violento che aveva appena fatto provare a Harry, gli fece capire che si era fatto un’idea parzialmente sbagliata sul capitano della squadra football.
Durante l’anno scolastico, però, le cose non cambiarono per niente: Harry rimase lo stesso ragazzo con la nomina di sciupafemmine, i suoi amici continuarono a prendere in giro Louis per la sua sessualità, molte volte usando anche le mani, e loro due fecero finta di ignorarsi per tutto il tempo, esattamente come l'anno prima.
Louis non riusciva veramente a capire come facesse Harry a non alzare neanche un dito per fermare le percosse che subiva quasi ogni settimana, e che nell’ultimo periodo erano aumentate, e piangeva davanti ai lividi che ogni tanto si trovava sparsi sul corpo, piangeva soprattutto perché quella non era la storia che voleva, che senso aveva essere dichiarato pubblicamente gay se poi doveva nascondere a tutti la sua relazione con un ragazzo?
Doveva lasciarlo, doveva fare uno sforzo disumano e allontanarsi da Harry per evitare che il suo cuore si spezzasse ancora un altro po’ per causa sua, però Louis lo amava, lo amava così tanto che lo sforzo disumano non riusciva a farlo, nonostante Harry non si curasse affatto di lui e dei suoi lividi.
Louis sospirò appena vide la berlina blu notte di Harry e si affrettò a entrarci senza troppi complimenti, bagnando l’abitacolo appena fu dentro. Si strinse nelle spalle e rabbrividì dentro il suo giubbotto di jeans fradicio e solo dopo qualche secondo si accorse che Harry gli stava accarezzando una spalla con la sua mano enorme.
«Ciao Lou» disse  allungandosi per posargli un bacio sulla guancia ma Louis lo scansò prima che le sue labbra toccassero la sua pelle. Era infuriato, incazzato come una bestia.
«Ho freddo, puoi accendere il riscaldamento?» gli chiese con tono freddo e distaccato, incassò la testa nelle spalle e continuò a tremare ad ogni brivido di freddo che gli percorreva la schiena. Harry annuì e con un veloce gesto accese il riscaldamento mandando tutti i getti d’aria in direzione del suo ragazzo.
 «C’è qualcosa che non va?» domandò con aria infastidita fissando con le ciglia arcuate il ragazzo affianco a sé.
Louis ghignò. «Mi hai fatto aspettare venti minuti sotto la pioggia» lo accusò voltandosi finalmente verso di lui per incontrare il suo viso accigliato «l’acqua mi è arrivata fin sotto le mutande».
«Ho incontrato Matt sulla strada e gli ho dato un passaggio».
«Ed io ovviamente sono  il cretino di turno che ti aspetta in un posto impensabile sotto un terribile temporale!».
Louis urlò più forte di quanto aveva intenzione di fare causando a Harry uno sbuffo spazientito. «Non pensavo che tu non avessi un ombrello, a casa mia esistono!» si giustificò abbandonandosi contro il sedile con la schiena.
Louis spalancò la bocca indignato. «Ti ho inviato un sacco di messaggi pregandoti di fare in fretta!» urlò di nuovo accennando al cellulare che aveva in tasca.
«Non li ho letti, okay?».
«E quando mai tu leggi i miei messaggi?».
L’aria nell’abitacolo era diventata tesissima, si sentivano i respiri carichi di rabbia di Louis e quelli sospiranti di Harry, non era certo la prima volta che litigavano, lo facevano sempre e ultimamente i loro litigi erano triplicati, però si amavano e non se lo dicevano.
«Senti,  non mi frega più un cazzo di niente» borbottò Louis voltandosi per aprire la portella e uscire dalla macchina, anche se fuori pioveva a più non posso, ma Harry, più veloce di lui, lo prese per le spalle e se lo portò contro per stringerselo forte a sé.
«Mi dispiace, mi dispiace tantissimo, scusa, scusa, scusa» cantilenò nel suo orecchio docilmente «non succederà più».
 
«Se tua madre venisse a sapere cosa facciamo sui sedili posteriori di quest’auto» disse Louis tra un respiro e l’altro aggrappandosi forte alle spalle di Harry «prima ci ucciderebbe e dopo le verrebbe un infarto» continuò salendo più su con le mani fino ad arrivare ai capelli di Harry, stringendoli fra le falangi appena un gemito rotolò dalle sue labbra.
Harry ridacchiò e si allungò con il collo per raggiungere le labbra di Louis e baciarlo. «Perché pensi a mia madre mentre facciamo sesso?» lo rimproverò accarezzandogli con i palmi grandi le cosce nude e abbronzate, sapendo che a Louis piaceva tremendamente essere accarezzato.
«Perché io sono una persona altruista» rispose serio Louis prima di sbattere, per una spinta più violenta delle altre, la testa contro il finestrino dell’auto. «Ahi» piagnucolò andando a massaggiarsi la parte dolorante con una mano.
Harry rise. «Ti sei fatto male?» gli chiese abbandonandogli  per un attimo le gambe di per dedicarsi alla sua testa, Louis annuì piano e Harry gli appoggiò le mani a coppa sulle guance  tirandoselo contro per baciargli ripetutamente la fronte «scusami» mormorò scendendo con la bocca fino al suo collo, riiniziando, più lentamente, a muoversi.
Era incredibile come Harry fosse diventato bravo in quel genere di cose in soli tre mesi, Louis semplicemente la chiamava dote naturale, e cazzo, adorava questo lato di Harry, adorava tutto dei loro momenti di intimità, anche se spesso, come quella volta, si trovava in posti precari, l’auto della madre di Harry non era esattamente comoda: aveva i sedili sfondati, era polverosa e odorava di gatti.
«Ti prego, fai in fretta»  supplicò Louis buttando la testa indietro esponendo ad Harry il collo pulito e sudato, gli andò incontro con il sedere e artigliò le sue spalle con le unghie, l’orgasmo a due passi.
«Dio» soffiò Harry pochi minuti più tardi crollando a peso morto sul suo ragazzo, nell’esatto istante in cui anche Louis venne con un gemito soffocato.
I finestrini ormai si erano appannati, la pioggia cadeva ancora ininterrottamente e la radio stava appena mandando in onda Iris dei Goo Goo Dolls, annunciata con un grande urlo da parte dello speaker radiofonico.
Harry era in pace con se stesso in quel momento, con il battito cardiaco e frenetico di Louis sotto il suo orecchio, il suo sperma che gli scivolava tra le dita e i petti che si muovevano in sincrono per via dei respiri affannati. Louis in qualche modo era diventato tutto quello che desiderava, tutto quello che gli serviva per essere felice, e purtroppo riusciva ad esserlo solo in quelle poche ore al giorno che passavano insieme.
Oltre ad essere felice, però, Harry era assolutamente terrorizzato da quella strana situazione, un solo passo falso e la sua vita sociale sarebbe caduta a picco.
Se suo padre avesse scoperto che aveva una relazione con un ragazzo lo avrebbe tartassato di botte e poi mandato in una scuola militare, se lo avessero scoperto i suoi amici e compagni di squadra lo avrebbero umiliato a vita e cacciato dalla squadra.
Sospirò issandosi sulle braccia e guardò dritto in faccia il suo Louis, lo fissò per qualche istante con la fronte corrugata e un sasso pesantissimo al posto del cuore, o adesso o mai più si ripeté in testa.
«Ti amo» disse con la sua tipica voce roca diventando color rosso incandescente sulle guance.
Louis, preso alla sprovvista, si mise seduto sui sedili e aderì la sua schiena alla portella allontanando con le mani il corpo di Harry, che lo stava guardando con un’espressione visibilmente terrorizzata «Come?».
«Ti ho detto che ti amo» ripeté il ricciolino con gli occhi enormi e lucidi affrettandosi ad afferrare le mani di Louis per stringerle alle sue «è.. è sbagliato?»
Louis scosse il capo e cercò di ritirare le sue mani da quelle di Harry «Smettila di dirmi cafonate».
«Non è un cafonata, io ti amo veramente!».
«Che senso ha dirmi di amarmi quando sei tu l’autore di questi?» sbraitò Louis indicandosi il ventre dove si trovava un macchiolina giallastra, in via di guarigione «non ti pare un controsenso?»
«Dio, Louis, lo sai che..».
«No, Harry, non lo so!» continuò sempre più infuriato spingendo Harry dalle spalle.
Harry sospirò deluso «Tu non capisci, se te lo sto dicendo è perché lo sento sul serio, credimi» disse a mezza voce bloccando i polsi di Louis «per favore».
Louis si morse forte le labbra e fece scorrere parecchi interminabili secondi prima di annuire lasciandosi liberare i polsi «torno a casa».
«Sta ancora piovendo, ti do uno strappo fino..».
«No, preferisco camminare» lo zittì allungando le braccia per prendere i suoi vestiti dimenticati sul fondo dell’auto.
«Louis, per favore..» tentò Harry cercando di fermarlo «io non capisco dove sia realmente il problema, dovresti essere contento, sono il tuo ragazzo».
«Cosa vuoi che ti dica? Che mi fa piacere che mi ami in un’auto brutta e sporca e che fai finta di odiarmi a scuola?» ironizzò infilandosi i jeans su per le gambe «forse per te è una situazione veramente comoda ma per me è devastante, troppo».
Infilata anche la maglietta, ancora bagnata come anche i pantaloni e il giubbotto di jeans, Louis si voltò verso Harry trovandolo completamente assorto nei suoi pensieri, «ci vediamo domani» gli disse portando una mano sulla maniglia per aprire la portella.
«Tu non mi ami» fu il sussurro di Harry «è così, non è vero?».
Louis chiuse gli occhi per un attimo e scosse la testa «no, non è così» borbottò  girandosi nuovamente verso il suo ragazzo. Gli chiuse il viso con le mani e lo tirò a sé per posargli un bacio umido sulle labbra «non è così» disse di nuovo prima che Harry lo sovrastasse con il suo corpo e lo baciasse forte, a bocca aperta.
 

 

 
   
 
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