Colpi in testa, addii e
arrivederci
Uno
fece partire dall’Extrasformer un raggio che fece un
buco nel soffitto, sufficiente per far sparare a Topolino un razzo di
segnalazione rosso, che si espanse in cielo come un fuoco d’artificio. Il
detective sorrise soddisfatto.
Paperinik
guardò sconvolto il suo scudo: « E quello da dove spunta fuori? »
«
Era lì da un po’. Uno mi spiegato dove incastrarlo senza che tu potessi
notarlo. »
«
E quando avreste avuto il tempo di fare tutto questo? »
Topolino
sorrise: « Prima, in ufficio, mentre io e Uno preparavamo il piano e tu te la
dormivi della grossa sulla poltrona! »
Il
papero arrossì violentemente: « Lavoro solo di notte, io, è normale che di
giorno possa venirmi un po’ di sonnolenza… ma a chi
hai segnalato? »
«
Oh, solo a un gruppo di amici che ogni tanto mi tira fuori dai guai senza fare
troppe domande… »
«
ALL’ATTACCO!!! »
Pikappa
si voltò e vide entrare dalla porta il più strampalato gruppo di persone che
avesse mai visto, guidati da un uomo molto robusto dotato di una minacciosa
stampella.
Topolino
gli diede una gomitata: « Little Caesar odia che gli
si attenti alla clientela, soprattutto quella più affezionata…
ne ha talmente poca… »
«
Ma… le guardie? »
Little
Caesar diede al supereroe una stampellata
che lo stese a terra: « Ci abbiamo già pensato… non
saranno due uomini in più o in meno a spaventarci! »
Paperino
sbarrò gli occhi: ecco perché nel tragitto non avevano incontrato nessuno!
«
L’unico ad averci dato qualche fastidio è stato un tizio pelato con un
tatuaggio, ma abbiamo messo fuori combattimento anche lui…
»
Pikappa
tirò un sospiro di sollievo, poi si rivolse a Topolino: « E perché non me l’hai
detto? »
«
Perché ero certo che Sharkfish avrebbe controllato i
nostri movimenti, e se fossimo stati sufficientemente convincenti, c’erano
buone probabilità che avrebbe ignorato gli altri, soprattutto se entravano un
po’ per volta. E comunque ci conviene muoverci, abbiamo poco tempo! Dubito che Clayton ignori quel razzo sparato dal centro di Anderville… e se mi trova qui sono dolori! »
«
Ah, bè… ma dopo io e te dobbiamo farci una chiacchierata… »
Nel
frattempo il generale evroniano era finalmente
riuscito a riprendersi la sua arma e la puntò contro l’avvocato. Pikappa
scattò.
«
NO! »
Il
colpo andò a vuoto.
«
Sei impazzito? Avevamo un patto! Solo la evrogun! »
L’alieno
sorrise: « Volete che smetta di comportarsi come un pazzo assassino? Coolflamizzarlo è il metodo più veloce! »
«
Ci dev’essere un altro modo…
a proposito, dov’è? »
«
Fermi tutti o gli sparo! »
Tutti
si voltarono verso l’avvocato. Aveva in mano una normale pistola e la stava
puntando alla tempia dell’ostaggio più inoffensivo che era riuscito a trovare.
Il
generale evroniano si sbattè
una mano sulla fronte: « Ora si fa persino prendere come ostaggio, quella
sottospecie di yiostly… ma quando torniamo su Evron, altro che corte marziale, lo strozzo io con le mie
mani! »
L’evroniano viola si guardò intorno, sorpreso da tanta
attenzione nei suoi confronti: « Allora,
tolgo la busta? Sì, Maria, toglila… »
Pikappa
si morse il becco.
Topolino
aveva fatto finta di niente fin dall’inizio, e continuò ad ignorarlo anche in
quel frangente. Era il suo asso nella manica.
Avanti… è il momento!
E,
quasi come se gli avesse letto nel pensiero, Richard Sharkfish
si alzò, sgattaiolò alle spalle del fratello e cercò d’immobilizzarlo.
«
Tu? »
«
È ora di smetterla con questa follia, John! »
Topolino,
nel suo intimo, esultò.
Mi
ero accorto che si era svegliato già mentre trasmettevo il messaggio, e gli avevo
detto di fingersi ancora sedato in eventualità di mosse come questa… per fortuna Richard è un bravo attore, oltre che un
genio!
«
Gallo goduto dice un minuto! Chi vincerà
oggi la sfida, il pomodoro rosso o il peperone verde? »
La
lotta fra i due fratelli sembrava non avere un vincitore. La pistola rimaneva
in alto, ancora nelle mani dell’avvocato, ma senza che avesse la possibilità di
abbassarla. L’evroniano era troppo preso
dall’imitazione della Clerici per andarsene da solo, così Pikappa lo andò a
prendere per la manina come i bambini piccoli per riportarlo docilmente dal suo
generale, ma senza mai perdere di vista lo scontro fra i due fratelli. Cercava
il momento giusto per intervenire senza mettere a rischio l’inventore.
Improvvisamente
un oggetto volò per la stanza, buttando a terra la pistola. Pikappa si buttò a
terra per recuperarla mentre Topolino e i suoi amici del bar immobilizzarono
l’avvocato. Solo una persona rimase da parte, appoggiata al muro per non
cadere.
«
Non sottovalutate le stampelle… soprattutto se è
Little Caesar a impugnarle! »
Topolino
sospirò: « È finita! »
Paperinik
scosse la testa: « Non ancora. È rimasto il problema più grosso da risolvere. »
Il
suo sguardo si posò su John Sharkfish, immobilizzato.
«
Che ne facciamo di lui? »
Il
detective rispose: « Ovvio, lo lasciamo alla polizia! »
«
Non è così semplice. È diventato così a causa degli effetti di quell’arma evroniana. Qui non c’è un vero colpevole. Alla fine, siamo
tutte vittime, l’uno dell’altro… »
Il
generale fece un passo avanti: « Te l’ho detto, Pikappa, io ho una soluzione
semplice e immediata… »
«
No! »
Il
papero puntò l’Extransformer contro l’evroniano: «
No. Non ho mai fatto coolflamizzare un terrestre
senza reagire. Non perderò le buone vecchie abitudini ora. Ci dev’essere un altro modo! »
«
E infatti c’è, socio! »
Pikappa
sorrise soddisfatto: « Bravo, Uno, dammi buone notizie! »
«
Dalle analisi e dagli schemi a mia disposizione, dovrebbe essere sufficiente
stimolare con decisione e nell’esatto ordine il lobo frontale, quello
occipitale, quello temporale e il parietale, concludendolo con l’amigdala. »
«
In linguaggio umano? »
«
E il Mignolo col prof, prof, prof, prof… »
Uno
sospirò all’ennesima interruzione televisiva: « Bisogna colpirlo in testa
nell’ordine che ho detto. »
Paperino
fece una smorfia: « Andiamo bene… sei sicuro che in
un cervello ci sia tutta quella roba? »
Sharkfish protestò ancora, incurante di tutto e
tutti: « Non mi arrenderò mai! Non mi farò fermare da un papero vestito come
fosse carnevale e da un topo con due orecchie che sembrano i coperchi del
bidone dell’immondizia! »
Tutti,
ad esclusione dei due evroniani, sbarrarono gli
occhi. Qualcuno si portò la mano alla bocca, Paperino la mise sugli occhi.
Senza saperlo, l’avvocato aveva appena firmato la sua condanna.
Topolino
divenne prima tutto rosso, poi tornò del suo colorito normale, ma con uno
strano sorrisetto sul volto.
«
Ti dispiace, Pikappa, se faccio gli onori di casa? »
«
Ehm… prego! »
Tutti
si voltarono, perché nessuno aveva il coraggio di guardare cosa sarebbe
accaduto di lì a poco. Pikappa intravide solo Topolino afferrare il batticarne
che aveva alla cintura. Pregò solo che l’amico avesse buona memoria e una
conoscenza migliore della sua dell’anatomia umana.
Mentre
alle loro spalle si scatenava l’inferno della furia di un topo detective
toccato nel suo punto vivo, il papero, l’inventore e l’allegra combriccola del
bar si dedicarono a una vivace conversazione sul tempo atmosferico, cercando
d’ignorare le grida e i rumori violenti dietro di loro. Solo quando Topolino
tornò togliendosi la polvere dalle mani con aria evidentemente soddisfatta,
qualcuno s’arrischiò a guardare l’accaduto.
Il
batticarne giaceva a terra, a fianco di Sharkfish,
dall’aria decisamente confusa, assistito dal fratello.
«
Ma cosa… Richard, dove siamo? »
«
Bentornato, John. »
L’inventore
abbracciò il fratello, stranito. Topolino sorrise, poi si avvicinò a Pikappa.
«
Nella foga mi è partito un colpo anche al tuo amico viola…
forse dovrei andare a scusarmi… è che quando mi
toccano le orecchie perdo la testa… »
Il
papero gli mise una mano sulla spalla e andò a saggiare le condizione dell’evroniano.
«
La testa… generale… »
Il
generale nero lo guardò sconvolto: « È la prima volta in due settimane che non
mi parli citando quella maledetta macchina terrestre! Sia gloria a Evron, forse le mie orecchie avranno un po’ di pace! »
«
Generale… perché
tua mamma è qui! »
Paperinik
sospirò: « Sì, carramba che sorpresa! »
Il
soldato scosse la testa: « Perdonatemi, mio generale, va e viene…
»
L’eroe
sorrise: « Pare che il nostro amico avrà ancora qualche problema d’interferenza
con l’antenna, ma penso che migliorerà pian piano… »
Il
generale alzò gli occhi al cielo, a metà fra il sollevato e l’esasperato.
Pikappa
gli chiese ancora: « In tutta questa storia, non mi avete ancora detto i vostri
nomi… »
Il
soldato fece per rispondere, ma il generale gli tappò la bocca: « Scordatelo,
Pikappa! I nostri nomi non imbratteranno la gloriosa storia di Evron con l’ignominia della prigionia e della tortura da
parte di un popolo inferiore! »
Il
papero alzò le mani in segno di resa: « Ok, ok, come volete! Tornate su Evron? »
«
Sì… per questa volta non coolflamizzeremo
i presenti. Consideralo un ringraziamento per te, che hai aperto la porta… e per il topo là in fondo, che mi ha liberato da questa
tortura psicologica… »
«
Matti, siamo tutti matti, urliamo, c’insultiamo,
dal terrore siamo afflitti… ops,
di nuovo! »
Il
generale sospirò: « …o quasi…
»
Pikappa
sorrise, divertito dall’azzeccatissima sigla di Ciao
Darwin: « Ci rivedremo? »
«
Chissà… »
I
due evroniani sparirono e Pikappa non li fermò,
almeno per una volta. La loro punizione l’avevano già avuta, e non era escluso
che non ne avrebbero avuta un’altra tornando al loro pianeta madre.
Una
sirena si udì in lontananza e si scatenò un fuggi fuggi
generale.
«
La polizia! »
Anche
Topolino impallidì: « Oh no! Se Clayton mi trova qui… »
«
Non lo farà. Tieniti forte, ce ne andiamo! »
L’eroe
prese l’amico e attivò la modalità di volo dell’Extransformer, mentre l’urlo di
terrore del detective preso alla sprovvista si confondeva con le sirene delle
volanti.
«
Ma cos’è successo, Richard? Continuo a non capire… »
«
Te lo spiegherò con calma, John… abbiamo un po’ di
cose da sistemare… »
«
E così te ne vai? »
«
Il mio lavoro qui è finito. Paperopoli mi aspetta. »
«
Mi attende anche Topolinia, ma purtroppo mi toccherà
rimanere qui ad Anderville ancora per un po’… »
«
Non sono preoccupato. Ho visto cosa sei in grado di fare con un batticarne… »
Topolino
rise.
«
Sicuro che non vuoi che ti accompagni alla stazione? »
«
Non posso mica salire sul treno conciato così! Devo rimettermi i miei abiti
civili e tu non puoi vederli. »
«
E se io avessi… »
Pikappa
mise un dito sulla bocca di Topolino: « Non dirlo. Ti prego, non dirmelo. Ci
sono persone che hanno scoperto il volto che si nasconde sotto questa maschera.
A tutte, tutte, nessuna esclusa, anche a quelle che amo di più, soprattutto a loro, ho dovuto cancellare
la memoria con delle caramelle apposite. Ti prego, non costringermi a usarle
anche con te. »
Topolino
lo guardò sorpreso, ma poi annuì: « Mi dispiacerebbe molto dimenticare questa
stramba avventura con te. »
Pikappa
sorrise.
«
Anche se continuo a pensare che quelli non fossero alieni, ma attori cinematografici
ben truccati! »
«
Ehi! »
«
In fondo non hanno fatto niente di eccezionale, e di aspetto non erano poi così
diversi da dei paperi terrestri… »
Il
detective fece un occhiolino e Pikappa rise.
«
Testardo come sempre, eh? »
Topolino
sorrise: « Fai buon viaggio. E salutami Uno! »
L’eroe
mascherato raccolse la valigia e s’avviò verso la stazione: « Oh, è probabile
che lo risentirai ancora, di solito si tiene in contatto con le persone che gli
sono simpatiche… e tu gli stai davvero molto in
simpatia! »
Il
topo lo salutò ancora con la mano, con un crescente senso di tristezza che lo
prendeva alla gola.
Paperino,
vestito di nuovo con la sua solita blusa, si accomodò, di nuovo solo, in uno
scomparto. La sua valigia ultimo modello lampeggiò di verde.
«
Dai, socio, su con la vita! Il mistero è risolto e stai per tornare a casa, dai
tuoi nipoti, dalla tua fidanzata, dal tuo zione con
la sua infinita lista di debiti e dalle mie frittelle! »
Il
papero sorrise: « Mi dispiace un po’ lasciarlo qui, nei guai…
»
«
Se la caverà, è un tipo in gamba. »
«
Lo so. »
«
A proposito, se vuoi ancora salutarlo è sulla banchina della stazione! »
«
COSA? »
«
Difficile non notarlo dalle telecamere di sorveglianza con quelle orecchie… »
Paperino
stava istintivamente per affacciarsi dal finestrino, ma ebbe ancora la
prontezza d’indossare almeno la mascherina. Topolino in effetti era lì, a
salutarlo con la mano, mentre sotto braccio teneva un giornale che prima non
aveva.
Paperinik
sorrise: « Quando tornerai a Topolinia ti verrò a trovare!
Non è un addio! »
Il
treno si mise in moto, mentre il detective privato continuava a salutare con la
mano. Paperino non gli staccò gli occhi di dosso finché gli fu possibile, poi
richiuse il finestrino e si tolse la mascherina. Sperò che in lontananza non si
fossero visti i suoi occhi lucidi. Un supereroe non poteva piangere in
pubblico.
Con
la voce leggermente incrinata, si rivolse ancora a Uno: « Comunque, tu e
Topolino me l’avete proprio fatta, eh? Non sapevo di questo comparto segreto
all’interno dello scudo… »
«
Lo so, non hai mai letto le istruzioni! »
Paperino
sorrise e Uno continuò: « E comunque il piano si è svolto alla perfezione… »
«
Perché, cosa prevedeva? »
«
Di usare il razzo non appena fossero apparsi gli evroniani.
»
«
Eh? Ma se Topolino non ci credeva… »
Paperino
sbarrò gli occhi e si sbatté una mano sulla fronte, immaginando il sorrisino
soddisfatto di Uno alla Ducklair Tower:
« Me l’ha fatta ancora una volta! »
Oh,
lo so bene che non è un addio…
Sì,
aveva voluto salutarlo ancora una volta prima di lasciarlo andare. Nonostante
le assurde avventure che aveva vissuto con lui, era un pezzo di normalità che
se ne andava, lasciandolo solo con i suoi guai andervilliani.
Ne aveva avuta la prova quando aveva visto salire sul treno un piccolo papero
con una blusa alla marinara e un cappello blu con la fettuccia nera che ormai
aveva imparato a conoscere bene.
Si
avviò stringendo sottobraccio il giornale che aveva comprato all’edicola della
stazione. C’era un articolo dove l’avvocato John Sharkfish
si scusava con la popolazione di Anderville per i
guai che aveva combinato. L’articolo spiegava che un gruppo di malviventi non
ulteriormente specificato aveva rapito suo fratello e l’aveva costretto a
stringere rapporti con la mala e a candidarsi sindaco sotto ricatto.
Ovviamente, ora che la polizia aveva liberato Richard, aveva immediatamente
provveduto a ritirare la sua candidatura e a riprendere il suo solito lavoro in
magistratura. Una storia talmente assurda da poter essere vera in una città come
Anderville.
Topolino
immaginò la faccia di Clayton quando aveva dovuto
interrogare i due fratelli. Dovevano essere stati abbastanza convincenti, o
almeno dovevano aver evitato in ogni modo di coinvolgerlo, visto che
l’ispettore non era ancora venuto a cercarlo come al solito. Probabilmente per
questa volta se l’era cavata, Clayton sicuramente
aveva fiutato qualcosa, ma senza prove non poteva accusarlo di nulla, almeno
per questa volta. E per evitare ogni sospetto nel pomeriggio si sarebbe recato
in commissariato a richiedere il famoso permesso per tornare a Topolinia.
Topolino
si risollevò dai suoi pensieri. Era praticamente arrivato al Little Caesar. Come al solito i suoi amici l’avevano aiutato senza
chiedere nulla. D’accordo, aveva dovuto far passare i due alieni come attori
cinematografici, ma per il resto era filato tutto liscio. Anche se ora gli
sarebbe costato offrire la colazione a tutti.
Il
detective alzò lo sguardo verso il cielo terso, azzurro, sereno. Una parte di
lui si chiese se avrebbe ancora rivisto quegli strani evroniani,
soprattutto quello a cui aveva tirato una martellata in testa. Ridacchiò.
Dopotutto Akima aveva avuto ragione ancora una volta,
aveva risolto il mistero (anche se non come aveva immaginato) e Pikappa era
tornato a casa, dai suoi soliti guai.
Arrivederci,
Paperino… magari in un’occasione più tranquilla, eh?
E
varcò la porta del locale, preparandosi ad essere subissato di domande alle
quali non avrebbe risposto.
«
Tranquillo, Paperino impiegherà ancora un po’ di ore di treno prima di tornare
a casa… »
«
Allora, Uno, cosa mi racconti questa volta? »
L’ologramma
verde sorrise: « Che ne dici di una grande avventura, dove il nostro eroe si
ritrovò ad allearsi con l’ultima persona che avrebbe immaginato d’incontrare? »
Il
paperotto si accomodò sulla poltrona, pronto ad ascoltare.
«
Era una giornata fredda, ad Anderville, quando
Paperino scese dal treno… »
… e dato
che questa storia l’abbiamo già sentita, direi di chiudere qui! Spero che vi
sia piaciuto anche il finale di questo strambo cross-over! Tranquillizzo chi
non avesse capito il finale, è solo un piccolo aggancio alla mia fanfic precedente, ma non toglie né aggiunge nulla a ciò
che avete letto.
Come sempre,
devo fare un po’ di ringraziamenti, stavolta un po’ più approfonditi. Ringrazio
dunque:
·
Tutti quelli che hanno letto;
·
Tutti coloro che hanno messo la storia fra le seguite, ovvero: Crybaby, darkroxas92, Fipsi, Jan Itor 19, mari23, MildeAmasoj e Nigthrun;
·
Tutti coloro che hanno commentato, ovvero: Evose,
Jan Itor 19, Nigthrun, Crybaby e darkroxas92.
Prossimi
progetti riguardanti Pk? Due già in cantiere, e di
cui di entrambi ho già scritto l’inizio: nel primo Uno e Paperino saranno
vittime di un curioso imprevisto che indubbiamente li aiuterà a capirsi di più… ma che li caccerà anche in un mucchio di guai; nella
seconda avventura, ambientata nel futuro, il Razziatore e Odin
Eidolon si ritroveranno alleati per capire chi ha
potuto sconfiggere la micro contrazione per lasciare a casa nel nostro crono
rapinatore preferito un souvenir dell’Antica Roma… e
per rubare la cosa più preziosa che possiede, e che potrebbe sconvolgere il
tempo stesso! Vi ho incuriositi? Spero proprio di sì, e spero di rivedervi
tutti nelle prossime storie! Alla prossima!
CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Hinata
92