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Autore: Zandramas    30/01/2013    1 recensioni
Tra quello che il postino lascia nella cassetta può esserci di tutto: bollette, notifiche, pubblicità e scherzi...
Quello che Giovanni deve imparare è non confondere gli scherzi con cose ben più importanti.
Genere: Azione, Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Egregio signor Giovanni De Lambert,
con la presente lettera ci duole informarla che la concessione riguardo la sua Vita, codice 9047DER6491, in scadenza il giorno 14/03/11, non verrà rinnovata a causa di alcuni  comportamenti giudicati dalla commissione competente  in contrasto con il Codice Generale di Compatibilità alla Vita. In particolare:
·         Interruzione della relazione sentimentale con la S.ra Letizia Pollastrini, in data 12/03/11 22:44, per motivi di infedeltà sessuale e presunta mancanza del sentimento di  affetto reciproco.(Infrazione Art. 9 Comma 12)
·         Dimissioni volontarie presso la Lambert s.r.l , causa presunta  incompatibilità con il datore di lavoro Sabatino De Lambert. (Infrazione Art. 15 Comma 67)
Un nostro incaricato provvederà al ritiro del bene presso il suo recapito entro una settimana dalla scadenza della concessione.
Cordiali Saluti
Adele Zonni, Responsabile Ufficio Rinnovi del Ministero alla Pubblica Esistenza.
 
“Ma ti rendi conto di che razza di scherzi fanno al giorno d’oggi?” Giovanni aveva atteso con estrema ansia che Enrico sollevasse gli occhi dalla lettura. Quel pezzo di carta tormentava dalla mattina quando, piegato in tre precisi rettangoli e custodito da una normale busta da ufficio, era comparsa nella sua cassetta delle lettere.
Subito ne aveva riso a lungo. Verso mezzogiorno erano apparse le prime preoccupazioni  e alle otto di sera il suo animo tendeva già alla buia paranoia. il suo cuore si era quasi fermato quando Enrico suonò il campanello, in orario perfetto, 20:20, per guardare insieme la partita. Giovanni si era ricomposto e aveva deciso di mostrargli la lettera. Voleva una spalla su cui sfogarsi, una voce per rassicurare le sue, sperava, stupide paure. Ora si aspettava di vedere la sua faccia sorridente sollevarsi dal foglio e pronunciare la sua tipica battuta “Possibile, Trascurando la realtà”.
Eppure il volto di Enrico rimaneva  serio. La voce confermò la dura espressione:
“io ti avevo detto di non farlo.”
Giovanni fu preso alla sprovvista e rimase immobile, con la faccia congestionata in un misto di sorpresa e delusione.
“Cosa?”
“Quello scritto qui.” Indicò la lettera.
La sorpresa lasciò il posto a un leggero fastidio. Giovanni sbuffò e si agitò tra i braccioli della poltrona. Dubitò per alcuni istanti che non fosse realmente Enrico quello seduto nell’altra poltrona.
“Perché non lo avrei dovuto fare?”
Enrico scosse mestamente la testa e fissò intensamente gli occhi di Giovanni.
“Dovevi fidarti della mia parola.”
Il sangue salì caldo e torbido al cervello di Giovanni. Il discorso di giustificazione era stato riproposto spesso negli ultimi tempi e ad ogni esibizione il tono di voce e l’impazienza verso l’interlocutore erano aumentati. Si alzò in piedi e prese a camminare sopra il tappeto rosso che divideva le poltrone dal televisore, l’unico arredo presente nella parte opposta della stanza.
“Ora finiscila. Letizia mi faceva le corna da mesi. Mesi! E non solo! Non le bastava l’amante! No, si deve svagare con quattro uomini differenti. Cazzo! E io dovrei stare lì, in silenzio, mentre lei mi propone il matrimonio? Non ci penso proprio:passare il resto della vita come cornuto non è uno dei miei sogni nel cassetto. Inoltre difendi mio padre. Lo hai visto anche tu!  Alla cresima di mia cugina, al matrimonio di mio fratello e al lavoro …  Per lui io sono un incompetente, le cui idee sono buone solo per… nulla! Non ha mai provato a metterne in pratica una. Io dovrei essere soltanto uno che sfrutta quelle dei suoi poveri dipendenti. No! Ora, appena avrò fondato la mia impresa, gliela farò vedere. “ Riprese fiato un secondo, per rendere più teatrali le successive parole. “Anche uno sconosciuto capirebbe che l’ho fatto per il mio bene. Figuriamoci gli amici.”
“Io ho cercato di aiutarti. ho fallito. Tu hai preferito impiccarti con le tue stesse mani.” Enrico lo fissava triste, con il corpo abbandonato sulla poltrona. Sembrava che le sue ossa fossero sparite di colpo. Si alzò in piedi come se gli costasse enormi energie e si diresse verso la porta del salotto. “Non bisogna mai abbandonare il proprio posto” Aggiunse e uscì dalla stanza.
Giovanni si voltò verso il televisore, dove un giornalista borbottava elogi alla squadra vincente.
“Non siamo tutti come te, Enrico; Innamorati del proprio ufficio, del proprio noioso e rassicurante impiego presso il ministero, pronti a passare sopra a qualsiasi angheria subita piuttosto che perdere la sicura quotidianità.” Lo disse con voce arrogante, piena di ironia e disprezzo.
Sentì lo schiocco della porta di ingresso quando viene aperta e l’eco dei passi nella tromba di scale dell’ingresso del palazzo. Per un attimo  pensò che Enrico si fosse offeso e se ne fosse andato.  L’ipotesi fu distrutta dal vedere che la giacca era ancora sull’attaccapanni del corridoio, lo vedeva dallo spiraglio della porta rimasta aperta. In fondo gli dispiaceva trattare così un amico.
“Ma quel che è troppo, è troppo.” Pensò.
Il suono di passi riapparve e crebbe d’intensità a poco a poco, seguito dallo schiocco della porta e dal ritorno del suono di passi più nitido e vicino. Enrico riapparve sulla porta. L’espressione era sempre triste ma la mano reggeva una grossa pistola puntata verso Giovanni, dove una vena pulsava vistosamente.
“Io amo il mio lavoro nonostante a volte sia difficile assolvere i doveri che comporta”. Fece un passo in direzione della futura vittima. Giovanni stava per mettersi a piangere. Si accasciò sulla poltrona in preda alla disperazione.
“Allora è tutto vero?” chiese.
“Si. Ho provato a evitarti questo. Ora devo prenderti la vita.” Si mise al suo fianco e avvicinò la canna alla tempia di Giovanni. Una vena pulsava con violenza vicino al metallo.
“Risparmiami.”Implorò Giovanni.
“Possibile, Trascurando la realtà.”
Premette il grilletto e il proiettile perforò il cranio di Giovanni. Il corpo si piegò mollemente di lato. La metà di testa cominciò a bagnare di sangue il pavimento. Il suono dell’esplosione era stato ridotto a un singhiozzo soffocato dal sofisticato silenziatore in dotazione ad ogni impiegato del suo ufficio ministeriale. Diede un ultimo sguardo triste all’amico e uscì dal salotto, ripose la pistola nella tasca della giacca e ne trasse un foglio piegato e una penna. Scarabocchiò qualcosa e ripose tutto, poi indosso la giacca e uscì chiudendo con attenzione la porta di ingresso.
 
  
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