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Autore: Gareth    30/01/2013    2 recensioni
Un bambino e un angelo custode che gli consiglia cosa fare per il suo meglio. O almeno così dice. Infatti l' "angelo" gli dirà di fare cose sempre più terribili. Qual è il mistero di tutto ciò?. Davvero si tratta di un guardiano? Davvero è suo amico?
Una sfida tutta psicologica tra il bene e il male. Tra ciò che dev'essere fatto e ciò che non deve esserlo. Una sfida tra l'umano e il divino.
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Dark Warden 7
La bambina non si era ancora alzata dalla sedia. Andrea, prendendo un po' di coraggio, le si avvicinò e le parlò:
<< Allora? Ora mi dici perché sarei diverso? >>
La ragazzina parve scocciata dalla domanda.
<< Potrei farlo. >>
<< E allora parla. >>
Non voleva aspettare. Nessuno gli aveva mai parlato in quel modo come quella ragazzina. Si sentiva più sicuro di sé, più audace ma allo stesso tempo leggermente spaventato. Era come se sapesse che non era una buona idea parlare con lei. Forse perché glielo aveva detto il suo angelo, tuttavia...
<< Uh, ma come siamo frettolosi... e va bene, parlerò... è solo che per farlo avrò bisogno di raccontarti una lunga storia, e, vedi, se io ti racconto una storia anche tu me ne devi raccontare una. Nulla si ricava da nulla. >>
<< Che cosa vuoi che ti dica? >>
<< Voglio sapere cosa ti è successo nelle ultime due settimane. Per filo e per segno. >>
<< Che cosa? Perché ti interessa? >>
Andrea temeva che avrebbe dovuto parlare del suo angelo... mentre di comune accordo avevano deciso che il suo angelo lo avrebbe aiutato e consigliato di nascosto e lui non ne avrebbe più parlato con nessuno. Forse avrebbe potuto raccontargli tutto senza dire nulla a proposito del suo angelo custode...
<< Se vuoi che risponda a questa domanda dovrai essere pronto a rispondere a questa che ti ho appena fatto. Nulla si ricava da nulla. Ora... o parli, o vattene. >>
<< E va bene... >>

Andrea raccontò tutto quello che gli era successo: quando aveva inciso sulla pelle del ciccione, delle suore impiccione e del suo vecchio psicologo, quello che era fuggito senza più farsi rivedere e della noia seguente, giorni e giorni buttati al vento. Tutto senza mai dire niente del suo angelo, ovviamente.
Il suo racconto non durò molto, giusto qualche minuto.

<< Mi stai nascondendo qualcosa, non mi hai detto tutto. Non mi hai detto una cosa importante, giusto? >>
Andrea rimase sconcertato. Com'era possibile, gli aveva forse letto nel pensiero? Quella ragazzina creava timore più che mai.
<< N-no, ti ho detto tutto... >>
La ragazzina scoppiò a ridere.
<< So benissimo cosa stai nascondendo, stupido. Come lo chiami quello che è dentro di te? >>
Sapeva anche del suo angelo! Ma chi era? A questo punto non era più possibile mentirle.
<< Lui è il mio angelo... >>
La ragazzina si mise ancora a ridere, questa volta peggio di prima, tanto che le vennero le lacrime agli occhi. Quando ebbe finito, assunse un'aria seria.
<< Angelo? No, non è un angelo. Ed ecco la tua risposta, tu sei diverso perché hai lui. Sei speciale. >>
<< Ma allora chi è lui? E poi non mi dovevi raccontare una storia? >>
<< Lascia perdere, quella era una bugia per farti parlare: sapevo di lui, ma non sapevo cos'era successo. Lui è... beh, di sicuro non è un angelo. In realtà... beh, vedi... io sono un angelo >>
Che cosa!? Quella ragazzina era un angelo? E il suo angelo non era un angelo?
Stava per chiedere spiegazioni quando, all'improvviso arrivò una voce alle sue spalle. Era la maestra, sempre con un largo sorriso sulla bocca.
<< Andrea, eccoti qua! Ti ho portato questa, che sarà la tua cartella. Dentro ci sono tutti i libri e i quaderni che ti serviranno e un astuccio con tutto il materiale. Ora hai tutto. Bene, tra qualche secondo suonerà la campanella, immagino. Ora, siediti e divertiti. >>
Gli aveva consegnato uno zaino nero molto semplice e abbastanza pesante, evidentemente a causa del contenuto. Andrea pronunciò un accennato "grazie". La maestra allora disse:
<< Vedo che hai già fatto amicizia con Natasha... sono contenta. Ora devo andare, ho un altra classe. Tu invece rimani qua, ora avrai due ore di italiano, buona fortuna. >>
La maestra Marta se ne uscì dalla classe con fare deciso. Natasha, la bambina, era seduta sul suo banchetto, intenta a disegnare cose strane. Andrea si avvicinò e le chiese:
<< come sarebbe a dire che sei un angelo!? >>
Lei scrisse qualcosa su un bigliettino di quelli che erano avanzati precedentemente e glielo allungò. Andrea lesse: - credi a quello che vuoi. Io sono un angelo. E non parlarmi più, sai che non ti risponderò.
Andrea era spazientito ma non potè fare altro che starsene in silenzio. La campanella suonò e arrivò la nuova maestra, che si chiamava Eleonora.
La lezione cominciò e finì solo due ore più tardi. Nel frattempo si era presentata un'altra maestra, di nome Claudia. Ad Andrea sembravano tutte uguali queste persone. Durante queste due ore i due vicini di banco non si scambiarono una sola parola e Andrea si chiese come mai il suo angelo o, per meglio dire, quello che aveva dentro di sé non avesse ancora parlato... era evidente che vicino a quella ragazza non poteva dire o fare nulla. Quindi era per questo che gli aveva ordinato di starne alla larga? La cosa non dispiaceva ad Andrea: era piacevole starsene un po' a pensare tranquilli. Era una sensazione che non aveva mai provato prima.

Quando la lezione finì, la ragazza continuò a ignorarlo. A questo punto, aveva capito Andrea, qualsiasi tentativo di provare a parlarle era impossibile.
All'improvviso si fece viva nuovamente la maestra Claudia. Si rivolse alla classe con un largo sorriso e parlò a gran voce:
<< Ragazzi! Ora si va a mensa, ricordate di portare con voi anche il vostro materiale perché oggi pomeriggio non ci servirà e quindi lo dovremo prima portare nel dormitorio. Seguitemi. >>
Tutti quanti, imbracciati gli zaini, seguirono la maestra che li condusse nei dormitori, dove poterono liberarsi dei fardelli. Andrea rimase sempre vicino a Natasha: aveva paura del momento in cui sarebbe di nuovo rimasto solo e il suo angelo -lui continuava a fidarsi più di lui della bambina e quindi avrebbe continuato a chiamarlo ancora così- lo avrebbe severamente rimproverato
Andrea non riuscì a memorizzare la struttura: era troppo complessa e piena di biforcazioni, non come la semplicistica MelaBianca.
Poi fu la volta della sala da pranzo, un vasto stanzone pieno di gente. A destra c'era una breve fila di ragazzi di tutte le età: era evidente che si trattasse del luogo in cui ci si poteva servire. Poi la maestra parlò:
<< Bene, ora andate pure a servirvi e poi a sedervi; eccovi i ticket di oggi. >>
Venne distribuito a tutti un foglietto rosa.
Andrea osservò gli altri: tutti si accodavano e poi un giovane uomo, sulla ventina, ritirava il biglietto da dietro uno sportello e li faceva procedere a uno a uno, dopodiché tutti si dotavano di un vassoio e passavano avanti mentre delle persone servivano loro velocemente le pietanze su piatti di plastica. Ognuno poi trovava un posto nella grande sala.
Andrea fece lo stesso che faceva Natasha, sempre vicino a lui.
Il menù consisteva in un piatto di spaghetti al ragù ben fornito, una bistecca di pollo non molto grande ma dall'aspetto invitante, una mela e ovviamente, dell'acqua, che tuttavia era già presente in brocche sopra i tavoli.
Andrea seguì la sua compagna in fondo all'aula e le chiese:
<< Posso sedermi vicino a te? >>
<< Fa' come vuoi, ma non chiedere nulla, per ora. >>
Si sedettero e mangiarono in assoluto silenzio.

Più tardi, quando la pausa pranzo era ormai finita, un folto gruppo di insegnanti riunì le classi e contò i ragazzi, li portò nei corridoi e, girando per l'edificio, li distribuì in tre aule molto grandi e con enormi scaffali pieni di libri. Qui Andrea dovette separarsi dalla bambina perché a lui e ad altri cinque, quattro ragazzi e un'altra ragazza, non fu permesso entrare: Un insegnante che Andrea non conosceva invece fece cenno loro di seguirla.
Appena Andrea fu ragionevolmente distante dalla fanciullina, sentì nuovamente la sua presenza interiore arrabbiarsi e divenire feroce.
"Che cosa ti avevo detto!? Perché devi fare sempre di testa tua!? QUELL'ESSERE È MALVAGIO, qualunque cosa sia! Non sono io che sto mentendo, io sono un angelo e lei no!"
Andrea non poteva credere che quella ragazza fosse un essere malvagio: quando stava con lei provava un senso di sicurezza e tranquillità che non aveva mai sentito prima, e non solo perché non sentiva il suo angelo.
Dunque l'insegnante che li guidava  li portò in un corridoio completamente bianco e privo di ornamenti. A una decina di metri l'una dall'altra vi erano ai lati delle porte in legno color nocciola, dove, uno per stanza, vennero fatti entrare i sei ragazzi, tra cui Andrea.
La voce che proveniva dall'interno di sé aveva continuato a parlare per tutto il tempo riguardo a quello che era successo e aveva ripetuto più o meno sempre la solita solfa: "quella bambina è malvagia", "io sono l'unico angelo" e via dicendo.
Tuttavia Andrea, dopo che entrò in una delle stanze con le porte color nocciola e dopo che ebbe sentito il "click" della serratura alle sue spalle, non udì più la persistente cantilena, come se il suo angelo si fosse ammutolito di colpo spaventato da qualcosa.
Dopo essere entrato nella stanza, si rese conto di dove si trovava e cosa avrebbe fatto nella prossima ora.
<< Buongiorno >>
disse una voce proveniente dalla scrivania in fondo alla stanza. Si trattava di una donna dall'aspetto giovane, i capelli scuri tenuti corti, i lineamenti del viso dolci e la pelle molto chiara. Era una donna motlo bella. Indossava un maglioncino di lana verde e dei pantaloni beige lievemente aderenti.
<< Buongiorno... >>
rispose Andrea facendosi strada lentamente verso il centro della stanza. La donna lo raggiunse e prendendogli la mano seguitò a parlare:
<< Tu sei Andrea. Piacere di conoscerti, il mio nome è Michela. Sarò la tua nuova psichiatra. Vieni qui. >>
Andrea aveva imaginato bene. Però non si aspettava una psichiatra donna. Aveva le mani molto fredde, concluse Andrea, e non rispose.
La dottoressa lo accompagnò a un lato del locale, dove si trovavano un lettino e una sedia.
<< D'ora in poi, mentre parleremo, tu ti stenderai qui, mentre io starò qui seduta accanto a te. >>
La donna aveva l'aria molto sicura di sé, e Andrea eseguì i suoi ordini. Ancora si chiedeva perché il suo angelo non si facesse più sentire, ma forse non era il caso di preoccuparsi troppo.
<< Ora ti farò qualche domanda, tu rispondi senza pensarci troppo, d'accordo? >>
<< Va bene. >>
<< Hai mai fatto del male a qualcuno? >>
<< Sì, ma ha cominciato lui... >>
<< Ne sono sicura, ma tu rispondi semplicemente alle domande. Dunque... hai mai desiderato fare del male a una delle suore del vecchio orfanotrofio? >>
<< No. >>
<< Eppure l'hai fatto. >>
Andrea aveva dimenticato l'episodio con Suor Cristina.
<< Non ero io che le ho fatto male! >>
<< Non importa, continuamo. Avevi molti amici al tuo vecchio orfanotrofio? >>
<< Ecco... Io... no. Nessuno. >>
<< Come mai? >>
<< Dicevano che ero strano >>
<< E perché? >>
<< Perché dicevano che parlavo da solo... >>
<< Tu parlavi... ma non eri solo, giusto? >>
<< No... >>
Poi però Andrea ricordò le parole del suo angelo: "da ora in poi dirai a tutti che io non esisto". Si corresse
<< Cioè, sì, sì che ero solo! Non avevo altri con cui parlare. >> 
<< Stai mentendo? >>
<< Sì, cioè, volevo dire no, non sto mentendo >>
<< Stai mentendo ancora, e non perché ti sto leggendo il pensiero. So che cos'hai dentro di te, Andrea. >>
Andrea restò stupito: lei sapeva! Sapeva del suo angelo! Che fosse in combutta con Natasha? La donna continuò:
<< Sono qui per aiutarti. Ti sarai chiesto perché la presenza interiore a te non parla da quando sei entrato in questa stanza. Ebbene, sono io che non gli permetto di intervenire. E non solo, in questo momento non può né sentire né percepire le tue emozioni, come ti sarai accorto normalmente può fare. >>
<< Come fai a sapere tutte queste cose!? >>
<< È perché io sono un'essenza, uno spirito, per dirlo con parole che potresti capire. Molti prima di me sono stati definiti angeli. Sono qui per farti capire la tua situazione. >>
Andrea rimase sconvolto. Ora sembrava quasi che tutti sapessero molto più di lui riguardo alla "sua presenza interiore", come lo chiamava lo psichiatra. E poi, insomma, ma quanti angeli c'erano?
<< È normale essere sconvolti, Andrea. >>
<< Ascolti... ma non è che ci sono altri angeli qui? >>
<< No di certo, perché mi fai questa domanda? >>
<< Così... per sapere... >>
<< Va beh, lascia perdere, ora dobbiamo parlare di cose serie. >>
La donna aveva mantenuto sempre un'espressione impassibile, né fredda né calda, né amichevole né scontrosa. Quella donna proprio non aveva un aria umana, in quel momento.
Andrea intervenì:
<< Ma cos'é che ho dentro di me, allora? Non è un angelo custode? >>
<< Ti ha detto di essere un angelo custode? No, non lo è. Egli non è cosa buona, ti basti sapere questo. >>
Andrea si stava stufando:
<< Ma perché non mi puoi dire di più? È dentro di me! >>
<< Vuoi la verità? Temo che tu potresti agire per il peggio se la sapessi. >>
<< QUESTO NON IMPORTA! Dimmela! >>
<< Non posso. Devo agire per il meglio, sai che è la verità. Ora calmati. Devi imparare a farlo. >>
<< Perché dovrei calmarmi, eh!? PERCHÈ!? >>
<< Perché è in casi come questi che lui potrebbe prendere il sopravvento >>
Andrea ricordò quello che era successo con quel bambino, quando il suo angelo aveva preso il controllo del suo corpo e aveva inciso sulla carne, e ricordò il freddo, e ne ebbe paura.
<< Intendi... >>
<< Vedo che hai già avuto esperienze simili. Se tu perdi il controllo delle emozioni oppure, per assurdo, accosenti a lasciarlo fare, lui diventa padrone del tuo corpo. Per "perdere il controllo delle emozioni" si intende infuriarsi o essere terrorizzati, che si traduce spesso e volentieri in piangere, per un bambino della tua età. >>
Andrea capì allora quello che era successo. Probabilmente stava dicendo la verità...
<< Ma lui è forte, più di me. Non posso affatto fermarlo. E poi lui ha sempre fatto tutto per il mio bene. >>
<< No, lui ha sempre fatto quello che voleva fare, e se ha fatto qualcosa di buono l'ha fatto perché dopotutto siete... coinquilini. >>
<< Non ti credo. >>
<< È la verità, fai come vuoi. Io sono un angelo e sono qui per aiutarti: innanzitutto dovrai imparare a controllare le tue emozioni e te stesso. >>
<< Cosa devo fare? >>
<< Esistono molte tecniche umane che ho imparato per controllarsi. Prima di tutto, dovrai imparare a riconoscere i tuoi stati d'animo. >>
<< In che senso? >>
<< Io ti insegnerò delle tecniche per calmarti, ma come farai ad applicarle se non sai quando usarle? Tuttavia esistono delle complicazioni: qui l'essere dentro di te non può prendere il sopravvento quindi sarebbe inutile insegnarti cose del genere. Dovrai cercare di capire da te i momenti opportuni, non posso fare di più. Invece posso insegnarti  dei modi molto semplici e particolarmente banali per sconfiggere le emozioni dominanti, ossia le emozioni che una persona non è in grado di controllare. >>
<< Ma quando imparerò? Ogni volta che verrò qui? >>
<< Esatto. Alzati. >>
Andrea si alzò di scatto. Ora era curioso di sapere cosa avrebbe fatto: ne rimase profondamente deluso.
<< Tutto quello che dovrai fare oggi è respirare a diverse intensità regolarmente per diversi minuti. >>
<< E questo mi aiuterà? >>
<< Sperando, sì. Ora guarda come faccio io. >>
La psichiatra-angelo cominciò a respirare intensamente molto velocemente. Dopo una decina di secondi, fece cenno ad Andrea di imitarla. E questo, seppur riluttante, provò a imitarla, nonostante fosse abbastanza sicuro che sarebbe stato inutile.

Continuarono a compiere di respirazione: lento, veloce, moderato, a tutte le velocità e intensità. Alla fine Andrea pensò di aver respirato più quella volta che in tutta la sua vita precedente.
L'ora stava per finire e Michela si rivolse ad Andrea:
<< Bene, abbiamo quasi finito e tra poco verrà a prenderti un insegnante per portarti dagli altri bambini. C'è ancora una cosa molto importante che ti devo dire: mi devi promettere che non lo dirai all'essere dentro di te. Lui non sa nulla, mentigli dicendo che non sai perché non ha potuto parlare o altro. Questa non è la prima volta che hai uno psichiatra, digli che hai fatto quello che fai di solito o qualcosa del genere. >>
<< Lui però spesso riesce a leggere i miei pensieri... >>
<< Ne sono a conoscenza, ma non preoccuparti, non ci riuscirà: non sarà in grado di leggere i tuoi pensieri quando starai pensando a questo incontro e alle informazioni che hai ottenuto e neanche se ne accorgerà. E mi sembra superfluo dirtelo, ma lo farò lo stesso: non dirlo neanche a nessun umano, per quanto in ogni caso non ti crederebbe. >>
<< D'accordo... ma quando ci rivedremo adesso? >>
<< Non lo so, si deve ancora decidere a quanto ne so. Spero presto. >>
Sentirono bussare alla porta. Michela alzò la voce in modo che potesse venire ascoltata dall'esterno della stanza:
<< Va bene, ora abbiamo finito, ancora qaulche secondo però! >>
Dopodiché la psichiatra si rivolse ad Andrea:
<< Allora, Andrea, ora devi andare. Mi raccomando, fa' quello che ho detto! >>
<< Certo... ciao, Michela. >>
<< Ciao, Andrea. >>
Andrea si diresse verso l'uscio e aprì la porta. Uscì dalla stanza e la richiuse.
Il suo primo pensiero fu: "non mi vuole dire la tutta la verità, eh? Teme che possa fare la cosa sbagliata? Bene, ora racconterò tutto a Natasha, dopotutto non è umana lei! Ma a questo punto, chi è davvero un angelo? E cos'è che ho dentro di me?"

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Cantone dell'autore: Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Qui le cose cominciano a complicarsi realmente: ma quanti angeli ci sono? XD
Comunque, se avete avuto un po' di timore che questo racconto si sia trasformato in qualcosa di più banale, state tranquilli, è molto più profondo e complesso di quanto possiate credere... l'angelo dopotutto è solo un nome e più avanti vi spiegherò meglio come funziona sta faccenda: vi anticipo solo che non ci sarà nessun collegamento con divinità nè poteri particolarmente mistici o miracoli o robe del genere,che personalmente mi fanno schifo. Non sarà niente di già visto, dunque. Abbiate fiducia e pazienza: tra tre-quattro capitoli le cose saranno più chiare mentre in quelli che verranno tra breve sarò sempre misterioso.
Spero di non avervi deluso,
Gareth
  
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