Libri > Leggende Arturiane
Segui la storia  |       
Autore: StellaArciery    30/01/2013    4 recensioni
Cosa sarebbe successo se Artù e Ginevra avessero avuto, nell'ultimo periodo del loro matrimonio, una figlia? Cosa sarebbe successo se questa bambina fosse stata affidata a merlino e portata in un'altra epoca?Cosa succederebbe se trovasse un amore e dovesse combattere per esso all'epoca dei suoi genitori? Una storia di amore, guerra e amicizia a cavallo tra due epoche.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sono davvero una persona pessima. Mi ci è voluto più di un mese per scrivere questo capitolo, ma a mia discolpa posso dire che ho avuto un po’ di problemi, che mi hanno impedito di scrivere. Un paio di cose che devo spiegare in questo capitolo. Per un po’ di capitoli dopo questo le scritte in corsivo sono dette dai personaggi in Old English, lingua usata in Inghilterra prima della conquista normanna. In alcune parti ho riportato alcune vere parole in questa lingua, in altre non l’ho reputato utile alla storia, quindi le ho scritte semplicemente in corsivo. Grazie a tutti coloro che hanno letto i capitoli precedenti e spero che questo vi piaccia.
Grazie ancora!  
Stella
 
Capitolo 2: I will love you, always.
Sorrise. “Grazie. Di solito è Bernarda che mi aiuta con queste cose, perché io, in un modo o in un altro, combino sempre guai.”. Il ragazzo rise di gusto e Celeste ebbe modo di guardalo velocemente: i capelli castano chiaro, ancora leggermente bagnati, gli ricadevano delicatamente sulla fronte. Portava un paio di jeans molto scuri, con i quali la camicia candida faceva contrasto. Celeste si stupiva ogni volta vedendo quanto riuscisse a sembrare elegante anche con abiti semplici. “Stai molto bene anche tu.”-disse la ragazza, sfiorandogli le labbra con un leggero bacio-“Devo essere all’altezza della mia dama.”. In quel momento Celeste si accorse che non aveva ancora allacciato il vestito che quindi le lasciava scoperta buona parte del busto e arrossì violentemente. “Vai da Bernarda, vorrà sicuramente assicurarsi se a scuola ti danno da mangiare o no e in entrambi i casi ti riempirà di cibo, perché ti vedrà tanto deperito dall’ultima volta.”-disse la ragazza imitando l’accento spagnolo della governante e scatenando di nuovo l’ilarità di Thomas, che dopo averle schioccato un bacio sulla guancia uscì dalla camera diretto alla cucina. Celeste si guardò al grosso specchio, tirandosi su, non senza fatica, la cerniera del fantastico abito blu. Dopo essersi guardata per l’ultima volta tornò nella cabina armadio, dove in un cassetto nascosto dietro ai vestiti, teneva tutti i gioielli che erano appartenuti a sua madre. Suo nonno le raccontava spesso quando era piccola la storia di ogni collana, bracciale o paio di orecchini incastonati di diamanti che Arthur aveva regalato a Ginevra. Ogni volta che Celeste apriva quel cassetto pensava a quanto suo padre doveva aver amato sua madre, non badando a spese, solo per farle un regalo. La cosa più straordinaria tra la luce dei diamanti e i colori di cristalli colorati era la tiara che sua madre aveva indossato per il ritratto dello studio verde: fatta completamente di puro oro, su di essa erano incastonati zaffiri di tutte le sfumature dell’azzurro, più scura nello zaffiro centrale, più chiare quando che le pietre si disponevano verso i lati. Nonostante la mole e l’abbondanza di pietre, la tiara sembrava avere il potere di donare grazia al volto di chi la indossava. Aveva ormai perso il conto delle foto che suo nonno le aveva fatto da bambina con la tiara in testa, mentre faceva finta di essere una delle principesse della Disney, foto che suo nonno conservava gelosamente nel suo studio. La sue mani si mossero automaticamente verso il gioiello e con delicatezza, cercando di non rovinare l’opera di Bernarda, se lo mise sul capo. Camminando sicura uscì dalla cabina armadio e dato una sguardo alla specchio, per poco non svenne. Corse nel piccolo studio verde e guardò il dipinto: non era mai stata tanto simile a sua madre come in quel momento. Bernarda e Thomas che avevano sentito i passi veloci della ragazza, si precipitarono in studio e la trovarono in piedi su di una sedia, con il viso in lacrime a pochi centimetri dal dipinto. Thomas, dopo aver fatto segno a Bernarda di non dire nulla, si avvicinò a lei-“Le somigli davvero tanto. Sembrate quasi gemelle.”-disse, prendendole la mano. “A volte penso a come sarei se li avessi conosciuti.”-disse la ragazza singhiozzando e fissando gli occhi azzurri come il mare ricoperti di lacrime in quelli altrettanto azzurri del ragazzo-“Sei la persona migliore che conosca e non potresti essere più meravigliosa di così. I tuoi genitori ti adorerebbero, come tutti fanno, e sarebbero orgogliosi di avere una figlia come te.”. Piano Celeste scese dalla sedia e abbracciò Thomas. A volte non sapeva davvero cosa avrebbe fatto, cosa sarebbe diventata se non avesse avuto la fortuna di incontrarlo sulla sua strada. Bernarda si propose di preparare una crepes con la Nutella per entrambi, così da sollevare il morale della sua piccolina e i ragazzi accettarono con gioia. Bernarda era universalmente riconosciuta come la miglior preparatrice di dolci della storia. In pochi minuti preparò delle deliziose e soffici crepes che riportarono l’allegria in casa Evans. Celeste aveva rimesso la corona nell’armadio e scelto, sotto la supervisione del fidanzato e della sua Bernarda, i gioielli per la serata, optando per un sottile collier di zaffiri abbinato a dei delicati orecchini e ad un bracciale, ed entrambi non facevano altro che dirle quanto fosse meravigliosa. All’improvviso sentì la vibrazione del suo telefono che aveva abbandonato in camera e corse a prenderlo, pensando fosse una delle ragazze che le chiedeva i compiti. Quando aprì il messaggio, rimase come pietrificata, leggendo queste parole accompagnate dal nome del suo ex fidanzato in lettere cubitali:” Sono fuori dalla porta di casa tua. Aprimi subito.”. Tornò in cucina dove Thomas era impegnato a far capire a Bernarda che nella sua scuola non lo trattavano come un carcerato, ma entrambi si accorsero del cambio di colore del viso di Celeste. Senza dare spiegazioni, la ragazza digitò veloce un numero sulla tastiera dell’Iphone e disse quasi immediatamente, portandoselo all’orecchio:”Ludo, Fabio è qui fuori. Cosa faccio?”. Il panico e la rabbia si scatenarono subito in casa e Bernarda dovette davvero sforzarsi per trattenere un Thomas furente. La voce metallica di Ludovico al telefono disse a Celeste di stare calma, che sarebbe uscito lui a parlarci e che ci avrebbe pensato lui a calmarlo. La salutò con l’ultimo avvertimento di stare dietro alla porta così da poter sentire ciò che si dicevano e da poter intervenire nel caso in cui la situazione fosse volta al peggio. Celeste ripeté agli altri due le parole di Ludovico e Thomas, presa per mano la fidanzata, andò velocemente al portone. Due voci maschili si udivano chiaramente, una calma, l’altra decisamente alterata. “È ubriaco!”-esclamò Celeste-“Ubriaco a quest’ora del pomeriggio?”. Non ebbero tempo di commentare perché sentirono un forte botto. Ludovico era a terra con un labbro sanguinante: Fabio doveva avergli appena tirato un pugno. Thomas, non vedendoci più aprì il portone e uscì per aiutare il ragazzo a terra, ma Celeste ebbe un’idea migliore: sapeva come si comportava Fabio da ubriaco, sapeva che non si sarebbe fermato, se non avesse davvero avuto paura di qualcosa. Corse in salotto dove alla parete era appesa la copia esatta di Excalibur, la leggendaria spada di re Artù, la staccò dal muro, la tolse dal fodero e corse sul pianerottolo. Ludovico stava cercando di trattenere Fabio che sembrava avere tutta l’intenzione di uccidere Thomas con le sue mani. “Stai fermo.”-disse la ragazza con fermezza puntando la spada contro il suo ex fidanzato. Improvvisamente Fabio spalancò gli occhi e si fermò, fissando la punta della lama, che sembrava brillare di luce propria, nella leggera oscurità del pianerottolo. “Non devi avere niente contro Thomas, ne tanto meno contro Ludo. Sono io il problema. Ma Fabio, ti prego, pensaci un attimo. Sarebbe davvero durata tra noi? No. Aveva senso che io ti rompessi il cuore più tardi? No. Perché è questo ciò che sarebbe successo. Mi piacevi Fab,davvero, ma non ti amavo. Siamo stati bene insieme, perché devi rovinare tutto? Pensa a come eri e a come sei ora. Questo non è il Fabio che conoscevo, questo ragazzo che si ubriaca al pomeriggio, che risponde ai professori, che se ne frega dei voti, non è il Fabio Terrari che conoscevo. Tu sei molto più di questo. Hai vissuto una vita senza di me, riuscirai di nuovo a vivere come hai sempre fatto. Ora vai a casa, fatti una doccia e dormi. Quando ti sarai svegliato sarai di nuovo te stesso e tornerai ad essere il donnaiolo che sei sempre stato.”. La dolcezza e la calma della voce di Celeste avevano tranquillizzato Fabio, che chiese scusa biascicando a tutti e tre e tornò a casa. La doccia che si fece lavò via tutto il rancore che aveva covato in quell’ultimo periodo e quando si svegliò, riuscì per la prima volta a pensare a Celeste come ad una bella, e conclusa, avventura.
“Cavolo Cele”-disse Ludovico subito dopo che Fabio se ne era andato-“Sei stata grandiosa! Dove hai trovato questo aggeggino luccicante e pericoloso?”-continuò guardando la spada che Celeste aveva ormai abbassato sollevata-“Già”-intervenne Thomas -“Non credo sia molto sicuro lasciarti in mano armi del genere.”-“Era sempre stata appesa in sala, ma il nonno mi aveva detto di non azzardarmi mai ad estrarla dal suo fodero, perché avrei potuto farmi male. Questa volta però non potevo lasciarvi fare a botte con un rugbista ubriaco, senza intervenire. È stata la prima cosa che mi è venuta in mente per fermarlo. Forse ora è meglio che la metta via.”-“Già.”-esclamarono in coro i due ragazzi, che nonostante non si conoscessero, sembravano essere in perfetta sintonia. La lama della spada riluceva nella penombra del pianerottolo,colpita dai raggi del debole sole settembrino. La lama sembrava sbucare dalle fauci del drago che costituiva un pezzo di impugnatura, di cobalto blu con al posto degli occhi due rilucenti perle bianche. L’impugnatura era costituita da due code di drago intrecciate, che terminavano racchiudendo una pietra blu chiara grande come un occhio.
“Beh,”-disse Ludovico rivolto a Thomas,”Piacere. Chiamami Ludo. Grazie per avermi aiutato con Terrari. Immagino che tu sia il ragazzo di cui Evans mi ha tanto parlato.”-“Piacere.”-disse ridendo-“Ho una ragazza davvero pettegola”-continuò stringendo la mano di Ludovico e mandando un bacio a Celeste, che aveva fatto un fintissimo broncio ed era entrata in casa, seguita dai due ragazzi. Rassicurarono Bernarda, che avendo visto la spada in mano a Celeste e il labbro rotto di Ludovico, si era decisamente preoccupata e aveva lanciato qualche imprecazione in spagnolo, che i ragazzi non provarono nemmeno a tradurre. Celeste prese un pacchetto di piselli surgelati e lo lanciò a Ludovico, che afferratolo, se lo appoggiò sul labbro tagliato. Thomas prese la spada e chiese alla ragazza dove andasse messa, per garantire la sicurezza di tutti i presenti. Lei lo prese per mano e lo portò in sala dove il fodero della spada giaceva per terra. “Her lecgan Excalibur, se micel bill. Ancenned Draca blod is motan to ahrinan hie.”-lesse il giovane sul fodero che stava raccogliendo da terra-“Qui giace Excalibur, la grande spada. Solo al sangue del Drago è permesso toccarla.”-tradusse velocemente. “Sai l’Old English?”- disse Celeste stupita-“Si. Mia mamma mi parlava in Old English da piccolo e poi mi ha obbligato a studiarlo. Diceva che un giorno mi sarebbe servito, ma non ho mai conosciuto qualcuno che lo parlasse.”-“Anche mio nonno me l’ha fatto studiare! Molto spesso io e lui parliamo in Old English. Dice che è importante sapere la lingua dei nostri antenati. Sotto certi punti di vista, è molto inglese.”. I due ragazzi scoppiarono a ridere e dopo che Celeste ebbe sistemato la spada, tornarono in cucina. Nessuno dei due si accorse che la pietra racchiusa dalle spire era diventata blu scuro e che le perle degli occhi del drago erano diventate nere. Fecero insieme merenda e Ludovico poté facilmente scoprire che il ragazzo della sua migliore amica era esattamente ciò che lui aveva sempre desiderato per lei. Volle sapere della scuola che frequentava, delle sue amicizie, degli sport che praticava, della sua famiglia, ma così abilmente che Thomas si sentì quasi obbligato a raccontargli tutto. Più Celeste li osservava più si convinceva della tenera ingenuità del suo ragazzo e delle abilità di infido oratore, un po’ come l’odiato Cicerone, del migliore amico, e sorrideva pensando a quanto fosse fortunata ad essere circondata da persone così diverse che ugualmente le volevano bene.  “Blowan, Sono arrivato”-la voce di Alexander risuonò chiara nell’ingresso della casa. Celeste si pulì le labbra sporche di nutella e corse fuori dalla cucina per abbracciare l’adorato nonno. “Grazie, nonno, grazie!”-esclamò, lanciandogli le braccia attorno al collo e schioccandogli un rumoroso bacio sulle gote, leggermente ricoperte di morbida barba bianca. Alexander Evans era un uomo davvero distinto: appariva molto più giovane della sua età, nonostante la barba bianca e i capelli brizzolati. Portava un elegante completo di velluto blu scuro e teneva nella mano destra un grosso fascicolo marrone chiaro e nella sinistra il suo bastone da passeggio di pregiato legno scuro, decorato dalla testa d’argento di un drago. “Oh bocciolo.”-le disse restituendo l’abbraccio-“fatti vedere”. La staccò da se prendendola per mano e la ragazza rise facendo un giro su se stessa. “Sei davvero meravigliosa.”-disse abbracciandola di nuovo-“Allora dov’è il tuo cavaliere?”. Thomas e Ludovico erano intanto usciti dalla cucina e avevano osservato la scena sorridendo. “ Tommi, vieni”-gli disse tendendogli la mano-“Questo è mio nonno Alex. Nonno, questo è Thomas.”. Alexander lo scrutò per un secondo e poi disse”Scusa Thomas. Assomigli davvero tanto ad una persona che conosco. Sono molto lieto di conoscerti, finalmente. Mia nipote mi ha parlato molto di te.”-“È un piacere anche per me conoscerla, signor Alexander. Deve avermi visto qualche volta a Vernazza.”-“Oh non credo caro. Non so se Celeste ti ha detto, ma io sarò forse venuto un paio di volte a Vernazza da quando abbiamo lì la casa. Durante l’estate torno in Inghilterra per occuparmi della filiale principale della nostra agenzia pubblicitaria.”-dicendo questo tese la mano al ragazzo che la strinse con forza. “Si, Celeste deve avermelo detto, ma io sono famoso per dimenticarmi sempre tutto.”. Alexander rise. Gli piaceva proprio quel ragazzo, ma non riusciva a scrollarsi di dosso l’idea di aver già visto quei lineamenti in un lontano passato. “Salve Alex.”-disse Ludovico, camminando verso l’amabile terzetto-“Ciao Ludo, tutto bene?”-“Si grazie. E lei?”-“Bene. Ma non ti sei ancora cambiato?”-“Cambiato per cosa, Alex?”-“Per la festa di questa sera! Cielo, Celeste non gli hai detto nulla?”. La ragazza avvampò e cercò di trovare scuse, senza in realtà pronunciare nulla di sensato. “Non importa, non importa. Vatti a cambiare. Con tua madre ci parlerò io più tardi.”. Ludovico diede un’occhiataccia a Celeste che gli sorrise e corse a casa sua per cambiarsi. Intanto Celeste e Thomas andarono in camera della prima, dato che la ragazza doveva ancora mettersi le alte scarpe col tacco. Un paio di bellissime scarpe blu scuro erano state posate sul letto da Bernarda. Erano semplici, ma contemporaneamente particolari perché decorate da un sottile cinturino.  La ragazza si sedette sul letto per infilarsi le belle scarpe, ma si rese subito conto di avere dei seri problemi ad allacciare il cinturino. “Ehm, Tommi.”-disse facendo gli occhi dolci e la voce da donzelletta in pericolo-“Non è che… mi allacceresti il cinturino delle scarpe?”. Il ragazzo la guardò e gli sfuggì una risatina, che provvide subito a nascondere avvicinandosi al letto e prendendo tra le mani il piede che Celeste gli porgeva graziosamente. “Non capisco perché voi ragazze vi ostiniate a mettere ai piedi questi strumenti di tortura.”-“Perché le scarpe con il tacco slanciano la figura e ti fanno apparire più magra e più bella.”-recitò quasi a memoria la ragazza, come avrebbe fatto per una qualsiasi regola di grammatica greca. Thomas la guardò interdetto e la ragazza rise di gusto, divertita dall’espressione dipinta sul viso del suo fidanzato. Con un po’ di aiuto Celeste si mise in piedi. Thomas dovette ammettere nella sua testa che quella regolina recitata a memoria dalla ragazza era più che veritiera: Celeste gli apparve infatti come un angelo disceso dal cielo, così simile a quella donna-angelo che a scuola era obbligato a studiare. “Sono senza parole, sei bellissima.”-disse, provocando un violento rossore sulle guancie di Celeste, che gli diede un lungo bacio. Non c’era altro posto al  mondo dove avrebbe preferito essere. “Ragazzi andiamo?”. La voce di Alexander arrivò dal corridoio seguita dalla risata di Ludovico. Thomas prese per mano Celeste e i due si unirono agli altri.
Il viaggio in macchina dalla casa di Via San Marco all’hotel dove si teneva la festa fu breve e piacevole. Giunti nel vialetto d’ingresso dell’hotel lasciarono l’elegante Mercedes nera ad un educato parcheggiatore in divisa ed entrarono nella grande ed elegante Hall. “Ragazzi, vado a dare le ultime disposizioni in cucina. Voi salite alla terrazza, tanto Celeste ci sai arrivare anche da sola vero?”-“Certo, nonno. Va’ pure tranquillo.”. Gli mandò un bacio e guidò i ragazzi verso uno degli ascensori, nel quale entrò sicura. Tutti gli anni la festa dell’associazione di suo nonno si teneva sulla terrazza di quell’albergo, tutti gli anni con un tema diverso. Quell’anno il tema, su richiesta di Celeste, era il mare e la ragazza non vedeva l’ora di vedere in quale modo suo nonno aveva deciso di arredare la terrazza da dove si godeva di una delle migliori viste di tutta Milano. Non ne fu delusa. C’erano più di cento tavoli, tutti ricoperti da tovaglie blu e azzurre, con i piatti e i bicchieri decorati da disegni marini, come meravigliosi pesci tropicali e stelle marine. Il lungo tavolo del buffet era stato posto in un angolo più riservato, cosicché non ostacolasse la vista del panorama. Vasi pieni di rose blu e delicati mughetti bianchi erano sparsi per tutta la terrazza e davano un magnifico profumo all’aria, tanto che sembrava di essere finiti in un campo di fiori. Milano quella sera era più bella di quanto lo fosse mai stata a memoria d’uomo. Il sole stava calando in quel momento dietro ai nuovi grattacieli della zona di porta Garibaldi, così alti che sembravano toccare il cielo, dipinto dei colori del sole ormai in declino. In lontananza, se si aguzzava la vista, si vedevano le montagne, spruzzate di neve precoce. “Caspita, Cele.”-disse Ludovico-“Tuo nonno quest’anno ha fatto le cose in grande. È la più bella festa d’anniversario che abbia mai organizzato. Dovrò fargli i miei più sinceri complimenti quando lo vedo.”-“Se lo vedrai.”- rispose Celeste ridendo e scatenando l’ilarità dell’amico. Thomas li guardò curioso e ottenne subito una pronta spiegazione dalla raggiante ragazza. Durante i party d’inaugurazione, Alexander passava la serata a parlare con soci, ospiti, personaggi importanti, e non aveva tempo per dare retta anche a Celeste. Quando Thomas, sbigottito, le chiese se tutto ciò non le desse fastidio, ella sorrise-“quando ero piccola, si. M dava tremendamente fastidio. Gli stavo sempre tra i piedi e forse fu proprio durante una di queste feste che lo vidi arrabbiarsi davvero. Per questo l’invito era stato ampliato a Ludo, che sembrava l’unico in grado di tenermi tranquilla. Poi è la sua presenza è diventata una tradizione. Sei uno di famiglia, dopotutto.”-disse guardando l’amico, che annuiva serio. In una situazione normale, Thomas avrebbe trovato quell’amicizia sospetta, ma in un solo pomeriggio si era reso conto che tra quei due c’era un rapporto fraterno, che nessun fidanzato avrebbe mai potuto spezzare.
Con l’arrivo degli ultimi ospiti la festa ebbe inizio. I ragazzi presero posto in un tavolo riservato, piuttosto lontano dalla confusione generale, dove poterono parlare del più e del meno, divertendosi un mondo. Mangiarono fino a scoppiare e Ludovico bevve decisamente qualche bicchiere di champagne di troppo, tanto che ad un certo punto Thomas e Celeste dovettero togliergli la bottiglia di mano e, dopo che si fu addormentato con la testa sul tavolo, portarlo in una camera gentilmente indicatagli da un discreto cameriere. “La camera degli sbronzi, il nonno la chiama così”-spiegò a bassa voce Celeste a Thomas-“Ne prenota una tutti gli anni perché sa che puntualmente a tutte le feste qualcuno esagera un pochetto.”. I due risero e abbandonarono il povero Ludovico, sbronzo e addormentato, al suo profondo sonno ristoratore. Quando risalirono alla terrazza, tutti i tavoli erano spariti come per incanto e suo nonno era al microfono su un piccolo rialzo. “Vorrei ringraziare tutti per essere venuti, davvero. Sapete quanto sia importante per me commemorare la nascita di questa fondazione in ricordo di Arthur e Ginevra Evans. E vorrei ringraziare anche la mia splendida nipotina, la mia piccola Celeste, che è davvero stata la luce della mia vita, quando non vedevo altro che tenebre. Grazie bocciolo.”. Tutti si girarono verso la ragazza in abito blu, la quale viso era rigato da qualche lacrima commossa. “Se non ti dispiace, piccola mia, vorrei che tu aprissi le danze con il tuo cavaliere quest’anno”-continuò Alexander. Thomas le prese la mano e la trascinò al centro della pista da ballo, incurante delle sue vivaci lamentele. Quando furono al centro della terrazza, le prime note di una delle canzoni preferite di Celeste, “Always” dei Bon Jovi, riempirono l’aria di gridolini e sospiri. Gli occhi color dell’oceano di Celeste si tuffarono in quelli altrettanto blu di Thomas e non ebbero bisogno di parole per ballare in perfetta sintonia. Dopo dieci minuti buoni, i piedi di Celeste iniziarono a gridare di dolore e i due ragazzi abbandonarono la pista da ballo per sedersi sui comodi divanetti blu posizionati vicino alla ringhiera della terrazza. Sotto i loro occhi si estendevano le mille luci colorate di una città, che era viva come di giorno, così di notte. “È bellissimo qui.”-disse Celeste, appoggiando la testa alla spalla di Thomas. “È stata una serata fantastica, amore mio.”-“Amore mio?”-esclamò sorpresa la ragazza-“Celeste Evans, ti amerò, per sempre, come dice la canzone. Sei una persona fantastica sia esteriormente che interiormente. Non pensavo di poterlo dire a diciassette anni, ma sei la donna della mia vita. Ogni cellula del mio corpo è innamorata di te, ogni fibra impazzisce per il tuo sorriso. Ti amo, piccola mia.”-“Ti amo anche io Tommy.”-rispose la ragazza, dandogli un bacio, che fu il primo, di una lunga, lunga serie di baci. Celeste  era sempre più convinta che in quelle labbra, così morbide e profumate di caffè, avrebbe potuto tranquillamente affogarci felice.

Dopo molto tempo, e molti baci, la festa finì e Alexander li chiamò per tornare a casa. Ludovico fu svegliato con un bel po’ d’acqua fredda, e di nuovo sobrio, raggiunse il trio sulla macchina. Mentre Alexander raccontava a Ludovico cosa si era perso della festa e Ludovico si complimentava con lui riguardo a un certo vino, celeste, toltasi le scarpe, si accoccolò tra le braccia rassicuranti di Thomas e si addormentò sorridente. Arrivati a casa, mentre i due ragazzi portavano Celeste in braccio nel suo letto, Alexander fu informato di una persona che lo aspettava nel suo studio da Bernarda. Quando l’uomo aprì la porta del suo ufficio, impallidì improvvisamente. Una donna dai lunghi capelli rossi intrecciati con fiori e un lungo abito verde di velluto in stile medievale era seduta sulla sedia di fronte alla grande scrivania in mogano. “Vivien, cosa ci fai qui?”-“Ciao merlino. Ci hanno trovato, gli uomini di Mordred hanno trovato la nuova Camelot. L’incantesimo è stato rotto.”-“ma cosa dici, Vivien? Come è possibile?”. La preoccupazione era tanta che l’aria ne sembrava intrisa. “Non ho idea di come sia potuto succedere, ma alcuni stregoni mi hanno seguito in questo tempo. Sanno che Celeste è qui.”-“Per tutti gli dei, Vivien!”. In quel momento entrò Bernarda, che annunciò ad Alexander l’arrivo della madre di Thomas. “Falla entrare, falla entrare.”. Una donna dai lunghi capelli neri, dagli occhi viola e vestita elegantemente fece il suo ingresso nella stanza. “Wow, non pensavo di aver introdotto una riunione di famiglia. Vivien, Merlino, cosa ci fate a casa della fidanzata del mio Thomas?”-“Morgana?”-In tutto il mio splendore. Qualcuno mi spiega cosa ci fate qui?”. Alexander-Merlino imprecò a bassa voce. Tutto quello da qui aveva cercato di proteggere Celeste era appena entrato dalla sua porta di casa, in modo molto più dirompente di quanto si era mai aspettato.

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Leggende Arturiane / Vai alla pagina dell'autore: StellaArciery